Un golpe fallito (capitolo 9 – finale)

Manuel Hevia Frasquieri http://razonesdecuba.cu

Gli eventi dell’11 luglio 2021 sono stati deliberatamente istigati da piattaforme comunicative controllate dalla CIA articolate in un progetto di “golpe morbido” che si posiziona, minacciosamente, negli ultimi anni, contro Cuba.

I documenti originali del governo USA ci rivelano lo sviluppo di un’operazione strategica sovversiva finalizzata al “cambio di regime” che mantiene una validità attuale nei suoi approcci, obiettivi e compiti sul terreno. Non abbiamo dubbio alcuno che dietro i fili di questa cospirazione ci sia la Central Intelligence Agency yankee.

Questo progetto sovversivo nasconde una metodologia operativa in totale corrispondenza con i programmi approvati dall’USAID negli ultimi anni fiscali accompagnato da un’opera, differita e permanente, di influenza su uno scenario sociale sempre più gravato dalla penuria e dai bisogni materiali accumulati da anni, sottoposto ad una inclemente guerra economica.

La metodologia del golpe morbido è stata presente negli eventi che hanno causato il crollo del socialismo nell’Europa orientale, negli anni ’80, nelle massicce marce delle rivoluzioni colorate che hanno scosso, anni dopo, le ex repubbliche sovietiche, e in eventi successivi come la Primavera Araba, in questo secolo, e gli imponenti disordini verificatisi in Venezuela e Nicaragua, negli anni più recenti.

Molti ricercatori concettualizzano il golpe morbido come una strategia chiave segreta nell’imposizione del “nuovo ordine mondiale” guidato dagli USA. È anche conosciuto con altre accezioni come resistenza non violenta, golpe morbido, sfida politica o lotta civica. Altri le chiamano semplicemente disobbedienza civile, forse per spogliarla della sua connotazione politica.

A livello teorico, questa dottrina è stata concepita da un gruppo di neoconservatori nordamericani ed esposta nel “Programma Democrazia” del presidente Ronald Reagan nel 1981.

Da quelle idee è sorto l’Albert Einstein Institution, creato nel 1983 a Boston, MA, con fondi NED, dall’ideologo anticomunista Gene Sharp, scomparso appena due anni fa all’età di 90 anni.

Nel 1983, Sharp ha organizzato il “Programma sulle Sanzioni Non Violente” presso il Centro per gli Affari Internazionali dell’Università di Harvard, dove si sono studiate l’uso di nuove tecniche di “disobbedienza civile” nello scontro con i “regimi totalitari” nel mondo.

La nonviolenza ha fornito un aspetto più ingenuo alle azioni segrete e intrinsecamente antidemocratiche che sono state sviluppate dalla CIA, dagli anni ’80 sino ai giorni nostri.

Un golpe morbido contro Cuba

 

Nel 2015, la mafia anticubana di Miami ha proclamato la resistenza non violenta dell’ideologo nordamericano Gene Sharp come una nuova opportunità nei suoi piani aggressivi contro Cuba.

La nonviolenza ha progettato l’uso di nuove tecniche di disobbedienza civile con un profilo interventista più aggressivo che ha rotto con le tradizionali formule di “lotta pacifica” del secolo scorso.

Queste azioni faziose sono dirette contro governi che gli USA considerano avversari, motivo per cui danno una connotazione particolare a questi fatti come “rivoluzioni democratiche popolari” in cui “la gente chiede la resa dei conti e una governabilità democratica nei confronti di dirigenti dispotici e sistemi politici arcaici, che devono essere sostituiti”.

I libri di Gene Sharp “From Dictatorship to Democracy” e “The Role of Power in Nonviolent Struggle” basano 198 metodi di destabilizzazione interna di questa dottrina, in cui esaltava l’uso delle azioni di protesta e di persuasione in una prima fase, attraverso azioni simboliche, sfilate, assemblee, presidi, cortei e veglie, seguite da un ampio dispiegamento mediatico internazionale.

