Agustin Lage Davila www.cubadebate.cu
Nella sua storica lettera d’addio a Fidel, nel 1965, Ernesto Che Guevara scriveva: “…sono anche orgoglioso di averti seguito senza esitazione, identificato con il tuo modo di pensare e di vedere e apprezzare i pericoli ed i principi”.
Ho pensato molte volte alla profondità di questa frase, che ci illustra come l’essenza del pensiero di un rivoluzionario in ogni momento è proprio questo: vedere ed apprezzare i pericoli ed i principi; i pericoli mutevoli che minacciano l’opera umana rivoluzionaria ed i principi permanenti che devono essere mantenuti indipendentemente da qualsiasi pericolo.
I principi oggi sono quelli dei rivoluzionari cubani da sempre, legati alla difesa della sovranità nazionale e all’attaccamento alla giustizia sociale. Sono magistralmente sintetizzati nel concetto di Rivoluzione enunciato da Fidel il 1 maggio 2000. Sono “fatti legge” nella Costituzione della Repubblica che abbiamo approvato, a larga maggioranza, nel 2019.
E quali sono i pericoli oggi?
Il primo e più importante viene dall’esterno, ed è l’ostilità della più grande potenza imperialista che sia mai esistita, e che si esprime nel blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, e nella guerra informativa e d’immagine che conducono contro di noi con i loro potenti media.
Da lì ne derivano altri. Affrontiamo il pericolo che il blocco riesca a disconnettere l’economia cubana dall’economia globale, proprio in un momento in cui lo sviluppo di qualsiasi paese dipende maggiormente da questi collegamenti. La frazione del PIL mondiale realizzata nel commercio estero è triplicata negli ultimi quattro decenni. Il mondo economico sta diventando sempre più interconnesso, e questo sta accadendo non solo attraverso il flusso di prodotti, servizi e investimenti, bensì anche attraverso il flusso di conoscenze e tecnologie.
Il prolungato assedio economico introduce il pericolo che più di mezzo secolo di scarsi investimenti porti il deterioramento delle nostre infrastrutture produttive ad una soglia di irreversibilità. È successo in altri paesi e in altri momenti storici.
Globalizzazione e rapido cambiamento tecnologico sono fattori determinanti dell’attuale contesto economico mondiale e si rafforzano a vicenda. L’accelerato cambiamento tecnologico del 21° secolo richiede alle aziende una permanente esplorazione delle opzioni di adattamento all’ambiente, che impone una gestione aziendale agile e decentralizzata, anche per le sue connessioni internazionali, e una dinamica di creazione ed estinzione di aziende; difficilmente compatibile con gli schemi di direzione verticale dell’economia e minuziosa pianificazione materiale a lungo termine, che all’epoca (con le tecnologie della metà del Novecento) hanno funzionato bene, ma che ora non si adattano al mondo economico e tecnologico di oggi.
Dovremo attuare una gestione decentrata, ma senza alienare la proprietà socialista di tutto il popolo e l’equa distribuzione del prodotto dell’economia, secondo il lavoro di ciascuno (e preparare le generazioni di giovani imprenditori del socialismo, capaci di farlo). Il pericolo è che non riusciremo a gestire bene questa contraddizione, a far sì che esprima la sua essenza creativa.
Sul piano delle idee c’è il pericolo che gli avversari di sempre del nostro progetto sociale riescano a persuadere le nuove generazioni che i problemi materiali che affrontiamo non sono frutto dell’aggressione esterna bensì solo della nostra incapacità di gestione, e che noi saranno risolti se non c’è un “mister” (o un “aspirante mister”) che diriga le nostre aziende; e venderci l’idea che lo sviluppo materiale richieda l’accettazione di una quota molto più ampia di disuguaglianze sociali. Per seminare queste idee ed erodere la capacità di resistenza della nostra cultura, loro lavorano, con mezzi e dedizione degni di migliori cause. E molte volte i nostri stessi errori li aiutano.
È il pericolo che riescano a minare la fiducia e la volontà di partecipazione al progetto collettivo di Cuba, e inducano molti a rifugiarsi, esclusivamente, nei loro progetti individuali di benessere, contraendo così la visione del mondo e la portata morale dei loro progetti di vita. Questo pericolo è alla base delle pericolose tendenze migratorie per i giovani qualificati.
A tutto questo si aggiunge un altro pericolo, ovvero che sappiamo e facciamo bene ciò che deve essere fatto, ma che non lo facciamo abbastanza velocemente. È un pericolo molto reale. La società umana è un complesso di processi simultanei che si verificano a velocità diverse e si condizionano reciprocamente. La lentezza di alcuni di noi nell’attuazione di ciò che sappiamo bisogna fare e la resistenza a lasciare la “zona di comfort” di ciò che è consuetudine ci ricorda un sermone di Martin Luther King, del 1967, in cui diceva che: “Il progresso umano non è né automatico né inevitabile. Il futuro è già qui e dobbiamo affrontare la cruda urgenza del presente”.
Quelli sono i pericoli e nessuno pensi che non li conosciamo, ma nessun pericolo ci toglierà l’ottimismo e la fiducia nel futuro sovrano e socialista di Cuba. Difendere la fattibilità di quel futuro ci esige cominciare a riconoscere i pericoli, parlandone ad alta voce e chiaramente, analizzare le loro radici e guardandoli in faccia. Saranno meno pericolosi se li conosciamo bene.
Questo audace scontro con i pericoli del momento, ma fermamente sostenuto dai principi di sovranità nazionale e giustizia sociale che ci definiscono da sempre, è ciò che il popolo si aspetta dai giovani cubani di oggi.
