Cuba: coercizione e lotta armata
Le proteste dello scorso anno a Cuba hanno fatto sì che il governo di Joe Biden accarezzasse il vecchio sogno del “cambio di regime” nell’isola. Per questo oggi applica con accanimento le sanzioni approvate da Trump.
Sul terreno diplomatico, cerca di isolare l’Avana in vista del prossimo Vertice delle Americhe. E manovra per espellerla dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU.
Per questa guerra sovvenziona decine da decine di fondazioni e ONG, che fabbricano i rapporti sui diritti umani con cui legittimare nuove sanzioni contro l’Isola.
Queste chiudono o tagliano drasticamente le entrate e gli investimenti nel paese, il che si traduce in salari e pensioni più bassi e una minore offerta di alimenti o medicine.
La Casa Bianca riesce così a creare carenze e precarietà. Ma non ottiene, con ciò, il risultato politico atteso, al di là della disaffezione di alcuni settori dell’Isola. Le recenti mobilitazioni del 1 maggio lo dimostrano.
In ogni caso, ricordiamolo. La Costituzione cubana, approvata con un voto popolare dell’86%, indica che le relazioni “con qualsiasi altro Stato non potranno mai essere negoziate sotto aggressione, minaccia o coercizione”. E che, contro coloro che “cercano di rovesciare l’ordine” stabilito nella detta Magna Carta, “i cittadini hanno il diritto di combattere con tutti i mezzi, compresa la lotta armata”.
Che ne prendano nota a Washington, a Madrid… e a Miami.
Cuba: coerción y lucha armada
Las protestas del pasado año en Cuba hicieron que el Gobierno de Joe Biden acariciara el viejo sueño del “cambio de régimen” en la Isla. Por eso hoy aplica con saña las sanciones aprobadas por Trump.
En el terreno diplomático, trata de aislar a La Habana de cara a la próxima Cumbre de las Américas. Y maniobra para expulsarla del Consejo de Derechos Humanos de la ONU.
Para esta guerra, subvenciona a decenas de fundaciones y ONG, que fabrican los informes sobre derechos humanos con los que legitimar nuevas sanciones a la Isla.
Estas cierran o recortan drásticamente los ingresos e inversiones en el país, lo que deriva en menores salarios y pensiones y una menor oferta de alimentos o medicamentos.
La Casa Blanca consigue, así, crear desabastecimiento y precariedad. Pero no obtiene, con ello, el resultado político esperado, más allá de la desafección de ciertos sectores de la Isla. Las recientes movilizaciones del Primero de Mayo lo demuestran.
En todo caso, recordemos. La Constitución cubana, aprobada con un 86 % de voto popular, indica que las relaciones “con cualquier otro Estado no podrán ser jamás negociadas bajo agresión, amenaza o coerción”. Y que, contra quien “intente derribar el orden” establecido en dicha Carta Magna, “los ciudadanos tienen el derecho de combatir por todos los medios, incluyendo la lucha armada”.
Que tomen nota en Washington, en Madrid… y en Miami.