Manuel Hevia Frasquieri www.cubadebate.cu
Non smetterò mai di scrivere di questo orrendo evento che ancora ci riempie di tristezza e indignazione, né di denunciare la CIA come una delle sue principali cause.
In mezzo al profondo silenzio di un milione di cubani riuniti nella storica Plaza de la Revolución all’Avana, il 15 ottobre 1976, il Comandante in Capo Fidel Castro faceva le onoranze funebri delle 73 vittime del crimine delle Barbados, il 6 ottobre di quell’anno. In quel giorno di lutto, Fidel fece conoscere al mondo il testo di un messaggio segreto della CIA indirizzato ad un suo mercenario a Cuba, tre giorni dopo l’attentato, in cui chiedeva: “Qual è la reazione ufficiale e privata sugli attentati con bombe contro uffici cubani all’estero? Cosa faranno per evitarli e prevenirli? Chi si sospetta essere il responsabile?”
Lo stesso Fidel si chiedeva di fronte a simili domande della CIA: “Perché la CIA voleva sapere quali misure sarebbero state prese per evitare e prevenire atti terroristici? All’inizio abbiamo dubitato che la CIA avesse organizzato direttamente il sabotaggio o l’avesse elaborato, accuratamente, attraverso le sue organizzazioni di copertura composte da controrivoluzionari cubani; ora siamo fortemente propensi alla prima tesi. La CIA ha avuto una partecipazione diretta alla distruzione dell’aereo della Cubana alle Barbados”.
Fidel non si sbagliava. Il crimine si inseriva con assoluta precisione nella successione di eventi che venivano producendosi in quel tragico anno pieno di aggressioni e attentati terroristici contro Cuba all’estero, da parte di mercenari ingaggiati che agivano su mandato della CIA.
Anni dopo, a seguito del lavoro di ricerca storica, abbiamo appreso che nel giugno 1976 le principali organizzazioni terroristiche anticubane, operanti dagli USA, erano state convocate nella città di Bonao, Repubblica Dominicana, per estendere il terrorismo internazionale contro Cuba. Un nuovo gruppo chiamato Coordinamento delle Organizzazioni Rivoluzionarie Unite (CORU) integrò i tradizionali gruppi fascisti, alcuni guidati dalla stessa CIA, tra cui Azione Cubana, Brigata 2506, Fronte di Liberazione Cubano, Alpha 66, Abdala e Movimento Nazionalista Cubano. Al timone fu designato il terrorista Orlando Bosch Ávila. Il CORU sarebbe la testa visibile. Ci sono prove della presenza del terrorista Luis Posada Carriles a Santo Domingo, in quel momento, strettamente legato agli atti più violenti.
I particolari di questo incontro erano conosciuti, in dettaglio, dall’FBI e dalla CIA i cui agenti, sotto copertura, erano presenti. Lì appresero, mesi prima del crimine delle Barbados, delle intenzioni di questi gruppi terroristici di far esplodere un aereo cubano in volo.
Diversi autori concordano che quell’incontro fosse una manovra della CIA per allontanare dal territorio USA le azioni di quei gruppi più aggressivi che avevano creato grave instabilità per gli atti terroristici e attentati personali che avevano provocato anche la morte di cittadini USA e ingenti perdite materiali a quel paese.
Un ufficiale veterano della Divisione antiterrorismo della polizia di Miami dichiarò anni dopo “… i cubani realizzarono l’unione del CORU su richiesta della CIA… gli USA appoggiarono l’incontro per averli tutti, di nuovo, nella stessa direzione, sotto il controllo USA. Il segnale di base fu avanti e fate quello che volete, fuori dal territorio nordamericano … “
Una visione più dettagliata di quella ferocia è fornita da un’indagine storica condotta dal nostro Centro di Ricerche Storiche della Sicurezza dello Stato. Nel gennaio 1975 un’esplosione aveva causato quattro morti e due feriti a Porto Rico. A febbraio, una bomba fu disinnescata negli uffici della compagnia aerea colombiana in quest’ultimo paese. A marzo, due ordigni esplosero in un ufficio del turismo a Panama che vendeva biglietti per Cuba e presso il consolato del Costa Rica nella città di Los Angeles, in California. A maggio e luglio due bombe esplosero nelle ambasciate del Venezuela e Costa Rica, nella città di Washington.
A luglio, una nave portoricana fu sabotata a San Juan, Porto Rico. A ottobre altre due bombe esplosero a Miami, mentre il 29 dicembre un altro ordigno esplose nella sala bagagli della linea aerea dominicana all’aeroporto La Guardia, a New York, provocando 13 morti e 75 feriti, fatto terroristico senza precedenti negli ultimi anni in quel paese.
Dopo l’incontro di Bonao, l’FBI e la CIA appreso per bocca dei loro agenti i commenti di Orlando Bosch in un incontro tenuto con altri terroristi cubani in cui espresse la sua disposizione a fare “qualcosa in più” contro Cuba quando concludessero con Orlando Letelier, ex ministro dell’Unità Popolare Cilena, assassinato nel bel mezzo della strada, il 26 settembre 1976, nella città di Washington, per mano di terroristi cubani e agenti della DINA cilena del dittatore Augusto Pinochet.
Secondo documenti declassificati, il terrorista e agente della CIA Luis Posada Carriles commentò, in un’altra occasione, che “avrebbero abbattuto un aereo cubano e che Bosch aveva i dettagli”. Questa conversazione ebbe luogo a pochi giorni dall’orrendo crimine senza che la CIA o l’FBI applicassero alcuna misura per dare seguito a questi piani e impedire un evento così mostruoso.
