Intervento Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez

Intervento di Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, nell’Incontro Virtuale Internazionale “Fidel, un uomo di scienza con visione del futuro”, dal Palazzo della Rivoluzione, il 13 agosto del 2021, “Anno 63º della Rivoluzione”.

Cara  Mónica Valente, Segretaria Esecutiva del Forum di Sao Paulo;

Cari fratelli Nicolás, Evo, Lugo, Zelaya, Dennis;

Care e cari famosi scienziati cubani: Marta, Conchita, Agustín, Luis, Vérez;

Cari Abel, Atilio, Ramonet e Frei Betto;

tutti fidelisti che ho conosciuto ed ho appreso ad amare dall’ ammirazione e l’affetto che sentiva Fidel per voi.

Amiche e amici della Patria Grande, e tutti voi che seguite questo incontro da distinte latitudini.

Quando penso che l’uomo che ci riunisce qui è nato 95 anni fa nell’oriente di Cuba, molto lontano da L’Avana e ancora più lontano dai luoghi da dove partecipano gli altri invitati e che quest’uomo ha vissuto 80 anni, dei quali 60 apportando idee e pratiche rivoluzionarie che sono  riferimenti mondiali necessari per cominciare a celebrare la vita di Fidel Castro Ruz, Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana e leader della sinistra rivoluzionaria di Nuestra America y del mondo.
Quando si parla di Fidel, non si può tralasciare un fatto: è lo statista contro il quale sono stati pianificati più attentati nel XX secolo.

E non solo è sopravvissuto  a tutti i piani nemici, ma si è moltiplicato   mille volte nelle nuove generazioni  di rivoluzionari.

Chi di voi non lo sente vicino, in forma costante ?

Chi non lo vede riapparire in tutti i cammini rivoluzionari che si aprono nella nostra ribelle regione?

Quale vero rivoluzionario può affrontare le enorme sfide  di quest’ epoca senza pensar a Fidel?

Ringrazio per questo il Forum di  Sao Paulo, l’iniziativa d’organizzare con il nostro Partito l’incontro: “Fidel, un uomo di acienza con visione di futuro”, omaggio a uno dei fondatori più illuminati che ci permette anche di tornare a una scuola di pensiero e azione le cui aule sono le nostre stesse società contemporanee.

Il tema riguarda la magnifica opera di un politico eccezionale che con umanesimo, intelligenza, creatività e impegno ha fatto  la rivoluzione nella Rivoluzione, ponendo in primo piano l’educazione, la salute e la scienza.

Da quest’opera intrapresa senza distrazioni durante decenni, sempre nel mezzo di sfide colossali imposte dal blocco nordamericano, sono emersi, una generazione dopo l’altra, prestigiosi educatori, medici e scienziati che non ho dubbi a definire consacrati combattenti per la vita.

Care sorelle e fratelli:

Anche se è molto nota in un auditorio come questo, sento la necessità di riferirmi alla frase che presiede il nostro incontro: “Il futuro della nostra Patria dev’essere necessariamente un futuro di uomini di scienza, perchè precisamente è quello che stiamo seminando; quello che più seminiamo sono opportunità all’intelligenza, dato che una parte molto considerevole del nostro popolo non aveva accesso alla cultura né alla scienza”.

Queste parole furono dette pochi giorni dopo il primo anniversario del trionfo rivoluzionario il 15  gennaio del 1960, in un contesto sociale marcato dall’alto livello d’analfabetismo che iniziò appena a cambiare l’anno successivo con la paradigmatica Campagna d’ Alfabetizzazione, brillante movimento di partecipazione sociale che nemmeno le bande di sollevati  che terrorizzano  le popolazioni rurali riuscirono a fermare.

Per gli scienziati cubani –e le scienziate, che oggi sono un’ampia maggioranza–, quella data è la più significativa del calendario del settore.  Intendono che non si tratta di una frase, ma della nascita di una politica che ha catapultato in forma di massa il talento nazionale, sino ad allora rilevante solo in figure illustri eccezionali.

Tra quello che Fidel disse quel giorno e quello che cuba ha costruito negli ultimi sei decenni, si avverte un filo infrangibile: la coerenza di uno statista con una visione strategica di futuro e la fedeltà a un programma politico centrato nello  sviluppo umano come fine ultimo, al disopra di criteri economicistici.

Cosciente dei profondi limiti di una nazione piccola, sottosviluppata e dipendente, il cui senso della libertà avrebbe disturbato la poderosa potenza vicina, anticipatamente Fidel scommise sulla conquista della sovranità tecnologica e scientifica; e con l’attiva partecipazione del popolo ha riempito l’Isola di scuole,   istituzioni di salute e centri scientifici.