Secondo questi manuali, gli organizzatori di queste proteste passano poi ad altre forme di disobbedienza civile che denominano la “non cooperazione con l’avversario” e il cosiddetto “intervento non violento” che aumenta l’intensità delle provocazioni, convocando all’ostruzione di strade e viali, ad “occupare pacificamente” le istituzioni ufficiali e altri atti di mancanza di rispetto e violenza contro le autorità per promuovere una risposta repressiva da parte delle autorità, sottolineando, ancora più, il sostegno mediatico internazionale.

Sebbene le leggi nella maggior parte dei paesi del mondo riconoscano il diritto di manifestare in conformità con le norme legali stabilite e in un ambiente di sicurezza e ordine pubblico, questa letteratura viola questi principi.

Diversi autori valutano la capacità di questa dottrina di generare scenari volti a “manipolare la realtà e istigare la cospirazione interna, come previo passo alla destabilizzazione interna e al possibile colpo di stato”.

Queste operazioni sono costose per cui richiedono un forte finanziamento che sosterranno i gruppi di scontro sediziosi e il lavoro di influenza attraverso la propaganda e programmi sovversivi su comunità e settori sociali vulnerabili.

Questa metodologia tiene conto di alcune particolarità della scena politica sociale in cui la si applica. Negli eventi provocatori avvenuti in Venezuela e Nicaragua, secondo alcuni autori, è il sostegno organizzativo e finanziario di questi atti sediziosi è stato assunto da partiti e gruppi politici di opposizione con il sostegno delle ambasciate yankee e ONG finanziate, generalmente, da USAID e NED.

Molte manifestazioni di piazza erano orientate verso un maggior grado di aggressività. Mentre alcuni gruppi di manifestanti iniziano le proteste in modo pacifico e ordinato, altri nuclei provocatori situati in avanguardia scalderanno l’atmosfera con la chiusura di viali, l’incendio di veicoli o altri atti violenti contro i mezzi della polizia. Questi gruppi di scontro più aggressivi sono reclutati tra giovani emarginati che agiranno da punta di diamante di questa strategia golpista, seminando il crimine e la destabilizzazione interna.

Questi manuali di lotta nonviolenta riconoscono la natura sovversiva di questo movimento, affermando che possono esistere atti di resistenza che richiedono essere mantenuti in forma segreta, come: “pubblicare, stampare e distribuire pubblicazioni clandestine, uso illegale di trasmissioni radiofoniche all’interno del paese, e la raccolta di informazioni sulle operazioni del governo sono tra il numero limitato di attività che devono essere realizzate sotto un alto grado di segretezza”.

Ogni azione pianificata nelle strade va accompagnata da un supporto mediatico incaricato di manipolare il suo impatto sulla popolazione e sulle reti sociali. Partecipano attivamente a questo scopo i media privati ​​e internazionali sotto il controllo di gruppi comunicativi e di meccanismi dell’ intelligence USA nella regione.

L’effetto delle immagini filmiche in cui è presente la repressione della polizia provocherà una visione controproducente nella popolazione, producendosi grandi campagne mediatiche per predisporre l’opinione pubblica, dentro e fuori il paese, contro la violenza contro questi giovani e la violazione dei diritti umani. Questa propaganda, spesso ripetuta, acuisce la visione del caos e della destabilizzazione interna. Il suo scopo è mettere in dubbio la governabilità del paese.

Gene Sharp ha riassunto, in poche parole, quest’ultima nozione: “…la repressione è una risposta sperata […] il gruppo d’azione deve sfidare la repressione […] una repressione più dura può aumentare, piuttosto che ridurre, la resistenza e l’ostilità al regime [… ] la violenza della repressione può alienare il sostegno all’avversario […]”.