Quasi quarant’anni dopo, nel giugno 2015, sarebbero emerse nuove prove della complicità della CIA in questi eventi. Il Dipartimento di Stato USA aveva declassificato documenti, datati ottobre e novembre 1976, in cui l’allora segretario Henry Kissinger esprimeva la sua preoccupazione per i legami della CIA con gruppi terroristici di origine cubana, e in particolare con alcuni di quelli coinvolti nell’abbattimento dell’aereo della Cubana de Aviación; ma secondo questi rapporti l’agenzia negò ogni coinvolgimento.
Un nuovo memorandum di intelligence declassificato del Dipartimento di Stato USA, del 19 ottobre 1976 (solo tredici giorni dopo il crimine), richiedeva nuove risposte e commenti da parte della CIA sull’evento. La prima di quelle domande metteva il dito nella piaga perché rifletteva chiaramente la preoccupazione di Henry Kissinger: la CIA ha avuto rapporti con l’agenzia investigativa di Posada o con qualche affare che egli avrebbe potuto avere?
Nuove prove sarebbero venute alla luce quando, il 16 settembre 2015, la CIA declassificò 2500 documenti (circa 19000 pagine) sui rapporti quotidiani che regolarmente offriva ai suoi presidenti in carica, fino al 1977, noti come “The President’s Daily Brief”.
Un’attenta ricerca del rapporto quotidiano, corrispondente al 7 ottobre 1976, quando erano trascorse meno di 24 ore dal crimine, la CIA informava “che era probabile che Cuba incolpasse i militanti cubani esuli e forse gli USA per l’incidente di ieri dell’aereo cubano”.
La CIA riconosceva in quel rapporto, tra le cancellazioni di alcuni paragrafi come è usuale in questi documenti, che “terroristi dall’esilio cubano” fossero coinvolti in diversi attentati contro installazioni cubane all’estero, negli ultimi mesi, inclusi tentativi falliti di far esplodere un aereo in volo.
Il giorno dopo, nel rapporto informativo segreto dell’8 ottobre, la CIA dava continuità alle informazioni fornite al suo presidente, aggiungendo che dal giugno 1976 “organizzazioni dell’esilio erano state responsabili degli attacchi contro funzionari cubani, installazioni e organizzazioni “pro Castro” in Barbados, Colombia, Costa Rica, Giamaica, Trinidad Tobago e Panama e Messico”.
Ma quelle opinioni date dalla CIA al presidente Ford erano ciniche e bugiarde poiché nascondevano la verità su quanto stava accadendo in quel periodo. La CIA era responsabile di questa offensiva criminale scatenata nel continente non solo contro le organizzazioni filo-Castro, come la chiamavano con disprezzo, ma anche contro ambasciate cubane e loro diplomatici, nonché contro società della Cubana de Aviación realizzate dal loro stesso dispositivo terroristico paramilitare che operava dal Venezuela.
Quel meccanismo terroristico segreto operava dalla città di Caracas e da una filiale a Valencia, nello stato di Carabobo ed era composto da mercenari cubani e venezuelani, molti dei quali ex membri della polizia segreta di quel paese, sotto la direzione di uno dei i principali agenti della CIA nella regione sudamericana, Luis Posada Carriles.
Quell’agenzia di investigatori privati chiamata “Investigaciones Comerciales e Industriales, Compañía Anónima” (ICICA), era la copertura di un pericoloso centro sovversivo contro Cuba per la regione caraibica e sudamericana, senza dubbio una potente “task force”, al servizio della CIA, a cui faremo riferimento in seguito.
Nei primi giorni di ottobre 1976, da quel luogo sarebbe uscito il comando paramilitare, composto dagli assassini Freddy Lugo e Hernán Ricardo dipendenti di quell’agenzia, e gli esplosivi al plastico C-4, ad alto potere detonante, che fecero esplodere, in volo, l’aereo cubano.
Non abbiamo prove che la CIA abbia riferito queste circostanze al suo presidente nei successivi rapporti quotidiani.
Quando Luis Posada Carriles fu trasferito dalla CIA, nel 1967, al suo nuovo lavoro di repressore in Venezuela, la controrivoluzione interna a Cuba era stata schiacciata.
La stazione della CIA a Miami JM-Wave iniziò a limitare le sue operazioni di guerra sporca contro il territorio cubano dopo lunghi anni di crimini e aggressioni. Furono smontati i radar di comunicazione o le mitragliatrici pesanti ed i cannoni senza rinculo da 57 mm da decine di imbarcazioni pirata, che furono rivendute all’asta ad altri proprietari. Lussuose ville, nelle isolette floridiane, usate dalla CIA e dai suoi mercenari come case segrete e punti di imbarco per imbarcazioni armate furono vendute.
Sebbene quella potente logistica bellica e la sua sede principale a Miami fossero smantellate, le azioni paramilitari contro pescherecci o altre installazioni costiere cubane sarebbero continuate ancora per qualche anno. Era in atto un cambio strategico nella politica del terrore contro Cuba, diretto soprattutto contro i suoi interessi nel mondo. I nuovi “bersagli” sarebbero state le nostre ambasciate, consolati e funzionari diplomatici e commerciali, rappresentanze delle compagnie aeree o marittime cubane o di qualsiasi paese che mantenesse qualche legame con Cuba.
La CIA non abbandonò mai i suoi brillanti alunni di Fort Benning che integrarono i suoi distaccamenti paramilitari in JM WAVE a Miami che, molti anni dopo, si sarebbe convertito in modello per gli attuali centri “antiterrorismo” della CIA nel mondo.
