Non hanno potuto realizzare il caos precursore di cui l’impero aveva bisogno e Biden, il “globalista”, colui che aveva pomposamente annunciato il “ritorno” degli USA e la sua intenzione di “guidare” il mondo; ne avevano bisogno (e continuano ad averne bisogno, per cui continueranno ad agire) perché sanno che i loro obiettivi geopolitici sono irraggiungibili senza “recuperare” la sempre più sfuggente America Latina e Caraibi
Jorge Casals Llano www.granma.cu
Come riportato giorni fa dalla CNN, in una conferenza stampa con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente USA ha catalogato il nostro paese come uno “Stato fallito” che reprime i suoi cittadini; a ciò ha aggiunto che non ha preso in considerazione il ripristino delle rimesse dagli USA a Cuba, poiché temeva che il regime cubano le confiscasse; ha inoltre detto, ad esempio, che gli USA stavano cercando di ripristinare l’accesso ad Internet a Cuba e che era pronto a inviarci vaccini contro il covid se un’organizzazione internazionale li amministrasse e garantisse che i cittadini medi (?) ne avessero accesso; il presidente ha anche assicurato che il comunismo era un “sistema fallito”.
Quello del “sistema fallito”, sebbene detta come una semplice dichiarazione e senza alcun fondamento, non smette di essere un’espressione oltraggiosa, che include considerare fallito un sistema che ancora solo esiste nella teoria.
Ma, cosa più importante, è che i principali documenti delle amministrazioni Obama e Trump (Strategia di Sicurezza Nazionale del 2015 e 2017; Orientamento Strategica della Difesa del 2012; Strategia di Difesa Nazionale del 2018; Rapporto di Strategia dell’Indo-Pacifico del 2019 -reip 2019, tra altri) considerano la Repubblica Popolare Cinese il principale rivale strategico degli USA ciò che non sembra indicare che il socialismo possa essere considerato “fallito” da coloro che gli attribuiscono la categoria di principale rivale.
Inoltre, in praticamente in tutti i mezzi della stampa “libera”, riferendosi a Cuba, veniva ribadita l’idea di “Stato fallito” ed, in coro, si sono dedicati a diffondere false informazioni sulla presunta “esplosione sociale”. Naturalmente, la suddetta stampa non ha detto nulla del finanziamento miliardario che dal bilancio USA, e da decenni, è giunto alle presunte ONG, in realtà organizzazioni create e insediate principalmente a Miami, per incoraggiare la sovversione e l’anelato “cambio di regime” … a Cuba.
Non può essere ignorato da nessun osservatore che la “spontanea esplosione” si sia verificata, praticamente contemporaneamente, in diverse parti del paese e dopo il periodo di “ammorbidimento” iniziato nell’ambito della guerra di quarta generazione, considerando i suoi promotori che la situazione nel paese era propizia per il golpe morbido come conseguenza di:
- L’indebolimento dell’economia cubana a seguito delle perverse misure punitive adottate dall’amministrazione Trump dirette ad impedire l’ingresso di valuta estera nel paese a qualsiasi titolo, comprese le esportazioni di servizi di ogni genere;
- Le misure punitive volte ad impedire la fornitura di combustibili;
- La crisi economica globale aggravata dalla pandemia, che colpisce anche Cuba;
- Le azioni volte ad impedire l’acquisizione di forniture mediche, comprese quelle necessarie per la preparazione dei nostri candidati vaccini.
Il buon senso impone un’analisi dello “Stato fallito” a cui il presidente Biden si riferisce, con insolenza, quando parla di Cuba. Ritengo si possa concordare, per quanto controversa ed intenzionale possa essere qualsiasi definizione al riguardo, e senza nemmeno risalire alle sue torbide origini e al suo uso per giustificare interventi, che per “Stato fallito” si possa intendere quello in cui vi sia un vuoto di potere, non ci sia garanzia del suo funzionamento, compresi i servizi di base, in cui le sue istituzioni sono fragili ed illegittime, e che manca di risorse per soddisfare i bisogni dei suoi cittadini.