In qust’opera sociale senza precedenti oggi si ubica la forza principale del paese di fronte  alle avversità di ogni tipo, particolarmente quelle che derivano dall’ostinato, ingiusto e genocida blocco economico, finanziario e commerciale del Governo degli Stati Uniti, che è il  principale ostacolo per lo sviluppo del nostro paese.

«L’uomo  nuovo, che è stato l’ideale umano della generazione storica, definito dal Che nel suo indispensabile saggio “Il socialismo e l’uomo in Cuba”, oggi vive e lavora nell’Isola sotto le più forti pressioni e le più acute carenze.

Li ho visti lavorare per giorni senza riposo, dedicati anima e corpo alla ricerca scientifica di cure, nell’assistenza di malati in un’orribile pandemia che mantiene in bilico il pianeta tra la speranza dei vaccini e l’incertezza di ogni ceppo.

Loro sono il frutto di un sistema politico diverso, di un pensiero umanista emancipatore e d’avanguardia, tuttavia in minoranza nel mondo, che colloca l’essere umano al di sopra dei guadagni».

Questo è il pensiero di Fidel.

Riprendendo l’idea della forza che ci apporta questa base  d’educazione  offerta da una solida  comunità scientifica e di profesionisti della Salute creata dalla Rivoluzione, posso dire che in lei  si basa lo scontro  alla COVID-19 che abbiamo sostenuto sino ad oggi  con prodotti bio-farmaceutici, strumenti medici, protocolli di medicinali, innovazioni e soprattutto l’impegno, l’integrazione e l’esempio dei nostri scienziati e del personale della salute.

Grazie a questi risultati siamo riusciti ad evitare che i contagi e la letalità della pandemia salgano alle cifre delle Americhe e del mondo, sempre al disopra degli indici cubani.

In questi momenti e a un costo incalcolabile, sia in risorse materiali che umane, stiamo affrontando il più difficile picco pandemico con una crescita  esponenziale in contagi e tristi perdite di vite umane, fatto al quale non ci potremo mai abituare.

Compagne e compagni:

Un anno fa quando già la pandemia era un fatto e le multinazionali cominciavano a muoversi nella produzione di vaccinazioni contro il virus  della COVID-19, abbiamo chiesto ai nostri investigatori – alcuni sono qui presenti – con più esperienza nel tema, di cercare una soluzione sovrana per il nostro popolo.

Con la pressione del mercato internazionale e del maltrattamento a Cuba, avevamo ben chiaro che o si creava il nostro proprio vaccino o non avremmo avuto una protezione garantita, com’è successo in varie nazioni del Terzo Mondo

Senza  sciovinismi nè petulanze che sono molto lontane dalla nostra pratica politica, ci accompagnava la più profonda convinzione che i nostri scienziati potevano. E hanno potuto!

Quando le autorità competenti  hanno confermato che avevamo ottenuto la prima vaccinazione dell’America Latina e dei Caraibi contro la COVID-19, Abdala, con altri quattro candidati  a vaccino in sviluppo con grandi prospettive, tutti abbiamo pensato a Fidel, alla sua visione del futuro e alla sua fede nell’uomo, che gli fecero fomentare progetti d’investigazione, produzione e sviluppo delle scienze, nei momento in cui nazioni poderose denigravano le bandiere del socialismo e dell’internazionalismo.

Abbiamo pensato in lui, che seppe prevedere anticipatamente che di fronte alla pandemia e altre aggressioni della natura, i paesi poveri  saremmo stati i più danneggiati e aveva trasformato  in fatti e certezze la parola  solidarietà, la più bella e necessaria bandiera della Rivoluzione. Così abbiamo affermato il principio di condividere quello che abbiamo e non quello che avanza, cosa sconosciuta dai governi guidati dall’avarizia e l’egoismo imposti dalle regole neoliberali.

Costa molto parlare di passi avanti e conquiste nel mezzo del contesto  più avverso, ma non possiamo nascondere il successo che ha coronato tanto sforzo dei migliori figli della Patria.

Stiamo dimostrando d’avere la capacità di produrre i nostri propri vaccini e giungere a tutta la popolazione nel minor tempo possibile senza l’eliminazione di nemmeno un poco del blocco.

Al contrario è stato indurito.

Cos’avrebbe significato per Cuba la COVID-19 senza queste forze nate dal pensiero di Fidel e sostenute sotto le peggiori pressioni esterne.

Non solo siamo impegnati  a combattere la presenza del famoso ceppo Delta, ma anche di questo  ceppo maligno, senza cure visibili che è il blocco,  con 243 meisure addizionali implementate dall’  amministrazione Trump e che l’amministrazione Biden mantiene, in contraddizione con i discorsi della campagna elettorale dell’attuale mandatario e  le sue ciniche domande di rispetto dei diritti umani e delle libertà politiche per lo stesso popolo cubano che insiste ad asfissiare a colpi di sanzioni economiche.

