L’impero non ci perdona per le sconfitte che soffre mentre Cuba vive, continua a costruire continua a vaccinare e salvare vite nella Patria e in molti altri luoghi del mondo. e il nostro Presidente, come gli ha insegnato Fidel, percorre comunità, da fiducia con il suo esempio della fede rivoluzionaria nell’opera che facciamo e difendiamo.
Ho riletto in questi giorni le testimonianze raccolte nel libro /Dios, Chávez y Fidel/, che riassume sinteticamente la grande opera umana concepita da due uomini straordinari che hanno seminato in vita quello che oggi è necessariamente un riferimento al quale si deve tornare ogni giorno.
Il testo citato la cui edizione cubana è del 2016, realizzata in occasione del 90º anniversario di Fidel. Era stata stampata prima,nel 2011, in Venezuela, dove lo stesso Chávez aveva spiegato in una trasmissione televisiva il suo contenuto e letto alcune delle interviste, raccoglie testimonianze di varie decine di pazienti venezuelani, in maggioranza degli strati sociali del paese più umili, che furono portati a Cuba come parti dell’accordo integrale di collaborazione concepito e firmato dai due leaders.
Fu il 30 novembre del 2000, che in un volo proveniente da Caracas giunsero all’aeroporto internazionale José Martí, a L’Avana, i primi 46 pazienti che ricevettero assistenza medica nelle istituzioni cubane.
Si organizzava allora, da parte della destra venezuelana, la mafia di Miami e il potere mediatico al servizio del Governo degli USA, una perversa campagna di menzogne, con le quali si sosteneva che Chávez inviava «agenti» a Cuba, a ricevere addestramento militare.
Fidel, in varie opportunità andò a visitare i pazienti venezuelani nel Centro Internazionale di Salute La Pradera, con i quali conversò, indagò il loro stato ed espresse la sua soddisfazione per l’assistenza offerta dai medici e specialisti cubani.
Sono sicuro che oggi, cinque anni dopo la scomparsa del Comandante in Capo si può affermare che tornare a lui ogni giorno è stata una costante che ha avuto la sua massima espressione in questi due anni di pandemia e la volontà dell’amministrazione USA, repubblicani o democratici, d’affossare il popolo cubano con il blocco crudele, al quale sono state aggiunte 243 nuove sanzioni che restano intatte con l’attuale mandatario, Joe Biden.
Cuba e suoi scienziati, medici e specialisti, però non hanno aspettato che la COVID-19 ci contagiasse ed hanno optato, con la direzione del Partito, del Governo e del richiamo del Primo Segretario del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, per investigare, studiare la genesi e lo sviluppo del coronavirus che provoca la malattia e per intraprendere la titanica battaglia di sviluppare vaccinazioni per immunizzare tutto il paese e altre parti del mondo.
Si sapeva che Cuba conta con uno sviluppo scientifico capace di rendere realtà quel sogno, grazie al pensiero e all’opera di Fidel, creatore e fomentatore del favoloso polo scientifico, a L’Avana e oltre province, con la più moderna tecnologia.
Non è stato casuale che ad ogni passo fatto, di fronte alla volontà d’avanzare con riserve umane e l’infrastruttura di Salute efficiente e impegnata, con il controllo quotidiano dello stesso Presidente Díaz-Canel, si scalassero gli scalini sino a giungere al primo progetto, al saggio clinico e ad altri momenti rigorosamente controllati da istituzioni incaricate di farlo con etica e qualità, senza tralasciare il minimo dettaglio sino alla creazione della prima vaccinazione anti- COVID-19, Abdala, poi Soberana, continuando così a investigare, a creare, e dando a Cuba e al mondo nuove speranze per vincere la pericolosa malattia.
Oggi Cuba ha immunizzato più di nove milioni dei suoi figli con lo schema completo, includendo i bambini minori di due anni – il primo paese del mondo che lo fa– e,con lo stendardo del a vittoria è più presente che mai la frase di Fidel di «fare di Cuba un paese di uomini di scienza», e quella di Raúl che «sì abbiamo potuto, sì possiamo e sempre si potrà».
Fidel è presente –e anche molto presente– nello scontro con coloro che dall’impero che ci disprezza e che conta con agenti della contro rivoluzione a Miami , in Europa e nella stessa Cuba vedono, illudendosi, che questo è il momento per far collassare la Rivoluzione, e hanno posto una forte quantità di risorse e mezzi di comunicazione per questo fine ed hanno anche fabbricato nella loro disperazione mediocri e pallidi personaggi che non sanno dirigere nemmeno se stessi.
L’impero non ci perdona per le sconfitte che soffre mentre Cuba vive, continua a costruire continua a vaccinare e salvare vite nella Patria e in molti altri luoghi del mondo. e il nostro Presidente, come gli ha insegnato Fidel, percorre comunità, da fiducia con il suo esempio della fede rivoluzionaria nell’opera che facciamo e difendiamo e – come faceva il Comandante in Capo -pone la scienza e i suoi uomini e le sue donne all’avanguardia della trasformazione rivoluzionaria del paese.
Noi cubani sappiamo che tornare a Fidel ogni giorno, e principalmente in momenti come questi, è una garanzia assoluta della vittoria.