Ettore Bernardo, Internationalist 360° 29 luglio 2021
L’invasione di Playa Girón, l’esplosione dell’aereo di linea sulle Barbados, il brutale blocco intensificato nella pandemia, i tentativi di assassinio di Fidel Castro, gli attentati ad hotel, l’operazione Peter Pan, il piano ZunZuneo e la scomparsa dei diplomatici cubani in Argentina sono solo alcuni degli eventi che compongono la politica terroristica che Washington ha scatenato contro la popolazione dell’isola.
È impossibile analizzare o prendere in considerazione l’attuale situazione a Cuba senza il quadro generale della sistematica e incessante politica criminale che gli Stati Uniti da più di sessant’anni attuata contro il popolo e il governo dell’isola. Il principale e più noto di tali criminali è il blocco, commerciale e finanziario il cui scopo, per le autorità di Washington, è asfissiare la popolazione dell’isola per generare caos e quindi creare un cambiamento del governo (quello che di solito viene definito “cambio di regime”).
Playa Giron ed i tentativi di assassinio
L’aggressione statunitense iniziò col trionfo della rivoluzione, ma uno degli eventi più trascendentali si verificò nel 1961 quando un gruppo di mercenari, addestrati dalla Central Intelligence Agency (CIA) a Miami e nella Florida, tentò sbarcare a Playa Giron per invadere Cuba. Fu la prima sconfitta dei piani imperialisti contro l’isola.
Tra i tanti tentativi di assassinio, se ne registrano più di seicento, promossi dagli USA contro il leader della Rivoluzione, Fidel Castro, quelli organizzati dal forse più noto terrorista cubano-americano al servizio della CIA, Luis Posada Carriles, spicca.
Tra i tanti attentati alla vita del leader cubano in cui fallì il terrorista Posada Carriles, i ricercatori evidenziano il tentativo di assassinarlo durante la visita in Cile nel 1971, su invito del governo di Salvador Allende. Nel novembre 1994, il terrorista e cinque complici tentarono di assassinare Fidel a Cartagena, in Colombia, durante il IV vertice iberoamericano.
Va anche ricordato il tentativo fallito nel 2000 durante la celebrazione del X Vertice Iberoamericano dei Capi di Stato a Panama (attentato per il quale fu arrestato Posada Carriles. In seguito, l’allora presidentessa Mireya Moscoso, alleata della Casa Bianca, lo graziò e il terrorista sono riuscì a rifugiarsi a Miami).
La bomba nel volo Cubana de Aviación e l’attacco agli hotel
Il 6 ottobre 1976, un gruppo di terroristi al servizio di Posada Carriles e del suo complice Orlando Bosch (anch’esso legato alla CIA) piazzarono una bomba su un aereo passeggeri della Cubana de Aviación in volo dalle Barbados all’Avana. I terroristi fecero esplodere il volo. L’attacco causò la morte di tutte le 73 persone a bordo dell’aereo. Nel 1991, il crollo del campo socialista, rappresentato dall’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, privò Cuba del suo principale alleato politico ed economico. Le mafie di Miami e i falchi di Washington pensarono che fosse giunto il momento di dare il colpo mortale all’economia cubana e così far cadere il governo. A tal fine, decisero di attaccare la principale fonte di reddito del Paese: il turismo. Nell’ottobre 1992 fu effettuato un attacco armato contro l’Hotel Meliá Varadero. Dopo essere stati arrestati negli Stati Uniti, i terroristi che compirono tale attentato furono rilasciati dall’FBI. Nel gennaio 1993, mentre si dirigevano verso la costa cubana, cinque terroristi furono arrestati dalla Guardia Costiera USA a bordo di un’imbarcazione con mitragliatrici pesanti. Furono rilasciati. Nel marzo 1994, un gruppo terroristico di Miami sparò al Guitart Cayo Coco Hotel, che fu nuovamente attaccato nell’ottobre 1994 e nel maggio 1995. Nel luglio 1995, tre terroristi furono arrestati negli Stati Uniti. furono rilasciati dalle autorità. Nel gennaio 1996, le autorità statunitensi intercettarono a Cayo Maratón un’imbarcazione con cinque terroristi armati in rotta verso Cuba; furono nuovamente rilasciati lo stesso giorno dall’FBI. Il 12 aprile 1997 una bomba fu fatta esplodere all’Hotel Meliá Cohíba dell’Avana; il 30 dello fu scoperta un’altra bomba nello stesso albergo e il 4 agosto vi si verificò un’altra esplosione che provocò la morte di un turista italiano. Nel luglio 1997 esplosero bombe negli hotel Capri e Nacional. Nel settembre 1997, i terroristi fecero esplodere bombe negli hotel Triton, Chateau Miramar e Copacabana e nel ristorante La Bodeguita del Medio. Tali attentati ebbero l’approvazione del governo e delle autorità e dell’intelligence USA.
