Cuba, i rinnegati e l’implacabile giudizio della storia

Durante tutta la nostra esistenza come nazione, nessuno che abbia chiesto l’intervento straniero nei nostri affari interni ha potuto contare su null’altro di diverso che il disprezzo dei propri compatrioti.

 

Raúl Antonio Capote www.granma.cu

Nel XIX secolo cubano non è esistita figura più detestabile di quella del creolo che indossava l’uniforme da rayadillo (truppe coloniali filo-spagnole ndt). Soprattutto su tutto ciò che serviva gli interessi coloniali della Spagna incombeva la vergogna e l’obbrobrio.

La Cuba che si formava nella selva insurrezionale è nata dal coraggio e dalla illimitata dedizione dei suoi migliori figli e figlie, non c’era spazio morale, nel letale scontro per la libertà, per coloro che voltavano le spalle ai suoi e sostenevano la furia colonialista.

La storia è implacabile nel suo giudizio. Ad essa si è appellato, con assoluta sicurezza Fidel, quando il processo del Moncada, sapendo che coloro che portavano nei loro cuori l’eredità di José Martí, sarebbero stati giudicati con giustizia da Clío (musa della storia).

Durante tutta la nostra esistenza come nazione, nessuno che abbia chiesto un intervento straniero nei nostri affari interni ha potuto contare su nient’altro che il disprezzo dei propri compatrioti, tanto più se tale intervento significa che soldati di un altro paese oltraggino il sacro suolo della Patria.

Un chiaro esempio, per illustrare la portata di una simile offesa, è quello di don Tomás Estrada Palma, presidente eletto nel 1902. Il presidente fu convinto che fosse “necessaria” la sua rielezione per altri quattro anni, cosa che accettò volentieri e annunciò la sua candidatura.

Immediatamente, il Partito Liberale si  oppose alla rielezione e si fuse come una forza politica nazionale guidata dal generale José Miguel Gómez e dal dottor Alfredo Zayas, che presentarono la candidatura liberale, rispettivamente, come presidente e vicepresidente.

Estrada Palma vinse le elezioni, ma il 16 agosto 1906 numerosi dirigenti liberali impugnarono le armi in quella che è nota come la Piccola Guerra d’Agosto. Quindi, il presidente rieletto richiese l’intervento militare USA, respingendo ogni tentativo di accordo con l’opposizione.

Don Tomás rimase inflessibile ed il 28 settembre 1906 il primo presidente della Repubblica rinunciò, lasciando l’isola senza governo. Il giorno seguente, 2000 marines sbarcarono a Cuba, avviando il secondo intervento USA.

La deprecabile azione provocato un’ondata di indignazione e delusione a tutti i livelli della società cubana. Da allora il nome di Estrada Palma è per sempre legato a quell’atto vergognoso. La storia lo ha condannato, ponendolo nel sito dei traditori.

Analogo giudizio si sono meritati i mercenari di Girón, i cui nomi, non importa quale travestimento cerchino di usare per nascondere il loro imbarazzo, sono indissolubilmente legati all’oltraggio e alla vergogna di aver servito un governo straniero contro la terra che li ha visti nascere.

Ciò che recentemente, usando una verbosità oltraggiosa, chiedono l’intervento dell’esercito USA a Cuba, non possono aspettarsi un trattamento benevolo della storia, neppure avranno la possibilità dell’oblio.

Le loro parole sono incise con dolore e disprezzo nei cuori dei figli di questa terra, mai saranno dimenticate. Le generazioni future ricorderanno come un giorno, un gruppo di cattivi cubani, potendo scegliere tra solidarietà, onore e decoro, si sia schierato dal lato dall’odio ed abbia proclamato, con assoluto disprezzo, lo sterminio del proprio popolo. La storia mai li assolverà. Cuba, tanto meno.


Cuba, los renegados y el implacable juicio de la historia

A lo largo de nuestra existencia como nación, nadie que haya pedido la intervención extranjera en nuestros asuntos internos ha podido contar con otra cosa que el desprecio de sus compatriotas

Autor: Raúl Antonio Capote

En el siglo XIX cubano no existió figura más detestable que la del criollo que vestía uniforme de rayadillo. Sobre todo aquel que servía a los intereses coloniales de España se cernió la vergüenza y el oprobio.

La Cuba que se formaba en la manigua insurrecta nacía del arrojo y la entrega sin límites de sus mejores hijos e hijas, no había espacio moral en el letal enfrentamiento por la libertad, para quienes daban la espalda a los suyos y apoyaban la saña colonialista.

La historia es implacable en su juicio. A ella apeló con absoluta seguridad Fidel, cuando el juicio del Moncada, sabedor de que quienes llevaban en sus corazones el legado de José Martí, serían tasados con justicia por Clío.

A lo largo de nuestra existencia como nación, nadie que haya pedido la intervención extranjera en nuestros asuntos internos ha podido contar con otra cosa que con el desprecio de sus compatriotas, más aún, si esa intervención significa que soldados de otro país ultrajen el suelo sagrado de la Patria.

