«So cosa significa venire a Cuba. Venire a Cuba in questi tempo è anche un fatto, io direi, di valore, che ha conseguenze. E per questo vi ringraziamo molto per stare qui con noi». Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez ha detto queste parole a coloro che sono giunti da altre latitudini per far parte della giuria del Premio Casa de las Americas.
lI Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez ha detto a coloro che sono giunti da altre latitudini per far parte della giuria del Premio Casa de las Americas :«So cosa significa venire a Cuba. Venire a Cuba in questi tempo è anche un fatto, io direi, di valore che ha conseguenze. E per questo vi ringraziamo molto per stare qui con noi».
Dal Palazzo della Rivoluzione, il Capo di Stato ha dato il benvenuto a coloro che sono arrivati da lontano, ma che son anche dell’Isola e hanno lavorato intensamente come membri della giuria per far sì che dal 24 al 28 gennaio fosse possibile il Premio Letterario Casa de las Américas 2022, premio che nella sua 62ª edizione è ritornato, dopo la pausa obbligata dalla Covid-19 , e che ha contato con la partecipazione di 1 600 opere.
Díaz-Canel ha commentato che l’incontro era «una maniera d’incontrarci, di trovare un pretesto per parlare e condividere un poco», e soprattutto l’opportunità per riconoscervi, per esprimere «l’ammirazione che sentiamo per voi e la soddisfazione d’avervi qui».
«Siamo informati sull’inaugurazione dell’evento», ha affermato il Presidente in un incontro al quale hanno partecipato anche il membro della segreteria e capo del Dipartimento Ideologico nel Comitato Centrale, Rogelio Polanco Fuentes; il presidente della Casa de las Américas, Abel Prieto Jiménez; la prima viceministro di Cultura di Cuba, María Elena Salgado Cabrera e il presidente della Uneac, Luis Morlote Rivas.
Il mandatario ha ricordato che in questi giorni gli intellettuali hanno fatto allusione alla poesia come a una necessità per il mondo nel quale viviamo: un pianeta totalmente volgarizzato, banalizzato, pieno d’incertezze per le crisi multi dimensionali che lo attraversano, e tutto questo indurito dai danni della pandemia.
Poi si è riferito alla Casa de las Américas «come a un’alternativa a questa piattaforma di ricostruzione neoliberale e a a un’invasione culturale che ci vogliono imporre».
Ha parlato di «quello che rappresenta la Casa, quello che rappresenta anche come continuità dei suoi fondatori.
La Casa è stata leale, fedele a questi fondatori e indubbiamente è un’alternativa», ha affermato, ed ha invitato a «continuare a cercare alternative. Dobbiamo continuare a moltiplicare esperienze come queste che ci permettono di fare quasi un fronte comune, dove la cultura, nella sua più ampia espressione, aiuti a contrarrestare tutte queste banalità che alla fine dei conti sono orientate nel nostro modo di vedere, a rompere l’identità dei nostri popoli».
Il Primo Segretario ha esposto agli invitati una dettagliata spiegazione su come è trascorsa la vita nell’Isola grande delle Antille nei tempi più recenti.
Ha condiviso dettagli su un blocco molto indurito da parte dell’amministrazione statunitense cntro Cuba: ha incitato i grafici con la linea del tempo su com’è avanzata l’epidemia; e ha parlato di come sono nate con sforzo e talento le vaccinazioni che hanno salvato i cubani.
«Voi avete visto – ha detto –tutta la campagna di discredito che fanno su Cuba; nelle reti sociali si mostra una Cuba virtuale che non ha niente a che vedere con quella reale, con messaggi pieni di odio».
Lo ha fatto con una chiara allusione a una guerra asimmetrica che è giunta anche a tentativi di rompere la pace nel paese.
«Realmente, ha valutato, sono stati momento di tensione».
Sono stati tentativi di destabilizzazione, «applicati in maniera molto opportunistica nei momenti più terribili della pandemia con tutte le carenze che abbiamo vissuto».
Temi sulla salute, sulla gestione del Governo, sull’apprendistato nei tempi duri e la resistenaa creativa –che non è altro che resistere per vincere, ma in un cammino di sviluppo innovatore – sono stati toccati dal Capo di Stato.
Inoltre ha detto che «dove ci sono carenze materiali, dove ci sono situazioni complesse che dobbiamo affrontare dal punto di vista dell’infrastruttura», diviene imprescindibile «lavorare con la spiritualità delle persone, lavorare nelle motivazioni, nelle aspirazioni della gente, creando consensi, e costruire consensi per affrontare con convinzione situazioni avverse».