I diplomatici scomparsi in Argentina
La scomparsa di due diplomatici cubani, Jesús Cejas Arias, 22 anni, e Crescencio Nicomedes Galañena Hernández, 27 anni, è un fatto poco noto della notte buia vissuta dall’Argentina durante l’ultima dittatura civile-militare. Il 9 agosto 1976, mentre uscivano dall’Ambasciata della Repubblica di Cuba a Buenos Aires, Cejas Arias e Galañena Hernández furono rapiti da una task force e portato al Centro di Detenzione Clandestino Automotores Orletti dove, secondo diverse testimonianze, furono torturati da agenti della CIA. Nel 2013, l’équipe di antropologia forense argentina (EAAF) identifiò i resti del giovane diplomatico Jesús Cejas Arias, il cui corpo fu trovato in un bidone di duecento litri riempito di cemento e abbandonato in una proprietà nel comune di Virreyes, Quartiere San Fernando.
USAID e NED: la guerra con altri mezzi
L’aggressione di Washington contro Cuba non è avvenuta solo attraverso l’organizzazione, l’addestramento e il sostegno di mercenari, ma fu anche mascherata nell’articolazione con la società civile attraverso l’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID ), il National Endowment for Democracy (NED) e la sua ramificazione di fondazioni e organizzazioni non governative (ONG) e media e giornalisti “indipendenti”, in breve, i rami economici e mediatici della CIA.
La campagna di menzogne e disinformazione sulle azioni del governo rivoluzionario ebbero uno dei suoi punti più alti in quella che divenne nota come Operazione Peter Pan. Nel 1960, con la complicità della Chiesa cattolica, fu diffuso un documento falso in cui si affermava che il governo avrebbe tolto i diritti genitoriali a tutti i genitori. Bugie, paura e disinformazione fecero sì che tra novembre 1960 e ottobre 1962 almeno 14000 bambini furono spediti su aerei a Miami (gli aerei carichi di bambini che volavano da soli diedero all’operazione il suo nome sarcastico e crudele, metafora della commedia su un mondo senza adulti in cui i bambini possono volare). La maggior parte di questi bambini non rividero più i genitori. Tra 2009 e 2011, l’USAID cercò di attuare un’operazione destabilizzante a Cuba attraverso il piano ZunZuneo. Come denunciato dall’agenzia di stampa Associated Press (AP), il programma denominato ZunZuneo (dal volo dell’uccello conosciuto a Cuba come zunzun e in altre parti del mondo come colibrì) svelò il vero ruolo dell’Agenzia USA per l’Internazionale Sviluppo (USAID). ZunZuneo era un social network simile a Twitter creato segretamente da USAID. Quell’istituzione statunitense lo diffuse sulla rete cellulare cubana per i giovani dell’isola. Secondo l’agenzia EFE, tale social network “raggiunse 40.000 utenti che condivisero contenuti ‘non controversi’ su calcio e musica attraverso i loro messaggi, ma secondo le informazioni pubblicate, lo scopo erano i contrasti politici per istigare i giovani a organizzare marce e manifestazioni contro il governo cubano”.
Per attuare il programma, furono utilizzate società di copertura in Spagna, Irlanda, Costa Rica, Nicaragua e conti bancari fantasma attraverso cui venivano convogliati i fondi. Come denunciato dall’AP, il Congresso USA, che approva gli stanziamenti di bilancio dell’USAID, non sapeva del reale scopo di questi fondi, approvati per essere utilizzati per il recupero del Pakistan. Il vero scopo era, una volta che la maggior parte dei giovani cubani avesse avuto tale applicazione, far circolare commenti su proteste e disordini contro il governo, indire marce, combinare e suscitare l’idea di una rivoluzione colorata come ‘Primavera cubana’ repressa dal governo e giustificare così l’intervento militare straniero (in altre parole, creare il pretesto per un’invasione, come si vide in Libia e tanti altri Paesi presi di mira dagli USA).