Un ejemplo claro, para ilustrar el alcance de tal agravio, es el de Don Tomás Estrada Palma, presidente electo en 1902. Al mandatario le convencieron de que era «necesaria» su reelección durante cuatro años más, lo que aceptó gustoso y anunció su candidatura.

De inmediato, el Partido Liberal se opuso a la reelección y se fusionó como una fuerza política nacional lidereada por el general José Miguel Gómez y el doctor Alfredo Zayas, que integraron la candidatura liberal como presidente y vicepresidente, respectivamente.

Estrada Palma ganó las elecciones, pero el  16 de agosto de 1906, numerosos líderes liberales empuñaron las armas en lo que es conocido como la Guerrita de agosto. Entonces, el presidente reelecto solicitó la intervención militar estadounidense, rechazando todo intento de acuerdo con la oposición.

Don Tomás se mantuvo inflexible, y el 28 de septiembre de 1906, el primer presidente de la República renunció, dejando a la Isla sin gobierno.  Al día siguiente, 2 000 infantes de marina desembarcaron en Cuba iniciando la segunda intervención estadounidense.

La acción deleznable provocó una ola de indignación y desencanto a todos los niveles de la sociedad cubana. Desde entonces, el nombre de Estrada Palma está unido para siempre a ese acto vergonzoso. La historia le condenó, colocándole en el sitial de los traidores.

Similar juicio merecieron los mercenarios de Girón, cuyos nombres, no importa qué disfraz intenten utilizar para esconder el bochorno, están indisolublemente unidos al ultraje y la vergüenza de haber servido a un gobierno extranjero contra la tierra que les vio nacer.

Los que recientemente, haciendo uso de una verborrea indignante, solicitan la intervención del Ejército estadounidense en Cuba, no pueden esperar un trato benévolo de la historia, ni siquiera tendrán la posibilidad del olvido.

Sus palabras están grabadas con dolor y desprecio en los corazones de los hijos de esta tierra, jamás serán olvidadas. Las futuras generaciones recordarán cómo un día, un grupo de malos cubanos, pudiendo elegir entre la solidaridad, el honor y el decoro, se puso del lado del odio y proclamó con absoluto desdén el exterminio de su pueblo. La historia jamás los absolverá. Cuba, mucho menos.


Quelli che odiano da sempre chiedono di bombardare Cuba

 

28.07 – I rappresentanti della più reazionaria destra anticubana di Miami, con il carico di odio e risentimento che li caratterizza di fronte al fallimento del piano di colpo blando contro Cuba, hanno sollecitato ripetutamente dal Governo di Joe Biden l’invasione militare all’Isola, intervento preceduto da bombardamenti delle principali città, paesi e obiettivi economici del paese.

Questo era il piano fabbricare uno scenario di caos e ingovernabilità come avevano fatto prima in Libia, in Siria o in Bolivia quando ci fu il colpo di Stato contro Evo Morales e poi intervenire per «salvare» i cubani, per portare con i loro bombardieri la «pace yankee» ossia la pace dei cimiteri.

In un’intervista concessa recentemente alla catena statunitense Fox News, il sindaco di Miami, Francis Suárez, ha proposto al presidente degli Usa di realizzare un bombardamento militare su Cuba per «appoggiare la popolazione che manifesta per le strade».

Suárez ha detto che «quello che si dovrebbe organizzare è una coalizione di possibili azioni militari in Cuba», simile agli interventi statunitensi in Panama e nell’ex Yugoslavia.

Il coro dei media digitali al soldo del Governo di Washington, gli youtubers, haters e cibersicari assunti dalla Forza d’Impegno organizzata dalla CIA per sovvertire l’ordine in Cuba, quelli che odiano per mestiere, gli opportunisti, genuflessi, che hanno venduto l’anima, strepitano per seminare la morte nel loro paese d’origine.

Per i cubani onesti, per la gente onesta di questo mondo, è molto difficile capire il linguaggio carico d’isteria e rancore con cui si pronunciano per la morte e la distruzione persone che sino a poco tempo vivevano nell’Isola e godevano dell’ampia libertà, la giustizia e il benessere sociale che caratterizzano la Rivoluzione.

Si capiscono anche meno quelli che dall’Isola vogliono le bombe.

La storia giudicherà quelli che oggi chiedono il sacrificio di tutto un popolo che non smetterà d’essere libero e indipendente anche se si uniranno il mare del nord con quello del sud.

Mentre l’aggressività imperialista e il coro dei suoi lacchè alzano il tono di fronte alla costanza del fallimento dei suoi impegni contro l’Isola, il mondo risponde con più solidarietà e rispetto della sovranità di coloro che hanno saputo resistere a tutte le aggressioni durante più di 60 anni.

400 personalità del mondo hanno stampato la loro firma su una lettera indirizzata al presidente degli USA, Joe Biden,per chiedere alla Casa Bianca l’eliminazione delle 243 misure unilaterali imposte dall’amministrazione di Donad Trump, con il fine d’indurire il blocco.

