L’intervento di Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica, ha offerto un ampio intervento nella chiusura del bilancio del Ministero di Cultura ed ha analizzato molti punti con la certezza della forza che hanno la cultura e le idee per le persone.
È che tutto passa per Cuba, l’Isola amata che respira e non offre altro che amore al suo interno e verso i popoli fratelli.
Quella che desidera la pace e la difende con coerenza tra il dire e il fare.
Nell’occasione ha toccato il tema della pandemia.
Nel mezzo di una situazione complessa dal punto di vista economico e sociale abbiamo dato attenzione salariale agli artisti, ha insistito.
«E la Biennale de L’Avana continua. Anche di questo volevano privarci!».
Non ci sono stati “apagones culturali” (blocchi culturali) nonostante la Covid-19. «Abbiamo realizzato il Festival Jazz, faremo la Fiera del Libro e realizzeremo tutte queste cose che stavate facendo», ha detto Díaz-Canel ai dirigenti che avevano riferito i progetti nei quali sono immersi.
Poi ha definito il 2022 come un anno difficile, ma che dev’essere migliore, e per questo la prima cosa che dobbiamo avere è un’espressione chiara, condivisa, che dobbiamo continuare a costruire, ad alimentare, su come assicurare con efficacia la gestione dei principali processi culturali.
Per realizzare questo proposito ha segnalato che ci si deve basare nell’eterogeneità che dobbiamo considerare in ognuna delle azioni nelle quali si lavora.
Nell’ora di disegnare e realizzare un progetto di sviluppo culturale, dobbiamo considerare l’eterogeneità della comunità perché ci sia partecipazione e le persone arricchiscano il loro spirito con quello che si presenta.
«Questo desiderio comune va appoggiato e rinforzato dalla cultura. Nel minor tempo possibile dobbiamo ottenere una maggior prosperità, perfezionare la nostra società include dall’alimentazione alla ricreazione, include lo sviluppo scientifico e una ricchezza spirituale superiore, e questo implica la cultura, il benessere e il potere del funzionale e della bellezza».
Con questo obiettivo – ha ampliato– «stiamo difendendo il lavoro politico dal concetto operato da Armando Hart, basato nel pensiero martiano e al legato di Fidel», ha sostenuto.
Rinforzare e propiziare la partecipazione popolare sono stati temi presenti nel dibattito, come via per ottenere una maggiore democrazia.
«La perfezioneremo ed avremo saldi più emancipatori», ha indicato, ed ha precisato che, per questo dobbiamo educare, esercitare una pedagogia liberatrice. Stiamo pensando di sviluppare un gruppo di abilità che permettano che sia i servitori pubblici che la stessa popolazione, chi dirige istituzioni e i leaders comunitari sappiano lavorare con le tecniche d’educazione popolare, di partecipazione e con questo difendere la qualità, ha riferito.
LA CULTURA POLITICA
La cultura dev’essere presente nei programmi, nei processi politici e nella proiezione strategica del paese, ha dichiarato.
La volontà che nel minor tempo possibile la nostra Costituzione abbia l’appoggio di tutte le leggi, è stata espressa anche dal Presidente.
«Nelle prossime sessioni dell’Assemblea Nazionale ci sono leggi che difenderemo, che hanno molti a che vedere con l’ambito della cultura: le leggi di Protezione del Patrimonio culturale e del patrimonio naturale, e il Sistema di protezione della creazione letteraria e artistica.
È importante che nel seno della AHS, della Uneac, delle istituzioni culturali, negli incontri con artisti e promotori, si raccolgano opinioni, ha raccomandato.
Ha poi citato vari programmi e progetti orientati a preservare la memoria storica della nazione ed ha spiegato che questa mappa di processi e di spazi per i dibattiti hanno come protagonisti precisamente i rappresentanti delle nostre istituzioni culturali.
Alludendo allo scontro con la sovversione politico-ideologica, ha avvertito sull’importanza dell’articolazione rivoluzionaria che, date le condizioni del nostro paese, dove contare con il meglio del nostro pensiero, con i migliori esponenti della nostra
Intellettualità.
