Orinoco Tribune 15 dicembre 2021
Quella che segue è una traduzione del rapporto quotidiano del Samuel Robinson Institute del 13 dicembre 2021.
Il 9 e 10 dicembre, il presidente USA Joe Biden presiedeva una videoconferenza, “The Summit for Democracy”, il cui scopo era “promuovere” la protezione dei diritti di voto e libertà di espressione nel mondo. Il vertice si è svolse quando l’Alta Corte britannica si pronunciò a favore della richiesta dell’amministrazione Biden di estradare Julian Assange negli USA, per far fronte a false accuse di spionaggio che comportaranno l’ergastolo e persino la condanna a morte per Assange.
Gli USA perseguitano Assange per la sua pubblicazione di fughe di notizie che rivelarono gravi crimini di guerra, crimini contro l’umanità, spionaggio globale illegale e corruzione dilagante dell’impero. La difficile situazione di Assange dimostra che la libertà di espressione e il giornalismo indipendente vengono attaccati spietatamente dagli USA.
• Persino la ONG Freedom House, finanziata dagli Stati Uniti, classifica alcuni partecipanti al vertice come meno democratici di alcuni degli esclusi.
• Il territorio di Taiwan fu invitato al vertice mentre la Cina fu esclusa. Anche nel diritto statunitense, la politica One China considera che Pechino ha sovranità su Taiwan. Quindi l’invito a Taipei invece che a Pechino era una stupefacente provocazione contro la Cina.
• L’Ucraina fu invitata, mentre la Russia fu esclusa. Dal colpo di Stato degli USA contro il governo eletto a Kiev nel 2014, l’Ucraina è il sinonimo di corruzione e omicidio di giornalisti.
• L’operatore antichavista che la Casa Bianca riconosce come “presidente ad interim del Venezuela”, Juan Guaidó, fu invitato. La sua delegazione comprendeva l’attivista nicaraguense per il cambio di regime Berta Valle, moglie di Félix Maradiaga, un altro agente finanziato dagli USA, ora detenuto in Nicaragua; e l’istigatrice cubana Rosa María Payá, figlia del dissidente anticastrista e capo un movimento fondamentalista, ora morto, Oswaldo Payá.
La democrazia negli USA
Uno studio dell’Università di Princeton intitolato “Testing Theories of American Politics: Elites, Interest Groups, and Average Citizens” rivelava che le preferenze politiche dei gruppi di interesse di massa e dei cittadini medi negli USA non hanno influenza sulle politiche adottate dal governo; al contrario, nel deciderle, gli interessi di élite economiche e gruppi organizzati hanno la forte probabilità che una certa politica venga adottata. La disapprovazione del Congresso negli USA ha raggiunto il picco dell’86%, ovvero 104 volte quella del 2011, e anche la percezione pubblica dell’integrità elettorale è bassa, secondo uno studio dell’Università di Harvard, prendendo in considerazione le elezioni svoltesi dal 2012 al 2018. Gli USA sono al 57esimo posto su 165 paesi in questo senso. I “problemi strutturali che minano la democrazia americana” includono leggi elettorali e manipolazioni che favoriscono agenti storici (che potrebbero spiegare i tassi di approvazione sempre bassi), mancanza di trasparenza nel finanziamento della campagna elettorale e “comunità di colore che incontrano ostacoli per registrarsi e votare”.
Perché è importante
Chi vive in una casa di vetro non dovrebbe lanciare sassi, recita un detto popolare. Il pubblico degli USA starebbe sicuramente meglio se il suo governo si concentrasse sul ripulire il caos a casa. Gli USA cercano di fare della loro concezione di “democrazia” l’epicentro dell’alleanza globale contro Cina e Russia, ristabilendo così la divisione ideologica per la loro nuova Guerra Fredda. Questo è un modo per distogliere l’attenzione dalle motivazioni economiche e strategiche dietro la rivalità globale e anche la sua sconfitta. In Siria, Libia, Iraq, Afghanistan, Bielorussia, Ucraina, Venezuela, Nicaragua e Honduras, gli Stati Uniti sono intervenuti negli ultimi decenni con tattiche antidemocratiche e per scopi antidemocratici, nel nome della democrazia.
Traduzione di Alessandro Lattanzio