Nicaragua, Cuba e Venezuela come minacce esistenziali per gli USA
Ajamu Baraka, Resumen latinoamericano, 23 dicembre 2021
Perché Nicaragua, Cuba e Venezuela rappresentano una minaccia esistenziale per gli USA? La promessa del socialismo e la sua resistenza alla lotta di classe nordamericana.
Una delle ironie estreme dell’ultimo attacco del regime coloniale USA al progetto democratico nazionale del Nicaragua è che, in Nicaragua, la seconda nazione più povera delle Americhe, la salute e l’istruzione universali sono garantite alla popolazione come diritti umani, mentre negli USA tali diritti umani fondamentali sono sogni lontani. Il giorno dopo che il cosiddetto blocco progressista dei legislatori della Camera dei rappresentanti USA si arrese al presidente Joe Biden e alla destra sulla legislazione Build Back Better, che offriva sollievo temporaneo e minore a lavoratori e poveri, molti di tali “progressisti” votavano il RENACER Act. La legge RENACER è una legge feroce volta a minare la capacità del governo nicaraguense di proteggere i diritti umani del popolo e punirlo per aver avuto l’incoscienza di sostenere il proprio governo e progetto anticoloniale. Perché Nicaragua, Cuba e Venezuela rappresentano una minaccia esistenziale per gli USA? Perché riescono a unire contro Partito Democratico e Partito Repubblicano?
Si riduce a due fattori. Primo, il potere del loro esempio nel tentativo di costruire progetti indipendenti e autodeterminanti centrati sui bisogni e gli interessi materiali dei popolo invece su quelli del capitale. In secondo luogo, la politica di lotta di classe dello Stato degli Stati Uniti. La riaffermazione della dottrina razzista Monroe da parte dell’ex-consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Bolton non è stata ripudiata dall’amministrazione Biden perché è il quadro guida delle sue politiche. Il riferimento alla Dottrina Monroe non era altro che il collante di tale dottrina con la sua espressione politica contemporanea, riflessa nella dottrina del dominio “Full Spectrum”, la politica estera bipartisan degli USA da vent’anni. L’idea centrale di tale politica è che qualsiasi nazione che sfido gli USA e costruisca un progetto indipendente che ne minacci l’egemonia in qualsiasi regione del mondo sarà distrutta. Il fatto che Nicaragua, Cuba e Venezuela non stiano solo cercando di costruire progetti indipendenti, ma di costruire il socialismo, ne rende l’esempio ancora più minaccioso. Ma in questo c’è anche la componente ideologica interna. L’esistenza di queste nazioni in questo momento storico, caratterizzato da contraddizioni sempre più profonde e irreversibili e dall’attuale crisi dell’ordine capitalista, rappresenta una minaccia ideologica potenzialmente seria. Se queste nazioni relativamente povere costruiranno alloggi pubblici eliminando i senzatetto, offriranno istruzione gratuita, assistenza sanitaria universale e garantiranno che nessuno soffra la fame, potendo costruire strutture democratiche col diritto protetto di partecipazione popolare, la questione del perché questi diritti siano impraticabili per il popolo USA è destabilizzante e va evitato a tutti i costi.
Per gli Stati Uniti non si è mai trattato di diritti umani ma di egemonia
Nicaragua, Cuba e Venezuela cercano di costruire un socialismo impegnato nel quadro della giustizia sociale che chiamiamo diritti umani centrati sul popolo (CPDH). I CPDH si basano sulla prassi sociale teorica della tradizione afroamericana dei diritti umani radicali emersi come l’altra faccia della stessa medaglia dello sviluppo centrato sul popolo. A differenza della concezione liberale, individualistica, statale e legalistica dei diritti umani, i CPDH sono definiti: “Quei diritti non oppressivi che riflettono il massimo impegno alla dignità umana universale e la giustizia sociale che individui e gruppi definiscono e garantiscono in sé attraverso la lotta sociale”. Questo approccio ai diritti umani li vede come scena di lotta che, una volta radicata nei bisogni e aspirazioni degli oppressi, diventa parte della strategia globale unificata per la decolonizzazione e il cambiamento sociale radicale. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden dichiarò che il Presidente Daniel Ortega “non era diverso dalla famiglia Somoza che Ortega e i sandinisti combatterono quarant’anni fa”. Proseguì affermando che “Gli Stati Uniti, in stretto coordinamento con altri membri della comunità internazionale, utilizzeranno tutti gli strumenti diplomatici ed economici a nostra disposizione per sostenere il popolo nicaraguense e trattenere il governo Ortega-Murillo e chi ne facilita gli abusi”. Biden dimenticò di dire che gli USA misero Somoza al potere e lo sostennero fino a quando non fu rovesciato dai sandinisti nel 1979.
