USA-Cuba: chi deve decidere?

Iroel Sánchez https://lapupilainsomne.wordpress.com

roberta-jacobson-gunLa scorsa settimana la sotto Segretaria di Stato, Roberta Jacobson, che ha guidato i negoziati con Cuba per parte USA, in una conferenza sulle opportunità nell’isola a cui è stata invitata a New York, ha fatto capire che non si è progredito molto tra i due paesi per mancanza di decisioni del governo cubano.


Tuttavia, due mesi fa, la Direttrice dell’America del Nord del Ministero degli Esteri di Cuba e principale  negoziatrice  nei colloqui in corso con gli USA, Josefina Vidal, ha dichiarato in un’intervista alla televisione cubana: “Secondo gli avvocati che ci consigliano su questo tema, perché è una questione che dal punto di vista legale ha le sue complessità, c’è solo un gruppo limitato di questioni che il Presidente non può modificare perché sono proibite dalla legge. A parte questi temi, che sono molto pochi, il Presidente può autorizzare, con licenza o del Dipartimento del Tesoro o del Dipartimento del Commercio, tutte le altre transazioni, che include commercio, servizi, trasporti”.

Concentrandosi sugli annunci del già celebrate 17 dicembre 2014, è ancora pendente una decisione annunciata dal presidente Barack Obama la cui non esecuzione ostacola tutti le altre: l’uscita di Cuba dalla lista dei paesi sponsor del terrorismo.

Per quanto Washington dica che vuole stimolare determinati scambi con Cuba, come per esempio nel campo delle telecomunicazioni, le limitazioni imposte dalla presenza, del governo cubano, in detta lista rende difficile che società USA rischino capitale in un accordo commerciale con entità cubane.

Se nessuna banca osa processare i fondi della Sezione di Interessi di Cuba a Washington davanti alla serie di permessi necessari per trattare con un paese “terrorista”, potrà qualche società di telecomunicazioni conservare i pagamenti a imprese cubane, senza che, come in passato, siano confiscati da giudici venali? influisce questo nel fatto che sia la IDT – una piccola impresa – e non giganti come Verizon, Spring, ATT, T-Mobile – l’unica che abbia osato un accordo per chiamate con Cuba, evitando, per motivi di scala, prezzi più bassi?avverrà lo stesso con accordi su roaming, schede telefoniche ed internet?

Come potranno le aziende USA vendere apparecchiature di telecomunicazione a Cuba se alle loro filiali in paesi terzi è vietato, come è anche impossibile vendere a Cuba dispositivi con più del 10% dei componenti provenienti dagli USA? Lo faranno in dollari USA, moneta proibita nelle transazioni con Cuba? Si permetterà alle imprese USA che vendono tecnologia porre filiali, a Cuba, per servizi di garanzia post vendita? Le vendite di tecnologia delle telecomunicazioni, a Cuba, saranno in contanti o con pagamento anticipato come si fa con i prodotti agricoli o le banche USA daranno credito commerciale per questo? si sbloccheranno i prodotti e siti che rimangono inaccessibili da IP cubani? potranno ricevere le società cubane entrate per e-commerce dagli USA, si autorizzerà la firma di accordi tra organismi di Cuba e degli USA per commercializzare software e contenuti culturali in entrambe le direzioni? La più recente sul tema è la multa di 1,710 miliardi di $, tre settimane fa, alla banca tedesca Commerzbank per realizzare operazioni che includono Cuba.

Si sperava che a questo punto, con la fiducia che il governo USA ha proclamato che l’uso di Internet porterà Cuba verso il capitalismo multipartitico già dovrebbe aver dato una donazione al governo cubano per fornire gratuitamente ogni famiglia di internet a banda larga e ogni angolo dell’isola di servizio wireless dove ogni persona acceda alla rete attraverso undici milioni di tablet che Obama ci doveva avere già inviato.

Non si tratta di quanto detto dalla signora Jacobson in Senato il 3 febbraio scorso: “La politica USA smetterà di essere un ostacolo alla connettività a Cuba”, ma che ci aiuti – “Devono decidere quante riforme e quante decisioni sono disposti a prendere perché le cose debbano avanzare. Possiamo aiutare, stiamo offrendo aiuto, ma questo deve essere, la fine, la decisione del governo cubano” disse, la settimana scorsa, a New York – a far realtà la risposta di Fidel quando gli chiesero cosa faremo quando tutti i cubani avranno internet: “parlare con i nordamericani in inglese”.

Più che donazioni, l’ “aiuto” e le “decisioni” ciò che Cuba necessita in relazione agli USA le definì, chiaramente, Fidel il 26 luglio 2000, nella città di Santa Clara, ma  gli USA, ancora, non hanno osato assumerle: “…eliminino la Legge assassina di “Ajuste cubano”, la Legge Torricelli, la Legge Helms-Burton, le decine di emendamenti legali anche se immorali, inseriti opportunisticamente nella loro legislazione; che mettano davvero fine al blocco genocida e alla guerra economica; che rispettino il diritto costituzionale dei loro studenti, dei lavoratori, degli intellettuali, degli uomini d’affari e dei cittadini in generale a visitare il nostro paese, a fare affari, a commerciare e a investire, se lo desiderano, senza limitazioni o paure ridicole, proprio come noi permettiamo ai nostri cittadini di viaggiare liberamente e perfino di risiedere negli Stati Uniti e vedremo se per questa via potranno distruggere la Rivoluzione cubana, poiché in definitiva è questo l’obbiettivo che si propongono.”

EE.UU.-Cuba: ¿Quién debe decidir?
 