Abbiamo fatto uno sforzo tremendo nelle piattaforme digitali, ma lo dobbiamo far vedere. Ha poi esortato a lavorare con il concetto dei multimedia, perchè tuttavia non tutte le persone stanno nelle reti sociali, né lo staranno tutte, per quanto sviluppo esista. Ci sono contenuti digitali che dobbiamo saper portare ai media tradizionali e altri dei media tradizionali che vanno portati ai digitali.
«Non sempre abbiamo mostrato questo sforzo che si fa in materia di generazione di contenuti in tutte le piattaforme», ha puntualizzato.
C’è una forza intellettuale enorme in Cuba ma non si vede nelle reti sociali, ha segnalato, e questo lo dobbiamo fare dalla cultura, perchè qui c’è molto pensiero, molto rigore nelle analisi importanti e questo combattimento lo dobbiamo sostenere tra tutti e lo diciamo con l’animo di convocare a riflettere, ma sarebbe di grande aiuto che i nostri intellettuali più solidi non stessero al margine, ma fossero presenti nelle reti.
«Non è un problema d’età, l’importante è che ci siano le nostre idee e i nostri contenuti».
Il mandatario ha riconosciuto la necessità di saperlo articolare tra tutti, parlando del ruolo del lavoro istituzionale in questo aspetto della battaglia ideologica.
Il Primo Segretario del PCC ha insistito precisamente, rispetto al ruolo delle istituzioni della cultura nel paese, sulle funzioni che queste non devono tralasciare.
Tra queste ha indicato il dialogo con gli intellettuali e gli artisti sul dibattito dei temi più importanti del paese e su come guidare la politica culturale in tutti gli ambiti, dalle istituzioni statali allo spazio privato.
In questo senso ha insistito sulla necessità di propiziare inter-connessioni tra le istituzioni pubbliche e le non statali, per far sì che i processi all’interno siano armonici e apportatori.
CUBA OGGI
Díaz Canel ha ricordato che stiamo vivendo il dibattito pubblico del Codice delle Famiglie, aspetto nel quale il criterio dei nostri artisti, creatori e intellettuali è di gran valore.
«È un Codice emancipatore, che tratta molti punti necessari nella nostra società. Non sta imponendo a nessuno una maniera di fare.
Quello che fa è dare garanzie alle differenti famiglie che esistono nella nostra società», ha indicato ed ha insistito che in questo progetto di Legge si chiama a rispettare l’identità.
Inoltre tocca altri aspetti «sensibili e integrali», sui quali varie persone hanno opinato erroneamente.
Sembra che questo atteggiamento riguardi, ha avvertito Díaz-Canel, coloro che non hanno letto completamente il Codice.
«Coloro che sostengono che stiamo togliendo i diritti della patria podestà, non sono stati capaci di paragonare l’articolo attuale del Codice vigente con quello che si sta proponendo, in cui si comincia a riconoscere questo punto e si amplia la responsabilità dei parenti, che è un concetto più ampio e comprensivo dei doveri della famiglia, dei genitori. Non è un concetto di dominio nè d’imposizione», ha chiarito.
Il Presidente ha riconosciuto che si considerano tutti i criteri esposti dalla popolazione. In questi dibattiti pubblici, ha segnalato, esistono persone che non apoggiano il nuovo Codice perchè sono state manipolate o hanno ricevuto l’ordine d’opporsi a questo testo e persone che hanno altri criteri differenti da quelli difesi dal progetto di legge. Per questo è importante che gli artisti e gli intellettuali possano apportare coi loro interventi, perché il loro pensiero chiarisce e offre argomenti.
RESISTENZA CREATIVA IN TEMPI DI CONTINGENZA
Da una posizione onesta e di convinzione, e non dal feticismo, il mandatrio ha convocato i presenti a mantenere la resistenza creativa.
«L’attuale amministrazione degli Stati Uniti non ha la capacita nè le condizioni per dare flessibilità alla politica di blocco, come aveva annunciato Biden nelle sue promesse elettorali. Per questo il blocco continua indurito».
