Maria Fernanda Barreto https://misionverdad.com
Dicono che tutti i paragoni siano odiosi, ma allo stesso tempo inevitabili. Nel caso della Colombia e del Venezuela, il confronto tra i loro sistemi politici è fatto in modo permanente dalla classe politica colombiana e, naturalmente, è sostenuto dai cartelli che compongono le loro società mediatiche e la sua potente industria dell’intrattenimento, che non esitano a stabilire che mentre la democrazia colombiana è antica, forte e gode di buona salute, il Venezuela è degenerato in una dittatura.
Questa caricatura viene ripetuta, senza alcuna riflessione, persino da ampi settori dell’opposizione colombiana per ignoranza, paura o semplice pigrizia nell’analizzare criticamente la propaganda con cui, quotidianamente, li si bombarda e, con tale velo, sarà impossibile tracciare il corso delle profonde trasformazioni che il paese richiede.
La guerra mediatica contro la Rivoluzione Bolivariana i cui assi sono Miami, Madrid e Bogotà; il lawfare in costruzione contro lo stesso presidente Nicolás Maduro e le direttive politiche emanate dagli USA che sostengono questa propaganda, derivano dal complesso contesto geopolitico generato dalla crisi capitalista mondiale, dalla ferita mortale del mondo unipolare e dal conseguente rilancio della Dottrina Monroe sulla Nostra America.
Ecco perché abbiamo deciso di fare questo confronto partendo dell’affermazione che rompe con ciò che di solito dicono: né Colombia sta così bene come la dipingono, né il Venezuela così male come dicono.
Con questa intenzione contro-egemonica neppure si pretende dire che la democrazia venezuelana sia perfetta perché, come tutti i processi sociali, la Rivoluzione Bolivariana è imperfetta e sempre perfettibile.
Oggi, la gravità che riveste tale credenza, così radicata nell’opinione pubblica colombiana, assume maggiore importanza alla luce degli eventi di questa settimana, quando il ministro della Difesa, Diego Molano, ha nuovamente rilasciato dichiarazioni che cercano di generare un conflitto binazionale poiché, l’affermazione che in Venezuela ci sia una dittatura e in Colombia una democrazia degna da essere esportata è uno dei suoi argomenti centrali.
In questo momento in cui l’uribismo si sa perduto, poiché due decenni di potere esecutivo sono sul punto di finire in soli cinque mesi, vuoi per l’atteso trionfo dei settori progressisti e di sinistra che si sono uniti nel Patto Storico, o dal trionfo di altre alternative di centrodestra e di destra che rispondono a interessi più tradizionali dell’oligarchia colombiana, tutti lontani da Uribe; solo l’intensificarsi del conflitto interno e la minaccia di un conflitto internazionale potrebbero, forse, cambiare il risultato che già sembra imminente. Per cui, nuovamente, è compito urgente sconfiggere il linguaggio guerrafondaio del governo uribista.
Da questa parte della frontiera, l’affermazione che ci sia una dittatura in Venezuela mentre ci sia una democrazia esemplare in Colombia è appoggiata dall’opposizione venezuelana, legittimandola in alcuni settori popolari con il supporto permanente delle multinazionali dei media e dell’industria dell’intrattenimento colombiana che ha ampia diffusione sulle reti sociali.
Spiegate le ragioni di questa analisi, che si svolge in difesa di entrambi i popoli e nel perseguimento della pace, forniamo nove punti da cui si può iniziare un’analisi comparativa dello stato di salute della democrazia in entrambi i paesi.
È importante chiarire che il confronto che segue verte sulle azioni degli Stati e dei loro governi poiché, indubbiamente, dalle organizzazioni popolari colombiane ci sono esperienze reali e nutritive che avanzano nella costruzione veramente democratica.
I NOVE PUNTI PROPOSTI PER L’ANALISI COMPARATIVA
- Rapporto con gli USA come centro dell’impero capitalista
La Colombia è uno stato subordinato agli USA. Ciò implica una consegna assoluta delle sue risorse naturali, minerarie-energiche, della sua grande forza lavoro e la concessione della sua importanza geostrategica regionale per convertire il paese in un centro dell’accumulazione per espropriazione, principale enclave militare degli USA e una delle due enclaves del narcotraffico nel continente. L’ingerenza USA negli affari interni è assoluta e la parola “sovranità” è scomparsa dai discorsi politici, persino del cosiddetto progressismo, rimanendo solo nelle voci minoritarie della vera sinistra.