Questa è senza dubbio la natura dell’impero yanqee chè nato rubando la libertà di altre nazioni. Vedendo quello che fanno oggi contro di noi, si comprende meglio quel messaggio di  José Martí nella sua lettera  inconclusa al suo amico messicano Manuel Mercado, dove dichiara la dedizione di tutti i suoi sforzi «per impedire a tempo, con l’indipendenza di Cuba, che gli Stati Uniti  s’estendano per le Antille e ricadano con più forza sulle nostre terre  d’America”.

E si capisce anche meglio il messaggio di Fidel a Celia, che ammiriamo oggi in una mostra fotografica che abbiamo inaugurato stamattina nella sua commemorazione, che Celia custodì con somma discrezione in un foglietto che la storia ha trasformato in documento prezioso, in cui  il leader della Rivoluzione dichiarava che la sua guerra  definitiva, dopo la vittoria contro la dittatura batistiana, sarebbe stata contro l’impero che riforniva di armi l’esercito che massacrava il popolo.

Sorelle e fratelli:

Anche se i nemici della Rivoluzione Cubana s’impegnano a screditare la straordinaria opera umanista e solidale del nostro popolo in altre nazioni del continente e del mondo, è necessario   concretare un’azione di riconoscimento ai lavoratori della Salute, che si sono guadagnati il rispetto e la considerazione di milioni di persone di tutto il mondo con la loro dedizione per salvare vite.

In un’altra chiara espressione di contnuità, in questo caso della vocazione  internazionalista del popolo di Cuba, il Contingente Internazionale per Situazioni di Disastri e Gravi Epidemie Henry Reeve, creato da Fidel per aiutare il popolo nordamericano quando fu colpito  dall’uragano Katrina, in un gesto assolutamente  negato a priori dalle autorità statunitensi d’allora, ha realizzato onorevoli missioni in numerosi paesi  del mondo colpiti da uragani, terremoti, l’ebola, frane, piogge intense, senza badare a  governi o ideologie.

Ci rimpie d’orgoglio questo esercito unico al mondo per le sue origini, che si è proposto di salvare vite e non lanciare bombe, come disse Fidel.

Stimate amiche e amici:

da Fidel abbiamo appreso a seguire i sogni che, per quanto difficili appaiano, sono realizzabili se confidiamo nel popolo, lo coinvolgiamo e ci armiamo d’impegno, perseveranza e dedizione, cambiando permanentemente tutto quello che dev’essere cambiato in funzione della sacra giustizia sociale, dell’indipendenza, la sovranità, l’antimperialismo e l’integrazione.

Per giusta, nobile e preziosissima eredità di una storia di più di 100 anni di lotta, la nostra causa c’ispira e ci impegna profondamente come leali continuatori della Generazione del Centenario.

Nel 95º anniversario della nascita del Comandante in Capo, Fidel Castro Ruz, vediamo il suo immenso legato nell’avanguardia, sfidandoci.

E apprezziamo anche l’insegnamento  permanente che più di una volta il Generale d’Esercito Raúl Castro, suo fratello di sangue e d’idee, ci ha ricordato: «… l’uomo è capace di superare le più dure condizioni se non s’indebolisce la sua volontà di vincere, facendo una corretta valutazione di ogni situazione e non rinuncia ai suoi giusti e nobili principi».

Con questa convinzione continuiamo a fomentare lo sviluppo economico e sociale del paese, scommettendo sulla scienza, la tecnologia e l’innovazione, com’è stato approvato nel 8º Congresso del Partito Comunista di Cuba.

Ma il nostro nemico storico s’impegna ad interrompere questo sforzo.  Alla sua politica ingiusta, crudele e genocida di blocco, il Governo statunitense incorpora oggi una feroce campagna di destabilizzazione, disegnata e finanziata da questo paese, le cui autorità sfruttano in maniera deliberata, brutale e opportunista l’impatto della pandemia e le enormi difficoltà che questa genera.

Incitando apertamente alla violenza e al disordine sociale, dalle  piattaforme digitali che dovrebbero respingere tali contenuti ma si entusiasmano con le incitazioni a delinquere ed anche a uccidere in Cuba, i laboratori della IV Generazione  costruiscono una realtà parallela dalla quale tentano di mostrare un clima d’ingovernabilità, promuovere un intervento sotto la falsa bandiera umanitaria, come hanno fatto già in Yugoslavia, Iraq e Libia.

Media della comunicazione tradizionali, apertamente orientati contro Cuba, e piattaforme globali disposte ad usare l’egemonia  che ostentano nei flussi dell’informazione, potenziano la generazione di notizie false, tergiversano e manipolano i fatti, appuntano a denigrare le autorità del paese e promuovono azioni  vandaliche  come fossero azioni pacifiche di disobbedienza civile.

