Ricardo Alarcón de Quesada, l’arte della diplomazia rivoluzionaria

Stella Calloni  www.cubadebate.cu

Cuba ha appena perso un grande rivoluzionario, appartenente ad una generazione che ha brillato di luce propria: l’ex ministro degli Esteri Ricardo Alarcón de Quesada, un esempio per la diplomazia decolonizzatrice nel suo Paese, nella Nostra America e nel mondo.

Il suo discorso forte, caloroso e brillante ha scosso, ripetutamente, il torpore degli organismi internazionali, dimostrando saggezza, coerenza e coraggio rivoluzionario nel difendere i diritti del suo Paese e del suo popolo, ciò che rimarrà nella storia della resistenza nel mondo.

Molti incarichi sono stati ricoperti da Alarcón, autentico militante comunista, che, come l’indimenticabile ministro degli Esteri degli inizi della Rivoluzione cubana, Raúl Roa García, ha rivoluzionato il linguaggio con cui affrontava l’Impero nella sua stessa sede.

Sicuramente Ricardo Alarcón si è sentito orgoglioso dell’attuale ministro degli Esteri, Bruno Rodríguez Parrilla, e dei diplomatici cubani che hanno convertito la diplomazia – tra altri temi come l’istruzione, la salute e la cultura in cui il Paese ha eccelso – in un modello nella sua lunga lotta contro la potenza imperiale, che dovrebbe essere registrato in tutte le accademie dei nostri paesi come una costante della lotta anticoloniale nel campo delle relazioni estere, dove qualsiasi cedimento si paga a caro prezzo.

La morte di Alarcón è avvenuta in un momento in cui una delegazione culturale e artistica cubana si trovava a Buenos Aires, alla Fiera del Libro che si svolge qui, dedicata quest’anno all’Avana, mentre il popolo cubano era nelle strade di quella città, in una mobilitazione, che per la sua grandezza è stata una risposta straordinaria alle azioni terroristiche USA contro Cuba

Il governo del presidente repubblicano Donald Trump ha aggiunto più di duecento sanzioni, che l’attuale presidente democratico Joe Biden ha aumentato, aggravando l’assedio di guerra che gli USA mantengono contro quel Paese; un blocco che dura da più di 60 anni.

Pensando al linguaggio biblico, è la lotta di Davide contro Golia, e il gigante non ha mai saputo piegare la Rivoluzione e i suoi principi, il popolo cubano, a cui vanno rei continui tributi per la sua incredibile capacità di resistenza e solidarietà.

Alarcón è stato onorato nel suo paese il 1 maggio, in quella mobilitazione che ha compreso blocchi e blocchi, che ha avuto un impatto sul mondo e ha dimostrato, ancora una volta, che Cuba continua in piedi e lotta contro tutte le avversità, come fa una vera rivoluzione, che è un antidoto contro il decadente capitalismo selvaggio di questi tempi. E’ stato ricordato anche qui, e dai popoli di tutta l’America Latina e dei Caraibi. Ma anche in molti luoghi nel mondo.

Ogni anno, grazie al profondo e creativo lavoro diplomatico di Cuba, si rinnova e aumenta il numero dei paesi che chiedono la revoca del blocco, difeso solo da USA e Israele. È possibile che nel XXI secolo la volontà della maggior parte dei paesi del mondo sia coartata dall’arroganza di un impero che continua a violare le norme internazionali e i diritti dei popoli, tra cui i diritti umani fondamentali?

Mentre continuano i tentativi di invasione o rovesciamento della Rivoluzione Cubana continua anche la resistenza, sempre più eroica, di Cuba. Gli USA hanno smesso di essere l’unica potenza al mondo ciò che ha paralizzato l’unilateralismo dittatoriale con cui, dagli anni ’90, si voleva convertire Washington nella sede di un governo globale per dominare e soggiogare l’umanità.

Di tutto ciò ci parlava Alarcón, che per 20 anni è stata la voce potente dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, ricorrendo al più profondo e creativo che la Rivoluzione Cubana ha realizzato non solo in sua difesa, ma anche di altri paesi, come Porto Rico, alla cui lotta anticoloniale ha tanto contribuito e dove oggi è ricordato.

Ha accompagnato il comandante Fidel Castro Ruz, spiegando al mondo che è anche terrorismo impedire l’arrivo di alimenti, prodotti di ogni genere, medicinali e attrezzature per forzare la disperazione per fame o bisogni di un popolo il cui eroismo ha scritto la migliore storia di una lunga lotta di liberazione, tanto dalla Corona spagnola in epoca imperiale, come dall’impero che ha sostituito il precedente e ha posto fine all’indipendenza dei nostri paesi.

Ascoltiamo anche la sua voce e la sua parola in difesa dei Cinque Eroi antiterroristi che sono stati sottoposti a condizioni carcerarie inumane negli USA, dal 1998, solo per scoprire i nidi del serpente terrorista a Miami, che ha attaccato e vessato Cuba, dagli inizi degli anni 60 sino a questi giorni, ed è stato anche complice di tutte le dittature impiantate da Washington in America Latina, partecipando a crimini e attentati non ancora puniti.