I primi accenni di un golpe morbido

 

La destra terrorista di Miami vociferava, nel 2015, che “[…] la violenza può richiedere tempo, ma dipende da noi dirigerla” […] è l’unica strategia praticabile per liberare Cuba […]. “

Quanto sopra non era una novità, dal momento che Gene Sharp ed i suoi più stretti collaboratori mantenevano contatti, dal 1996, con gruppi anticubani, tenendo conferenze alla Florida International University e interviste per Radio Martí.

Gruppi controrivoluzionari come Hermanos al Rescate, Movimiento Democracia e il Direttorio Democratico Cubano hanno introdotto illegalmente nel paese letteratura sotto forma di libri, opuscoli, riviste e video del politologo Gene Sharp, mascherati in opuscoli di carattere sportivo o religioso.

Alcuni gruppi controrivoluzionari avrebbero introdotto nel loro linguaggio propagandistico la frase “lotta civica”, per mascherare il carattere lesivo delle loro azioni. Atti provocatori, dal profilo spontaneo, hanno preso forza in piena strada nel 2001 e nel 2002, accompagnati da alcuni atti di disordine pubblico che causavano malcontento e il rifiuto della popolazione e si sono moltiplicati gli appelli a presunti scioperi della fame o piani di digiuno, veglie, esortazioni a cortei commemorativi e conferenze davanti alla stampa estera accreditata. La tattica non violenta iniziava una prima fase, identificata in questa dottrina come azioni di persuasione e protesta.

Tutto era uno spettacolo di azioni di disobbedienza civile per attirare i media di informazione di Miami, ciò che è durato per lunghi mesi in un clima aggravato dalle difficoltà ereditate dal Periodo Speciale. È stato un nuovo tentativo di destabilizzare la nazione che è stato finalmente sventato dalla Rivoluzione all’inizio del 2003 (Vedi le attività sovversive dell’USAD e della NED contro Cuba)

Nel 2015, la mafia anticubana è riuscita a coinvolgere Sharp in una nuova manovra propagandistica e ha prodotto un documentario su Martí-Noticias, che tuttora circola su Internet, intitolato “Gene Sharp parla ai cubani” [1].

Le immagini ritraevano uno Sharp invecchiato che parlava lentamente e in tono istruttivo, interrotto da interventi dei caporioni della FNCA e di “Hermanos al Rescate” e frammenti filmici di atti provocatori in località isolate di Cuba: “[…] Se il popolo non è pronto per lottare, tu non trionferai […] preparare il popolo di Cuba […] richiederebbe per primo pensiero e studio in anticipo […] non solo andare in piazza subito, preparare il popolo all’interno di Cuba, è necessario prepararsi […] devono fidarsi l’uno dell’altro attraverso le organizzazioni non governative, siti che sono creati e organizzati all’interno dell’isola, in società, sistemi economici e  associazioni politiche […] devono sapere cosa rende efficace la lotta nonviolenta o cosa la rende destinata alla sconfitta […] Io credo che le persone non devono cercare risposte rapide e facili […] non cerchino che gli stranieri vengano e li salvino, qualunque sia la parte del mondo [… ] “

Alcune di quelle frasi scelte dal politologo Gene Sharp preparavano il terreno ideologico per nuove provocazioni.

Gli eventi dell’11 luglio hanno mostrato la complessità del disegno sovversivo applicato contro Cuba e il suo alto grado di mascheramento grazie alla complicità del governo USA, che lo promuove con tutte le sue capacità e risorse illimitate. È vitale studiare gli antecedenti storici e la base politica di questa dottrina che costituisce la radice del substrato ideologico che circola nelle piattaforme comunicative nemiche, risultato in molti casi dell’applicazione dei programmi USAID.

In questo modo saremmo più preparati ad affrontare con maggior successo la sovversione politica e ad avvertire i nostri giovani che il golpe morbido a cui ci sottopongono non è solo una guerra mediatica e d’influenza propagandistica che penetra attraverso le reti sociali bensì la volontà del nemico di seminare a Cuba i fondamenti morali, psicologici e soggettivi di un cambio di regime, ciò che equivarrebbe a rinunciare alla libertà e all’indipendenza come nazione.

