Riflessioni sull’attualità cubana

Fabian Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

Indubbiamente, quello che è avvenuto nel nostro paese, l’11 luglio di quest’anno, ci ha sorpreso tutti e non per mancanza di prove ed indizi. Le reti sociali nella maratona olimpica diffondevano ai “quattro venti” slogan, orientamenti, notizie false, foto truccate, ecc., volte a manipolare, confondere, ingannare l’opinione pubblica nazionale ed internazionale sulla situazione socio-politica cubana.

L’obiettivo era chiaro, sfruttare le drammatiche circostanze di penurie e necessità prodotte dal soffocamento del blocco multilaterale decretato dagli USA, sommato ad eventi circostanziali, tali come l’aumento esponenziale della pandemia di Covid e la rottura della principale fabbrica di elettricità (Guiteras, di Matanzas), che non solo ha danneggiato l’energia ma anche l’approvvigionamento idrico.

A questo bisognerebbe aggiungere le difficoltà nell’approvvigionamento di alimenti e medicinali con le solite lunghe code, una “mafia” del “mercato nero” nata di conseguenza, e gli errori commessi nella tardiva attuazione delle misure economiche, approvate già da alcuni anni, tra esse la produzione di alimenti.

L’operazione sovversiva di magnitudo golpista, almeno per quanto è noto pubblicamente, non è stata scoperta e smascherata, né -almeno– allertata la popolazione con tutti i mezzi disponibili. Un solitario ed eccellente documentario, “La dittatura dell’algoritmo“, mostrato dalla TV cubana, ha costituito l’allarme più rilevante di queste settimane che tuttavia, al non essere concepita con una campagna mediatica, ben organizzata, volta a sfruttare l’informazione offerte, non ha ottenuto gli effetti psicologici, politici e di influenza sulla coscienza sociale, che erano necessari e dovevano proiettarsi, di fronte all’imminenza dell’aggressione in corso.

La Cuba -ed il mondo- di oggi è diversa da quella di ieri, e ancor più diversa da quella dei primi anni della Rivoluzione, ragioni che rendono impossibile utilizzare gli stessi metodi di analisi o di gestione delle crisi usati in precedenza. C’è un settore della popolazione giovane e depoliticizzato (a causa del nostro inefficiente lavoro politico e patriottico) che non comprende la necessità di resistere alle politiche imperiali e vuole migliorare le proprie condizioni di vita e non trovano una soluzione immediata alle loro aspettative.

I giorni sono trascorsi dai fatti denunciati e, come avviene, vengano alla luce molte interpretazioni, mentre le campagne mediatiche negli USA e nei suoi alleati continuano sfacciatamente ad accusare Cuba di violazioni dei diritti umani e di altre atrocità, con l’aperta intenzione di creare le condizioni per un intervento militare USA.

Noi rivoluzionari dobbiamo meditare e fare esperienza degli eventi che hanno avuto luogo. Gli USA ed il suo governo fascista sono i principali responsabili, ma -e questo ma è importante-, noi anche abbiamo responsabilità per gli errori commessi, che esigono un’analisi AUTOCRITICA, non solo riferimenti marginali; è necessario approfondire il perché di essi, quali sono state le cause e come li andiamo a risolvere. Questo è ciò che FIDEL ci ha insegnato ed avvertito, nel novembre 2005, affermando in un discorso all’Università dell’Avana che solo la Rivoluzione poteva autodistruggersi.

L’appello ai rivoluzionari ed ai comunisti deve essere quello di passare all’offensiva, alla prima linea: lottare ontro gli elementi controrivoluzionari dall’interno e dall’esterno, lottare contro la corruzione, la burocrazia, la pigrizia: lottare contro il male fatto, lottare contro la delusione e la sfiducia, la mancanza o assenza di controllo amministrativo e politico, lottare contro orientamenti vuoti e formali, in breve, generare idee, difendere concetti e conquiste.

