America Latina. Intervista alla viceministra degli esteri: «All’Onu abbiamo votato la mozione per la fine dell’embargo Usa. Ma auspichiamo cambiamenti sui diritti umani, anche come mezzo per difendere l’esperienza socialista cubana».
Una missione breve ma intensa quella a L’Avana conclusa ieri dalla vice ministra degli Esteri e della Cooperazione, Marina Sereni. «Abbiamo rinnovato – ci dice – il protocollo della cooperazione allo sviluppo con la firma di un Memorandum che prevede una spesa di 12 milioni di euro nei prossimi tre anni».
È un rapporto di cooperazione che si basa essenzialmente su tre grandi capitoli: sviluppo agricolo – tra le priorità del governo cubano in questo periodo di crisi e scarsezza di beni alimentari nell’isola; della conservazione del patrimonio culturale, dove la collaborazione è ben avviata da anni e dello sviluppo locale, dove la cooperazione italiana ha grande esperienza in un settore che oggi è ritenuto strategico dal vertice politico cubano.
«Abbiamo anche ripreso – prosegue Marina Sereni – il tema del dialogo politico. Con il viceministro cubano Gerardo Peñalver abbiamo discusso di dossier di politica bilaterale e multilaterale. Anche in questa occasione abbiamo constatato la profondità e la maturazione delle relazioni bilaterali. Fatto che ci permette anche di esprimere punti di dissenso, come per la questione dei diritti umani».
Un’interpretazione unilaterale e aggressiva dei diritti umani viene però agitata dagli Stati uniti come una clava per provocare la caduta del governo socialista cubano, quando a loro volta gli Usa impongono da sessant’anni all’isola un embargo che rappresenta una palese violazione di tali diritti…
Siamo un paese tradizionalmente amico di Cuba e proprio su questa base di maturità delle relazioni possiamo esprimere francamente i punti di disaccordo. Senza alcuna volontà di ingerenza, auspichiamo che da parte delle autorità cubane vi siano dei cambiamenti in materia di diritti umani. Pensiamo che l’esperienza socialista cubana può essere difesa meglio proprio con un’apertura di dialogo con la società civile, anche in relazione alle manifestazioni del luglio dell’anno scorso. L’Italia, poi, ha sempre votato all’Onu a favore della mozione di Cuba che chiede la fine dell’embargo illegale degli Stati uniti.
Lei ha incontrato anche la viceministra della Giustizia. Avete parlato dei processi in corso contro decine di manifestanti arrestati nelle proteste del 2021? Contro una parte di loro vi sono accuse di sedizione che comportano pene pesanti.
Anche in questo caso abbiamo auspicato un atteggiamento cauto e di moderazione da parte delle autorità cubane. Si tratta, è vero, di una questione interna, ma abbiamo espresso l’opinione che il mondo guarda anche a questi casi per vedere quale è la strada che Cuba intendere prendere in futuro. Riteniamo infatti che una parte delle manifestazioni fosse motivata da un malessere sociale, che deve essere ascoltato. Del resto dopo quelle manifestazioni il governo cubano ha introdotto elementi di riforma per rispondere alle domande di sviluppo e di crescita che la popolazione esprime.
Per ricollegarci ai diritti umani, bisogna riconoscere che il governo cubano ha agito e agisce in difesa del diritto alla salute dei suoi cittadini. Cuba ha una delle più alte percentuali di cittadini che hanno completato il ciclo di vaccinazioni e che ricevono un rinforzo sempre con sieri di produzione nazionale. Vi è un interesse dell’Italia per un eventuale uso di vaccini cubani?
Abbiamo visitato l’istituto Finlay dove vengono prodotti Soberana 2 e Soberana plus, ci hanno spiegato le caratteristiche del vaccino. È in corso poi un esperimento dell’uso di Soberana plus come rinforzo da parte delle autorità sanitarie di Torino. Siamo interessati a vedere come funziona questo esperimento.
Il viceministro russo Ryabkov ha ventilato l’ipotesi di un invio di truppe e mezzi militari in Venezuela e a Cuba come risposta a un eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato. Avete parlato di questo?
Abbiamo espresso la nostra posizione di principio: che anche in Europa le crisi debbano essere affrontate col dialogo e la moderazione. E abbiamo auspicato che l’America latina non venga coinvolta in politiche da guerra fredda. Da parte cubana è stata ribadita la volontà di continuare la politica di non allineamento.
di Roberto Livi – il manifesto