Tra il governo bolivariano del Venezuela e la Corte Penale Internazionale permangono delle differenze, anche consistenti, ma grazie al memorandum d’intesa firmato a Caracas c’è stato un riavvicinamento. “Penso che sia stato un passo positivo”, ha commentato il presidente venezuelano Maduro, pur sottolinenando che le differenze di veduta su quanto accaduto in Venezuela ci sono ancora.
“Abbiamo raggiunto un accordo che esprime la sintesi di questi giorni, un accordo che ha rappresentato un passo avanti nei rapporti di cooperazione tra il Venezuela e la Procura della Corte penale internazionale”, ha affermato il presidente Maduro nell’ultimo giorno di incontri di lavoro con il procuratore della Corte penale internazionale, Karim A.A. Khan QC.
Riguardo alle indagini sul Venezuela, Maduro ha affermato: “Esprimiamo questa differenza nel ricorso che lo Stato ha presentato dinanzi alle Camere preliminari (della CPI)”. Al Venezuela non era consentito conoscere la documentazione e il contenuto che si stava valutando per quell’esame preliminare .
«Eravamo ciechi in quella fase. Dopo questa valutazione e discussione, il procuratore Khan QC ha deciso di passare alla fase successiva alla ricerca della verità. Rispettiamo la loro decisione di Stato, anche se non la condividiamo”, ha proseguito il presidente venezuelano.
«E in questo quadro abbiamo firmato un accordo che ora garantisce cooperazione efficace, complementarietà positiva, sostegno reciproco, dialogo costruttivo per cercare verità e giustizia tra lo Stato venezuelano, le sue istituzioni e la Procura della Corte Penale Internazionale. Posso dirle procuratore che il Venezuela garantisce giustizia», ha affermato Maduro.
Il presidente poi Maduro ha sottolineato che dal memorandum d’intesa che ha firmato con Khan QC, a Palazzo Miraflores, «emerge una grande verità. Il Venezuela garantisce giustizia con istituzioni disposte a migliorarsi, a perfezionarsi, ad avanzare».
Un ulteriore segnale che il Venezuela si avvia verso una completa normalizzazione dopo una turbolenta fase segnata dalla destabilizzazione golpista. A tal proposito Maduro ha spiegato che «tra le circostanze più difficili che abbiamo dovuto vivere, a causa di una cospirazione geopolitica contro il Venezuela, in Venezuela sempre, in tutte le circostanze la Costituzione, le garanzie costituzionali, il senso di giustizia hanno prevalso, affinché ci sia la pace».
Esprime soddisfazione per l’accordo tra Caracas e la Corte Penale Internazionale anche il Procuratore Generale del Venezuela, Tarek William Saab. «Questo memorandum è una vittoria per le istituzioni democratiche venezuelane con un organismo internazionale con cui abbiamo lavorato (…) il procuratore della CPI si fida del sistema giudiziario venezuelano ed è stabilito nel memorandum, riconosce anche gli sforzi del Venezuela per fare giustizia», ha detto il procuratore venezuelano.
Saab ha spiegato che durante la visita del procuratore della CPI, Karim Khan, è stato mantenuto un dialogo franco e trasparente, «con la firma dell’Accordo d’intesa, lo sviluppo delle indagini viene trasferito al Venezuela nel suo territorio».
«Il Venezuela con i suoi organi di giustizia e i suoi tribunali ordinari ha evitato l’impunità, possiamo continuare ad avanzare e sviluppare il principio di complementarietà positiva con il sostegno della Corte penale internazionale, ma con il dovuto rispetto delle parti», ha spiegato Saab.
Il procuratore generale ha ribadito che la CPI è stata in grado di conoscere l’efficacia del sistema giudiziario venezuelano, facendo crollare le campagne diffamatorie contro lo Stato: «Il Venezuela ha fornito informazioni sufficienti, più di 3.000 pagine in quasi sette documenti».
«Quello che abbiamo raccolto sono le numerose segnalazioni di diffamazione di entità politiche contro il Venezuela, guidate da Almagro dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e dall’ormai smantellato Gruppo di Lima», ha accusato il capo del ministero pubblico venezuelano.
Saab ha affermato che le denunce presentate contro il Venezuela presso la Corte Penale Internazionale non sono mai state confermate, «quando si parla di centinaia di casi, vorrei conoscere la documentazione, le denunce delle vittime, se la vittima esiste e conoscere le accuse per andare alla CPI e dire che in Venezuela non c’è stata giustizia», ??ha detto.
Esemplificando alcuni fatti, Saab ha affermato che nell’ambito delle guarimbas del 2017, il sistema giudiziario venezuelano ha comminato 188 condanne in relazione ai diritti umani, «questo significa che esiste un’attività vitale del sistema penale per punire coloro che hanno abbandonato il cammino legale».
Riguardo alle violenze golpiste del 2017 Saab ha spiegato che «il 40% delle persone uccise durante le proteste del 2017 è caduta per mano di manifestanti armati, il 15% per mano di agenti statali, il resto a causa di manifestanti che hanno bruciato vive le persone».
Saab ha sottolineato che in Venezuela c’è un’istituzionalità democratica e che il sistema penale è efficiente, “abbiamo un preambolo nella Costituzione che parla dell’importanza dei diritti umani e parla di come dovrebbero essere rispettati i diritti umani, socioeconomici, culturali e indigeni».
Da parte sua il procuratore Khan QC ha sottolineato che in questo nuovo scenario «qualsiasi persona giusta dovrebbe applaudire e collaborare con tutti coloro che desiderano avvicinarsi alla legalità e alzare la bandiera della giustizia», ??e ha assicurato che il suo ufficio è impegnato, secondo i principi dello Statuto di Roma, a lavorare nel migliore dei modi con il governo venezuelano, le sue istituzioni e il suo popolo.
Come affermato in precedenza continua inesorabile il cammino del Venezuela verso una completa normalizzazione. Sono definitivamente naufragati i piani imperialisti che prevedevano di squalificare ed esautorare l’intero impianto istituzionale venezuelano, a partire dal presidente Maduro.