Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha eliminato il Venezuela dall’elenco dei paesi che devono affrontare l’insicurezza alimentare; nel suo recente rapporto, pubblicato il 27 gennaio 2022, l’agenzia ha infatti avvertito che la fame acuta aumenterà invece alle stelle in oltre 20 Paesi nei prossimi mesi, a meno che non vengano presi provvedimenti immediati.
Di questi paesi, 3 sono nel continente americano e riguardano Colombia, Haiti e Honduras, ma non il Venezuela, ampiamente trattato dai media filo statunitensi come un Paese allo sbando economico.
Il documento ufficiale assicura che la sicurezza alimentare in Colombia è in fase di deterioramento “a causa di una combinazione di instabilità politica, sfide economiche e dell’attuale impatto della crisi migratoria regionale amplificato dagli sfollati interni”, a seguito delle violenze dei gruppi armati di paramilitari di destra e narcotrafficanti.
La Colombia, che ospita sul suo territorio 9 basi militari statunitensi in forma ufficiale, avamposto stabile del Comando Sud dell’esercito USA e destinataria di 10 miliardi (non milioni) di dollari solamente dal 2000 al 2015 come aiuti economici e militari da parte di Washington attraverso il Plan Colombia, è il primo paese al mondo come numero di sfollati interni (8,3 milioni, fonte ONU-ACNUR), più di Siria, Congo, Iraq o Afghanistan.
Il rapporto della FAO ha provocato la reazione del senatore colombiano Gustavo Petro, prossimo candidato delle sinistre alle elezioni presidenziali, che sul suo account Twitter ha attribuito questo “disastro sociale” ai governi della ultra destra e ha promesso di promuovere, se sarà eletto presidente, un piano contro la fame.
Secondo un sondaggio della società di consulenza Invamer, pubblicato lo scorso settembre, il 77% dei cittadini colombiani consultati ritiene che la situazione sociale in Colombia stia peggiorando sotto l’amministrazione del presidente di destra filostatunitense Iván Duque.
Nel frattempo, il confinante Venezuela, ancora sotto embargo e blocco economico, finanziario e commerciale da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati, ha aumentato la produzione nazionale per dipendere meno dalle importazioni mostrando segni di ripresa.
L”economia è cresciuta del 7,6% nel terzo trimestre del 2021, mentre le istituzioni statistiche specializzate hanno previsto una crescita di oltre il 4% dell’economia venezuelana su base annua nel 2021 con l’estrazione del petrolio raddoppiata da 500.000 barili al giorno ad 1 milione.