Quanto si sbaglia l’impero se pensa che la resistenza del popolo si sia esaurita in questi tempi difficili.


Un golpe fallido (9 y final)

Por Manuel Hevia Frasquieri

Los sucesos del 11 de julio de 2021 fueron deliberadamente instigados desde plataformas comunicacionales controladas por la CIA articulados a un proyecto de “golpe blando”que se desplaza amenazadoramente en los últimos años contra Cuba.

Los documentos originales del gobierno de Estados Unidos nos revela el desarrollo de una operación subversiva estratégica dirigida al “cambio de régimen” que mantiene una vigencia actual en sus enfoques, objetivos y tareas en el terreno. No tenemos ninguna duda que tras los hilos de esta conspiración se encuentra la Agencia Central de Inteligencia Yanqui.

Este proyecto subversivo esconde una metodología operacional en total correspondencia con los programas aprobados por la USAID en los últimos años fiscales acompañado de un trabajo diferido y permanente de influencia sobre un escenario social cada vez más agobiado por la escasez y las necesidades materiales acumuladas por años, sometido a una inclemente guerra económica.

La metodología del golpe blando estuvo presente en los sucesos que provocaron el derrumbe del socialismo en Europa del Este en los años 80, en las marchas multitudinarias de las revoluciones de colores que sacudieron años después a las ex repúblicas soviéticas y en sucesivos eventos como la Primavera Árabe en este siglo y los desórdenes masivos ocurridos en Venezuela y Nicaragua en años más recientes.

Muchos investigadores conceptúan al golpe blando como una estrategia clave encubierta en la imposición del «nuevo orden mundial» liderado por Estados Unidos. Es conocido también con otras acepciones como resistencia no violenta, golpe suave, desafío político o lucha cívica. Otros le llaman simplemente desobediencia civil, quizás para despojarla de su connotación política.

En un plano teórico, esta doctrina fue concebida por un grupo de neoconservadores norteamericanos y expuesta en el “Programa Democracia” del Presidente Ronald Reagan en 1981.

De aquellas ideas surgió Albert Einstein Institution, crea­da en 1983 en Boston, MA, con fondos de la NED, por el ideólogo anticomunista Gene Sharp que falleció hace solo dos años a la edad de 90 años.

En 1983, Sharp organizó el “Programa sobre las Sancio­nes No Violentas” en el Centro de Asuntos Internacionales de la Universidad de Harvard, donde se investigaron  el uso de nuevas técnicas de “desobediencia civil” en el enfrentamiento a los “regímenes totalitarios” en el mundo.

La no violencia proporcionó un semblante más ingenuo a las acciones secretas, intrínsecamente antidemocráticas, que fueron desarrolladas por la CIA desde la década de los años 80 hasta nuestros días.

Un golpe blando contra Cuba

En 2015 la mafia anticubana de Miami proclamó a la resistencia no violenta del ideólogo norteamericano Gene Sharp como una nueva oportunidad en sus planes agresivos contra Cuba.

La no violencia diseñó la utilización de nuevas técnicas de desobediencia civil con un perfil intervencionista más agresivo que rompió con las tradicionales fórmulas de “lucha pacífica” del pasado siglo.

Estas acciones facciosas están dirigidas contra gobiernos a los que Estados Unidos considera como adversarios por lo que le dan una connotación particular a estos hechos como “revoluciones populares democráticas” en la que “la gente demanda la rendición de cuentas y una gobernabilidad democrática hacia dirigentes despóticos y sistemas políticos arcaicos, que deben ser sustituidos”.

Los libros de Gene Sharp “De la Dictadura a la Democracia” y “El rol del poder en la lucha no violenta” fundamentan 198 métodos de desestabilización interna de esta doctrina, en los que exaltaba el empleo de las acciones de protesta y persuasión en una primera fase, mediante acciones simbólicas, paradas, asambleas, mítines, marchas y vigilias, seguidas de un amplio despliegue mediático internacional.

