Lettura del discorso di Maduro al summit del CELAC

Il Presidente Nicolás Maduro arrivava in Messico pronunciando un discorso in plenaria, in corrispondenza del VI vertice dei capi di Stato e di governo della Comunità degli Stati dell’America latina e dei Caraibi (Celac) convocato dal presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, proprio al termine della presidenza del suo paese di questa istanza multilaterale.

L’arrivo del Presidente Maduro nella notte del 17 settembre fu ricevuto dal Ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard, tra la sorpresa anche dell’opinione pubblica. In Messico, il Presidente Maduro intraprese un viaggio attraverso una serie di proposte in quello che è considerato coerente rilancio della CELAC.

La rappresentanza venezuelana impone traguardi

La partecipazione del Presidente Maduro al Vertice è un evento politico indiscusso. Nel 2018, in un “processo espresso” tenutosi presso la sede del Congresso colombiano, con la partecipazione dell’ex-procuratore e latitante Luisa Ortega Díaz, fu fabbricato un falso fascicolo contro il Presidente Maduro che portava a un appello al suo sequestro internazionale. Tale evento chiaramente spurio fu sostenuto all’epoca dal segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (OSA), Luis Almagro, che chiese il sequestro del presidente. Nell’aprile 2020, il governo degli Stati Uniti di Donald Trump criminalizzò il presidente venezuelano imponendogli una taglia e un mandato di cattura, attraverso gli sforzi guidati dal procuratore generale di quel Paese, William Barr, sulla base di false accuse di traffico di droga e terrorismo. Tale quadro di singolari minacce proponeva una “massima pressione” contro il governo legittimo, favorendo l’isolamento del Venezuela e la perdita della presenza internazionale, il tutto costruito all’unisono coll’ascesa del governo parallelo e la rottura dei rapporti di certi Paesi coll’esecutivo a Caracas. Ora, come forza degli eventi, il presidente venezuelano assiste personalmente in un Paese del continente che non appartiene ad ALBA-Petrocaribe, le uniche località limitrofe che aveva visitato negli ultimi anni. In un altro senso, la presenza del presidente al vertice smantella le previsioni degli anni 2019 e 2020, in cui era prevista la “caduta imminente” del suo governo, a cui, secondo il presidente colombiano Iván Duque, “rano rimaste solo poche ore”. È evidente che la presenza di Maduro in Messico è categorica perché illustra chiaramente il fragoroso fallimento di tutte le previsioni fatte sulla sua caduta. Tanto quanto le misure di “massima pressione” contro il chavismo fallirono pure. Al contrario, quest’anno il Venezuela si è evoluto esibendo caratteristiche di ripresa nell’agenda internazionale. Ad aprile, il governo legittimo del Venezuela partecipava al vertice ibero-americano organizzato ad Andorra, dove il portavoce incaricato era la vicepresidentessa Delcy Rodríguez. La presenza del presidente venezuelano in Messico rientra negli eventi che hanno dato per scontata l’inesistenza e il fallimento della strategia del governo parallelo costruito in Venezuela.