Può, qualcuno sano di mente, pensare che a Cuba ci sia un vuoto di potere? Non c’è dubbio, la risposta è no, poiché molte volte il popolo cubano ha dimostrato di essere capace di darsi le istituzioni che considera idonee ed ha deciso la forma di governo che ritiene migliore per la democrazia che ha liberamente scelto.
Non funziona lo Stato cubano? I servizi di base non funzionano a Cuba? Non è nemmeno necessario mettere in discussione la salute mentale di coloro che negano la qualità di tali servizi. L’eccellenza del sistema educativo cubano e la qualità delle sue istituzioni, che assicurano al paese il potenziale umano capace di collaborare alla formazione di migliaia di professionisti di altri paesi, di fornire servizi medici a coloro che ne hanno bisogno nel mondo, anche in condizioni eccezionali, di affrontare con successo l’attuale pandemia, di produrre vaccini, farmaci e l’intelligence sanitaria per il loro controllo, sono elementi più che sufficienti per rimuovere ogni dubbio.
Non funzionano le istituzioni cubane, quelle dell’Educazione e della Sanità, le sportive e culturali; le accademiche e scientifiche; le economiche e finanziarie, quelle militari, quelle religiose, quelle sociale…? Nessuna opinione che neghi il funzionamento delle stesse, o che le consideri fragili o illegittime, è obiettiva, e può solo provenire dall’ ignoranza di, menti malate o che siano politicamente motivate.
Ci restano quanto relativo alle risorse per soddisfare le esigenze dei cittadini. È chiaro che il blocco non ha affatto raggiunto il suo obiettivo finale: riportare Cuba all’ovile imperiale; tuttavia, è innegabile l’impatto della strategia di Lester Mallory, tracciata dall’aprile 1960: “la privazione di denaro e forniture a Cuba per ridurre le sue risorse finanziarie e i salari reali, provocare fame, disperazione ed il rovesciamento del governo”.
Nonostante il fatto che quando ci confrontiamo con la Cuba di prima della Rivoluzione e con quanto è stato raggiunto nel recupero della nostra indipendenza, sovranità e dignità; guardando il percorso intrapreso nell’eliminazione ogni tipo di discriminazione e altri flagelli, e dopo aver constatato le perdite materiali e umane causate dalla guerra batteriologica -che ci è stata fatta dalla famigerata Operazione Mangusta, nel 1961, e poi proseguita con l’introduzione della ruggine della canna (1978), peste suina africana (1971, 1979, 1980), la muffa blu del tabacco (1980), il dengue emorragica (1981), la congiuntivite emorragica (1981) – e dolendoci dei nostri morti, ci sentiamo soddisfatti dei nostri trionfi pur sapendo e rendendoci conto di quanta prosperità ci hanno rubato.
Sebbene la prosperità non si misuri solo dall’abbondanza economica e materiale, poiché è molto di più di questo, per essere felici e liberi, nessuno dubita che sia necessario soddisfare, in primo luogo, i bisogni materiali. E per impedirci di raggiungere tali soddisfazioni, da Eisenhower, il 34esimo, a Biden, il 46esimo dei presidenti USA, alcuni repubblicani ed altri democratici, hanno mantenuto e persino rafforzato il blocco, che solo ingenui, malintenzionati o mercenari riescono a minimizzare o sono incapaci di vedere.
Quanta prosperità ci hanno rubato?