Según estos manuales los organizadores de estas protestas transitan posteriormente a otras formas de desobediencia civil que denominan la “no cooperación con el adversario” y la llamada “intervención no violenta” que acrecienta la intensidad de las provocaciones, convocando a obstruir calles y avenidas, “ocupar pacíficamente” instituciones oficiales y otros actos de irrespeto y violencia contra la autoridad para propiciar una respuesta represiva de las autoridades, enfatizando aún más el apoyo mediático internacional.

Si bien las leyes en la mayoría de los países del mundo reconocen el derecho a manifestarse a tenor de las normas jurídicas establecidas y dentro de un ambiente de seguridad y orden público, esta literatura vulnera estos principios.

Distintos autores evalúan la capacidad de esta doctrina para generar escenarios dirigidos a “manipular la realidad e instigar la conspiración interna, como paso previo a la desestabilización interna y el posible golpe de estado”.

Estas operaciones resultan costosas por lo que requieren de un fuerte financiamiento que sustentarán los grupos de choque sediciosos y la labor de influencia a través la propaganda y programas subversivos sobre comunidades y sectores sociales vulnerables.

Esta metodología toma en cuenta algunas particularidades del escenario político social en las que se aplica. En los hechos provocativos ocurridos en Venezuela y Nicaragua, según algunos autores es el respaldo organizativo y financiero de estos actos sediciosos fue asumido por partidos y grupos políticos de oposición con el apoyo de las embajadas yanquis y ONGs financiadas generalmente por la USAID y la NED.

Muchas manifestaciones callejeras estaban orientadas a un mayor grado de agresividad. Mientras algunos grupos de manifestantes inician las protestas de forma pacífica y ordenada otros núcleos provocadores situados en la vanguardia caldearán el ambiente con el cierre de avenidas, la quema de vehículos u otros actos violentos contra los medios policiales. Estos grupos de choque más agresivos son reclutados entre jóvenes marginales los que actuarán como punta de lanza de esta estrategia golpista sembrando el crimen y la desestabilización interna.

Estos manuales de lucha no violenta reconocen el carácter subversivo de este movimiento, al expresar que pueden existir actos de resistencia que requieren ser mantenidas de forma encubierta como: “editar, imprimir y distribuir publicaciones clandestinas, uso ilegal de transmisiones radiales dentro del país, y recopilar inteligencia sobre las operaciones del gobierno están entre el   número limitado de actividades que tienen que ejecutarse bajo un alto grado de sigilo”.

Cada acción planificada en las calles va acompañada de un apoyo mediático encargado de manipular su impacto entre la población y las redes sociales. Participan activamente en este propósito los medios de comunicación privados e internacionales bajo el control de grupos comunicacionales y mecanismos de la inteligencia norteamericana en la región.

El efecto de las imágenes fílmicas en los que está presente la represión policial provocará una visión contraproducente en la población, produciéndose grandes campañas mediáticas para predisponer la opinión pública dentro y fuera del país contra la violencia contra estos jóvenes y la violación de los derechos humanos. Esta propaganda muchas veces repetida agudiza la visión de caos y desestabilización interna. Su propósito es poner en duda la gobernabilidad del país.

Gene Sharp resumió en pocas palabras esta última noción: “…la represión es una respuesta esperada […] el grupo de acción tiene que desafiar la represión […] una represión más dura, puede incrementar, lejos de reducir, la resistencia y hostilidad al régimen […] la violencia de la represión puede alienar el apoyo al adversario […]”.

Los primeros atisbos de un golpe blando

La derecha terrorista de Miami vociferaba en 2015 que “[…] la violencia puede tomar tiempo, pero depende de nosotros encaminarla” […]es la única estrategia viable para liberar a Cuba […].”