Discorso e proposta di Maduro

Prima dell’intervento del Presidente Maduro nella plenaria della CELAC, i presidenti Mario Abdo Benítez del Paraguay e Luis Lacalle Pou dell’Uruguay indicavano la presenza del presidente venezuelano. “La mia presenza a questo vertice, in alcnn senso o circostanza, rappresenta il riconoscimento del governo del Signor Nicolás Maduro. Non c’è alcun cambiamento nella posizione del mio governo e penso che sia da signori dirlo a testa alta”, aveva detto Abdo Benítez. Successivamente, il presidente uruguaiano ha incluso nel suo discorso la crisi in Venezuela. “Condividiamo l’autodeterminazione e il non intervento, ma uno degli elementi che CELAC promuove è la democrazia e la democrazia è il miglior sistema in cui gli individui siano liberi. Ed è per questo che partecipare a questo forum non significa essere compiacenti”, disse Lacalle Pou, dove poi indicò i governi di Cuba, Nicaragua e Venezuela. Col diritto di parola, il Presidente Maduro sfidò i capi di Uruguay e Paraguay a un dibattito televisivo aperto, nei loro Paesi o in Venezuela, sulla democrazia. “Il Venezuela ha abbastanza morale per parlare di democrazia, noi crediamo nel dialogo di varie persone”, notava. E poi invitava a partecipare alle elezioni in Venezuela di novembre “per vedere come il dittatore Maduro organizza le elezioni”, concluse ironicamente. Sebbene la controversia si sia svolta al culmine del suo discorso, il presidente venezuelano illuminò gli antecedenti nella formazione della CELAC, in cui partecipò personalmente come cancelliere del Presidente Hugo Chávez. Maduro indicava che tale entità fu costruita nel pieno riconoscimento delle differenze politiche tra i leader della regione, nel 2010 e nel 2012, quando la CELAC fu definitivamente insediata a Caracas, col Presidente Chávez come ospite. Chiese il rispetto dei governi di ciascun Paese, l’adesione al diritto internazionale e relazioni costruttive. Il presidente del Venezuela ribadiva la richiesta che la proposta di un Segretariato Esecutivo del blocco sia valutata con equilibrio e rafforzi così la nuova istituzione a favore dell’integrazione, dell’unione e della promozione della democrazia tra i popoli. Come aveva già indicato all’arrivo nel Paese ospitante, il Presidente propose che il Segretariato Generale abbia sede in Messico. “Riprendiamo il Consiglio dei ministri sociali, il Consiglio dei ministri dell’economia e che i ministri degli Esteri mantengano il corso, il ritmo, del Consiglio dei ministri in politica”, suggeriva il Capo dello Stato chiedendo di accelerare questi processi.
La proposta del presidente di conferire un organo esecutivo alla CELAC si aveva dopo aver deplorato che la comunità sia diminuita negli anni precedenti per l’azione discrezionale dei vari governi della regione. Maduro, infatti, deplorò il ritiro del Brasile e chiese “la cessazione dell’ideologizzazione delle relazioni internazionali”. In un’altra parte dell’intervento, Maduro evidenziava il contenuto dei documenti portati al dibattito nell’incontro di vertice che, precisava, raccolgono buona parte delle preoccupazioni dei Paesi della regione. A questo proposito, il governante notava la necessità di convertire le proposte in azioni, in politiche pubbliche comuni delle nazioni dell’America Latina e dei Caraibi. Il significato speciale della proposta del Venezuela di accelerare i passi per dare alla CELAC carattere esecutivo risiede nel riprendere lo spirito dei passi compiuti negli anni precedenti. L’affermava il Presidente Nicolás Maduro. Tale affermazione è in chiara consonanza coll’iniziativa del Venezuela, nelle parole dello stesso presidente Hugo Chávez, prima e dopo la fondazione della CELAC, di consolidare un’entità multilaterale tra i Paesi del continente senza l’interferenza del governo degli Stati Uniti e immischiarsi coll’OAS.

Maduro in Messico e il nuovo quadro regionale

È importante notare che, all’inizio, la CELAC compì passi per costruire un nuovo tipo di quadro istituzionale regionale, che avrebbe di fatto smantellato l’OSA. Questa proposta fu recentemente rilanciata dal governo messicano di Andrés Manuel López Obrador, che sollecitava questi sforzi nell’esercizio della presidenza pro-tempore dell’organismo. Il governo messicano sosteneva l’organismo interamericano, sottolineandone il ritardo con i tempi politici attuali. “La proposta è, né più né meno, che costruire qualcosa di simile all’Unione Europea, ma aggregato alle nostre storia, realtà e identità. In questo spirito, dovrebbe essere regolata la sostituzione dell’OSA con un organismo veramente autonomo fuori. Nessuno è lacchè, ma piuttosto mediatore su richiesta e accettazione delle parti in conflitto su diritti umani e democrazia”, affermava il presidente messicano. Si prevede che la Dichiarazione del Messico, risultato del VI Vertice dei Capi di Stato e di Governo della CELAC, porterà ad accordi pratici per far avanzare la tabella di marcia della nuova istituzionalità regionale. “È il vecchio dibattito tra monroismo e bolivarianesimo, tra America Latina e Caraibi. La nostra America e l’altra America, l’America imperiale”, aveva detto il Presidente Maduro all’arrivo in Messico, e sembra che il nuovo quadro regionale incoraggi il cambiamento della situazione. Al crocevia dell’attuale momento latinoamericano, il Venezuela costituisce un angolo particolare.
Dopo anni in cui l’agenda per smantellare il chavismo ha diviso i paesi nel riconoscere o meno il presidente Maduro e Juan Guaidó, la destra regionale attraversa un chiaro momento negativo, dove l’indebolimento dell’OSA concorre anche una volta svelate le caratteristiche del suo esaurimento istituzionale. In altre parole, si apre uno spazio di condizioni ideali dove la posizione venezuelana assume una nuova dimensione internazionale, dopo anni di resilienza e sostegno ad ALBA-Petrocaribe, principale baluardo internazionale del chavismoo regionale e che continua ad essere lo strumento integrazionista più attivo e dinamico dell’emisfero occidentale. I tempi della rinascita della sinistra e dell’indebolimento dell’OSA pongono il Venezuela e il Presidente Maduro in particolare come fattori inevitabili. E questo ne spiega la presenza personale in Messico.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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