Il messaggio intitolato Lascia vivere Cuba, è stato pubblicato venerdì 23 nel New York Times e forma parte di un’iniziativa congiunta tra The People’s Forum, CodePink e la Coalición Answer, il cui proposito è tentare di cambiare la politica degli Stati Uniti verso l’Isola grande delle Antille e donare medicinali e attrezzature mediche al popolo cubano.

Tra i firmatari gli attori Jane Fonda, Susan Sarandon, Danny Glover e Mark Ruffalo, gli ex presidenti Lula da Silva (Brasile) e Rafael Correa (Ecuador), e gli intellettuali Roxanne Dunbar-Ortiz, Judith Butler e Cornel West, con altri politici , noti intellettuali scienziati, religiosi artisti musicisti e attivisti. «È inconcepibile, specialmente durante una pandemia, bloccare intenzionalmente le rimesse e l’uso delle istituzioni finanziarie globali da parte di Cuba, dato che l’accesso ai dollari è necessario per l’importazione di alimenti e medicinali, segnala il testo, trasformato in un pubblico richiamo urgente per il presidente Biden, al quale si chiede che firmi immediatamente un ordine esecutivo e annulli le 243 misure coercitive di Trump.


I fatti del 11 luglio sono stati gestiti, organizzati e finanziati dagli USA

Gli inventori della narrativa dell’indignazione popolare ora vogliono costruirne un’altra su una presunta insurrezione spontanea contro il Governo che giustifichi la sconfitta e propizi l’intervento straniero nell’Isola.

27.07 – Nel febbraio del 2018, seguendo le indicazioni dell’allora presidente degli USA, Donald Trump, si creò il Gruppo Operativo d’Internet per la sovversione in Cuba, subordinato alla CIA.

Era un nuovo passo, considerato imprescindibile, per dominare il Ciber spazio cubano e passare a una tappa superiore nella strategia di sovversione contro la Rivoluzione Cubana.

La crociata propagandistica organizzata dal Gruppo Operativo è stata caratterizzata da una coordinata posta in funzione con tutti gli strumenti a loro portata per ottenere come obiettivo centrale la demonizzazione dell’avversario e giustificare la sua distruzione  totale, come hanno fatto in tanti luoghi del mondo.

Come parte del piano della Casa Bianca, che prevedeva di passare ad azioni più severe contro Cuba, dopo il «fallimento», proclamato dalla destra reazionaria della politica seguita da Barack Obama, l’amministrazione Trump ha applicato 243 misure per«chiudere» il blocco e asfissiare l’Isola.

Si trattava di una vera terapia di shock indirizzata a sbaragliare qualsiasi resistenza e annullare la fede delle persone nel futuro.

Parte importante del piano era cominciare a «scaldare le strade», come indica con assoluta precisione il manuale di Gene Sharp, con azioni come quelle avvenute nel quartiere di San Isidro o le provocazioni di fronte al Ministero di Cultura e altre istituzioni.

La COVID-19 è arrivata «meravigliosamente» per i nemici del popolo cubano.

Naturalmente non potevano non approfittare della pandemia e della sofferenza che poteva provocare.

Secondo i calcoli degli autori e dei patrocinatori, tutto era pronto. Con i milioni destinati alla sovversione hanno pagato i mercenari, i ciber sicari e i delinquenti, ripetendo la sceneggiatura dell’Iran e della Bolivia nel 2019.

Negli ultimi giorni di giugno, già con il governo del presidente Joe Biden –ricordiamo che la politica di questo paese rispetto a Cuba è una sola- è stata incrementata con forza nelle reti la campagna di paura e demonizzazione e il Gruppo Operativo di Internet ha sincronizzato tutto l’arsenale di media siti e sicari digitali creati o comprati,

Non è stato, come vogliono far credere, un gruppo in Facebook –spazio creato, come ne esistono migliaia nell’Isola – dove si incontrano le persone, si ritrovano gli amici, etc.– e questo ha promosso i fatti del 11 luglio a San Antonio de los Baños.

È stata un’azione ben ordita dall’estero, che ha contato con un’alta tecnologia promossa con centinaia di account falsi, bots  e trolls,

Com’è stato denunciato in questi giorni dai nostri media.

Hanno agito approfittando dello scontento provocato dagli “apagones”, la scarsità e il timore dell’incremento dei casi di COVID-19.

La sconfitta ha scatenato attacchi d’isteria dei promotori delle «proteste», i gestori e gli ideologi. La macchina del fango ha continuato ad andare come una marionetta senza fili, dando colpi da un lato all’altro, ululando alla morte come una fiera ferita.

Gli inventori della narrativa dell’indignazione popolare ora vogliono costruirne un’altra, su una presunta insurrezione spontanea contro il governo che giustifichi la sconfitta e propizi l’intervento straniero nell’Isola.

 

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