“Nessuno è stato più eloquente e tenace. Nessuno è stato più costante. Nessuno ha fatto più sue le idee e le decisioni del capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro, sulla causa dei Cinque”, ha detto a Prensa Latina Fernando González, uno dei cinque eroi, insieme a Gerardo Hernández, Antonio Guerrero, Ramón Labañino e René González che, di fronte alla campagna internazionale esemplare per il mondo, sono stati liberati e sono giunti a Cuba il 17 dicembre 2014.

Sono stati ricevuti a Cuba con grandi mobilitazioni ed espressioni artistiche ed è stato più che emozionante l’incontro con il Comandante Fidel Castro, che tanto aspettava il loro arrivo ed era in prima linea nella lotta per la loro liberazione. È stata una delle grandi gioie di Fidel prima della sua morte, avvenuta il 25 novembre 2016.

Ho intervistato più volte per giornali e riviste messicane Ricardo Alarcón, sempre con risposte brillanti, elaborando nuovi modi di affrontare l’Impero. Gli sono stata eternamente grata per aver presentato il mio libro sull’Operazione Condor a una delle Fiere del Libro dell’Avana, e il suo intervento è stato, per me, un appello a non rinunciare a quelle indagini solitarie, incoraggiandomi in ogni momento nel mio lavoro e suggerendomi una bibliografia con enorme generosità.

È una voce indispensabile ora che stiamo vedendo la nostra gente risorgere dalle ceneri. Abbiamo bisogno di rompere con tutti i flagelli della colonizzazione e le debolezze di qualche sinistra impigliata nei labirinti tipici dei colonizzati, che deve rompere quei legami, poiché è facilmente preda delle vanità dei falsi poteri.

L’America Latina ha molto da imparare dalla diplomazia cubana, che dovrebbe essere incorporata nelle cattedre, nelle nostre università, soprattutto in un momento in cui il nostro continente sta affrontando una silenziosa guerra di rinnovata controinsurrezione ricolonizzatrice e l’organizzazione ed è necessario l’unità della Nostra America.

Ricardo Alarcón de Quesada ci ha lasciato, come altri grandi rivoluzionari, la via aperta per la nostra liberazione. E voglio trasmettere, per questa via, la mia solidarietà alla sua famiglia e ai suoi compagni e ringraziare profondamente la Rivoluzione Cubana per l’eterna solidarietà della sua dirigenza e del suo popolo per tutto ciò che ci ha dato, alimentando il sogno e la speranza di recuperare la nostra indipendenza, per riuscire a liberarci dal criminale impero da cui ancora dipendiamo.

Fino alla vittoria sempre, Ricardo Alarcón.


Ricardo Alarcón de Quesada, el arte de la diplomacia revolucionaria

Por: Stella Calloni

Cuba acaba de perder a un gran revolucionario, perteneciente a una generación que brilló con luces propias: el excanciller Ricardo Alarcón de Quesada, un ejemplo para la diplomacia descolonizadora en su país, en Nuestra América y el mundo.

Su discurso fuerte, cálido y brillante sacudió una y otra vez el letargo de los organismos internacionales, demostrando sabiduría, coherencia y coraje revolucionario para defender los derechos de su país y de su pueblo, lo que quedará en la historia de la resistencia en el mundo.

Muchos cargos ocupó Alarcón, auténtico militante comunista, quien como el inolvidable canciller de los principios de la Revolución cubana, Raúl Roa García, revolucionó el lenguaje con que se enfrentaba al Imperio en su propia sede.

Seguramente, Ricardo Alarcón estaría orgulloso del actual canciller, Bruno Rodríguez Parrilla, y de los diplomáticos cubanos que han convertido la diplomacia –entre otros temas como la educación, la salud y la cultura en los que ha sobresalido el país– en un modelo en su larga lucha contra la potencia imperial, lo que debería estar registrado en todas las academias de nuestros países como una constante de lucha anticolonial en el terreno de las relaciones exteriores, donde cualquier claudicación se paga con un precio muy alto.

La muerte de Alarcón se produjo en momentos en que una delegación cultural y artística cubana se encontraba en Buenos Aires, en la Feria del Libro que se realiza aquí, dedicada este año a La Habana, mientras el pueblo cubano estaba en las calles de esa ciudad en una movilización, que por su magnitud fue una extraordinaria respuesta a las acciones terroristas de Estados Unidos contra Cuba

El Gobierno del presidente republicano Donald Trump añadió más de dos centenares de sanciones, que aumentó el actual mandatario demócrata Joe Biden, agravando el sitio de guerra que mantiene Estados Unidos contra ese país, un bloqueo que dura más de 60 años.

Pensando en el lenguaje bíblico, es la lucha de David contra Goliat, y el gigante nunca ha podido doblegar a la Revolución y sus principios, al pueblo cubano, al que hay que rendir continuos homenajes por su increíble capacidad de resistencia y de solidaridad.