I suoi principali agenti di origine cubana furono inviati, in questa nuova fase, come “consiglieri” controinsurrezionali ai governi filo-yankee in America Latina, per reprimere ogni accenno di Rivoluzione. Félix Rodríguez Mendigutía, il vecchio amico di Luis Posada, era partito per la Bolivia per partecipare, come agente CIA, alle operazioni contro il guerrigliero eroico Ernesto Che Guevara. In seguito sarebbe stato inviato in Ecuador, Perù, Vietnam, Nicaragua ed El Salvador, in quest’ultimo luogo avrebbe partecipato, insieme a Posada, alla guerra sporca in Centroamerica agli ordini diretti della Casa Bianca.
Nel 1967 Posada Carriles fu “assegnato” a Caracas, Venezuela, come mercenario sotto copertura per la CIA, transitando per le sue agenzie di intelligence fino a ricoprire una posizione importante nella Direzione dei Servizi di Intelligence e Prevenzione (DISIP) del tempo. I suoi principali compiti erano in linea con la sua funzione criminale, come eliminare focos di “insorti” e sostenere il lavoro di spionaggio della CIA nell’ambiente diplomatico ostile agli USA e nelle alte sfere della politica locale.
Questa nomina di Posada non fu casuale, costituì una posizione di fiducia in un paese con grandi interessi economici e geopolitici per gli USA nell’area dei Caraibi e Sudamerica, molto vicino a Cuba per profondi legami storici.
Anni dopo, secondo gli studi di uno degli esperti del Centro di Ricerche Storiche della Sicurezza dello Stato, George Bush (padre) nella sua qualità di direttore della CIA, nel 1976, espresse, privatamente, all’allora capo della DINA cilena, il generale Juan Manuel Contreras Sepúlveda, durante un incontro a Washington, che la DISIP era stata ristrutturata con la partecipazione di agenti cubani al servizio dell’agenzia, suggerendogli che al suo ritorno in Cile passasse per Caracas e visitasse questo organo di polizia. Secondo Contreras, durante il suo viaggio in Venezuela incontrò agenti cubani in quel paese. Uno di loro era Luis Posada Carriles.
La “ristrutturazione” dei servizi repressivi venezuelani includeva significative risorse materiali e finanziarie volte a rafforzare quel dispositivo poliziesco. Posada Carriles faceva riferimento a questo tema, pur senza menzionare la CIA: “… La polizia era migliorata incredibilmente. Corsi all’estero, istruttori ben pagati, oltre all’acquisizione di costose ma efficientissime apparecchiature per intercettare i telefoni, per “sonorizzare” stanze con trasmettitori nascosti, l’acquisizione di auto per pattugliare, moto e, soprattutto, risorse economiche sufficienti per stabilire reti di collaboratori in hotel, ristoranti, mezzi a noleggio, ecc, supportavano le nostre operazioni, collocando un certo “cliente” in una camera d’albergo precedentemente “sonorizzata” o indirizzandolo verso un tavolo “lavorato” nel ristorante. Il più costoso, ma anche il più fruttuoso dei dipartimenti, era quello di “controllo e manipolazione di fonti vive” o informatori. Le aree di interesse del Corpo erano i gruppi sovversivi di sinistra, i militari con tendenza golpista, gruppi politici e finanziari, determinate personalità e qualsiasi settore della popolazione che fosse interessante per il governo, erano penetrati e infiltrati dai nostri agenti…” [2]
Posada Carriles non abbandonò le sue azioni terroristiche contro Cuba, in quegli anni, bensì le intensificò a partire dal mantello ufficiale offertogli dal suo nuovo incarico nella DISIP in cui fu nominato Commissario, il 4 ottobre 1971. Questa nomina gli diede maggiori possibilità di continuare altre azioni di interesse per la CIA che portava avanti da anni addietro.
Nel 1974, a causa di disaccordi con il nuovo governo venezuelano di Carlos Andrés Pérez, Posada Carriles fu costretto a dimettersi, creando una difficile situazione operativa per la CIA. Ma da un giorno all’altro sorsero nuovi fondi monetari e, a Caracas, viene creata un’agenzia di investigazioni private denominata “Investigaciones Comerciales e Industriales, Compañía Anónima” (ICICA), diretta dallo stesso Posada Carriles
La sua incorporazione, tra il 1974 e il 1976, come capo di quell’agenzia privata offrì un’eccellente copertura per dirigere l’attività terroristica contro Cuba nell’area dei Caraibi e del Sud America. Questa agenzia svolse la sua attività dai primi mesi del 1974 sino all’ottobre 1976, considerati gli anni di maggiore violenza terroristica contro Cuba all’estero, in cui saranno collocate più di 40 bombe nelle strutture e interessi cubani in 14 paesi della regione che mantenevano relazioni con Cuba.
La ICICA era inizialmente situata nell’ufficio numero 78 del centro professionale Majestic, in viale Libertador a Caracas. Ma nel 1976 si trasferirono in un luogo più ampio e di discreta ubicazione nell’urbanizzazione di Las Palmas, viale Valencia, Quinta María Nina, in quella stessa città. Questo dispositivo poté contare, subito dopo, su una filiale nella città di Valencia, stato di Carabobo, vicino a Puerto Cabello, che, essendo lontana dalla capitale, facilitava le loro incursioni terroristiche verso altre regioni all’estero.
Documenti declassificati dell’epoca dimostrano che gran parte degli equipaggiamenti in armi ed esplosivi in possesso della nuova “agenzia” erano stati sottratti alla DISIP. Altri mezzi tecnici di spionaggio erano stati, presumibilmente, consegnati dalla CIA.