L’obiettivo è spezzare la volontà, incidere nelle istituzioni e abbattere l’unità nazionale. A questo fine si dedicano risorse di milioni  e programmi da  manuale.

Sicuramente è in questo gruppo di compagni e amici dove è meno necessario spiegare i modi in cui agiscono.

Lugo, Zelaya, Lula, Maduro, Daniel, Evo hanno vissuto simili esperienze e ne soffrono ancora. Atilio, Ramonet e Frei Betto le hanno studiate dalle origini e le hanno esposte alla luce pubblica con seria e abbondante evidenza.

Voi soffrite sulla vostra pelle i colpi del putrido manuale di azioni  prodotte nei laboratori della Guerra Non Convenzionale per far cadere  governi legittimi, le stesse che  rigorosamente sono state  realizzate precedntemente in vari paesi del Medio Oriente, dell’Europa e anche  in America Latina e nei Caraibi.

Poderose piattaforme populari come Twitter e Facebook  hanno permesso ed anche sostenuto, senza una briciola d’etica, le azioni piene di odio contro Cuba. Settimane dopo i disordini del 11 di luglio si mantiene il bombardamento d’immagini cariche di violenza, proteste, vandalismi, minacce e maltrattamenti, come se fossero in tempo reale.

Le cubane e i cubani, in queste ore di prova, affrontano la doppia sfida del picco pandemico e del picco del blocco.
I nostri scudi  sono la resistenza creativa, quello che siamo capaci di fare avanzando,  partendo dai nostri stesi sforzi e dalla dignità.

Non rinunceremo ai nostri diritti allo sviluppo, al progresso, alla conoscenza, non rinunceremo a Internet che, come ha detto saggiamente Fidel, sembra inventato per noi, per i poveri della Terra, perché pone infinità di conoscenze alla portata di un click.

Non permetteremo nemmeno che ci rubino l’essenza dei concetti come democrazia, libertà, diritti umani, conquiste dei  rivoluzionari di tutte le latitudini  di tutte le epoche, dei quali ci consideriamo  eredi genuini.

Con i più preziosi insegnamenti di Fidel e un’ispiratrice gioventù che occupa, spinge e difende le nostre piazze assediate, siamo convinti che è possibile sconfiggere questa nuova offensiva imperialista.

Non saranno una pandemia, nè i blocchi, nè  le pressioni imperiali che cambieranno la nostra marcia verso un socialismo sovrano e indipendente, prospero e sostenibile.

Vogliamo approfittare di questa occasione per ringraziare profondamente per le azioni di sostegno e solidarietà con Cuba ricevute da governi, personalità, organizzazioni politiche, movimenti di solidarietà sociali e popolari del mondo e soprattutto nella nostra regione.

La posizione degna e sovrana della maggioranza delle nazioni latinoamericane e caraibiche ha distrutto i tentaivi degli Stati Uniti d’accusare Cuba, utilizzando per questo il suo spregevole “Ministero delle Colonie” la OSA rappresenta.

Cuba è solidale con i popoli, i governi progressisti e di sinistra della regione che si sforzano di portare avanti il miglioramento delle condizioni di vita dei loro popoli, soprattutto nello scontro alla pandemia e per le sequele del neoliberalismo selvaggio.

Ringrazio il Forum di Sao Paulo, che si nutre del legato anti imperialista e dell’unità dei patrioti e dei leaders di Nuestra America, del loro appoggio deciso, del loro impegno nell’organizzazione di questo omaggio all’invitto Comandante in Capo  Fidel Castro Ruz. Andremo avanti con il Forum contribuendo all’unità e all’integrazione dell’America Latina e dei Caraibi, sogno  pendente dei nostri patrioti e garanzia definitiva della prosperità da conquistare.

Di fronte alla difficile e complessa battaglia che combattiamo tutti i giorni e che nulla indica che sarà più facile d’ora in avanti, permettetemi di concludere ricordando un istruttivo pensiero di Fidel quando disse: «Ê stata l’unione quella che ci ha fatto trionfare,

è stata l’unione che ci ha dato la capacità di vincere, è stata l’unione che ci ha dato le forze per resistere con successo al più poderoso impero mai esitito! Qui c’è la Rivoluzione e qui continuà ad esserci la Rivoluzione!»

Fidel è presente e futuro, come lo è la Rivoluzione alla quale il suo popolo dà  continuità.

Grazie, Fidel, il tuo magnifico legato ci guida.

Uniti vinceremo!

Hasta la Victoria Siempre!


Intervención de Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba y Presidente de la República, en el Encuentro Virtual Internacional “Fidel, un hombre de ciencia con visión de futuro”, desde el Palacio de la Revolución, el 13 de agosto de 2021, “Año 63 de la Revolución”.