Durante gli oltre 60 anni del blocco, in dollari attuali (il solo fatto che il calcolo debba essere effettuato in dollari USA indica quanto sia impossibile minimizzare il dato), il costo è stato di poco superiore ai 140 miliardi di dollari. In “cifre tonde” ed in 60 anni, il dato non sembra rilevante, circa 2,4 miliardi di dollari l’anno solo che, essendo dollari con potere d’acquisto diverso, la somma e la media hanno poco senso. Quindi, e per precisare, è meglio fare il calcolo considerando l’oro che si sarebbe potuto comprare con ciò che non entrava ogni anno di blocco, e allora la cifra cambia notevolmente (basti ricordare che, dal 1971, il sistema di Bretton Woods è cessato esistere, basato su: 1 oncia di oro ‘troy’ = $ 35, nel momento in cui scrivo è $ 1804,84) sino a raggiungere più di un miliardo (nove zeri) di dollari.
Ma se il calcolo viene effettuato considerando il «mancato profitto», cioè il «profitto o beneficio non ottenuto… per opera di un terzo», allora il calcolo deve comprendere circa il 70% che avremmo consumato (ogni anno e di modo maggiorato) e circa il 30% investito (di ogni anno e anche in modo maggiorato); anche i risultati degli investimenti fatti e dei deprezzamenti accumulati ed investiti… durante 60 anni, ciò che cambierebbe la progressione fino ad avvicinarla sicuramente a un bilione di dollari (milioni di milioni, questa volta con 12 zeri).
E l’impero pensava che sarebbe stato possibile sfruttare la congiuntura della somma delle nostre carenze generate dal blocco e dalla crisi economica, e della pandemia globale, per applicarci le nuove forme di guerra che aveva già usato con successo in altre regioni del mondo … e ha cercato di scatenare il caos usando i suoi agenti e il malessere esistente, ma li ha fatti sbagliare la geostrategia.
Non hanno potuto realizzare il caos precursore di cui l’impero aveva bisogno e Biden, il “globalista”, colui che aveva pomposamente annunciato il “ritorno” degli USA e la sua intenzione di “guidare” il mondo; ne avevano bisogno (e continuano ad averne bisogno, per cui continueranno ad agire) perché sanno che i loro obiettivi geopolitici sono irraggiungibili senza “recuperare” la sempre più sfuggente America Latina e Caraibi, il loro “cortile di casa”, in cui hanno perso la loro posizione egemonica di un tempo ed si trova Cuba, tutto ciò rende impossibile far rivivere la Dottrina Monroe per escludere i loro principali rivali geopolitici come Cina, Russia e persino l’Iran, dal continente americano.
¿Por qué Cuba no es un Estado fallido y qué le preocupa más a EE. UU.?
No pudieron lograr el caos precursor que necesitaban el imperio y Biden, el «globalista», el que pomposamente había anunciado «el regreso» de EE. UU. y su intención de «liderar» el mundo; lo necesitaban (y siguen necesitando por lo que seguirán actuando) porque saben que sus objetivos geopolíticos son inalcanzables sin «recuperar» a la cada vez más esquiva América Latina y el Caribe
Autor: Jorge Casals Llano
Según reportó la cnn días atrás, en conferencia de prensa con la canciller alemana Angela Merkel, el Presidente de ee. uu. catalogó a nuestro país como un «Estado fallido» que reprime a sus ciudadanos; agregó a ello que no consideraba restablecer las remesas desde ee. uu. a Cuba, pues le preocupaba que el régimen cubano las confiscara; dijo además, por ejemplo, que ee. uu. buscaba restablecer el acceso a internet en Cuba y que estaba listo para enviarnos vacunas contra la covid si una organización internacional las administrara y garantizara que los ciudadanos promedio (¿?) tuvieran acceso a ellas; también el Presidente aseguró que el comunismo era un «sistema fallido».
Lo de «sistema fallido», aunque dicho como simple declaración y sin fundamento alguno, no deja de ser una barrabasada la expresión, lo que incluye considerar fallido un sistema que todavía solo existe en la teoría.
Pero más importante es que los principales documentos de las administraciones de Obama y de Trump (Estrategia de Seguridad Nacional de 2015 y 2017; Orientación Estratégica de Defensa de 2012; Estrategia de Defensa Nacional de 2018; Reporte Estrategia Indo–Pacífico de 2019 -reip 2019, entre otros) consideran a la República Popular China el principal rival estratégico de ee. uu. lo que no pareciera indicar que el socialismo pueda ser considerado «fallido» para quienes le otorgan la categoría de principal rival.