L’ICICA aveva una struttura paramilitare con ampie possibilità di lavoro di intelligence. Collaborava con le autorità nelle operazioni di persecuzione e tortura contro gruppi di sinistra. Allo stesso tempo, partecipava attivamente, insieme a Orlando Bosch Ávila, ai compiti dell’Operazione Condor insieme alla DINA fascista e alcuni dei suoi membri realizzavano azioni segrete contro diplomatici cubani e ambasciate di paesi socialisti, organizzazioni rivoluzionarie o di solidarietà accreditate a Caracas.
Questo centro terroristico aveva 36 dipendenti fissi e molti altri che lavoravano su commissione. Tra questi c’erano ex agenti dei servizi speciali venezuelani o terroristi di origine cubana legati a Posada, con rapporti di lunga data con la CIA, abituati a compiti clandestini di monitoraggio e controllo tecnico di bersagli di interesse, tecniche di ascolto illegale o interrogatori e azioni violente con armi e l’applicazione di esplosivi plastici. Era noto pubblicamente che alcuni membri dell’ICICA, in particolare l’assassino Hernán Ricardo Lozano, mantenevano stretti rapporti con gli ufficiali della CIA all’interno dell’ambasciata yankee. Il secondo in comando e capo delle operazioni di questa “agenzia” era Diego Arguello Lastre, ex poliziotto della tirannia di Batista.
Questo livello di aggressività era possibile grazie al possesso di mezzi di intercettazione telefonica, trasmettitori radio miniaturizzati per applicazioni nascoste e piccoli microfoni da incastonare nei muri, (alcuni commerciali ed altri di origine sconosciuta, presumibilmente realizzati da un servizio di spionaggio professionale) apparecchiature di registrazione professionali, stetoscopi per l’ascolto attraverso le pareti, mezzi per serrature, fotografia professionale, apparecchiature portatili per il montaggio di punti mobili di registrazione di conversazioni e liquidi radioattivi per contrassegnare e tracciare obiettivi, tra gli altri mezzi, compreso una macchina della verità.
L’alto livello di questa attrezzatura permetteva dedurre che i bersagli del lavoro illegale di questa unità segreta erano personalità politiche o governative, funzionari diplomatici o uomini d’affari stranieri, dirigenti rivoluzionari di sinistra e uomini d’affari. Indubbiamente, molti di questi “obiettivi” erano di interesse per la CIA la cui stazione locale operava presso l’ambasciata USA a Caracas. Molti di questi dispositivi tecnici furono sequestrati dalle autorità venezuelane quando Luis Posada, Hernán Ricardo e Freddy Lugo furono arrestati a seguito dell’attentato alle Barbados.
Con il decisivo supporto operativo, in molti casi, di Posada Carriles dall’ICICA, si eseguirono atti di terrore nelle sedi cubane in Perù, Colombia, Guyana, Canada e Venezuela. Un gruppo guidato direttamente da Posada, insieme a Orlando Bosch, progettò sabotare il volo Cubana de Aviación 467 Panama-Havana, azione che non ebbe successo.
Il 9 luglio 1976, tre mesi prima del crimine, una bomba esplose nel bagaglio che stava per essere portato a Kingston, in Giamaica, su un aereo passeggeri cubano, la cui partenza era stata ritardata di 40 minuti per motivi operativi, il che evitò una terribile catastrofe. Il 10 luglio, un altro ordigno esplose negli uffici della British West Indian Airlines, nelle Barbados, presumibilmente collocato dagli assassini Hernán Ricardo e Freddy Lugo.
L’11 luglio 1976, un’altra bomba fu fatta esplodere negli uffici della Line Aerea Air Panama in Colombia e giorni dopo furono sparati colpi contro l’ambasciata cubana in quel paese. Si presume che un commando terroristico guidato da Posada Carriles, tra cui si trovava Hernán Ricardo, si sia recato in questo paese, in quei giorni, allo scopo di provocare un atto terroristico di rilevanza pubblicitaria.
Giorni dopo, il 23 luglio, il tecnico cubano della Flota Camaronera del Caribe, Artaigñan Díaz Díaz, fu assassinato a Mérida, nello Yucatán, durante un tentativo di rapimento di un funzionario consolare cubano da parte di gruppi terroristici. Il 9 agosto, Crescencio Galañena Hernández e Jesús Cejas Arias, funzionari dell’ambasciata cubana in Argentina, furono rapiti, torturati e assassinati da gruppi paramilitari della giunta militare argentina. Alcune informazioni collegano anche i terroristi cubani a questi eventi.
Giorni prima dell’atroce evento del 6 ottobre 1976, l’ambasciata USA a Caracas negò all’assassino Hernán Ricardo Lozano il visto per entrare in Porto Rico. È noto da fonti storiche che l’ambasciata USA a Port of Spain, Trinidad Tobago, apprese che Lozano si trovava in quel paese nel momento in cui il CORU rivendicava una bomba al consolato della Guyana, il 1 settembre 1976. La CIA temeva, allora, che la sua relazione di lunga data con Hernán Ricardo potesse arrecarle problemi.
Dopo l’arresto dei cospiratori da parte delle autorità venezuelane che li accusò per le loro responsabilità nel sabotaggio dell’aereo cubano, il governo USA manovrò affinché Posada e Bosch non fossero processati e propose che il primo fosse liberato e il secondo consegnato alle sue autorità.
Il governo USA fu l’autore intellettuale di quell’orrendo evento. I documenti declassificati mostrano che i suoi servizi di intelligence non erano estranei ai tentativi di far esplodere un aereo in volo. Erano complici dell’opera sovversiva dell’ICICA nella regione da cui provenivano gli autori materiali e gli esplosivi utilizzati nel sabotaggio alle Barbados.