Il lavoro nei quartieri, la vitale trasparenza di chi dirige metodi assistiti con il rigore della scienza, sono stati altri temi spiegati dal mandatario, che liha descritti come cammini per «nel mezzo di questa situazione (…) avanzare più rapidamente».
A proposito dell’assedio degli Stati Uniti, Díaz-Canel ha denunciato che si tratta di una politica perversa: «A volte a uno nonentra in testa come una potenza, come un paese con tante risorse possa agire così contro un piccolo paese che semplicemente ha deciso d’avere auto determinazione, d’essere sovrano e indipendente».
Il mandatario ha dissertato sulla comunicazione sociale, ha segnalato di creare una cultura del dibattito, di saper usare tutti gli strumenti, soprattutto nel mondo digitale, ed ha sommato alle sue spiegazioni temi come l’intens esercizio legislativo che vive Cuba, soprattutto con la costruzione
del Codice delle Famiglie o sulla battaglia economica, dalla quale cercare una maniera pratica di fare il socialismo, che non si apparti dalla ricerca di tutta la giustizia possibile.
A proposito del Codice delle Famiglie ha risaltato che lo ha definito come inclusivo, pluralista, umano, che risolverà molti problemi. Che è un Codice che ha visto quali sono tutti i tipi di famiglie che ci sono nella nostra società e non sta imponendo un tipo di famiglia a nessuno; quello che dice è che per tutti questi tipi di famiglie ci sono diritti e garanzia.
Il presidente ha sottolineato l’importanza di continuare a cercare spazi come la Casa de las Américas, e altri dove i nostri intellettuali possano discutere i molti modi d’affrontare ogni tentativo di restauro coloniale e quindi ogni pretesa di negare ciò che c’è di più autentico e profondo della nostra memoria.
Luis Lorente, di Matanzas ha vinto il premio Casa de las Américas 2022 nel settore Poesia, per l’opera /Excepcional belleza del verano/.
La notizia è stata presentata nella sala Che Guevara dell’istituzione, con la presenza della primo ministro Inés María Chapman Waugh e di Abel Prieto Jiménez, presidente della Casa de las Américas, tra le altre personalità.
Se è difficile per uno la prima volta che si vince un premio come questo, la seconda lo è anche di più.
«E dato che solo il difficile è stimolante, averlo vinto adesso è ancora più stimolante», ha detto a Granma Lorente
–vincitore del premio anche nel 2004–, che ha assicurato che sapersi vincitore lo ha colto di sorpresa.
«Come sullo schermo di una lampada, l’autore spiega le sue visioni e i suoi ricordi che si concretano e evaporano. La scena così si potenzia per la ramificazione di una simbologia profusa che allude alla dimora amorosa come anche ad altri numerosi momenti della vita, di personaggi della storia di Cuba includendo una quotidianità rivisitata. È un registro minuzioso ricreato da una memoria singolare, di linguaggio virtuoso atmosfere realizzate e un’eccellente maneggio del ritmo, sottolinea la relazione della giuria che ha anche riconosciuto nel testo la forza e la bellezza di immagini vincolate, serpentine come un solo poema.
La giuria ha assegnato a questo settore anche due menzioni: alla peruviana Carolina O. Fernández e al boliviano Benjamín Chávez per le rispettive opere /Bordando Quilkas/ e /Para alguna vez cuando oscurece/.
Il premio al romanzo lo ha vinto l’argentino Javier Núñez per l’opera /Hija de nadie/, alla quale la giuria ha riconosciuto un buon polso narrativo, un gran maneggio dei dialoghi e della narrativa in tono cinematografico della storia distopica di due donne che resistono a una realtà aspra e crudele».
Lo spagnolo José Antonio Piqueras Arenas ha vinto il premio del Saggio con /Moneda y malestar social en Cuba (1790-1902)/, un testo, si legge nella relazione «rigoroso sull’uso della moneta e le relazioni monetarie nella formazione storica di Cuba tra la fine del XVIII secolo e la fine dell’occupazione militare degli Stati Uniti.
Il lavoro illumina la storia economica cubana nei convulsi scenari che segnano lo splendore e la crisi del modello coloniale.
Nel testo si approfondisce con rigore, partendo da un profuso materiale documentativo bibliografico, la complessa relazione tra capitalismo e schiavitù, la struttura di classe nell’Isola e le forme di scontento di diversi gruppi contro il dominio straniero. Assistiamo così a un apporto sostanziale alla storia di Cuba che, inoltre offre importanti lezioni per il presente».