Querida Mónica Valente, Secretaria Ejecutiva del Foro de Sao Paulo;

Queridos hermanos Nicolás, Evo, Lugo, Zelaya, Dennis;

Queridas y queridos destacados científicos cubanos: Marta, Conchita, Agustín, Luis, Vérez;

Queridos Abel, Atilio, Ramonet y Frei Betto;

Fidelistas todos, a quienes conocí y aprendí a querer desde la admiración y el cariño que les profesaba Fidel.

Amigas y amigos de la Patria Grande, y todos los que siguen este Encuentro desde distintas latitudes:

Cuando pienso que el hombre que nos reúne nació hace 95 años, en el oriente de Cuba, muy lejos de La Habana y más lejos aún de los lugares desde donde participan los demás invitados y que ese hombre vivió 90 años, de ellos más de 60 aportando ideas y prácticas revolucionarias que son ya referentes mundiales, tengo necesariamente que comenzar por celebrar la vida de Fidel Castro Ruz, Comandante en Jefe de la Revolución Cubana y líder de la izquierda revolucionaria de Nuestra América y del mundo.

Cuando se habla de Fidel, no se puede soslayar un hecho: es el estadista contra el cual se planearon más atentados en el siglo xx.  Y no solo sobrevivió a todos los planes enemigos, sino que se ha multiplicado miles de veces en nuevas generaciones de revolucionarios.

¿Quién de ustedes no lo siente cerca, de forma constante?  ¿Quién no lo ve reaparecer por todos los caminos revolucionarios que se abren en nuestra rebelde región?  ¿Qué revolucionario verdadero puede enfrentar los enormes desafíos de esta época sin pensar en Fidel?

Agradezco por eso, al Foro de Sao Paulo, la iniciativa de organizar junto a nuestro Partido el encuentro: “Fidel, un hombre de ciencia con visión de futuro”, homenaje a uno de los fundadores más preclaros que a la vez nos permite volver a una escuela de pensamiento y acción cuyas aulas son nuestras propias sociedades contemporáneas.

El tema apunta a la obra magnífica de un político excepcional que con humanismo, inteligencia, creatividad y tesón hizo revolución en la Revolución poniendo en primer plano la educación, la salud y la ciencia.

De esa obra emprendida sin distracción durante décadas, siempre en medio de los colosales desafíos que impone el bloqueo norteamericano, han emergido, generaciones tras generaciones, prestigiosos educadores, médicos y científicos que no dudo en calificar como consagrados combatientes por la vida.

Queridas hermanas y hermanos:

Aunque muy conocida por un auditorio como este, siento la necesidad de referirme a la frase que preside nuestro encuentro: “El futuro de nuestra patria tiene que ser necesariamente un futuro de hombres de ciencia, tiene que ser un futuro de hombres de pensamiento, porque precisamente es lo que más estamos sembrando; lo que más estamos sembrando son oportunidades a la inteligencia; ya que una parte considerabilísima de nuestro pueblo no tenía acceso a la cultura, ni a la ciencia”.

 Esas palabras fueron dichas apenas unos días después de cumplirse el primer año del triunfo revolucionario, el 15 de enero de 1960, en un contexto social marcado por el alto nivel de analfabetismo que apenas comenzaría a revertirse al año siguiente con la paradigmática Campaña de Alfabetización, deslumbrante movimiento de participación social que ni las bandas de alzados que aterrorizaban a las poblaciones rurales pudieron detener.

Para los científicos cubanos –y las científicas, que hoy son amplia mayoría–, esa fecha es la más significativa del calendario gremial. Entienden que no se trata de una frase, sino del nacimiento de una política que iba a catapultar de forma masiva el talento nacional, hasta entonces relevante solo en excepcionales figuras ilustres.

Entre lo que Fidel dijo ese día y lo que Cuba ha construido en las últimas seis décadas, se advierte un hilo inquebrantable: la coherencia de un estadista con visión estratégica de futuro y la fidelidad a un programa político centrado en el desarrollo humano como fin último, por encima de criterios economicistas.

Consciente de las profundas limitaciones de una nación pequeña, subdesarrollada y dependiente, cuyo sentido de libertad incomodaría a la poderosa potencia vecina, desde muy temprano Fidel apostó por alcanzar la soberanía tecnológica y científica; y con la activa participación del pueblo, llenó a la Isla de escuelas, instituciones de salud y centros científicos.

En esa obra social sin precedentes descansa hoy la principal fortaleza del país frente a las adversidades de todo tipo, particularmente las que se derivan del obstinado, injusto y genocida bloqueo económico, financiero y comercial del Gobierno de los Estados Unidos, que es el principal obstáculo para el desarrollo de nuestro país.