Además, en prácticamente todos los medios de la prensa «libre», al referirse a Cuba fue reiterada la idea de «Estado fallido» y, a coro, se dedicaron a difundir información falsa sobre el supuesto «estallido social». Claro que nada dijo la referida prensa del multimillonario financiamiento que desde el presupuesto de ee. uu., y durante décadas, ha llegado a supuestas ongs, en realidad organizaciones creadas y asentadas principalmente en Miami, para alentar la subversión y el anhelado «cambio de régimen»… en Cuba.
No puede obviarse por ningún observador que el «espontáneo estallido» ocurriera de manera prácticamente simultánea en diferentes lugares del país y luego del periodo de «ablandamiento» iniciado como parte de la guerra de cuarta generación, considerando sus promotores que la situación del país era propicia para el golpe blando como consecuencia de:
- El debilitamiento de la economía cubana resultado de las perversas medidas punitivas adoptadas por la administración Trump dirigidas a impedir el ingreso de divisas al país por todo concepto, incluidas las exportaciones de servicios de todo tipo;
- Las medidas punitivas dirigidas a impedir el suministro de combustibles;
- La crisis económica global profundizada por la pandemia, que también afecta a Cuba;
- Las acciones dirigidas a impedir la adquisición de suministros médicos, incluidos los necesarios para la elaboración de nuestros candidatos vacunales.
La sensatez obliga al análisis del «Estado fallido» al que de manera insolente el presidente Biden se refiere al hablar de Cuba. Pienso que podemos coincidir, por polémica e intencionada que pueda resultar cualquier definición al respecto, y sin siquiera remontarnos a sus turbios orígenes y su utilización para justificar intervenciones, que por «Estado fallido» puede entenderse aquel en el que existe vacío de poder, no hay garantía de su funcionamiento, incluyendo los servicios básicos, en el que sus instituciones son frágiles e ilegítimas, y que carece de recursos para satisfacer las necesidades de sus ciudadanos.
¿Puede alguien en su sano juicio pensar que en Cuba existe vacío de poder? No hay dudas, la respuesta es no, pues muchas veces el pueblo cubano ha demostrado que es capaz de darse las instituciones que considera idóneas y ha decidido la forma de gobierno que considera mejor para la democracia que libremente ha elegido.
¿No funciona el Estado cubano? ¿No funcionan los servicios básicos en Cuba? No hace falta siquiera cuestionar la salud mental de los que niegan la calidad de tales servicios. La excelencia del sistema educativo cubano y la calidad de sus instituciones, que le aseguran al país el potencial humano capaz de colaborar en la formación de miles de profesionales de otros países, de prestar servicios médicos a quienes lo puedan necesitar en el mundo, incluso en condiciones excepcionales, de enfrentar con éxito la actual pandemia, de producir las vacunas, medicamentos y la inteligencia sanitaria para su control, son elementos más que suficientes para despejar cualquier duda.
¿No funcionan las instituciones cubanas, las de Educación y Salud; las deportivas y culturales; las académicas y científicas; las económicas y financieras, las militares, las religiosas, las sociales…? Ninguna opinión que niegue el funcionamiento de las mismas, o que las considere frágiles o ilegítimas, es objetiva, y solo puede provenir de la ignorancia, de mentes enfermizas o que estén políticamente motivadas.
Nos queda lo relativo a los recursos para satisfacer las necesidades de los ciudadanos. Está claro que el bloqueo ni de lejos ha logrado su objetivo último: hacer volver a Cuba al redil imperial; sin embargo, es innegable el impacto de la estrategia de Lester Mallory, trazada desde abril de 1960: «la privación a Cuba de dinero y suministros para reducirle sus recursos financieros y los salarios reales, provocar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno».
