Orinoco Tribune, 25 novembre 2021
Washinton persa nel suo labirinto
Mentre Washington esorta gli alleati europei a ridurre la loro dipendenza dalle risorse energetiche russe e impone sanzioni al gasdotto Nord Stream 2, gli stessi USA esortano la Russia a rifornirla di più carburante persino effettuando il più grande acquisto di nafta in tre anni.
Gli esperti spiegano tale tendenza. Quattro petroliere russe con due milioni di barili di gasolio sono partite per gli USA per mitigare la crisi energetica nel Paese nordamericano. Si tratta del maggiore acquisto del genere dal 2018, riferiva l’agenzia Bloomberg, citando i dati di riferimento della piattaforma di monitoraggio e analisi Vortexa. Le navi russe dovrebbero raggiungere gli USA la prossima settimana e contribuiranno a contenere i prezzi del carburante statunitensi che hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi sette anni.
“La Russia è nella posizione migliore per fornire nafta rispetto ad altre raffinerie in Europa grazie all’accesso a gas naturale a basso costo”, spiegava Clay Seigle, direttore di Vortexa a Houston. Questi acquisti da parte degli USA in Russia, sono piuttosto rari, affermano gli analisti. Allora perché gli USA bloccano il commercio con la Russia da una parte e dall’altra ne acquistano idrocarburi e derivati? La parte peggiore è che l’interruzione delle forniture di petrolio degli USA è causata dalla propria inettitudine, dal blocco illegale contro il petrolio venezuelano che colpisce milioni di venezuelani e di cittadini statunitensi.
Squilibrio tra consumo e produzione
Sebbene gli USA siano oggi il maggior produttore di petrolio al mondo, ne producono ancora meno di quello che consumano, producendo 11,4 milioni di barili al giorno mentre consumano circa 20 milioni di barili al giorno. Storicamente, il Venezuela riforniva le raffinerie statunitensi di petrolio pesante e viscoso. Dopo l’imposizione di sanzioni illegali sul petrolio dal Venezuela, gli USA aumentano da anni l’acquisto di petrolio e derivati dalla Russia, principalmente olio combustibile pesante. Questo acquisto riflette un’alta disperazione, spiegava Aleksandr Frolov, Vicedirettore dell’Istituto nazionale per l’energia della Russia, citato dal quotidiano Vzgljad. “Gli USA hanno perso circa 20 milioni di barili di petrolio al mese, forniti dal Venezuela”, spiegava Frolov. “Questo volume andava compensato con altre fonti. E una di queste fonti è la Russia. Ora è al secondo o terzo posto, a seconda del mese”.
Il maggior fornitore di questi idrocarburi agli USA è il Canada, che contribuisce per metà delle importazioni del vicino meridionale. Il secondo fornitore è ora il Messico. A ciò si aggiunge il fatto che la raffineria di petrolio canadese Irving Oil è in manutenzione da settembre ed ha appena ripreso la produzione. Questi fattori hanno notevolmente aumentato i prezzi del carburante negli Stati Uniti. Frolov fa notare che il prezzo di un litro di benzina negli Usa è già vicino al dollaro, e un litro di gasolio è più o meno lo stesso, 30-35 centesimi in più rispetto al costo di inizio anno. “Tutto ciò suggerisce che è ancora presto per seppellire il carburante tradizionale”, concluse Frolov. “Gli USA negano queste storie ‘meravigliose’ col proprio esempio”.
Traduzione di Alessandro Lattanzio