Per le nuove generazioni quella sarà la loro “Sierra Maestra”.
Fucile e zaino in spalla… e andiamo su per il monte!
Los peligros y los principios
Por: Agustín Lage Dávila
En su histórica carta de despedida a Fidel en 1965, Ernesto Che Guevara escribía: “…me enorgullezco también de haberte seguido sin vacilaciones, identificado con tu manera de pensar y de ver y apreciar los peligros y los principios”.
He pensado muchas veces sobre la profundidad de esta frase la cual nos ilustra que lo esencial del pensamiento de un revolucionario en cada momento es precisamente eso: ver y apreciar los peligros y los principios; los peligros cambiantes que amenazan la obra humana revolucionaria y los principios permanentes que hay que mantener con independencia de cualquier peligro.
Los principios hoy son los de los revolucionarios cubanos siempre, vinculados a la defensa de la soberanía nacional y el apego a la justicia social. Están magistralmente sintetizados en el concepto de Revolución enunciado por Fidel el 1ro de mayo del año 2000. Están “hechos ley” en la Constitución de la República que aprobamos con amplia mayoría en el 2019.
¿Y cuáles son los peligros de hoy?
El primero y más importante viene de afuera, y es la hostilidad de la mayor potencia imperialista que ha existido, y que se expresa en el bloqueo económico, comercial y financiero contra Cuba, y en la guerra de información e imágenes que nos hacen con sus poderosos medios de comunicación.
De ahí derivan otros. Enfrentamos el peligro de que el bloqueo logre desconectar la economía cubana de la economía global, precisamente en la época en que el desarrollo de cualquier país depende más de esas conexiones. La fracción del PIB global que se realiza en el comercio exterior se ha triplicado en las últimas cuatro décadas. El mundo económico se interconecta cada vez más, y ello no ocurre solamente mediante el flujo de productos, servicios, e inversiones, sino también mediante el flujo de conocimientos y tecnologías.
El cerco económico sostenido introduce el peligro de que más de medio siglo de escasa inversión lleve el deterioro de nuestra infraestructura productiva a un umbral de irreversibilidad. Ha sucedido en otros países y otros momentos históricos.
Globalización y cambio tecnológico rápido son factores determinantes del contexto económico mundial actual, y se refuerzan mutuamente. El cambio tecnológico acelerado del siglo XXI demanda de las empresas una permanente exploración de opciones de adaptación al entorno, lo que impone una gestión empresarial ágil y descentralizada, incluso para sus conexiones internacionales, y una dinámica de creación y extinción de empresas; difícilmente compatibles con los esquemas de dirección vertical de la economía y planificación material minuciosa a largo plazo, que en su momento (con las tecnologías de mediados del siglo XX) funcionaron bien, pero que ya no se ajustan al mundo económico y tecnológico de hoy.
Tendremos implementar una gestión descentralizada, pero sin alienar la propiedad socialista de todo el pueblo y la distribución justa del producto de la economía, de acuerdo al trabajo de cada cual (y preparar las generaciones de jóvenes empresarios del socialismo, capaces de hacerlo). El peligro está en que no logremos gestionar bien esa contradicción, para hacer que exprese su entraña creadora.
En el plano de las ideas está el peligro de que los adversarios de siempre de nuestro proyecto social logren persuadir a las nuevas generaciones de que los problemas materiales que enfrentamos no son fruto de la agresión externa sino solo de nuestra incapacidad de gestión, y que no se resolverán si no hay un “mister” (o un “aspirante a mister”) que dirija nuestras empresas; y vendernos la idea de que el desarrollo material requiere aceptar una cuota mucho mayor de desigualdades sociales. Para sembrar esas ideas y erosionar la capacidad de resistencia de nuestra cultura, ellos trabajan, con medios y dedicación dignos de mejores causas. Y muchas veces nuestros propios errores los ayudan.
Es el peligro de que logren minar la confianza y la voluntad de participación en el proyecto colectivo de Cuba, e induzcan a muchos a refugiarse exclusivamente en sus proyectos individuales de bienestar, y les contraigan así la visión del mundo y el alcance moral de sus proyectos de vida. Este peligro está en la raíz de las peligrosas tendencias migratorias de jóvenes calificados.
A todo eso se adiciona otro peligro, y es el de que sepamos y hagamos bien lo que es necesario hacer, pero que no lo hagamos a la velocidad suficiente. Es un peligro muy real. La sociedad humana es un complejo de procesos simultáneos que ocurren a velocidades diferentes, y que se condicionan mutuamente. La lentitud de algunos de nosotros en la implementación de lo que sabemos que hay que hacer, y la resistencia a salir de la “zona de confort” de lo acostumbrado nos hacen recordar un sermón de Martin Luther King de 1967 donde decía que: “El progreso humano no es automático ni inevitable. El futuro ya está aquí y debemos enfrentar la cruda urgencia del ahora”.
Esos son los peligros, y nadie piense que no los conocemos, pero ningún peligro nos va a arrebatar el optimismo y la confianza en el futuro soberano y socialista de Cuba. Defender la viabilidad de ese futuro nos exige empezar por reconocer los peligros, hablar de ellos alto y claro, analizar sus raíces y mirarles a la cara. Serán menos peligrosos si los conocemos bien.
Ese enfrentamiento audaz a los peligros del momento, pero firmemente apoyados en los principios de soberanía nacional y justicia social que nos definen desde siempre, es lo que el pueblo espera de los jóvenes cubanos de hoy.
Para las nuevas generaciones esa será su “Sierra Maestra”.
Fusil y mochila al hombro… y ¡a caminar loma arriba!