Combattere contro il nemico e la burocrazia sarebbe il dovere e la responsabilità di questo momento storico. Utilizzare le organizzazioni politiche, sociali e di massa, sulla base dei doveri e dei diritti che ci offre la nostra Costituzione socialista; non rifuggire il confronto diretto e non temere di affrontare i conflitti, perché, come ci ha indicato più volte Fidel: il modo migliore per difendersi è prendere l’offensiva.

La lotta e il confronto di idee si sviluppa oggi alla base della società, nell’edificio, nel quartiere, nella comunità ed è lì che il Partito e le organizzazioni sociali e di massa devono e devono dare battaglia non per opprimere, ma per convincere, per spiegare e, se del caso, trasferire alla direzione del Partito e del governo le difficoltà, incomprensioni e carenze.

La passività ci fa complici degli errori e tendenze negative da cui Fidel già ci aveva messo in guardia.

Le campagne nemiche condotte dalle reti sociali, dai mercenari di origine cubana che vivono in Florida, nonché dalle operazioni mediatiche dei mezzi informativi tradizionali borghesi, devono essere affrontati senza esitazione. È necessario denunciarli, allertare la nostra popolazione, smantellarli dall’interno, approfittando della necessità del nemico di pubblicizzare i suoi slogan, orientamenti e contattare i loro promotori interni, attività che possono essere prevenute e neutralizzate, senza inutili mobilitazioni, che potrebbero logorare ed esaurire le nostre forze nella prospettiva di un lungo combattimento.

La solidarietà esterna, come è stata convocata, deve potenziarsi alla sua massima espressione, sia a Miami e in altre città nordamericane dove vivono cubani onesti, così come in altre città del mondo, dove è ben noto l’atteggiamento solidario cubano.

Ancora una volta FIDEL ci chiama alla battaglia d’idee, che consiste nel dibattito e non nell’imposizione, nel convincere, nell’ascoltare e comprendere le argomentazioni, e nell’accettare quelle siano corrette, purché ciò non implichi concessioni di principi, al contrario, in ogni caso rafforza il nostro CONCETTO DI RIVOLUZIONE, QUELLO CHE FIDEL CI HA TRAMANDATO.

“TRINCEE DI IDEE VALGONO PIU’ DI TRINCEE DI PIETRE”

Reflexiones sobre la actualidad cubana

Por Fabián Escalante Font

Sin lugar a dudas, lo ocurrido en nuestro país el 11 de julio del año en curso, nos sorprendió a todos y no por falta de evidencias e indicios. Las redes sociales en maratón olímpico propagaban a los “cuatro vientos” consignas, orientaciones, noticias falsas, fotos trucadas etc., dirigidas a manipular, confundir, engañar a la opinión pública nacional e internacional sobre la situación socio política cubana.

El objetivo era claro, aprovechar las dramáticas circunstancias de penurias y necesidades producidas por la asfixia del bloqueo multilateral decretado por Estados Unidos, sumado a eventos circunstanciales, tales como el incremento exponencial de la pandemia de Covid y la rotura de la principal fábrica de electricidad (Guiteras, de Matanzas), que no solo afectó la energía sino también el abasto de agua.

A ello habría añadir las dificultades en el abastecimiento de alimentos y medicamentos con las consabidas largas colas, una “mafia” de “mercado negro” nacida a consecuencia de ello, y a los errores cometidos en la tardía implementación de medidas económicas aprobadas desde hace ya algunos años, entre ellas la producción de alimentos.

La operación subversiva de magnitudes golpistas, al menos por lo que se conoce públicamente, no fue descubierta y desenmascarada, ni -al menos- advertida a la población por todos los medios disponibles. Un solitario y excelente documental, “La dictadura del algoritmo” expuesto por la TV cubana, consistió en el alerta más sobresaliente de estas semanas, que, sin embargo, al no estar concebida con una campaña mediática, bien organizada, dirigida a explotar las informaciones brindadas, no alcanzó los efectos sicológicos, políticos y de influencia en la conciencia social, que eran necesarios y debían proyectarse, ante la inminencia de la agresión en marcha.

