Noi rivoluzionari siamo molto più uguali a quelli che si sono sacrificati per la Rivoluzione che a quelli che si sono arresi nella lotta.
Supporre che noi rivoluzionari siamo contenti della situazione del paese, che ci siamo rassegnati e abbiamo perso i nostri sogni, è un errore. Non siamo dipendenti dalla penuria, non applaudiamo alla penuria, non ignoriamo gli scaffali vuoti o le lunghe code di cui anche noi facciamo parte. Desideriamo la bonanza, il buon cibo, il mercato ben fornito, la dispensa piena; ma non spariamo al bersaglio con i nostri problemi, né rimaniamo sulla superficie casuale della crisi.
Sta a noi rivoluzionari andare più a fondo, scoprire la radice dei mali, capire che è necessario agire contro i mali che sono veramente nostri (i mali) per porvi fine, senza che la necessaria autocritica venga sollevata, come un denso paravento, per fare il gioco di chi è diventato abile a mettere tutti i mali nel sacco della propria inefficienza.
Noi rivoluzionari abbiamo bisogno di una quota maggiore di analisi, che ci permetta di mettere le colpe al loro giusto posto, senza dimenticare che la tattica dei nostri nemici sarà sempre quella di batterci a tappeto per poi ritenerci responsabili di non portare i frutti. Nell’istinto umano di trovare il colpevole, non è sempre facile scoprire i veri colpevoli.
Tocca a noi rivoluzionari proclamare che ci sarà un futuro migliore, con l’enorme difficoltà di farlo da un presente burrascoso, che comprende le vessazioni imperiali della nostra Isola; e in questa difficile missione non possiamo permettere che le acque dello scoraggiamento affondino la nostra nave, affinché altri possano impadronirsi del nostro destino.
Noi rivoluzionari dobbiamo assomigliare molto di più a coloro che si sono sacrificati per la Rivoluzione che a coloro che si sono arresi nella lotta. Ci sono molte persone nella nostra storia che hanno superato momenti più complessi di quelli di oggi senza perdere la speranza e l’ottimismo.
Nessuno obbliga noi rivoluzionari ad essere rivoluzionari, e se ce lo siamo preso dobbiamo capire che non è una convinzione ciclica o una nave che naviga solo con il vento in poppa. Se lo siamo, deve essere sempre con la stessa faccia e disposti ad affrontare più di una tempesta.
Fonte: www.granma.cu
Traduzione: Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba