Veronica Abdala – http://www.pagina12.com.ar
Questo 13 aprile 2015 è deceduto Eduardo Galeano, scomoda voce lirica dei latinoamericani senza voce. Ecco questo articolo pubblicato dal quotidiano argentino Página 12, nel momento in cui l’Università dell’Avana gli concesse la Laurea Honoris Causa.
“A Cuba, gli esseri umani non sono condannati all’umiliazione”
Eduardo Galeano è stato nominato Dottore Honoris Causa dell’Università di L’Avana, in una cerimonia “piena di amici e di entusiasmo”.
Se c’è qualcosa che Eduardo Galeano conosce bene è il modo di creare racconti utilizzando le voci degli altri: quelle che hanno un padrone e quelle che non ne hanno. Il sussurro anonimo che raccontano le città, e anche il grido del popolo e le loro lotte. In diverse occasioni ha dovuto scrivere, in quel contesto, sulla realtà del popolo cubano, per il quale non ha mai nascosto la sua preferenza, e che tutelò sempre che potesse. “Ho amato questa isola nel solo modo che è, degna di fede, con le sue luci e ombre”, disse l’uruguaiano la scorsa settimana, ricevendo il titolo di Dottore Honoris Causa dell’Università di L’Avana, in una cerimonia che ha coinvolto artisti e intellettuali cubani, studenti e insegnanti. Gli accademici che lo hanno premiato giudicarono lo scrittore e giornalista, “la cui opera scritta si distingue come una delle più preziose della letteratura latino-americana contemporanea, è un recuperatore della memoria reale e collettiva sudamericana e un cronista del suo tempo”. E hanno celebrato “il suo ampio lavoro in difesa delle giuste cause dell’America Latina.” “Sono profondamente emozionato per questo premio”, ha detto ieri Galeano a Página/12, di ritorno nella sua casa di Montevideo. “Non dimenticherò mai questo atto pieno di amici e di entusiasmo.”
La cerimonia di premiazione, tenutasi presso l’auditorium dell’istituto d’ istruzione superiore, servì come scusa affinché l’autore di opere come ‘Le vene aperte dell’America Latina’ ( Premio Casa de las Américas), ‘Il libro degli abbracci’ e ‘Memorie del Fuoco’; riflettesse sulla attualità dell’isola. Trenta anni fa, mi chiedevo in merito all’atteggiamento degli USA, che vietavano ai suoi cittadini di viaggiare liberamente a Cuba: se quest’isola è, come dicono, l’inferno, come mai gli USA non organizzano escursioni affinché i suoi cittadini la conoscano e si disingannino? Ora continuo a chiedermi” ha detto Galeano. “Dieci anni fa, formulavo un’altra domanda circa la Cuba infernale: perché dovrei confonderla, ora, coll’inferno, se non l’ho mai confusa con il paradiso? E ancora mi lo chiedo. Né inferno, né paradiso: la rivoluzione, opera di questo mondo, è sporca di argilla umana, e proprio per questo, e non a dispetto di esso, rimane contagiosa. Molti di coloro che in precedenza la collocavano nelle alture celesti, ora la condannano al fuoco eterno. Prima confondevano il socialismo con lo stalinismo, e ora sono paladini della libertà di espressione. Ora sono maestri di democrazia, e prima scambiavano l’unità con l’unanimità e la contraddizione con la cospirazione, perché la contraddizione era uno strumento di cospirazione imperialista, invece di essere, per com’era, come è, l’unica prova inconfutabile che è viva la vita”, ha detto. “Nel Nuovo Ordine Mondiale, quando i burocrati diventano imprenditori e i tori ribelli diventano buoi mansueti, quando molti vecchi amici diventano nemici di ora, prendono vigore quelle parole di Carlos Fonseca Amador, il fondatore del Fronte Sandinista: ‘I veri amici sono quelli che criticano di fronte e lodano dal retro. Ho sempre pensato che a Cuba la si può amare senza mentire coincidenze ne zittire divergenze “, ha detto lo scrittore. “E ora sono più sicuro che mai, che non c’è un’altro modo di amarla, né all’interno né all’esterno dei suoi confini, perché la coincidenza alimentata dalla divergenza è l’unica forma di amore degno di fede.”
Nello stesso evento, Galeano criticò la “posizione servile che gran parte del mondo mantenne verso gli USA dopo gli attacchi dell’11 settembre”, e che hanno lasciato 4 mila morti a New York e Washington. “E ‘perché penso che non sono molto onorati, per modo di dire, questi tempi che stiamo vivendo. Sembrerebbe che si sta disputando la Coppa Mondiale dello Zerbino. Si ha l’impressione, e magari sia una impressione errata, che i governi sono in concorrenza tra loro per vedere chi striscia meglio sui pavimenti e chi si lascia calpestare con più entusiasmo. La competizione veniva da prima, ma, a partire dagli attacchi terroristici, c’è una quasi unanimità nella sommissione ufficiale davanti ai prepotenti del mondo”. Per lo scrittore, Cuba è il paese” che ha messo più chiaramente le cose in chiaro dicendo no alla impunità dei potenti, il paese che con più fermezza e lucidità si è rifiutato di accettare questo tipo di salvacondotto universale offerto ai signori della guerra, che in nome della lotta al terrorismo possono praticare a volontà tutto il terrorismo che gli viene in mente, bombardando e uccidendo chiunque e quando vogliono”, come definì. “Credo che in un mondo dove il servilismo è massima virtù; in un mondo dove chi non si vende, si affitta, è raro sentire la voce della dignità; Cuba è, ancora una volta, la bocca di quella voce “, ha detto lo scrittore. “Per più di quarant’anni, questa rivoluzione, punita, bloccata, calunniata, ha fatto molto meno di quanto voleva, ma ha fatto molto di più di quanto poteva. E persiste. Lei continua a fare la follia pericolosa di credere che gli esseri umani non siamo condannati all’umiliazione. “
Cuba en Galeano
Este 13 de abril de 2015 ha fallecido Eduardo Galeano, incómoda voz lírica de los latinoamericanos sin voz. Aquí este artículo publicado por el diario argentino Página 12 en ocasión de que la Universidad cde la Habana le otorgara el Doctorado Honoris Causa.
“En Cuba, los seres humanos no están condenados a la humillación”
Eduardo Galeano fue nombrado Doctor Honoris Causa de la Universidad de La Habana, en un acto “lleno de amigos y de entusiasmo”.
Verónica Abdala
Si hay algo que Eduardo Galeano conoce bien es la forma de construir relatos valiéndose de El escritor fue homenajeado por artistas, académicos e intelectuales.las voces de los otros: las que tienen dueño y las que no. El susurro anónimo que cuentan las ciudades, y también el clamor de los pueblos, y sus luchas. En reiteradas oportunidades le tocó escribir, en ese marco, sobre la realidad del pueblo cubano, por el que nunca ocultó su predilección, y al que amparó siempre que pudo. “He amado a esta isla de la única manera que es, digna de fe, con sus luces y sombras”, dijo el uruguayo la semana pasada, al recibir el título de Doctor Honoris Causa de la Universidad de La Habana, en un acto del que participaron artistas e intelectuales cubanos, alumnos y profesores. Los académicos que lo premiaron juzgaron que el escritor y periodista, “cuya obra escrita se destaca como una de las más valiosas de la literatura latinoamericana contemporánea, es un recuperador de la memoria real y colectiva sudamericana y un cronista de su tiempo”. Y celebraron “su amplia labor en defensa de las causas más justas de América latina”. “Me siento profundamente emocionado por esta distinción”, dijo Galeano ayer a Página/12, ya de vuelta en su casa de Montevideo. “Nunca olvidaré ese acto lleno de amigos y de entusiasmo.”
La entrega del premio, que se realizó en el aula magna de ese centro de educación superior, sirvió de excusa para que el autor de obras como Las venas abiertas de América latina (Premio Casa de las Américas), El libro de los abrazos y Memorias del fuego reflexionara sobre la actualidad de la isla. “Hace treinta años, me preguntaba yo a propósito de la actitud del gobierno de los Estados Unidos, que prohibía que sus ciudadanos viajaran libremente a Cuba: si esta isla es, como dicen, el infierno, ¿por qué los Estados Unidos no organizan excursiones para que sus ciudadanos la conozcan y se desengañen? Ahora me lo sigo preguntando”, explicó Galeano. “Hace diez años, formulaba otra pregunta sobre la infiernización de Cuba: ¿por qué voy a confundirla, ahora, con el infierno, si yo nunca la he confundido con el Paraíso? Y ahora me lo sigo preguntando. Ni infierno, ni Paraíso: la revolución, obra de este mundo, está sucia de barro humano, y justamente por eso, y no a pesar de eso, sigue siendo contagiosa. Muchos de los que antes la ubicaban en las alturas celestiales, ahora la condenan al fuego eterno. Antes confundían el socialismo con el stalinismo, y ahora son campeones de la libertad de expresión. Ahora son maestros de democracia, y antes confundían la unidad con la unanimidad y la contradicción con la conspiración, porque la contradicción era un instrumento de la conspiración imperialista en lugar de ser, como era, como es, la única prueba irrefutable de que está viva la vida”, señaló. “En el Nuevo Orden Mundial, cuando los burócratas se hacen empresarios y los toros bravíos se vuelven bueyes mansos, cuando muchos amigos de antes se convierten en enemigos de ahora, cobran tremenda actualidad aquellas palabras de Carlos Fonseca Amador, el fundador del Frente Sandinista: ‘Los amigos de verdad son los que critican de frente y elogian por la espalda’. Yo siempre creí que a Cuba se puede quererla sin mentir coincidencias ni callar divergencias”, sostuvo el escritor. “Y ahora estoy más que nunca seguro de que no hay otra manera de quererla, ni dentro ni fuera de sus fronteras, porque la coincidencia que se alimenta de la divergencia es la única forma de amor digna de fe.”
En el mismo acto, Galeano criticó la “postura servil que buena parte del mundo mantuvo con Estados Unidos tras los atentados del 11 de septiembre”, y que dejaron un saldo de 4 mil muertos en Nueva York y en Washington. “Es porque creo que no son muy honrosos que digamos estos tiempos que estamos viviendo. Pareciera que se está disputando la Copa Mundial del Felpudo. Uno tiene la impresión, y ojalá sea una impresión equivocada, de que los gobiernos compiten entre sí a ver quién se arrastra mejor por los suelos y quién se deja pisar con mayor entusiasmo. La competencia venía de antes pero, a partir de los atentados terroristas, hay una casi unanimidad en la obsecuencia oficial ante los mandones del mundo.” Para el escritor, Cuba es el país “que más claramente ha puesto los puntos sobre las íes diciendo no a la impunidad de los poderosos, el país que con más firmeza y lucidez se ha negado a aceptar esta suerte de salvoconducto universal otorgado a los señores de la guerra, que en nombre de la lucha contra el terrorismo pueden practicar a su antojo todo el terrorismo que se les ocurra, bombardeando a quien quieran y matando cuando quieran y a cuantos quieran”, según definió. “Pienso que en un mundo donde el servilismo es alta virtud; en un mundo donde quien no se vende, se alquila, resulta raro escuchar la voz de la dignidad; Cuba está siendo, una vez más, boca de esa voz”, subrayó el escritor. “A lo largo de más de cuarenta años, esta revolución, castigada, bloqueada, calumniada, ha hecho bastante menos que lo que quería, pero ha hecho mucho más que lo que podía. Y en eso está. Ella sigue cometiendo la peligrosa locura de creer que los seres humanos no estamos condenados a la humillación.”