Il ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, ha annunciato nel suo account in Twitter che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riprenderà quest’anno la discussione della risoluzione cubana che reclama la fine del blocco imposto dagli Stati Uniti al nostro arcipelago.
Il tema «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba, è già stato iscritto nel programma provvisorio del 77º periodo ordinario di sessioni dell’organo internazionale, che comincerà nel settembre del 2022 e si estenderà nello stesso mese del 2023.
Sarà una nuova occasione nella quale i governi di quasi tutti i paesi del mondo alzeranno le loro voci ed eserciteranno il loro voto di condanna del blocco, azione che le distinte amministrazioni statunitensi non solo non hanno accettato, anzi, hanno aggiunto nuove misure coercitive, come le 23 stabilite nel mandato di Donald Trump, e che l’attuale presidente Joe Biden, mantiene intatte, nonostante le dichiarazioni d’eliminarle che aveva usato come una delle sue bandiere durante la sua campagna presidenziale.
La votazione di questa risoluzione nella cornice della ONU è una delle evidenze più reiterate, con frequenza annuale e per 29 anni consecutivi, della mancanza di rispetto colossale con la quale i governi successivi degli Stati Uniti ignorano il criterio unanime delle nazioni contro una politica ostile che in evidente sfida e con prepotenza s’indurisce con misure sempre più asfissianti per il popolo cubano.
Il criminale opportunismo con cui gli USA hanno approfittato dei terribili effetti della pandemia e della crisi mondiale associate per stringere di più l’assedio economico, commerciale e finanziario a Cuba, per far crollare la Rivoluzione, è un nuovo e indiscutibile argomento che nella ONU lascerà a nudo le macabre intenzioni dell’impero, che sostiene un blocco che come politica è retrogrado, ma per il suo impatto è assassino.