La Cuba -y el mundo- de hoy es diferente a la de ayer, y más diferente aún a la de los primeros años de la Revolución, razones que imposibilitan utilizar los mismos métodos de análisis o de manejo de crisis antes recurridos. Existe un sector poblacional joven, despolitizado, (por nuestro ineficiente trabajo político y patriotico) que no comprende la necesidad de la resistencia a las políticas imperiales y desean mejorar sus condiciones de vida y no encuentran una salida inmediata a sus expectativas.

Los días han transcurridos desde los sucesos relatados y como sucede, muchas interpretaciones surgen a la luz pública, mientras las campañas mediáticas en Estados Unidos y sus aliados continúan machaconamente acusando a Cuba de violación de derechos humanos y otras atrocidades, con la abierta intención de crear las condiciones para una intervención militar norteamericana.

Los revolucionarios tenemos que meditar y sacar experiencias sobre los hechos sucedidos. Estados Unidos y su gobierno fascista es el principal responsable, pero -y este pero es importante-, nosotros también tenemos responsabilidades por los errores cometidos, que exigen un análisis AUTOCRITICO, no solo referencias marginales, es necesario profundizar en el porqué de ellos, cuáles fueron sus causas y cómo vamos a solucionarlos. Eso fue lo que FIDEL nos enseñó y advirtió en noviembre del 2005 al afirmar en un discurso en la Universidad habanera que solo la Revolución podía autodestruirse.

El llamado a los revolucionarios y a los comunistas ha de ser pasar a la ofensiva, a la primera línea: combate a los elementos contrarrevolucionarios de adentro y de afuera, combate a la corrupción, a la burocracia, la desidia: combate a lo mal hecho, combate a la decepción y a la desconfianza, a la falta o ausencia de control administrativo y político, combate a las orientaciones huecas, formales, en dos palabras, generar ideas, defender conceptos y conquistas.

Combatir contra el enemigo y la burocracia, sería el deber y la responsabilidad de este momento histórico. Utilizar las organizaciones políticas, sociales y de masas, sustentados en los deberes y derechos que nos proporciona nuestra Constitución socialista, no rehuir la confrontación directa y no temer a enfrentar los conflictos, porque como Fidel en muchas ocasiones nos indicó: la mejor forma de defenderse es tomando la ofensiva.

El combate y la confrontación de ideas se está desarrollando hoy en la base de la sociedad, en la cuadra, en el barrio, en la comunidad y es allí donde el Partido y las organizaciones sociales y de masas deben y tienen que dar la batalla, no para oprimir, sino para convencer, para explicar y en su caso, para trasladar a la dirección del Partido y el gobierno, las dificultades, incomprensiones y carencias.

La pasividad nos hace cómplices de los errores y tendencias negativas que ya Fidel había advertido.

Las campañas enemigas realizadas por redes sociales, por los mercenarios de origen cubano que habitan en la Florida, así como por las operaciones mediáticas de los medios informativos tradicionales burgueses, deben ser enfrentadas sin vacilación. Es necesario denunciarlas, alertar a nuestra población, desarticularlos desde adentro, aprovechando la necesidad del enemigo de publicitar sus consignas, orientaciones y contactar con sus promotores internos, actividades que pueden ser prevenidas y neutralizadas, sin innecesarias movilizaciones, que pudieran desgastar y agotar nuestras fuerzas en la perspectiva de un largo combate.

La solidaridad externa, como se ha convocado, debe potenciarse a su máxima expresión, tanto en Miami y otras ciudades norteamericanas donde habitan cubanos honestos, así como en otras ciudades del Mundo, donde es bien conocida la actitud solidaria cubana.

Una vez más, FIDEL nos convoca a la batalla de ideas, que consiste en el debate y no en la imposición, en el convencimiento, en escuchar y comprender argumentos, y aceptar aquellos que sean justos, porque ello no implica concesiones de principios, al contrario, en todo caso, refuerza nuestro CONCEPTO DE REVOLUCIÓN, AQUEL QUE NOS LEGÓ FIDEL.

“TRINCHERAS DE IDEAS VALEN MÁS QUE TRINCHERAS DE PIEDRAS”

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