Lo anterior no era algo nuevo pues Gene Sharp y sus más cercanos colaboradores mantuvieron desde 1996 contactos con grupos anticubanos brindando conferencias en la Universidad Internacional de la Florida y entrevistas para Radio Martí.

Grupos contrarrevolucionarios como Hermanos al Rescate, Movimiento Democracia y Directorio Democrático Cubano introdujeron ilegalmente en el país literatura en forma de libros, folletos, revistas y videos del politólogo Gene Sharp, enmascarados en folletos de carácter deportivo o religioso.

Algunos grupos contrarrevolucionarias introducirían en su lenguaje propagandístico la frase “lucha cívica”, para enmascarar el carácter lesivo de sus acciones.  Actos provocativos con un perfil desenfadado tomaron fuerza en plena calle en los años 2001 y 2002, acompañados de algunos hechos de desorden público que provocaban malestar y el repudio de la población y multiplicaron las convocatorias a supuestas huelgas de hambre o planes de ayuno, vigilias, exhortación a marchas conmemorativas  y conferencias ante la prensa extranjera acreditada. La táctica no violenta se iniciaba en una primera fase, identificada en esta doctrina como  acciones de persuasión y protesta.

Todo era un show de acciones de desobediencia civil para atraer los medios noticiosos de Miami, lo que se extendió por largos meses en un clima agravado por las dificultades heredadas del Periodo Especial. Fue un nuevo intento por desestabilizar la nación que fue finalmente frustrado por la Revolución a principios de 2003 (Ver las actividades subversivas de la USAD y la NED contra Cuba)

En 2015, la mafia anticubana logró comprometer a Sharp en una nueva maniobra propagandística y produjo un documental en Martí-Noticias, que aun circula por Internet, titulado “Gene Sharp habla a los cubanos”[1].

Las imágenes representaban a un Sharp envejecido que hablaba despacio y en tono aleccionador, interrumpido por intervenciones de cabecillas de la FNCA y “Hermanos al Rescate” y fragmentos fílmicos de actos provocativos en aisladas localidades de Cuba:  “[…] Si el pueblo no está listo para luchar Ud. no va a triunfar[…] preparar al pueblo de Cuba[…] requeriría número uno pensamiento y estudio por adelantado […] no solo salir a las calles enseguida, preparar al pueblo dentro de Cuba, es necesario prepararse[…] tienen que tener confianza entre ellos a través de las organizaciones no gubernamentales, sitios que son creados y organizados dentro de la isla, en sociedades, sistemas económicos y asociaciones políticas[…] tienen que saber qué hace efectiva la lucha no violenta o que la hace destinada a la derrota[…] yo creo que las personas no deben buscar respuesta rápidas y fáciles […] no busquen que los extranjeros vengan y los salven, sea cual sea la parte del mundo […]”

Algunas de aquellas frases escogidas del politólogo Gene Sharp  preparaban el terreno ideológico para nuevas provocaciones.

Los sucesos del 11 de julio mostraron la complejidad del diseño subversivo que se aplica contra Cuba y su alto grado de enmascaramiento gracias a la complicidad del Gobierno de Estados Unidos quien lo promueve con toda su capacidad y recursos ilimitados. Resulta vital estudiar los antecedentes históricos y el basamento político  de esa doctrina  que constituye la raíz del sustrato ideológico que circula en las plataformas comunicacionales enemigas, resultado en muchos casos de la aplicación de los programas de la USAID.

De esta forma estaríamos más preparados para enfrentar con más acierto la subversión política y advertir a nuestros jóvenes que el golpe blando a que se nos somete no es solo una guerra mediática y de influencia propagandística que penetra a través de las redes sociales sino la voluntad del enemigo para sembrar en Cuba los fundamentos morales, psicológicos y subjetivos de un cambio de régimen lo que equivaldría renunciar a la libertad e independencia como nación.

Qué equivocado el imperio si piensa que la resistencia del pueblo se ha agotado en estos tiempos difíciles.

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