A pesar de que al compararnos con la Cuba de antes de la Revolución y con lo alcanzado en la recuperación de nuestra independencia, soberanía y dignidad; al fijarnos en el camino recorrido en la eliminación de todo tipo de discriminación y otros flagelos, y luego de constatar las pérdidas materiales y humanas ocasionadas por la guerra bacteriológica –que se nos hizo desde la infame Operación Mangosta en 1961, y luego continuada con la introducción de la roya de la caña (1978), la fiebre porcina africana (1971, 1979, 1980), el moho azul del tabaco (1980), el dengue hemorrágico (1981), la conjuntivitis hemorrágica (1981)– y doliéndonos nuestros muertos, nos sentimos satisfechos por nuestros triunfos aun sabiendo y comprobando cuánta prosperidad nos han robado.
Aunque la prosperidad no se mide solo por la abundancia económica y material, pues es mucho más que eso, para ser felices y plenos nadie duda que es necesario satisfacer, primero, las necesidades materiales. Y para impedirnos alcanzar tal satisfacción, desde Eisenhower, el 34, hasta Biden, el 46 de los presidentes de ee. uu., republicanos unos y demócratas los otros, han mantenido y hasta reforzado el bloqueo, que solo ingenuos, malintencionados o mercenarios son capaces de minimizar o incapaces de ver.
¿Cuánta prosperidad nos han robado?
Durante los más de 60 años de bloqueo, en dólares corrientes (el solo hecho de que se tenga que hacer el cálculo en dólares de ee. uu. indica cuán imposible de minimizar es el dato), el costo ha sido de algo más de 140 000 millones de dólares. En «cifras redondas» y en 60 años, el dato no pareciera relevante, unos 2 400 millones de dólares anuales solo que, por ser dólares con capacidad de compra distinta, la suma y el promedio tienen poco sentido. Por lo anterior, y para precisar, mejor realizar el cálculo considerando el oro que se hubiera podido comprar con lo dejado de ingresar cada año de bloqueo, y entonces significativamente la cifra cambia (solo recordar que desde 1971 dejó de existir el sistema de Bretton Woods, basado en: 1 onza de oro «troy» = $ 35 dólares; cuando esto escribo es $1,804.84) hasta alcanzar más de mil millones (nueve ceros) de dólares.
Pero si el cálculo lo realizáramos considerando el «lucro cesante», es decir, la «ganancia o beneficio dejado de obtener… por la actuación de un tercero», entonces el cálculo debe incluir alrededor del 70 % que hubiéramos consumido (cada año y de manera incrementada) y alrededor del 30 % invertido (de cada año y también de manera incrementada); también los resultados de las inversiones realizadas y las depreciaciones acumuladas e invertidas… durante 60 años, lo que cambiaría la progresión hasta seguramente acercarla al billón de dólares (millón de millones, esta vez de 12 ceros).
Y pensó el imperio que sería posible aprovechar la coyuntura de la suma de nuestras carencias generadas por el bloqueo y la crisis económica, y de la pandemia global, para aplicarnos las nuevas formas de guerra que ya había utilizado antes exitosamente en otras regiones del mundo… y trató de desencadenar el caos utilizando a sus agentes y el malestar existente, pero les falló la geoestrategia.
No pudieron lograr el caos precursor que necesitaban el imperio y Biden, el «globalista», el que pomposamente había anunciado «el regreso» de ee. uu. y su intención de «liderar» el mundo; lo necesitaban (y siguen necesitando por lo que seguirán actuando) porque saben que sus objetivos geopolíticos son inalcanzables sin «recuperar» a la cada vez más esquiva América Latina y el Caribe, su «traspatio trasero», en el que han perdido su otrora posición hegemónica y se encuentra Cuba, todo lo que hace imposible revivir la Doctrina Monroe para excluir a sus principales rivales geopolíticos como China, Rusia e incluso Irán, del continente americano.