La CIA e il suo governo agevolarono, poi, la fuga di Posada dalla sua prigione in Venezuela, offrendogli un’importante missione nella guerra sporca in America Centrale. Anni dopo, cocessero a Bosch asilo definitivo in territorio USA, come fecero, più tardi, con Luis Posada Carriles, per i suoi ampi servizi alla causa del terrorismo.
La culpabilidad de la CIA en el crimen del avión cubano en Barbados
Por: Manuel Hevia Frasquieri
Nunca dejaré de escribir sobre este horrendo suceso que nos invade aún de tristeza e indignación, ni de denunciar a la CIA como uno de sus principales causantes.
En medio de un profundo silencio de un millón de cubanos congregados en la histórica Plaza de la Revolución en la Habana el 15 de octubre de 1976, el Comandante en Jefe Fidel Castro despedía el duelo de las 73 víctimas del crimen de Barbados el 6 de octubre de ese año. En aquella jornada luctuosa Fidel daba a conocer al mundo el texto de un mensaje secreto de la CIA dirigido a uno de sus mercenarios en Cuba tres días después del atentado, en el que le preguntaba: “¿Cuál es la reacción oficial y particular sobre ataques de bombas contra oficinas cubanas en el extranjero? ¿Qué van a hacer para evitarlas y prevenirlas? ¿De quién se sospecha como responsables?”.
El propio Fidel se preguntaba ante tales interrogantes de la CIA: “¿Por qué deseaba la CIA conocer qué medidas se tomarían para evitar y prevenir los actos terroristas? Al principio teníamos dudas si la CIA había organizado directamente el sabotaje o lo elaboró cuidadosamente a través de sus organizaciones de cobertura integradas por contrarrevolucionarios cubanos; ahora nos inclinamos decididamente por la primera tesis. La CIA tuvo una participación directa en la destrucción del avión de Cubana en Barbados.”
Fidel no se equivocaba. El crimen encajaba con total precisión en la sucesión de acontecimientos que venían produciéndose en aquel año trágico cargado de agresiones y atentados terroristas contra Cuba en el extranjero por mercenarios a sueldo que actuaban por mandato de la CIA.
Años después, como resultado del trabajo de investigación histórica conocimos que en el mes de junio de 1976 las principales organizaciones terroristas anticubanas que operaban desde Estados Unidos fueron convocadas a la ciudad de Bonao, República Dominicana, para extender el terrorismo internacional contra Cuba. Una nueva agrupación denominada Coordinación de organizaciones Revolucionarias Unidas (CORU) integró a los tradicionales grupos fascistas, algunos dirigidos por la propia CIA, entre los que se encontraban Acción Cubana, Brigada 2506, Frente Liberación Cubano, Alpha 66, Abdala y Movimiento Nacionalista Cubano. Al frente fue designado el terrorista Orlando Bosch Ávila. El CORU sería la cabeza visible. Se posee evidencias de la presencia del terrorista Luis Posada Carriles en Santo Domingo en aquellos momentos, estrechamente vinculado a los actos más violentos.
Los pormenores de esta reunión fueron conocidos en detalle por el FBI y la CIA cuyos agentes encubiertos estuvieron presentes. Allí supieron meses antes del crimen de Barbados las intenciones de estos grupos terroristas de hacer estallar un avión cubano en pleno vuelo.
Varios autores coinciden que aquella reunión fue una maniobra de la CIA para sacar de territorio norteamericano el accionar de aquellos grupos más agresivos que habían creado una seria inestabilidad por los actos terroristas y atentados personales que habían provocado también la muerte de ciudadanos norteamericanos y pérdidas materiales cuantiosas a ese país.
Un veterano oficial de la División antiterrorista de la Policía de Miami declaró años más tarde “… los cubanos llevaron a cabo la unión del CORU a solicitud de la CIA…los Estados Unidos apoyaron la reunión para tenerlos a todos en la misma dirección nuevamente, bajo el control de los Estados Unidos. La señal básica fue adelante y hagan lo que deseen, fuera del territorio norteamericano…”
Una visión más pormenorizada de aquel salvajismo lo brinda una investigación histórica realizada por nuestro Centro de Investigaciones Históricas de la Seguridad del Estado. En enero de 1975 una explosión había causado cuatro muertos y dos heridos en Puerto Rico. En febrero una bomba fue desactivada en las oficinas de la línea aérea colombiana en este último país. En marzo, dos artefactos detonaron en una oficina de turismo en Panamá que vendía pasajes a Cuba y en el consulado de Costa Rica en la ciudad de Los Ángeles, California. En mayo y julio dos bombas estallaron en las embajadas de Venezuela y Costa Rica, en la ciudad de Washington.
En julio fue saboteado un buque puertorriqueño en San Juan, Puerto Rico. En octubre otras dos bombas estallaron en Miami, mientras el 29 de diciembre detonaron otro artefacto en el salón de equipajes de la línea aérea dominicana del aeropuerto La Guardia, en Nueva York, que causó 13 muertos y 75 heridos, hecho terrorista sin precedente en los últimos años en ese país.
Después de la reunión de Bonao, el FBI y la CIA conocieron por boca de sus agentes los comentarios de Orlando Bosch en un encuentro celebrado con otros terroristas cubanos en las que expresó su disposición de hacer “algo más” contra Cuba cuando terminaran con- Orlando Letelier, ex -ministro de la Unidad Popular Chilena, que fue asesinado en plena calle el 26 de septiembre de 1976 en la ciudad de Washington, a manos de terroristas cubanos y agentes de la DINA chilena del dictador Augusto Pinochet.
