Anche ora,quando gli interessi d’ingerenza si rovesciano sull’Isola con campagne di odio e di sradicamento, la risposta di Céspedes -più di un secolo e mezzo fa- a questo stesso nemico di sempre ci giunge come uno stendardo morale: «Il nostro lemma è sarà sempre indipendenza o morte. Cuba non solo dev’essere libera: non deve più ritornare ad essere schiava».
Mailenys Oliva Ferrales
Era la notte di domenica18 aprile del 1819, quando in una residenza aristocratica della allora Bayamo coloniale, si udì il grido di vita del maschio che nasceva , proprietario terriero per eredità familiare e che, in cambio, contro ogni pronostico, divenne «il primo dei cubani che riuscì a dare al suo paese e ai suoi abitanti patria e onore».
Così giunse al mondo sotto una pioggia torrenziale Carlos Manuel de Céspedes, la cui esistenza stessa divenne un «acquazzone» di continue emozioni e titanica audacia, che anche se distanza di 203 anni dalla sua nascita, ci scuotono ancora dentro.
Risulta difficile non emozionarsi di fronte all’epico eroismo di un uomo leggenda capace dei piu grandi sacrifici della tasca e del cuore, in nome dell’ emancipazione della sua terra
Un uomo nazione che sfidò con le sue proprie risorse una metropoli molto superiore in forze e in armi militari, che riuscì a gemellare nella manigua ricchi e poveri , che chiamò «fratelli» per la prima volta gli schiavi che trasformò lo zuccherificio in un altare della libertà e che si gettò sulle spalle la responsabilità di tutto un popolo come eterno Padre della Patria
Céspedes fu anche un uomo verità che non incassò mai i pagamenti che gli corrispondevano per i suoi servizi qaundo era Presidente della Repubblica in Armi, che sopportò perdite irreparabili senza reclamare alcun beneficio per la sua famiglia, e che fu capace di affrontare le penurie più dure prima di rinunciare all’unità dei cubani o a uno solo dei suoi principi.
Fu, in essenza, «l’incarnazione sovrana della sublime ribellione, così come lo descrisse al morire il colonnello dell’Esercito di Liberazione, Manuel Sanguily.
Di fatto nella sua carriera c’è tanto valore che la fa brillare, ma molte volte si dimentica che con l’eroe c’èra anche l’uomo imperfetto, di profondi amori e varie contraddizioni, il cui verbo d’acciaio e genialità tempestosa gli guadagnarono tanti nemici come tanti ammiratori
In quel vulcano umano che, come disse Martì, «…ha insenato a vivere a tutti», Cuba ha un riferimento di dignità e decoro che non possiamo tralasciare in nessuna delle nostre battaglie quotidiane.
Anche ora,quando gli interessi d’ingerenza si rovesciano sull’Isola con campagne di odio e di sradicamento, la risposta di Céspedes -più di un secolo e mezzo fa- a questo stesso nemico di sempre ci giunge come uno stendardo morale: «Il nostro lemma è sarà sempre indipendenza o morte. Cuba non solo dev’essere libera: non deve più ritornare ad essere schiava».