“El hombre nuevo”, que fue el ideal humano de la generación histórica, definido por el Che en su indispensable ensayo El socialismo y el hombre en Cuba, hoy vive y trabaja en la Isla bajo las mayores presiones y las más agudas carencias.

Los he visto trabajando durante días, sin descanso, entregados en cuerpo y alma a la búsqueda científica de cura o en la atención a los enfermos de una pandemia terrible que mantiene en vilo al planeta entre la esperanza de las vacunas y la incertidumbre de cada cepa.

Ellos son el fruto de un sistema político distinto y de un pensamiento humanista emancipador y de vanguardia, todavía en minoría en el mundo, que coloca al ser humano por encima de las ganancias. Ese es el pensamiento de Fidel.

Retomando la idea de la fortaleza que nos aporta esa base educacional que tributa a una sólida comunidad científica y de profesionales de la Salud creada por la Revolución, puedo decirles que en ella se sustenta el enfrentamiento a la covid-19 que hemos sostenido hasta ahora con productos biofarmacéuticos, equipos médicos, protocolos de medicamentos, innovaciones y, sobre todo, el compromiso, la integración y el ejemplo de nuestros científicos y personal de la Salud.

Gracias a esos resultados hemos podido evitar que los contagios y la letalidad de la pandemia escalen a las cifras de las Américas y el mundo, aún por encima de los indicadores cubanos.

En estos momentos y a un costo incalculable, tanto en recursos materiales como humanos, estamos enfrentando el más intenso pico pandémico, con un crecimiento exponencial en contagios y lamentables pérdidas de vidas humanas, algo a lo que jamás podremos acostumbrarnos.

Compañeras y compañeros:

Hace poco más de un año, cuando ya la pandemia era un hecho y las transnacionales comenzaban a moverse en la producción de vacunas contra el virus de la covid-19, pedimos a nuestros investigadores –algunos de ellos aquí presentes– con más experiencia en el tema, buscar una solución soberana para nuestro pueblo.

Bajo la presión del mercado internacional y del acoso a Cuba, teníamos muy claro que, o creábamos nuestras propias vacunas o no tendríamos

protección garantizada, como ha pasado a varias naciones del Tercer Mundo.

Sin chovinismos ni petulancias, que están muy lejos de nuestra práctica política, nos acompañaba la más profunda convicción de que nuestros científicos podrían.  ¡Y pudieron!

Cuando las autoridades competentes confirmaron que habíamos conseguido la primera vacuna de América Latina y el Caribe contra la covid-19, Abdala, junto a otros cuatro candidatos vacunales en desarrollo con grandes perspectivas, todos pensamos en Fidel, en su visión de futuro y su fe en el hombre, que le hicieron impulsar proyectos de investigación, producción y desarrollo de las ciencias, en los momentos en que naciones poderosas arriaban las banderas del socialismo y el internacionalismo.

Pensamos en él, que avizoró muy tempranamente que frente a pandemias y otros azotes naturales seríamos los países pobres los más afectados y transformó en hechos y certezas la palabra solidaridad, la más hermosa y necesaria bandera de la Revolución. Así hemos afirmado el principio de compartir lo que tenemos y no lo que nos sobra, algo absolutamente desconocido por gobiernos regidos por el egoísmo y la avaricia que imponen las reglas neoliberales.

Cuesta mucho hablar de avances y conquistas en medio del contexto más adverso, pero no podemos esconder el éxito que ha coronado tanto esfuerzo de los mejores hijos de la Patria.

Estamos demostrando estar en capacidad de producir nuestras propias vacunas y llegar con ellas a toda la población en el menor tiempo posible, sin que nos hayan levantado ni una pulgada del bloqueo. Todo lo contrario, este se ha arreciado.

Qué hubiera significado la

covid-19 para Cuba sin esas fortalezas, nacidas del pensamiento de Fidel y sostenidas bajo las mayores presiones externas.

No solo estamos enfrascados en combatir la presencia de la famosa cepa Delta, sino también esa otra cepa maligna, sin cura visible, que es el bloqueo, con 243 medidas adicionales implementadas por la administración Trump y que la administración Biden mantiene, en contradicción con los discursos de campaña del actual mandatario y sus cínicas demandas de respeto a los derechos humanos y a las libertades políticas para el mismo pueblo cubano al que insiste en asfixiar a golpe de sanciones económicas.

Esa es, sin dudas, la naturaleza del imperio yanqui, que nació robándose la libertad de otras naciones. Viendo lo que hacen hoy contra nosotros, se comprende

mejor aquel mensaje de José Martí en su carta inconclusa a su amigo mexicano Manuel Mercado, donde declara la consagración de todos sus esfuerzos “para impedir a tiempo, con la independencia de Cuba, que se extiendan por las Antillas los Estados Unidos y caigan, con esa fuerza más, sobre nuestras tierras de América”.