Según documentos desclasificados, el terrorista y agente de la CIA Luis Posada Carriles comentó en otra ocasión que “tumbarían un avión cubano y que “Bosch tenia los detalles”. Esta conversación se produjo a escasos días del horrendo crimen sin que la CIA o el FBI aplicaran medida alguna para dar seguimiento a estos planes e impedir un hecho tan monstruoso.
Casi cuarenta años después, en junio de 2015, se conocerían nuevas evidencias de la complicidad de la CIA en estos hechos. El Departamento de Estado norteamericano había desclasificado documentos fechados en los meses de octubre y noviembre de 1976, donde el entonces secretario Henry Kissinger mostraba su preocupación por los vínculos de la CIA con grupos terroristas de origen cubano, y en particular con algunos de los involucrados en el derribo del avión de Cubana de Aviación, pero según estos informes la agencia negó cualquier participación.
Un nuevo memorando de inteligencia desclasificado del Departamento de Estado norteamericano del 19 de octubre de 1976 (solo trece días después del crimen) requería de la CIA nuevas respuestas y comentarios sobre el hecho. La primera de aquellas preguntas ponía el dedo en la llaga pues reflejaba claramente la preocupación de Henry Kissinger: ¿Ha tenido la CIA alguna relación con la agencia de investigaciones de Posada o con cualquier negocio que él pudo haber tenido?
Nuevas evidencias saldrían a la luz cuando el 16 de septiembre de 2015 la CIA desclasificó 2500 documentos (unas 19 mil páginas) sobre los partes diarios que ofrecía regularmente a sus presidentes de turno hasta 1977, conocidos como “The President¨s Daily Brief “.
Una búsqueda acuciosa del parte diario correspondiente al 7 de octubre de 1976, cuando habían transcurrido menos de 24 horas del crimen, la CIA informaba “que era probable que Cuba culpara a los exiliados cubanos militantes y posiblemente a Estados Unidos, por el accidente ayer del avión cubano”.
La CIA reconocía en aquel informe, en medio de las tachaduras de algunos párrafos como es usual en estos documentos, que “terroristas del exilio cubano” se habían involucrado en varios atentados contra instalaciones cubanas en el extranjero en los pasados meses, incluyendo intentos fallidos de hacer estallar una aeronave en vuelo.
Un día más tarde en el parte informativo secreto del 8 de octubre la CIA daba continuidad a la información bridada a su presidente, ampliando que desde el mes de junio de 1976 “organizaciones del exilio se habían hecho responsable de los ataques contra funcionarios cubanos, instalaciones y organizaciones “pro-Castro” en Barbados, Colombia, Costa Rica, Jamaica, Trinidad Tobago y Panamá y México.”
Pero aquellas opiniones brindadas por la CIA al Presidente Ford resultaban cínicas y mentirosas pues ocultaban la verdad de lo que venía ocurriendo en aquel período. La CIA era responsable de esta ofensiva criminal desatada en el continente no solo contra organizaciones pro-Castro como la denominaban con desprecio, sino contra embajadas cubanas y sus diplomáticos, así como empresas de Cubana de Aviación ejecutadas por su propio dispositivo terrorista paramilitar que funcionaba desde Venezuela.
Aquel mecanismo terrorista secreto operaba desde la ciudad de Caracas y una filial en Valencia, en el estado de Carabobo y estaba integrado por mercenarios cubanos y venezolanos, muchos de ellos ex miembros de la policía secreta de ese país, bajo la dirección de uno de los agentes principales de la CIA en la región suramericana, Luis Posada Carriles.
Aquella agencia privada de detectives denominada “Investigaciones Comerciales e Industriales, Compañía Anónima” (ICICA), era la tapadera de un peligroso centro subversivo contra Cuba para la región del Caribe y Sudamérica, sin dudas un poderoso “grupo de tarea” al servicio de la CIA, al que nos referiremos más adelante.
En los primeros días del mes de octubre de 1976 saldría de aquel lugar el comando paramilitar compuesto por los asesinos Freddy Lugo y Hernán Ricardo, empleados de esa agencia y los explosivos plásticos C-4 de alto poder que hicieron estallar en pleno vuelo al avión cubano.
No tenemos evidencias de que la CIA haya informado de estas circunstancias a su presidente en posteriores partes diarios.
En los momentos que Luis Posada Carriles era transferido por la CIA en 1967 a su nuevo oficio de represor en Venezuela, la contrarrevolución interna en Cuba había sido aplastada.
La estación de la CIA en Miami JM-Wave comenzó a limitar sus operaciones de guerra sucia contra el territorio cubano después de largos años de crímenes y agresiones. Eran desmontados los radares de comunicaciones o las ametralladoras pesadas y los cañones sin retroceso de 57 mm de decenas de embarcaciones piratas, las que eran rematadas a otros dueños. Lujosas mansiones en los cayos floridanos utilizada por la CIA y sus mercenarios como casas secretas y puntos de embarque de lanchas artilladas eran vendidas.
Aunque aquella poderosa logística de guerra y su principal sede en Miami eran desarticuladas pero continuarían unos años más las acciones paramilitares contra embarcaciones de pesca u otras instalaciones costeras cubanas. Se iba produciendo un cambio estratégico en la política de terror contra Cuba pero dirigido especialmente contra sus intereses en el mundo. Los nuevos “blancos” serían nuestras embajadas, consulados y funcionarios diplomáticos y comerciales, representaciones de líneas aéreas o marítimas cubanas o de cualquier país que mantuviese algún vínculo con Cuba.
La CIA nunca abandonó a sus aventajados alumnos de Fort Benning que integraron sus destacamentos paramilitares en la JM WAVE en Miami que se convertiría muchos años después en modelo de los actuales centros “antiterroristas” de la CIA en el mundo.
