Come Cuba e il Venezuela, anche il Nicaragua, che proprio pochi giorni fa ha festeggiato i 42 anni della Rivoluzione Sandinista, deve difendersi dai continui attacchi imperialisti.
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I processi rivoluzionari autentici sono da sempre l’oggetto preferito degli attacchi imperialisti. Questo è ancor più vero se le rivoluzioni avvengono nel continente latinoamericano, il “giardino di casa” della massima potenza imperialista mondiale, gli Stati Uniti. La storia è piena di esempi di rivoluzioni stroncate sul nascere dall’intervento dell’ingombrante vicino nordamericano, mentre i processi rivoluzionari più consolidati, come quelli di Cuba e Venezuela, sono continuamente bersagliati da attacchi di ogni tipo: propaganda mediatica, blocchi economici, e in alcuni casi persino tentativi di interventi armati.
Dei processi rivoluzionari in corso nel continente, dopo l’esperienza cubana la più longeva è quella del Nicaragua, che proprio in questi giorni ha celebrato il 42mo anniversario del trionfo della Rivoluzione Sandinista. Il 19 luglio 1979, infatti, Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN) sconfisse definitivamente il governo dittatoriale filostatunitense guidato da Anastasio Somoza Debayle, terzo della dinastia dei Somoza. Il giorno successivo, il FSLN entrò trionfante nella capitale Managua, assumendo il governo del Paese. Da allora, i sandinisti sono rimasti al potere con l’esclusione del periodo tra il 1990 ed il 2006, quando passarono all’opposizione in seguito all’introduzione del multipartitismo.
Sotto la leadership di Daniel Ortega, il sandinismo ha portato ad un grande miglioramento delle condizioni di vita delle classi sociali più povere, attraverso politiche come la riduzione della povertà e l’espansione della rete elettrica nazionale. Questi miglioramenti sono stati ancora più evidenti in seguito alla vittoria dei partiti liberisti nel 1990, sotto i cui governi si è registrata una netta regressione dal punto di vista sociale. Tornato alla presidenza nel 2006, Ortega ha ripreso il cammino rivoluzionario in questi quindici anni, nonostante l’ostruzionismo dell’opposizione interna e l’avversione delle forze imperialiste e reazionarie internazionali.
Le trasformazioni intraprese dal governo sandinista sono state notevoli in settori come la sanità, l’istruzione, la lotta alla povertà, l’estrema povertà e la malnutrizione, la costruzione di infrastrutture e lo sviluppo dei settori produttivi. Nel campo della salute, ad esempio, rispetto al 2006 la mortalità infantile è stata ridotta del 58%, grazie al sistema sanitario completamente gratuito introdotto sin dagli albori della Rivoluzione Sandinista nel 1979, che ha permesso anche l’eliminazione della poliomielite dal Paese centroamericano. Sempre rispetto al 2006, l’incidenza della povertà è stata dimezzata dal 48% al 24% della popolazione nazionale, mentre la povertà estrema è stata ridotta dal 20% al 6,3%. Il nuovo corso del sandinismo ha anche approvato una legge che ha raddoppiato il salario minimo legale.
La Rivoluzione Sandinista si è subito distinta, sin dalla sua ascesa al potere, per l’importanza data al settore dell’istruzione. Sotto il regime somozista, il Nicaragua “vantava” un tasso di analfabetismo ben superiore al 50% della popolazione, ridotto al 12% nel 1981, in appena due anni di processo rivoluzionario, come riconosciuto anche dall’UNESCO. L’istruzione pubblica e gratuita, introdotta nel 1979, ha subito una pesante battuta d’arresto sotto i governi liberisti, ma Ortega ha provveduto immediatamente a ripristinarla nel 2006, con il primo decreto emanato dopo il suo ritorno alla presidenza.
Queste ed altre ragioni fanno ben capire perché il popolo nicaraguense abbia festeggiato con grande partecipazione l’anniversario della Rivoluzione Sandinista, che ha il proprio riferimento ideale nella figura di Augusto César Sandino (1895-1934), importante figura rivoluzionaria che guidò la resistenza all’invasione militare operata dagli Stati Uniti in Nicaragua tra il 1927 ed il 1933. “Mi sento pieno dell’energia del generale Sandino“, ha detto il presidente Ortega nel suo discorso per la celebrazione della vittoria. “Nonostante i tentativi dell’impero di distruggerci, qui siamo in piedi e andiamo avanti“, ha aggiunto il capo di Stato. “L’economia continua a crescere tra i colpi dell’imperialismo“.
Il presidente ha ricordato che nonostante i tentativi di golpe e le sanzioni economiche, finanziarie e commerciali illegali, il Paese continua il suo sviluppo: “Nonostante la pandemia, qui in Nicaragua abbiamo la tendenza a rendere l’economia ogni giorno più stabile“. Ortega ha attaccato duramente il governo degli Stati Uniti e le sue mire egemoniche ed imperialiste: “Non capiscono appieno che il loro momento di egemonia è finito, ora i popoli del mondo stanno combattendo per la loro sovranità“.
Le celebrazioni del Nicaragua sono state salutate anche da importanti leader politici di altri Paesi amici della repubblica centroamericana. Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha trasmesso in un comunicato del ministero degli Esteri venezuelano il suo saluto ai “fratelli sandinisti“, che celebrano “’il sacrificio di tanti eroi e martiri che hanno ottenuto la vittoria e consolidato la possibilità di avanzare verso una società di giustizia, prosperità; una patria libera, sicura e fraterna”.
Il presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel, e il generale dell’esercito Raúl Castro, hanno inviato una lettera alle principali autorità nicaraguensi per commemorare l’anniversario del sandinismo: “A nome del nostro partito, del popolo cubano e del governo, estendiamo le nostre più vive congratulazioni per il 42° anniversario del trionfo della Rivoluzione Sandinista“, si legge nella lettera.
“Ci congratuliamo con il fratello presidente Daniel Ortega e il popolo nicaraguense per questi 42 anni di dignità e lotta“, ha fatto eco il presidente boliviano Luis Arce. L’ex capo di Stato e leader carismatico del Paese andino, Evo Morales, ha invece affermato che “la rivoluzione nicaraguense non è sola, è accompagnata da tutti i popoli che stanno lottando per la loro liberazione“.
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, infine, ha sottolineato che la vittoria della Rivoluzione popolare sandinista ha aperto la strada alla ricerca della “vera indipendenza nella vita interna e negli affari internazionali“. Proprio in occasione della ricorrenza nazionale nicaraguense, il ministro degli Esteri, Denis Moncada, si è recato a Mosca, dove i massimi diplomatici dei due Paesi hanno firmato un accordo di cooperazione nell’ambito della difesa.