Lo Stato venezuelano, da parte sua, è uno Stato insubordinato, dalla propria dottrina bolivariana storicamente paragonata alla dottrina Monroe. Questa insubordinazione gli è costato un assedio politico, economico e persino militare da parte della potenza settentrionale. Vessazione, che nel 2015, si è spinta fino all’estremo di dichiararlo “una minaccia insolita e straordinaria” alla sicurezza USA. Quell’ordine esecutivo ha sostenuto un brutale blocco, con gravi conseguenze per il popolo venezuelano ed è all’origine del fenomeno dell’emigrazione.
- Potere politico delle oligarchie
Il potere politico in Colombia è nelle mani delle famiglie economicamente più potenti del paese, da circa un secolo e mezzo, il che, sempre più, lo converte in una plutocrazia. Con l’aggravante che, negli ultimi tre decenni, tale oligarchia si è coinvolta, in misura maggiore o minore, nel narcotraffico e nel paramilitarismo.
D’altra parte, appena ventidue anni fa irruppe la Rivoluzione Bolivariana, e con essa l’oligarchia venezuelana fu scalzata dal potere politico che, tradizionalmente, aveva detenuto anche nel XX secolo e in gran parte del XIX secolo.
- Conflitto armato
La Colombia è un paese in guerra. È immersa in un conflitto sociale e armato che continua irrisolto e, nuovamente, tende a intensificarsi. La soluzione democratica sarebbe la soluzione politica e negoziata che, da ampi settori del popolo colombiano, si è chiesta, tuttavia, la scommessa dell’oligarchia è stata quella di una soluzione militare con la quale cerca di pacificare il popolo e vincere la guerra; cioè punta sulla pacificazione che è molto diversa dalla pace.
Al contrario, il Venezuela rimane in pace nonostante l’assedio militare USA, l’invasione paramilitare del territorio venezuelano dalla Colombia, l’incursione di mercenari e la ripetuta esecuzione di operazioni terroristiche di controllo territoriale popolarmente chiamate “guarimbas”. La cosa più rilevante per questo confronto è che di fronte alla violenza generata dalle ultime guarimbas, nel 2017, il presidente Maduro è ricorso alla massima espressione di democrazia, che è l’appello al Potere Costituente. Il giorno dopo quell’appello, i settori che promuovevano la violenza sono stati smobilitati e, da allora, nessuna operazione simile è tornata a svilupparsi.
- Egemonia comunicativa vs. comunicazione contro-egemonica
Le corporazioni mediatiche colombiane sono nelle mani di tre famiglie che fanno parte delle quattro più ricche del paese, cosicché, nonostante occasionali dispute di interessi, la narrazione è unificata in difesa del potere oligarchico, a favore del sistema capitalista mondiale e dell’imperialismo. I media alternativi e popolari sono permanentemente attaccati e perseguitati, motivo per cui l’egemonia comunicativa delle corporazioni mediatiche è schiacciante.
Diversamente accade in Venezuela, dove si confrontano l’egemonia comunicativa mondiale e la comunicazione contro-egemonica. Questo dibattito vede, da un lato, un gran numero di società private di comunicazione, nazionali e internazionali e reti sociali che operano nel paese diffondendo il discorso egemonico e, dall’altro, i media statali, i media a partecipazione statale e i numerosi media alternativi e comunitari, che danno battaglia per la comunicazione contro-egemonica. Il che lo colloca più vicino all’esercizio democratico della comunicazione.
- Proprietà della terra
Sebbene il latifondo sia storico in tutta Nostra America e, in particolare, nei due paesi in questione, in Colombia, negli ultimi sei decenni, i contadini sono stati privati di quasi otto milioni di ettari in un’azione coordinata tra latifondisti, società transnazionali, narcotrafficanti, forze militari e, soprattutto, paramilitari.
Grazie alla promulgazione di una nuova legge fondiaria, durante il governo del presidente Hugo Chávez, in Venezuela quasi 6 milioni di ettari sono stati riscattati ed espropriati ai latifondisti. La maggior parte di queste terre, con evidenti nodi critici e qualche battuta d’arresto negli ultimi anni, sono state assegnate a contadini/e.
Ciò vuol dire che mentre in Colombia la tendenza è concentrare la proprietà della terra, in Venezuela è iniziato un processo di deconcentrazione della stessa.
- Usi del linguaggio nelle Costituzioni Nazionali
Il Venezuela ha la prima costituzione in castigliano che ha usato il linguaggio inclusivo, cioè, scritta da e per i suoi cittadini/e. Sebbene l’attuale Costituzione della Colombia sia stata anche il prodotto di un’Assemblea Costituente, più o meno recente, continua a utilizzare un linguaggio escludente in cui vengono solo nominati i suoi cittadini e non tiene conto delle grandi lotte delle donne colombiane per l’inclusione.
- Rispetto dei diritti umani
Nonostante la molto discutibile decisione della Corte Penale Internazionale di chiudere l’esame preliminare allo Stato colombiano, prima ancora di passare alla fase d’indagine e, al contrario, aprire un’inchiesta contro lo Stato venezuelano, in Colombia vi sono motivi per affermare che la violazione dei diritti umani è politica di Stato.
Il genocidio commesso in Colombia contro dirigenti sociali, difensori dei diritti umani, firmatari del più recente accordo di pace, educatori/trici, sindacalisti, tra gli altri, implica un etnocidio e anche un giovanicidio di classe.
Solo tra il 1 gennaio e il 2 dicembre 2021, sono stati vittime di questo genocidio 162 dirigenti sociali, 44 ex firmatari dell’accordo e sono stati commessi 90 massacri. A ciò si devono aggiungere le terribili immagini che circolano nel mondo della brutale repressione poliziesca e para-poliziesca dello sciopero nazionale indetto quest’anno in Colombia.
In Venezuela, dal canto suo, dove, occasionalmente, sono state registrate vittime di violazioni dei diritti umani, quest’anno non si registrano massacri. Sulle reti sociali, infatti, si segnala solo una presunta strage di inizio anno, che persino i media internazionali delineano tra virgolette poiché avvenuto nell’ambito di un’operazione di polizia che ha eliminato una banda criminale e in cui vi sono molti elementi per credere che si trattasse di morti durante uno scontro. Né si registra alcun omicidio di dirigenti sociali. Vale la pena chiarire che nelle poche occasioni in cui si sono verificati questi omicidi, le vittime sono, generalmente, simpatizzanti della Rivoluzione Bolivariana.
La verità è che le occasionali violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza dello Stato -che non per essere poche siano giustificabili-, e il fatto che gran parte di esse sono indagate dalla Procura venezuelana, contribuiscono ad affermare che la difesa dei diritti umani è politica dello Stato venezuelano.
- Indice di sviluppo umano
Tale indice, definito come uno strumento che misura l’avanzamento medio di un paese in termini di capacità umana di base rappresentata dalla speranza di vita, livello di istruzione e reddito pro capite, è misurato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) che presenta, ogni anno, una graduatoria di 189 paesi; il primo è il paese con l’indice più alto e l’ultimo con il più basso.
Negli ultimi anni, il Venezuela è sempre stato al di sopra della Colombia in questo indice, anche se vale la pena notare che Cuba si è classificata al di sopra di entrambi, nello stesso periodo. Solo a partire dal blocco il Venezuela, nel 2015, ha iniziato a cadere in tale classifica e, tuttavia, nonostante la dura situazione economica e sociale che oggi affronta, si è classificato al di sotto della Colombia solo negli ultimi due rapporti, del 2019 e del 2020. Il motivo di questa caduta, secondo lo stesso PNUD, si deve principalmente al calo del reddito pro capite.
- Sistema di votazione
Quest’ultimo punto di confronto lo abbiamo trattato in varie occasioni e lo illustreremo nuovamente con una tabella che abbiamo pubblicato per la prima volta nel 2018, visto che, da allora, nessuno dei due sistemi ha subito modifiche.
Questo confronto nasce dall’esperienza, che mi ha permesso la doppia nazionalità, di votare in entrambe le elezioni e partecipare come membro di seggio e testimone elettorale alle elezioni dei due paesi.
La sintesi del quadro è che la Colombia ha un sistema elettorale manuale altamente vulnerabile, mentre il Venezuela ha un sistema elettorale automatizzato altamente affidabile, che è stato classificato da Jimmy Carter come il miglior sistema elettorale del mondo.
Questi sono alcuni degli elementi con cui si propone approfondire il dibattito sul vero significato della democrazia e porre due domande complementari al titolo di questo articolo: Che cos’è la democrazia nel XXI secolo? Dov’è una vera democrazia?
COLOMBIA Y VENEZUELA: ¿DÓNDE HAY UNA DICTADURA?
María Fernanda Barreto
Dicen que todas las comparaciones son odiosas, pero a la vez son inevitables. En el caso de Colombia y Venezuela, la comparación entre sus sistemas políticos es hecha permanentemente por la clase política colombiana, y por supuesto, es apoyada por los carteles que conforman sus corporaciones mediáticas y su poderosa industria del entretenimiento, que no dudan en establecer que mientras la democracia colombiana es antigua, fuerte y goza de buena salud, Venezuela ha degenerado en una dictadura.
Esta caricatura es irreflexivamente repetida incluso, por amplios sectores de la oposición colombiana por ignorancia, por temor o por simple pereza de analizar críticamente la propaganda con la que diariamente se les bombardea y, con ese velo, será imposible trazar el rumbo de las transformaciones profundas que requiere el país.
La guerra mediática contra la Revolución Bolivariana que tiene como ejes Miami, Madrid y Bogotá; el lawfare en construcción contra el propio presidente Nicolás Maduro y las directrices políticas emanadas de los Estados Unidos que sostienen esa propaganda, derivan del complejo contexto geopolítico generado por la crisis capitalista mundial, la herida mortal del mundo unipolar y el consecuente relanzamiento de la Doctrina Monroe sobre Nuestra América.
Es por ello que hemos decidido hacer esta comparación partiendo de la afirmación que rompe con lo que habitualmente dicen: ni Colombia está tan bien como la pintan ni Venezuela tan mal como dicen.
Con esa intención contrahegemónica tampoco se pretende decir que la democracia venezolana es perfecta porque, como todo proceso social, la Revolución Bolivariana es imperfecta y siempre perfectible.
Hoy, la gravedad que reviste esa creencia tan instalada en la opinión pública colombiana toma más importancia ante los sucesos de esta semana, cuando el ministro de la Defensa Diego Molano volvió a dar declaraciones que pretenden generar un conflicto binacional ya que, la afirmación de que en Venezuela hay una dictadura y en Colombia una democracia digna de exportar es uno de sus argumentos centrales.
En este momento en que el uribismo se sabe perdido, pues dos décadas en el poder ejecutivo están a punto de llegar a su fin en tan solo cinco meses, bien sea por el esperado triunfo de los sectores progresistas y de izquierda que se han unido en el Pacto Histórico, o por el triunfo de otras alternativas de centroderecha y derecha que responden a intereses más tradicionales de la oligarquía colombiana, todos lejos de Uribe; solo la agudización del conflicto interno y la amenaza de un conflicto internacional podrían tal vez cambiar el resultado que ya parece inminente. Por lo que nuevamente es tarea urgente derrotar el lenguaje guerrerista del gobierno uribista.
De este lado de la frontera, la afirmación de que en Venezuela hay una dictadura mientras en Colombia existe una democracia ejemplar lo refrenda la oposición venezolana, legitimándolo en algunos sectores populares con el apoyo permanente de las corporaciones mediáticas trasnacionales y la industria del entretenimiento colombiana que tiene amplia difusión por redes sociales.
Explicadas las razones de este análisis, que se hace en defensa de ambos pueblos y procura de la paz, aportamos nueve puntos desde los que se puede iniciar un análisis comparativo de la salud de la democracia en ambos países.
Es importante aclarar que la comparación siguiente se centra en las acciones de los Estados y sus gobiernos, pues sin duda desde las organizaciones populares colombianas hay experiencias reales y nutritivas que avanzan en la construcción verdaderamente democrática.
LOS NUEVE PUNTOS PROPUESTOS PARA EL ANÁLISIS COMPARATIVO
- Relación con los Estados Unidos como centro del imperio capitalista
Colombia es un Estado subordinado a los Estados Unidos. Eso implica una entrega absoluta de sus recursos naturales, minero-energéticos, su gran fuerza de trabajo y la concesión de su importancia geoestratégica regional para convertir al país en un centro de la acumulación por desposesión, principal enclave militar de los Estados Unidos y uno de los dos enclaves del narcotráfico en el continente. La injerencia estadounidense en asuntos internos es absoluta y la palabra “soberanía” ha desaparecido de las alocuciones políticas, incluso del llamado progresismo, quedando solo en las voces minoritarias de la verdadera izquierda.
El Estado venezolano, por su parte, es un Estado insubordinado, desde su propia doctrina bolivariana confrontada históricamente a la doctrina Monroe. Esta insubordinación le ha costado un asedio político, económico y hasta militar desde la potencia del Norte. Acoso que en 2015 llegó al extremo de declararla “una amenaza inusual y extraordinaria” para la seguridad de los Estados Unidos. Esa orden ejecutiva ha sustentado un brutal bloqueo, con graves consecuencias para el pueblo venezolano y es la raíz del fenómeno de emigración.
- Poder político de las oligarquías
El poder político en Colombia está en manos de las familias económicamente más poderosas del país desde hace siglo y medio aproximadamente, lo que cada vez más la convierte en una plutocracia. Con el agravante de que, en las últimas tres décadas, esa oligarquía se ha imbricado en mayor o menor grado con el narcotráfico y el paramilitarismo.
En cambio, hace apenas veintidós años irrumpió la Revolución Bolivariana, y con ella se desplazó del poder político a la oligarquía venezolana que tradicionalmente lo había ostentado también en el siglo XX y gran parte del XIX.
- Conflicto armado
Colombia es un país en guerra. Está inmersa en un conflicto social y armado que continúa sin resolverse y nuevamente tiende a agudizarse. La solución democrática sería la salida política y negociada que desde amplios sectores del pueblo colombiano se ha venido exigiendo, sin embargo, la apuesta de la oligarquía ha sido la de una solución militar con la que procura pacificar al pueblo y ganar la guerra, es decir apuesta a la pacificación que es muy distinta a la paz.
Al contrario, Venezuela se mantiene en paz a pesar del asedio militar de los Estados Unidos, la invasión paramilitar del territorio venezolano desde Colombia, la incursión de mercenarios y la reiterada ejecución de operaciones terroristas de control territorial llamadas popularmente “guarimbas”. Lo más relevante para esta comparación es que ante la violencia que generaron las últimas guarimbas en 2017, el presidente Maduro acudió a la máxima expresión de la democracia que es la convocatoria al Poder Constituyente. Al día siguiente de ese llamado los sectores que estaban promoviendo la violencia se desmovilizaron y ninguna operación similar ha vuelto a desarrollarse desde entonces.
- Hegemonía comunicacional vs. comunicación contrahegemónica
Las corporaciones mediáticas colombianas están en manos de tres familias que forman parte de las cuatro más ricas del país, por lo que, a pesar de ocasionales disputas de intereses, el relato está unificado en defensa del poder oligárquico, a favor del sistema capitalista mundial y el imperialismo. Los medios de comunicación alternativos y populares son permanentemente atacados y perseguidos, por lo que la hegemonía comunicacional de las corporaciones mediáticas es aplastante.
Distinto sucede en Venezuela donde se confrontan la hegemonía comunicacional mundial y el la comunicación contrahegemónica. Este debate tiene, por un lado, gran cantidad de empresas privadas de comunicación nacionales, internacionales y redes sociales que operan en el país difundiendo el discurso hegemónico, y por el otro, a los medios de comunicación del Estado, los medios que tienen participación estatal y los abundantes medios de comunicación alternativos y comunitarios, que dan la batalla de la comunicación contrahegemónica. Lo que la coloca más cerca del ejercicio democrático de la comunicación.
- Propiedad de la tierra
Si bien el latifundio es histórico en toda Nuestra América y particularmente en los dos países en cuestión, en Colombia, en las últimas seis décadas, se ha despojado al campesinado de cerca de ocho millones de hectáreas en acción coordinada entre latifundistas, empresas trasnacionales, narcotraficantes, fuerzas militares y, sobre todo, paramilitares.
Gracias a la promulgación de una nueva ley de tierras durante el gobierno del presidente Hugo Chávez, en Venezuela se han rescatado y expropiado a latifundistas cerca de 6 millones de hectáreas. La mayoría de estas tierras, con evidentes nudos críticos y algunos retrocesos en los últimos años, se han adjudicado a campesinos y campesinas.
Esto quiere decir que mientras en Colombia la tendencia es a concentrar la propiedad de la tierra, en Venezuela se inició un proceso de desconcentración de la misma.