Sus agentes principales de origen cubano fueron enviados en esta nueva etapa como “asesores” de contrainsurgencia a gobiernos pro-yanquis en América Latina, para reprimir todo atisbo de Revolución. Félix Rodríguez Mendigutía, el viejo amigo de Luis Posada había partido rumbo a Bolivia para participar como operativo de la CIA en las operaciones contra el guerrillero heroico, Ernesto Che Guevara. Más tarde sería enviado a Ecuador, Perú, Viet Nam, Nicaragua y El Salvador, lugar este último en el que participaría junto a Posada, en la guerra sucia en Centroamérica bajo las órdenes directas de la Casa Blanca.
En 1967 Posada Carriles fue “asignado” a Caracas, Venezuela como mercenario encubierto de la CIA, transitando por sus órganos de inteligencia hasta ocupar un importante cargo en la Dirección de los Servicios de Inteligencia y Prevención (DISIP) de entonces. Sus principales tareas se ajustaban a su oficio criminal como eliminar focos de “insurgentes” y apoyar el trabajo de espionaje de la CIA en el medio diplomático hostil a los Estados Unidos y en las altas esferas de la política local.
Esta designación de Posada no era casual, constituía un cargo de confianza en un país con grandes intereses económicos y geopolíticos para Estados Unidos en el área del Caribe y Suramérica, muy cercano a Cuba por profundos lazos históricos.
Años más tarde, según estudios de uno de los expertos del Centro de Investigaciones Históricas de la Seguridad del Estado, George Bush (padre) en su calidad de Director de la CIA en 1976, expresaba en privado al entonces Jefe de la DINA chilena, general Juan Manuel Contreras Sepúlveda durante una reunión en Washington, que la DISIP había sido reestructurada con la participación de agentes cubanos al servicio de la agencia, sugiriéndole que a su regreso a Chile pasara por Caracas y visitara este órganos policiaco. Según Contreras, durante su viaje a Venezuela se entrevistó con operativos cubanos en ese país. Uno de ellos era Luis Posada Carriles.
La “reestructuración” de los servicios represivos venezolanos incluía importantes recursos materiales y financieros dirigidos a potenciar aquel dispositivo policiaco. Posada Carriles se refería a este tema, aunque sin mencionar a la CIA: “…La policía había mejorado increíblemente. Cursos en el exterior, instructores bien pagados, más la adquisición de costosos pero altamente eficientes equipos para interceptar teléfonos, para “sonorizar” habitaciones con transmisores ocultos, la adquisición de patrullas, motos y, sobre todo suficientes recursos económicos para establecer redes de colaboradores en hoteles, restaurantes, vehículos de alquiler, etc., apoyaban nuestras operaciones, situando a determinado “cliente” en una habitación de hotel previamente “sonorizada” o dirigiéndolo a una mesa “trabajada” en el restaurante. El más costoso, pero también el más fructífero de los departamentos, era el de “control y manipulación de fuentes vivas” o informantes. Las áreas de interés del Cuerpo, eran los grupos subversivos de izquierda, los militares de tendencia golpista, grupos políticos y financieros, determinados personajes y cualquier sector de la población que resultara interesante para el gobierno, eran penetrados e infiltrados por nuestros agentes…”[2]
Posada Carriles no abandonó su accionar terrorista contra Cuba en esos años, sino que la recrudeció a partir del manto oficial que le ofrecía su nuevo cargo en la DISIP en la que fue nombrado como Comisario el 4 de octubre de 1971. Esta designación le brindó mayores posibilidades para continuar otras acciones de interés de la CIA que venía desempeñando desde años atrás.
En 1974, por desavenencias con el nuevo gobierno venezolano de Carlos Andrés Pérez, Posada Carriles se vio obligado a renunciar, creándose una difícil situación operativa para la CIA. Pero de la noche a la mañana, surgieron nuevos fondos monetarios y es creada una agencia privada de detectives en Caracas nombrada “Investigaciones Comerciales e Industriales, Compañía Anónima” (ICICA), dirigida por el propio Posada Carriles.
Su incorporación entre 1974 y 1976 como jefe de aquella agencia privada brindó una excelente cobertura para dirigir la actividad terrorista contra Cuba en el área del Caribe y Suramérica. Esta agencia desplegó su actividad desde los primeros meses de 1974 hasta octubre de 1976, considerados los años de mayor violencia terrorista contra Cuba en el exterior, en la que se colocaran más de 40 bombas en instalaciones e intereses cubanos en 14 países de la región que mantenían relaciones con Cuba.
La ICICA estaba ubicada inicialmente en la oficina número 78 en el centro profesional Majestic, en la avenida Libertador en Caracas. Pero en 1976 se trasladaron a un lugar más amplio y de discreta ubicación en la urbanización Las Palmas, avenida Valencia, Quinta María Nina, en esa misma ciudad. Este dispositivo llegó a contar poco después con una filial en la ciudad de Valencia, estado de Carabobo, cercana a Puerto Cabello, que por estar alejada de la capital facilitaba sus incursiones terroristas hacia otras regiones en el extranjero.
Documentos desclasificados de la época demuestran que una gran parte del equipamiento en armas y explosivos en poder de la nueva “agencia”, había sido sustraído de la DISIP. Otros medios técnicos de espionaje fueron presumiblemente entregados por la CIA.