Y se entiende mejor aún el mensaje de Fidel a Celia, que observábamos hoy en una exposición fotográfica que en su conmemoración inauguramos en horas tempranas de la mañana, que Celia guardó con suma discreción en un pequeño papel que la historia convirtió en documento valiosísimo, por cuanto el líder de la Revolución declara en él que su guerra definitiva, después de la victoria contra la dictadura batistiana, sería contra el imperio que abastecía de armas al ejército que masacraba al pueblo.

Hermanas y hermanos:

Aunque los enemigos de la Revolución Cubana se empeñen en desacreditar la extraordinaria obra humanista y solidaria de nuestro pueblo para con otras naciones del continente y del mundo, hoy es preciso concretar un acto de reconocimiento a los trabajadores de la Salud, cuya consagración a salvar vidas les ha ganado el respeto y la consideración de millones de personas en todo el mundo.

En otra clara expresión de continuidad, en este caso de la vocación internacionalista del pueblo de Cuba, el Contingente Internacional para situaciones de Desastres y Graves Epidemias Henry Reeve, creado por Fidel para ayudar al pueblo norteamericano cuando fue azotado por el huracán Katrina, en un gesto, por cierto, negado a priori por las autoridades estadounidenses de entonces, ha cumplido honrosas misiones solidarias en numerosos países del mundo golpeados por huracanes, terremotos, el ébola, deslaves, intensas lluvias, sin importar gobiernos o ideologías.

Nos enorgullece mucho este ejército, único en el mundo por sus orígenes, que se propuso salvar vidas y no lanzar bombas, como dijo Fidel.

Estimadas amigas y amigos:

De Fidel aprendimos a perseguir los sueños que por difíciles que parezcan son alcanzables si confiamos en el pueblo, lo involucramos y nos armamos de compromiso, perseverancia y dedicación, cambiando permanentemente todo lo que deba ser cambiado, en función de la sagrada justicia social, la independencia, la soberanía, el antimperialismo y la integración.

Por justa, por noble y por ser la más valiosa herencia de una historia de más de 100 años de lucha, nuestra causa nos inspira y compromete profundamente como leales continuadores de la Generación del Centenario.

En el aniversario 95 del natalicio del Comandante en Jefe, Fidel Castro Ruz, vemos su inmenso legado en la vanguardia desafiándonos. Pero apreciamos también la enseñanza permanente que más de una vez nos ha recordado el General de Ejército Raúl Castro, su hermano de sangre y de ideas, y cito: “…el hombre es capaz de sobreponerse a las más duras condiciones si no desfallece su voluntad de vencer, hace una evaluación correcta de cada situación y no renuncia a sus justos y nobles principios.”

Bajo esa convicción seguimos impulsando el desarrollo económico y social del país, apostando a la ciencia, a la tecnología y a la innovación, como se aprobó en el Octavo Congreso del Partido Comunista de Cuba. 

Pero nuestro enemigo histórico se empeña en interrumpir esos esfuerzos; a su política injusta, cruel y genocida de bloqueo, el Gobierno estadounidense incorpora hoy una feroz campaña de desestabilización, diseñada y financiada desde ese país, cuyas autoridades aprovechan de manera deliberada, brutal y oportunista el impacto de la pandemia y las enormes dificultades que ello genera.

Incitando abiertamente a la violencia y el desorden social, desde plataformas digitales que presumen de rechazar tales contenidos y hacen de la vista gorda con las incitaciones a delinquir e incluso asesinar en Cuba, los laboratorios de iv Generación construyen una realidad paralela desde la cual intentan mostrar un clima de ingobernabilidad y promover la intervención, bajo falsa bandera humanitaria, como antes lo hicieron en Yugoslavia, Iraq y Libia.

Medios de comunicación tradicionales, abiertamente orientados contra Cuba, y plataformas globales dispuestas a emplear la hegemonía que ostentan en los flujos de información, potencian la generación de noticias falsas, tergiversan y manipulan los hechos, apuntan a denigrar a las autoridades del país y promueven acciones vandálicas como si fueran actos pacíficos de desobediencia civil.

El objetivo es quebrar la voluntad, fracturar a las instituciones y socavar la unidad nacional. A ese fin se consagran millonarios recursos y programas de manual.

Seguramente es en este grupo de compañeros y amigos donde menos necesitaría explicar los modos en que se actúa. Lugo, Zelaya, Lula, Maduro, Daniel, Evo han pasado por similares experiencias y aún las padecen. Atilio, Ramonet y Frei Betto las han estudiado desde sus orígenes y las han expuesto a la luz pública con seria y abundante evidencia.

Ustedes sufren en carne propia los zarpazos del podrido manual de acciones que producen los laboratorios de la Guerra No Convencional para derrocar gobiernos legítimos, los mismos que rigurosamente se han ejecutado con anterioridad en varios países del Medio Oriente, Europa y también en América Latina y el Caribe.