- Usos del lenguaje en las Constituciones Nacionales
Venezuela posee la primera constitución en castellano que usó el lenguaje inclusivo, es decir, escrita por y para sus ciudadanos y ciudadanas. Aunque la actual Constitución de Colombia también fue el producto de una Constituyente más o menos reciente, continúa usando un lenguaje excluyente en el que solo se nombra a sus ciudadanos y no da cuenta de las grandes luchas de las mujeres colombianas por la inclusión.
- Respeto a los derechos humanos
A pesar de la muy cuestionable decisión de la Corte Penal Internacional de cerrar el examen preliminar al Estado colombiano, antes siquiera de pasar a la fase de investigación y, por el contrario, abrir investigación contra el Estado venezolano, en Colombia hay razones para afirmar que la violación de derechos humanos es política de Estado.
El genocidio que se comete en Colombia contra líderes y lideresas sociales, defensores de derechos humanos, firmantes del más reciente acuerdo de paz, educadores y educadoras, sindicalistas, entre otros y otras, implica un etnocidio y también un juvenicidio de clase.
Tan solo entre el 1° de enero y el 2 de diciembre de 2021, han sido víctimas de este genocidio 162 líderes y lideresas sociales, 44 ex firmantes del acuerdo y se han cometido 90 masacres. A esto hay que sumar las terribles imágenes que circularon en todo el mundo de la brutal represión policial y parapolicial al Paro Nacional convocado este mismo año en Colombia.
En Venezuela, por su parte, donde ocasionalmente se han registrado víctimas de violación de derechos humanos, no existe registro este año de ninguna masacre. En las redes sociales, de hecho, solo se reseña una presunta masacre a principios de año, que incluso los medios internacionales reseñan entre comillas dado que se dio en el contexto de un operativo policial que acabó con una banda delincuencial y en la que existen muchos elementos para creer que se trató de muertes durante un enfrentamiento. Tampoco se registra ningún asesinato de líderes o lideresas sociales. Vale la pena aclarar que en las pocas ocasiones en que estos asesinatos han ocurrido, las víctimas son generalmente simpatizantes de la Revolución Bolivariana.
Lo cierto es que lo ocasional de las violaciones de derechos humanos por parte de los cuerpos de seguridad del Estado -que no por ser pocas son justificables-, y el hecho de que una gran parte de ellas son investigadas por la Fiscalía venezolana, contribuyen a la afirmación de que la defensa de los derechos humanos es política del Estado venezolano.
- Índice de desarrollo humano
Este índice, definido como un instrumento que mide el adelanto medio de un país en lo que respecta a la capacidad humana básica representada por la esperanza de vida, el nivel educacional y el ingreso per cápita, es medido por el Programa de Naciones Unidas para el Desarrollo (PNUD) que presenta cada año un ranking de 189 países, siendo el primero el país con el más alto índice y el último con el más bajo.
En los últimos años Venezuela ha estado siempre por encima de Colombia en este índice, aunque vale la pena resaltar que Cuba se ha ubicado encima de ambos en el mismo período. Solo a partir del bloqueo a Venezuela en el año 2015 comenzó a caer en ese ranking y, sin embargo, pese a la dura situación económica y social que hoy enfrenta, solo se colocó por debajo de Colombia en los dos últimos informes de 2019 y 2020. La razón de esa caída, según explica el propio PNUD, se debe sobre todo a la caída del ingreso per cápita.
- Sistema de votación
Este último punto de comparación lo hemos tratado en varias ocasiones y lo ilustraremos nuevamente con un cuadro que publicamos por primera vez en 2018, dado que ninguno de los dos sistemas ha sufrido modificaciones desde ese entonces.
Dicha comparación se realiza a partir de la experiencia que me ha permitido la doble nacionalidad de votar en ambas elecciones y participar como miembro de mesa y testigo electoral en las elecciones de los dos países.
La síntesis del cuadro es que Colombia posee un sistema electoral manual, sumamente vulnerable, mientras Venezuela posee un sistema electoral automatizado de alta confiabilidad, que ha sido catalogado por Jimmy Carter como el mejor sistema electoral del mundo.
Estos son algunos de los elementos con los que se propone profundizar el debate sobre el verdadero significado de la democracia y plantear dos preguntas complementarias al título de este artículo: ¿Qué es la democracia en el siglo XXI? ¿Dónde hay una verdadera democracia?