La ICICA poseía una estructura paramilitar con amplias posibilidades para el trabajo de inteligencia. Colaboraba con las autoridades en operativos de persecución y torturas contra grupos de izquierda. Paralelamente participaba activamente junto a Orlando Bosch Ávila en tareas de la Operación Cóndor junto a la DINA fascista y algunos de sus miembros realizaban acciones encubiertas contra diplomáticos cubanos y de embajadas de países socialistas, organizaciones revolucionarias o de solidaridad acreditadas en Caracas.
Este centro terrorista contaba con 36 empleados permanentes y otros muchos que trabajaban por encargo. Entre estos había ex agentes de los servicios especiales venezolanos o terroristas de origen cubano vinculado a Posada, con viejas relaciones con la CIA, familiarizado con tareas clandestinas de seguimiento y control técnico de objetivos de interés, técnicas de escucha ilegal o interrogatorios y acciones violentas con armas y la aplicación de explosivos plásticos. Se conocía públicamente que algunos miembros de la ICICA, en particular el asesino Hernán Ricardo Lozano, mantenían relaciones estrechas con oficiales de la CIA dentro de la embajada yanqui. El segundo al mando y jefe de operaciones de esta “agencia” era Diego Arguello Lastre, ex policía de la tiranía batistiana.
Este nivel de agresividad era posible gracias a la tenencia de medios de intercepción telefónica, transmisores de radio miniatura para aplicaciones ocultas y micrófonos pequeños para empotrar en paredes, (algunos comerciales y otros de procedencia desconocida, presuntamente elaborados por un servicio profesional de espionaje) equipos de grabación profesional, estetoscopios para escucha a través de paredes, medios de cerrajería, fotografía profesional, equipos portátiles para el montaje de puntos móviles de grabación de conversaciones y líquidos radioactivos para el marcaje y seguimiento de objetivos, entre otros medios, incluido un detector de mentiras.
El alto nivel de este equipamiento permitía inferir que los blancos del trabajo ilegal de esta unidad encubierta eran personalidades políticas o gubernamentales, funcionarios diplomáticos o empresarios extranjeros, dirigentes revolucionarios de izquierda y hombres de negocio. Sin duda, muchos de estos “blancos” eran de interés para la CIA cuya estación local funcionaba en la embajada norteamericana en Caracas. Muchos de estos artefactos técnicos fueron requisados por las autoridades venezolanas al ser detenidos Luis Posada, Hernán Ricardo y Freddy Lugo a raíz del atentado en Barbados.
Con el decisivo apoyo operativo en muchos casos de Posada Carriles desde la ICICA, se ejecutaron actos de terror en las sedes cubanas en Perú, Colombia, Guyana, Canadá y Venezuela. Un grupo dirigido directamente por Posada, junto a Orlando Bosch planeó sabotear el vuelo 467 de Cubana de Aviación Panamá-Habana, acción que resultó infructuosa.
El 9 de julio de 1976, tres meses antes del crimen, estalló una bomba en un equipaje que era conducido a un avión cubano de pasajeros, en Kingston, Jamaica, cuya salida se había visto retrasada 40 minutos por causas operacionales, lo que conjuró una catástrofe terrible. El 10 de julio detonó otro artefacto en las oficinas de British West Indian Airlines, en Barbados, colocado presumiblemente por los asesinos Hernán Ricardo y Freddy Lugo.
El 11 de julio de 1976 detonó otra bomba en las oficinas de la Línea Aérea Air Panamá en Colombia y días más tarde se realizaron disparos contra la embajada cubana en ese país. Se presume que un comando terrorista al mando de Posada Carriles, entre los que se encontraba Hernán Ricardo, viajó a este país en estos días con el propósito de provocar un hecho terrorista de trascendencia publicitaria.
Días después, el 23 de Julio, fue asesinado el técnico cubano de la Flota Camaronera del Caribe Artaigñan Díaz Díaz, en Mérida, Yucatán, durante un intento de secuestro de un funcionario consular cubano por grupos terroristas. El 9 de agosto fueron secuestrados, torturados y asesinados Crescencio Galañena Hernández y Jesús Cejas Arias, funcionarios de la embajada cubana en Argentina, por grupos paramilitares de la junta militar argentina. Algunas informaciones vinculan también a terroristas cubanos a estos hechos.
Días antes del atroz suceso el 6 de octubre de 1976, la embajada de EE.UU. en Caracas negó la visa de entrada a Puerto Rico al asesino Hernán Ricardo Lozano. Se conoce por fuentes históricas que la embajada norteamericana en Puerto España, Trinidad Tobago, conoció que Lozano se encontraba en dicho país en momentos en que el CORU se adjudicaba una bomba en el consulado de Guyana, el 1º de septiembre de 1976. La CIA temía entonces que su relación de larga data con Hernán Ricardo podía acarrearles problemas.
Después de la detención de los complotados por las autoridades venezolanas que los acusó por su responsabilidad en el sabotaje al avión cubano, el gobierno de los Estados Unidos maniobró para que Posada y Bosch no fueran juzgados y propuso que el primero fuera liberado y el segundo entregado a sus autoridades.
El gobierno de los Estados Unidos fue autor intelectual de aquel horrendo suceso. Los documentos desclasificados demuestran que sus servicios de inteligencia no eran ajenos a los intentos de hacer explotar un avión en el aire. Eran cómplices de la labor subversiva de la ICICA en la región de donde partieron los autores materiales y los explosivos utilizados en el sabotaje en Barbados.
La CIA y su gobierno facilitaron posteriormente la fuga de Posada de su prisión en Venezuela, ofreciéndole una importante misión en la guerra sucia en Centroamérica. Años después concedieron el asilo definitivo de Bosch en territorio norteamericano, como lo hicieron más tarde con Luis Posada Carriles, por sus amplios servicios a la causa del terrorismo.