Da lì ha richiamato a stare al disopra di questo assedio economico e finanziario. So che più facile dirlo che farlo, ma abbiamo un’espressione molto attuale di resistenza creativa che è lo scontro alla pandemia».
Il Governo statunitense ha pensato che con le misure asfissianti prese contro il nostro popolo, la pandemia e tutta la campagna di diffamazione contro Cuba, terminava la Rivoluzione.
«Nel maggio del 2020 abbiamo detto agli scienziati cubani che non potevamo continuare con le mani vuote. Dovevamo cercare un vaccino che ci desse sovranità, perchè non potevamo comprare vaccinazioni».
«Sette settimane dopo avevamo già un candidato a vaccino cubano. Senza dubbio il processo di vaccinazione non ha potuto essere immediato, perchè era necessario tutto il rigore dei protocolli».
«Dopo le investigazioni sono stati eseguiti saggi clinici per convalidare l’investigazione, sono stati fatti studi d’emergenza in popolazioni con situazioni di morbilità e in persone vulnerabili.
Quando abbiamo avuto questi risultati con tutto il rigore scientifico, abbiamo autorizzato l’uso d’emergenza».
Il Capo di Stato ha indicato che grazie al nostro sistema sanitario, che va migliorato ma che è robusto, e con il potenziale scientifico che ha dato buone vaccinazioni, il paese è diventato la nazione con più livelli di vaccinazioni. Noi siamo diventati i primi del mondo».
«Le nostre vaccinazioni, a differenza di altre che sono state fatte, hanno dimostrato alti livelli d’efficacia con il ceppo Delta», ha detto.
Cuba è stata il primo paese che ha vaccinato bambini con più di due anni e il numero di casi positivi nel paese – circa il 10% della popolazione – non permette che si formino condizioni per un’immunità di gregge nell’Isola, per cui abbiamo dovuto immunizzare attraverso le vaccinazioni.
Nonostante tutto, «oggi Cuba è il secondo dei primi paesi con quasi tutta la popolazione vaccinata con almeno una dose. Siamo tra il quinto e il settimo posto dei paesi che hanno più popolazione vaccinata con schemi completi. Più del 80%. In questa lista ci siamo solamente noi tra i paesi del Terzo Mondo.
Il picco di Ómicron a Cuba è stato un terzo del picco del ceppo Delta.
E il numero dei contagi e dei morti è diminuito.
«Questo è resistenza creativa. Se non l’avessimo fatto cosa sarebbe successo? Ci dovremmo chiedere fino a quando potevamo resistere. Immaginate il paese con un picco di Delta e l’arrivo di Ómicron. Cosa avremmo lamentato?
«Siamo stati capaci di resistere, ma questa resistenza è stata una creazione, Cosa abbiamo creato? Vaccinazioni! Con cosa? Con il talento della nostra gente, e abbiamo vinto questa situazione. (…) Questa è la resistenza creativa, e così nel quartiere, nei progetti culturali, nell’economia, continuiamo ad andare avanti».
IL QUARTIERE, UNA COSTRUZIONE COLLETTIVA
Rispetto al lavoro che si sta sviluppando a livello comunitario in tutto il paese, Díaz Canel ha sottolineato che non si tratta di un intervento nei quartieri.
«Tutto quello che stiamo facendo è lontano da questo. Stiamo cercando di vincolare i concetti del potere popolare, la democrazia, la partecipazione, la qualità e la sostenibilità».
Si sta eseguendo una diagnosi con i vicini per far sì che partendo dalle problematiche che ci sono, e si stabiliscono priorità che poi i rappresentanti porteranno nelle assemblee municipali.
Quest’anno siamo riusciti a far sì che ogni quartiere e ogni municipio sappia del suo bilancio, quanto può dedicare per risolvere i suoi problemi. In questo punto ha chiarito che anche se non si possono risolvere tutti i problemi, si lavora per le priorità.
Le soluzioni a questi problemi vanno prese considerando la storia, le tradizioni, l’essenza, la cultura di ogni quartiere, che in ognuno sono differenti.