Poderosas plataformas tan populares como Twitter y Facebook  han permitido y hasta respaldado, sin un ápice de ética, las acciones de odio contra Cuba. Semanas después de los desórdenes del 11 de julio se mantiene el bombardeo de imágenes cargadas de violencia, protestas, vandalismo, amenazas y acoso, como si fueran en tiempo real.

Las cubanas y los cubanos, en estas horas de prueba, se enfrentan al doble desafío del pico pandémico y del pico del bloqueo. La resistencia creativa, lo que seamos capaces de avanzar a partir de nuestros propios esfuerzos  y la dignidad son nuestros escudos.

No vamos a renunciar a nuestros derechos al desarrollo, al progreso, al conocimiento. No vamos a renunciar a Internet que, como dijo sabiamente Fidel, parece inventada para nosotros, los pobres de la Tierra, pues pone infinidad de conocimientos al alcance de un click.

Tampoco vamos a dejar que nos roben las esencias de conceptos como democracia, libertad, derechos humanos, conquistas de los revolucionarios de todas las latitudes y de todas las épocas, de quienes nos consideramos genuinos herederos.

Con las más valiosas enseñanzas de Fidel y una inspiradora juventud que cuestiona, empuja y defiende nuestra plaza sitiada, estamos convencidos de que es posible derrotar esta nueva ofensiva imperialista.

No habrá pandemias, ni bloqueos, ni presiones imperiales que cambien nuestra marcha hacia un socialismo soberano e independiente, próspero y sostenible.

Queremos aprovechar la ocasión para agradecer profundamente las acciones de respaldo y solidaridad a Cuba recibidas de gobiernos, personalidades, organizaciones políticas, movimientos de solidaridad, sociales y populares en el mundo y especialmente en nuestra región.

La posición digna y soberana de la mayoría de las naciones latinoamericanas y caribeñas hizo fracasar los intentos de los Estados Unidos de acusar a Cuba, utilizando para ello su desprestigiado “ministerio de colonias” que representa la OEA.

Cuba se solidariza con los pueblos y gobiernos progresistas y de izquierda de la región, que se esfuerzan por llevar adelante el mejoramiento de las condiciones de vida de sus pueblos, en especial en el enfrentamiento a la pandemia y a las secuelas del neoliberalismo salvaje.

Agradezco al Foro de Sao Paulo, que se nutre del legado antimperialista y de unidad de los próceres y líderes de Nuestra América, su decidido apoyo y compromiso en la organización de este homenaje al invicto Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz. Seguiremos junto al Foro contribuyendo a la unidad e integración de América Latina y del Caribe, sueño pendiente de nuestros próceres y garantía definitiva de la prosperidad por conquistar.

Ante la difícil y compleja batalla que libramos todos los días, y que nada indica será más fácil en lo adelante, permítanme concluir rememorando un aleccionador pensamiento de Fidel cuando expresó: “¡Fue la unión la que nos hizo triunfar, fue la unión la que nos dio capacidad de vencer, fue la unión la que nos dio fuerzas para resistir exitosamente al más poderoso imperio que haya existido jamás! ¡Y aquí está la Revolución, y aquí seguirá estando la Revolución!”

Fidel es presente y futuro, como lo es la Revolución a la que su pueblo da continuidad.

Gracias, Fidel, tu magnífico legado nos guía.

¡Unidos venceremos!

¡Hasta la Victoria Siempre! (Aplausos.)

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One thought on “Intervento Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez”

  1. Lloro si pienso que mi minúsculo municipio en Italia está financiando Dios sabe qué a Cuba porque ese municipio (Gualdo Tadino) está enviando medio millón de dólares a Cuba, con el proyecto “hub particular”, significarán para Cuba: bueno o mal dinero con la causa de la democracia en cuba. lloro si creo que nadie (aparte de mí) en Italia se atreve a dejar este comentario y hacer preguntas, a favor del pueblo cubano. lloro, si creo que el Los italianos ahora están totalmente dominados por el sindicato Soy un joven italiano, tengo 22 años, estudio en la universidad pero el presidente Díaz-Canel sabe que si hay un lugar al que iré como graduado, en el futuro será será Cuba. Soy un italiano que vive en Italia, pero un cubano antiimperialista por dentro. Porque lleva años soñando con ello. Por el momento, por lo que vale, en Italia tienes un joven que siempre te apoyará y te suplicará que no te rindas, por favor presidente Díaz-Canel que no te rindas. Italia desde hace años ha renunciado a tener al pueblo cubano , viva Cuba, viva el presidente Díaz-Canel, abajo Whashington y ese sanguinario criminal de guerra de Joe Biden

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