Il blocco: soffocare la gente per provocare il caos
Il blocco criminale, unilaterale, arbitrario e illegale fu respinto dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale: nell’ultimo voto alle Nazioni Unite, 184 Paesi votarono a favore della risoluzione che propone di porre fine al blocco degli Stati Uniti, tre si astennero (Ucraina, Brasile di Bolsonaro e Colombia di Iván Duque) e due hanno votato contro la risoluzione (Stati Uniti e Israele). Nella presentazione del libro di Keith Bolender Obiettivo: Rovesciare Cuba, l’intellettuale nordamericano Noam Chomsky sottolineava che “l’irrequietezza è forse la caratteristica più rilevante della guerra condotta da Washington contro Cuba da quando, finalmente, questo Paese ha osato liberarsi nel 1959”. Chomsky ricorda che secondo Robert Torricelli, rappresentante democratico del New Jersey, l’obiettivo dell’inasprimento del blocco era “seminare il caos a Cuba”.
La realtà è che il blocco ha fortemente limitato lo sviluppo dell’isola, impedendo di accedere a organizzazioni internazionali di credito, generando carenze e impedendo l’acquisizione di input di base per la produzione. Ciò fece perdere all’isola miliardi di dollari. Il governo di Donald Trump sostenne 264 misure volte a rafforzare il blocco. Almeno 50 furono prese durante la pandemia, il che ne rafforzava la natura criminale. Tutte sono ancora attuati dall’amministrazione Biden. L’arrivo di rimesse dall’estero fu estremamente limitato, in un contesto in cui la principale fonte di reddito dell’isola, il turismo, è paralizzata dalla pandemia.
Nel contesto della crescita dei casi covid-19 nel mondo e nell’isola, a seguito delle varianti, si mantengono le misure che impediscono l’arrivo dei farmaci (tra altri, per combattere la febbre, uno dei principali sintomi di questa malattia). La mancanza di prodotti di base è aumentata e la mancanza di pezzi di ricambio e carburante ha fatto diminuire la disponibilità di elettricità, portando il governo a dare priorità all’elettricità per ospedali e centri di isolamento per i pazienti covid.
Tutto ciò (mancanza di medicinali, scarsità di prodotti, blackout, mancanza di denaro in entrata a causa del calo del turismo o perché le rimesse dall’estero non arrivano più) si è aggiunto al fatto che, secondo il Presidente Miguel Díaz-Canel, ci fossero quartieri (soprattutto all’Avana) rimasti indietro nello sviluppo del Paese o le cui esigenze non sono state adeguatamente soddisfatte, generando un clima di agitazione sfruttato da settori che cercavano di destabilizzare il governo.
Furono indette marce e alcuni gruppi provocarono rivolte e vandalismo. Attraverso una campagna sulle reti, attraverso bot che replicano migliaia di tweet al minuto, e i media egemonici, si cercò di disinformare e giustificare altre aggressioni contro l’isola, giustificare sanzioni e persino un tentativo di intervento militare.
L’intenzione era ancora una volta creare la logica delle “primavere arabe” o “primavere colorate”. Scagnozzi regionali, violatori dei diritti umani nei loro Paesi, come Iván Duque, Sebastián Piñera, Lacalle Pou e Mauricio Macri, apparvero parlando di diritti umani a Cuba.
Naturalmente, il primo vescovo dell’impero, Luis Almagro, segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (OAS), pretese sanzioni contro l’isola. Tuttavia, ancora una volta, la strategia dell’impero sembra al collasso. Da John F. Kennedy a Joe Biden, da Ronald Reagan a Donald Trump, democratici e repubblicani, ciascuno nel proprio stile, modo ed epoca, cercavano di distruggere la rivoluzione cubana. Tutti hanno fallito.
Traduzione di Alessandro Lattanzio