Alarcón fue homenajeado en su país el Primero de Mayo, en esa movilización que abarcó cuadras y cuadras, que impactó en el mundo y demostró una vez más que Cuba sigue de pie y luchando contra todas las adversidades, como lo hace una verdadera revolución, que es un antídoto contra el decadente capitalismo salvaje de estos tiempos. También fue recordado aquí, y por los pueblos en toda América Latina y el Caribe. Pero también en muchos lugares del mundo.

Cada año, por el trabajo diplomático profundo y creativo de Cuba, se renueva y aumenta la cantidad de países que exigen el levantamiento del bloqueo, solo defendido por Estados Unidos e Israel. ¿Será posible que en el siglo XXI la voluntad de la mayoría de países del mundo sea coartada por la soberbia de un imperio, que continúa violando las normas internacionales y los derechos de los pueblos, entre ellos los derechos humanos básicos?

Mientras continúan los intentos de invasión o derrocamiento de la Revolución cubana, también continúa la resistencia cada vez más heroica de Cuba. Estados Unidos ya dejó de ser la única potencia en el mundo, lo que ha paralizado la unilateralidad dictatorial con la que desde los años noventa se quería convertir a Washington en la sede de una gobernanza global para dominar y someter a la humanidad.

De todo esto nos hablaba Alarcón, quien fue la voz potente de la Asamblea Nacional del Poder Popular durante 20 años, acudiendo a lo más profundo y creativo que logró la Revolución cubana no solo en su defensa, sino de otros países, como Puerto Rico, a cuya lucha anticolonial tanto aportó y donde hoy se le recuerda.

Acompañó al comandante Fidel Castro Ruz, explicando al mundo que también es terrorismo impedir la llegada de alimentos, productos de todo tipo, medicamentos y equipos para forzar la desesperación por hambre o necesidades de un pueblo cuyo heroísmo ha escrito la mejor historia de una larga lucha de liberación, tanto de la Corona española en sus tiempos imperiales, como del imperio que reemplazó al anterior y acabó con la independencias de nuestros países.

También escuchamos su voz y su palabra en la defensa de los cinco héroes antiterroristas que fueron sometidos a condiciones carcelarias inhumanas en EE.UU. desde 1998 solo por descubrir los nidos de la serpiente terrorista en Miami, que ha atacado y acosado a Cuba desde principios de los años sesenta hasta estos días y también fue cómplice de todas las dictaduras sembradas por Washington en América Latina, participando en crímenes y atentados que aún no han sido castigados.

“Nadie fue más elocuente y persistente. Nadie fue más constante. Nadie hizo más suyas las ideas y decisiones del líder de la Revolución cubana, Fidel Castro, sobre la causa de los Cinco”, dijo a Prensa Latina Fernando González, uno de los cinco héroes junto a Gerardo Hernández, Antonio Guerrero, Ramón Labañino y René González, que ante la campaña internacional ejemplar para el mundo fueron liberados y llegaron a Cuba el 17 de diciembre de 2014.

Fueron recibidos en Cuba con grandes movilizaciones y expresiones artísticas y fue más que emocionante el encuentro con el Comandante Fidel Castro, que tanto esperaba su llegada y estaba al frente de la lucha por su liberación. Fue una de las grandes alegrías de Fidel antes de su muerte el 25 de noviembre de 2016.

Entrevisté varias veces para diarios y revistas de México a Ricardo Alarcón, siempre con respuestas brillantes, elaborando nuevas formas para enfrentar al Imperio. Le agradecí eternamente que presentara mi libro sobre la Operación Cóndor en una de las Ferias del Libro de La Habana y su intervención fue para mí un llamado a no claudicar en esas investigaciones solitarias, alentándome en todo momento en mi trabajo y sugiriendo bibliografía con una enorme generosidad.

Es una voz indispensable ahora que estamos viendo resurgir de las cenizas a nuestros pueblos. Necesitamos romper con todas las lacras de la colonización y las debilidades de alguna izquierda enredada en laberintos propios de los colonizados, que debe romper esas ataduras, ya que es fácilmente presa de las vanidades de los poderes falsos.

América Latina tiene mucho que aprender de la diplomacia cubana, que debería estar incorporada en las cátedras, en nuestras universidades, especialmente en momentos en que nuestro continente enfrenta una silenciosa guerra de renovada contrainsurgencia recolonizadora y se necesita la organización y la unidad de Nuestra América.

Ricardo Alarcón de Quesada nos ha dejado, como otros grandes revolucionarios, el camino abierto para nuestra liberación. Y quiero hacer llegar por esta vía mi solidaridad con su familia y sus camaradas y agradecer profundamente a la Revolución cubana la eterna solidaridad de su dirigencia y su pueblo por todo lo que nos ha dado, alimentando el sueño y la esperanza de recuperar nuestra independencia, de lograr liberarnos del criminal imperio del que aún dependemos. Hasta la victoria siempre, Ricardo Alarcón.

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