 Iroel Sánchez
 
 La semana pasada la Subsecretaria de Estado Roberta Jacobson, quien ha estado al frente de las negociaciones con Cuba por la parte estadounidense, durante una conferencia sobre oportunidades en la Isla a la que fue invitada en Nueva York, dio a entender que no se ha avanzado más entre ambos países por falta de decisiones del gobierno cubano.
 
 Sin embargo, hace dos meses, la Directora de América del Norte de la cancillería cubana y principal negociadora en las conversaciones que tienen lugar con EE.UU., Josefina Vidal, declaró en una entrevista con la televisión cubana: “Según los abogados que nos asesoran en este tema, porque es una cuestión que desde el punto de vista legal tiene sus complejidades, hay solamente un grupo reducido de cuestiones que el Presidente no puede modificar, porque están prohibidas por la ley. Aparte de esas cuestiones, que son muy pocas, el Presidente puede autorizar, mediante licencias o del Departamento del Tesoro o del Departamento de Comercio, todas las demás transacciones, que incluye comercio, servicios, transportación”.
 
 Centrándonos en los anuncios del ya célebre 17 de diciembre de 2014, aún está pendiente una decisión anunciada por el Presidente Barack Obama cuya inejecución entorpece todas las demás: la salida de Cuba de la lista de países patrocinadores del terrorismo.
 
 Por más que Washington diga querer estimular determinados intercambios con Cuba, como por ejemplo en el terreno de las telecomunicaciones, las limitaciones que impone la presencia del gobierno cubano en dicho listado hace muy difícil que empresas estadounidenses arriesguen capital en un acuerdo comercial con entidades cubanas.
 
 Si ningún banco se atreve a tramitar los fondos de la Sección de Intereses de Cuba en Washington ante la permisología que requiere tratar con un país “terrorista”, ¿podrá alguna empresa de telecomunicaciones conservar los pagos a empresas cubanas sin que como en el pasado le sean confiscados por jueces venales? ¿influye eso en que haya tenido que ser IDT -una pequeña empresa- y no gigantes como Verizon, Spring, ATT, T-Mobile- la la que única que se ha atrevido a un acuerdo para llamadas con Cuba, evitando, por razones de escala, precios más bajos?¿ocurrirá lo mismo con acuerdos sobre roaming, tarjetas telefónicas e internet?
 
 ¿Cómo podrán empresas norteamericanas vender equipos de telecomunicaciones a Cuba si sus sucursales en terceros países lo tienen prohibido, como también es imposible vender a la Isla dispositivos con más del 10% de componentes procedentes de EE.UU.? ¿Lo harán en dólares estadounidenses, moneda prohibida en las transacciones con Cuba?¿Se permitirá a las empresas estadounidenses que vendan tecnología poner sucursales en Cuba para servicios de garantía y postventa? ¿Las ventas de tecnología de telecomunicaciones a Cuba serán al contado y con pagos por adelantado como se hace con los productos agrícolas, o los bancos estadounidenses darán crédito comercial para ello?¿se desbloquearán los productos y sitios que permanecen inaccesibles desde IP cubanas?¿podrán recibir empresas cubanas ingresos por comercio electrónico desde EE.UU., se autorizará la suscripción de acuerdos entre entidades de Cuba y EE.UU. para comercializar software y contenidos culturales en ambas direcciones? Lo más reciente que se conoce sobre el tema es la multa de 1.710 millones de dólares hace tres semanas al banco alemán Commerzbank por realizar transacciones que incluyen a Cuba.
 
 Era de esperar que a estas alturas, con la fe que el gobierno estadounidense ha proclamado en que el uso de internet llevará a Cuba hacia el capitalismo pluripartidista ya debería haber dado un donativo al gobierno cubano para dotar a cada hogar gratuitamente de internet de banda ancha y a todos los rincones de la Isla de servicio inalámbrico donde cada habitante acceda a la red a través de los once millones de tablets que Obama nos debió haber enviado ya.
 
 No se trata de que como dijo la señora Jacobson en el Senado el pasado 3 de febrero: “La política de Estados Unidos dejará de ser una barrera a la conectividad en Cuba”, sino que nos ayude -“Deben decidir cuántas reformas y cuántas decisiones están dispuestos a tomar porque las cosas deben avanzar. Podemos ayudar, estamos ofreciendo ayuda, pero eso debe ser, al final, la decisión del gobierno cubano”, afirmó en la semana pasada en Nueva York- a hacer realidad la respuesta de Fidel cuando le preguntaron qué haríamos cuando todos los cubanos tuvieran internet: “hablar con los norteamericanos en inglés”.
 
 Más que donativos, la “ayuda” y las “decisiones” que Cuba necesita en relación con EE.UU. las definió claramente Fidel el 26 de julio del año 2000 en la ciudad de Santa Clara pero EE.UU. aún no se ha atrevido a asumirlas: “…eliminen la Ley asesina de Ajuste Cubano, la Ley Torricelli, la Ley Helms-Burton, las decenas de enmiendas legales aunque inmorales, injertadas oportunistamente en su legislación; pongan fin por completo al bloqueo genocida y la guerra económica; respeten el derecho constitucional de sus estudiantes, trabajadores, intelectuales, hombres de negocio y ciudadanos en general a visitar nuestro país, hacer negocios, comerciar e invertir, si lo desean, sin limitaciones ni miedos ridículos, del mismo modo que nosotros permitimos a nuestros ciudadanos viajar libremente e incluso residir en Estados Unidos, y veremos si por esas vías pueden destruir la Revolución cubana, que es en definitiva el objetivo que se proponen.”

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.