«Forse a tutti manca qualcosa degli stessi, ma non con la stessa priorità, nè con lo stesso concetto nè allo stesso modo. In questo contesto il mandatario ha chiamato a far sì che il processo di rivitalizzazione dev’essere un esercizio totalmente partecipativo e deve ricevere l’appoggio delle istituzioni che hanno capacità per questo, da scienziati, studenti universitari, cercando di far sì che «tutto quello che miglioreremo sia sostenibile» e così «continuare ad avanzare».
L’essenziale di queste azioni non si trova solo nel fisico, nelle strade o le case, ma si deve lavorare spiritualmente.
«Perchè quel che ci distingue come paese sono la conoscenza e la cultura che ha la nostra gente».
Questa costruzione collettiva che è il quartiere deve ricevere anche l’appoggio per il progetto di vita di ogni cittadino.
«Questa è la costruzione socialista dal quartiere».
E se migliora il quartiere migliorano il municipio, la provincia e il paese.
«Ed è questo quel che stiamo cercando d’ottenere. In un luogo è stato fatto in maniera inadeguata? Rettificheremo! Ma questo è quel che vogliamo».
Il Capo di Stato ha poi aggiunto che abbiamo numerose esperienze e progetti di sviluppo comunitario dalla cultura. Ed ha insistito a lavorare perchè ci siano sistemi produttivi locali robusti, per ottenere lo sviluppo che necessitiamo, Ci sono esperienze che arricchiscono, che emancipano, in vari luoghi, per cui lo sappiamo fare.
Ora cosa ci tocca? Integrare e moltiplicare tutte queste esperienze e tutti questi sforzi».
In un altro momento del suo intervento si è riferito alle politiche che guidano la diffusione musicale e il perfezionamento dell’impresa della musica, tutti aspetti dibattuti durante l’ultimo congresso della Uneac e che è necessario concretare con prontezza per far sì che tutti gli artisti abbiano il loro spazio di creazione, includendo le forme di gestione non statale.
Díaz-Canel ha detto che per l’importazione dei servizi culturali si devono cercare soluzioni e che tutti gli elementi toccati durante il bilancio si devono appoggiare ai tre pilastri della gestione di Governo.
Un primo pilastro è l’informatizzazione dei processi, «ora che andiamo verso una trasformazione digitale della nostra società».
La Covid-19 ci ha dimostrato quanto era importante sviluppare le piattaforme digitali per aspetti come la promozione, la diffusione e anche il commercio, ha aggiunto.
In quanto alla comunicazione sociale come seconda componente essenziale, ha aggiunto che «dobbiamo ottenere più coerenza tra le istituzioni culturali e nel mondo della radio e la televisione, per far sì che ogni volta le proposte alla nostra popolazione siano più colte, più elevate, più integrate e non ci frammentino le contraddizioni».
D’altra parte l’attività del Governo per gestire scienza e informazione deve rinforzare la connessione necessaria tra il settore della conoscenza, il sistema delle imprese, il potenziale umano, i sistemi produttivi di beni e servizi, l’amministrazione pubblica, l’istituzionalità e lo sviluppo locale.
Apportando questo vincolo alla cultura, ha detto, «la prima cosa che dobbiamo distinguere è dove si trovano questi valori».
Il Presidente cubano ha segnalato allora all’Istituto Superiore d’Arte (ISA), «che dev’essere una notevole università delle arti, e per questo deve sviluppare con rigore la formazione, l’estensione universitaria e l’investigazione scientifica.
Il ISA deve trasformarsi nel portabandiera dell’investigazione scientifica e non lo dev’essere solo il ISA, ma tutti i centri e gli Istituti che apportano alla formazione».
Poi ha risaltato l’importanza delle istituzioni della cultura dentro i distinti processi che si realizzano nella nostra società, settore in cui sono state approvate varie misure che lo fomentano.
Questo è il momento per sviluppare e potenziare le capacità che ha il paese in questo ambito.
«Dare il cuore a Cuba esige di giungere con la cultura ai sentimenti e alle emozioni dei cubani e delle cubane».