Boston Globe: Il gesto vuoto di imporre sanzioni a Cuba e all’Iran

Cubadebate condivide questo articolo pubblicato oggi nel rinomato giornale Boston Globe, che, oltre a ripetere certi schemi consolidati su Cuba, mostra il farisaismo politico e l’opportunismo elettoralistico dell’attuale politica dell’amministrazione Biden verso questo paese. La Florida e Bob Menendez sono i riferimenti della Casa Bianca per la sua incoerente posizione anti-cubana.

Quando i cubani arrabbiati sono scesi in strada il mese scorso in proteste di sfida contro il governo, molti a Washington erano entusiasti. Alcuni che hanno passato generazioni a promuovere il cambio di regime a Cuba speravano che il governo sarebbe finalmente caduto. Il presidente Biden ha imposto nuove sanzioni. Il segretario di Stato Antony Blinken ha esortato tutti i governi del mondo ad appoggiare una petizione che chiede che Cuba conceda ai suoi cittadini “le libertà fondamentali che tutte le persone meritano”. Ha poi chiesto all’Organizzazione degli Stati Americani di convocare una sessione speciale in cui si possa presentare il caso contro Cuba.

Tutto è crollato. Solo 20 paesi hanno firmato la dichiarazione anticubana di Blinken. Ancora più imbarazzante, l’Organizzazione degli Stati Americani, che Washington ha a lungo dominato, ha rifiutato la sua richiesta di una sessione per discutere di Cuba. “Qualsiasi discussione potrebbe solo soddisfare i falchi politici che guardano alle elezioni di metà mandato degli Stati Uniti, dove vincere la Florida del Sud con l’appoggio degli esuli cubani sarebbe un premio”, ha scritto un ambasciatore. Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha detto che l’episodio lo ha portato a concludere che la OEA dovrebbe essere sostituita da “un organismo veramente autonomo, non un lacchè di qualcuno”. Invece di appoggiare la condanna statunitense di Cuba, López Obrador ha inviato a Cuba un carico di cibo. Anche la Bolivia. Questa svolta, ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato, ha lasciato l’amministrazione Biden “profondamente delusa”.

Lo sforzo fallito degli Stati Uniti di creare una coalizione globale anti-cubana quest’estate conta certamente come una perdita geopolitica. Tuttavia, potrebbe anche essere stata una vittoria politica per Biden. La sua promessa di “ascoltare le grida di libertà che vengono dall’isola” è rivolta principalmente a un pubblico domestico. Biden ha perso di poco la Florida nelle elezioni del 2020, in parte a causa di una scarsa visibilità tra i cubano-americani. La Florida sarà uno stato di battaglia durante le elezioni di midterm del 2022, e Biden è desideroso di mostrare che i democratici possono odiare il governo cubano con la stessa rabbia di qualsiasi repubblicano. Poi c’è il presidente della commissione esteri del Senato Robert Menendez, il figlio di immigrati cubani e un critico convinto del governo cubano che deve essere rassicurato, soprattutto perché la sua commissione vota per tutte le nomine diplomatiche del presidente. È un vivido esempio della forza con cui la politica interna plasma la politica estera.

Durante la sua campagna, Biden ha detto che sarebbe tornato alla politica dell’era Obama di migliorare i legami tra Washington e l’Avana. Invece, ha fatto il contrario. Biden ha mantenuto le dure sanzioni del presidente Trump, ne ha aggiunte di nuove contro la polizia nazionale e ha promesso che “ce ne saranno altre”. La ragione è facile da capire: le proteste a Cuba hanno dato a Biden la possibilità di segnare punti con gli elettori della Florida e con Menendez. Era un’opportunità troppo buona da perdere.

Biden non poteva essere sorpreso quando così pochi paesi hanno firmato la petizione anti-Cuba del Dipartimento di Stato; dopo tutto, in giugno l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha condannato la politica degli Stati Uniti verso Cuba con un voto di 184 a 2. Le ultime sanzioni di Biden su Cuba erano principalmente simboliche: congelare i conti bancari statunitensi dei comandanti della polizia cubana e vietare loro di viaggiare negli Stati Uniti ha poco effetto pratico. Tuttavia, non appena Biden li ha imposti, il Comitato Nazionale Democratico ha lanciato una campagna pubblicitaria digitale in Florida sostenendo che riflettevano il suo “impegno verso il popolo cubano e la condanna del comunismo come sistema fallito”.

Washington ha reagito alle recenti proteste in Iran nello stesso modo in cui ha reagito a quelle di Cuba. Gli iraniani in un angolo del paese sono scesi in strada per la mancanza d’acqua. In quello che un notiziario ha definito “un raro momento di bipartitismo”, repubblicani e democratici a Washington sono saltati in piedi per applaudire i manifestanti. Menendez li ha definiti “un faro di speranza”. Il leader repubblicano della Camera Kevin McCarthy ha detto che erano forieri di “un Iran libero e democratico”.

Cuba e l’Iran sono stati sotto forti sanzioni statunitensi per decenni. Gli Stati Uniti ne aggiungono di riflesso di nuovi ogni volta che scoppiano proteste in uno dei due paesi. Quarant’anni di sanzioni – o 60 nel caso di Cuba – non hanno prodotto alcun cambiamento, ma affrontare questa realtà non porta alcun beneficio politico.

Gli studiosi hanno documentato il forte impatto che le sanzioni hanno sulla gente comune. Uno studio del 2009 ha concluso che essi “peggiorano anche il rispetto da parte del governo dei diritti all’integrità fisica, compresa la protezione contro le sparizioni, le esecuzioni extragiudiziali, la tortura e l’imprigionamento politico”. Alcuni insistono sul fatto che le sanzioni alla fine funzioneranno se sono abbastanza draconiane e rimangono in vigore abbastanza a lungo, ma lo scienziato politico Robert Pape suggerisce che questa è una fantasia. Egli conclude che le sanzioni sono destinate a fallire perché “gli stati moderni non sono fragili”. Il nazionalismo spesso rende gli stati e le società disposti a sopportare punizioni considerevoli piuttosto che abbandonare i loro interessi nazionali. Gli Stati impegnati in dispute coercitive spesso accettano costi elevati, comprese le sofferenze dei civili, per raggiungere i loro obiettivi. . . . Anche negli stati più deboli e frammentati, è più probabile che la pressione esterna rafforzi la legittimità nazionalista dei governanti piuttosto che minarla”.

Una ricerca basata sui fatti come questa ha poca importanza a Washington. La ricompensa politica per denunciare vividamente i nostri nemici designati è troppo allettante. Cuba non è cruciale per il successo finale di Biden. Vincere la Florida e placare Menendez può essere. È una decisione facile. La politica dovrebbe arrestarsi al bordo dell’acqua, ma non lo fa mai.

(Tratto dal Boston Globe / Traduzione Cubadebate)

Fonte: www.cubadebate.cu

Traduzione: ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA-CUBA

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