L’idea che gli USA siano preoccupati per la democrazia o i diritti umani in qualsiasi parte del mondo è un insulto a tutte le persone che pensano. Non elencherò ancora una volta la litania dei crimini che sostiene tale affermazione, tranne due. Il governo Biden e i suoi lacchè ideologici nei media e anche tra certuni di quella che è nota come problema della sinistra, e il 65% di affluenza alle elezioni nicaraguensi. Ma quando fu oggettivamente verificato che meno di un quarto della popolazione votante partecipò alla falsa elezione del presidente di Haiti Martel Martelly, imposta da Clinton, o all’altrettanto falsa elezione di Jovenel Moise con meno del venti per cento di partecipazione, dov’erano le domande di New York Times,Washington Post e tutti gli altri organi di propaganda che si spacciano per notiziari? Qual era la posizione di Joe Biden nell’amministrazione quando il suo capo, presidente Obama, diede il via libera al rovesciamento del governo democraticamente eletto di Manuel Zelaya in Honduras? Obiettò?
La criminalità è la caratteristica centrale di tutti gli Stati coloniali perché nascono dalla violenza sistematica, terroristica e genocida contro le popolazioni indigene, e ancor più quando, come nel caso degli Stati Uniti, diventano imperi globali. La democrazia e i diritti umani non sono altro che supporti ideologici per oscurare i reali interessi ed intenzioni dei governanti e generare supporto interno a qualsiasi crimine in cui lo Stato si imbarca. La sovversione ad Haiti, le sanzioni e gli attacchi a Nicaragua, Cuba e Venezuela e le guerre lanciate dalle oltre 800 basi militari statunitensi nel mondo continuano e continueranno finché il pubblico nordamericano sarà confuso, disorganizzato e traviato sugli interessi dell’oligarchia capitalista che non sono i suoi interessi. Lentamente, tale cambiamento di coscienza avviene negli USA. La crisi economica dell’ultimo anno e mezzo, all’indomani della devastante crisi del 2008-9, ha creato una crisi di legittimità e nuova comprensione dei reali interessi dei governanti che non cambieranno. La precarietà dei lavoratori e dei poveri li costringe ad eliminare ogni illusione sul proprio governo e sistema economico. Il dibattito sulla legislazione Build Back Better e la rimozione di disposizioni che avrebbero potuto avere impatto materiale sulla vita dei lavoratori, in particolare delle donne di colore, mostrato la legislazione come cinica trovata di pubbliche relazioni. Rispetto ai tentativi delle nazioni di avvicinarsi al socialismo, le disposizioni del disegno di legge, ancor prima di essere spogliato delle sue disposizioni progressiste, non offrivano ancora a tutti un vero minimo per la tutela dei diritti umani fondamentali, un diritto a un reddito adeguato, a un alloggio, all’istruzione, a partecipare al governo col diritto di voto, come minimo, e all’assistenza sanitaria, per citare alcuni dei diritti negati alla popolazione negli Stati Uniti, e in una percentuale maggiore i suoi prigionieri razziali e colonizzati.
Ecco perché l’idea del socialismo e la possibilità di un’alternativa alla barbarie del capitalismo vengono attaccate. Gli USA intendono trasformare il Nicaragua in Haiti, Cuba in Honduras e il Venezuela, chiave per i movimenti di liberazione della regione, in Libia; la sinistra bianca nordamericana ed europea li aiuta. Ma come disse fratello Netfa Freeman, i rivoluzionari neri anticoloniali staranno col Nicaragua e tutti i popoli del pianeta che combattono la minaccia numero uno alla pace internazionale e ai diritti umani: gli Stati Uniti d’America. In quella posizione, non c’è disimpegno o ritiro!
Traduzione di Alessandro Lattanzio