Gianni Minà: dove vogliamo andare? Intanto Cuba va

Dal mio amico Antonio Vermigli della Rete Radiè Resch, ho ricevuto la sua lettera mensile che ci inchioda, ogni mese, alle nostre responsabilità di esseri umani.

Oggi è sotto gli occhi di tutti che i ricchi sono diventati sempre più ricchi, soprattutto dopo la pandemia e i poveri sempre più poveri, sofferenti per la fame, in un’epoca di carestia che stritola molti paesi per lo più africani: Somalia, Etiopia, Kenya ed altri paesi sono passati da 10 a oltre 23 milioni di affamati, costretti alla migrazione forzata, perché condannati a un futuro solo di morte.

Gli aiuti umanitari nazionali e globali sono rimasti inefficaci, secondo il rapporto dell’Osservatorio di Jameel (https://bit.ly/3NzfIyz ) e in più le nazioni più ricche hanno pensato bene di convogliare i finanziamenti al loro interno, per i danni causati dalla pandemia degli ultimi due anni. Siccità, prezzi rincarati, il Covid e i conflitti hanno impedito di programmare gli investimenti nell’agricoltura e nella protezione sociale.

La cosa più meschina è che i Paesi donatori hanno promesso 1,4 miliardi di dollari di sostegno e invece ne sono arrivati solo 378 milioni. Un vero e proprio fallimento degli aiuti umanitari.

“Privatizzazioni, emersione di nuovi monopoli, ricorso ai paradisi fiscali e sfrenato arricchimento per pochi; insicurezza, sfruttamento, assenza di diritti e sforzi scarsamente riconosciuti e ricompensati per troppi altri.

Cinque delle più grandi multinazionali energetiche (BP, Shell, Total Energies, Exxon e Chevron) fanno 2.600 dollari di profitto al secondo – scrive Antonio Vermigli – La pandemia ha prodotto 40 nuovi miliardari anche nel settore farmaceutico che ha registrato negli ultimi due anni profitti da capogiro. Imprese come Moderna e Pfizer hanno realizzato 1.000 dollari di profitto al secondo grazie al solo vaccino COVID-19 e, nonostante abbiano usufruito di ingenti risorse pubbliche per il suo sviluppo, fanno pagare ai governi le dosi fino a 24 volte in più rispetto al costo di produzione stimato, anteponendo gli utili alla tutela della salute globale in un mondo in cui l’87% dei cittadini nei paesi a basso reddito non ha ancora completato il ciclo vaccinale.”

In questo panorama apocalittico Cuba invece, benché strozzata dal blocco economico da parte degli Stati Uniti che da 60 anni non dà tregua a questo piccola isola (Trump ha aggiunto più di 200 restrizioni durante la pandemia, Biden le ha a malapena alleggerite, ma non tolte e queste azioni la dicono lunga sulla presunta umanità di questi leader) il cui unico peccato è la sua autodeterminazione è, al mondo, il paese che ha vaccinato di più.

Ed è l’unico paese che ha sviluppato un vaccino ottimale per la popolazione pediatrica: più del 90% bambini dai 2 anni in su sono stati vaccinati. Finora per i bambini sotto i 5 anni il vaccino contro SARS-CoV-2 non esiste nei Paesi ad alto reddito (Eu, Usa, ecc.).

Prima dell’ondata di Omicron, a novembre 2021, i cubani avevano vaccinato il 90% bambini dai 2 anni in su e il 15 novembre sono riusciti a riaprire le scuole (unico Paese al mondo). Aver tutelato la popolazione infantile è stato un passo fondamentale per frenare Omicron (che circolava nelle diverse fasce della popolazione attraverso i bambini). Report, nel suo servizio “Un vaccino sotto embargo” (https://bit.ly/3zjMOyn ) ha spiegato in maniera esauriente la questione.

Cuba, insomma, ha dimostrato che con più del 90% di adulti vaccinati e con la creazione statale di ben 5 vaccini in corso, che c’è una via d’uscita e non è la presunta efficienza di una sanità privata.

Cuba era a terra, schiacciata dalla violenza del blocco economico e dalla pandemia, eppure sta trovando la strada, sta cercando di rialzarsi pur ancora fra mille problemi. La crisi ha colpito pure il nostro paese, il peggio deve ancora arrivare, non sappiamo a tutt’ oggi quanto durerà e quanto duramente ci colpirà e di sicuro sarà peggio della Grande Crisi del ’29 o del 2008, con il fallimento delle grandi banche che ne hanno rivelato la loro fragilità. La crisi economica si è espressa sia in crisi del lavoro che di salute.

Con questo grafico della Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) salta agli occhi come ci siamo ridotti: siamo un popolo di sfruttati a cui hanno tolto anche la dignità del lavoro. Riguardo la salute, gli effetti si sono visti già durante il Covid 19: molte persone hanno rinunciato alle cure, molte sono morte perché impossibilitate ad accedervi e di questa ecatombe silenziosa leggeremo le statistiche fra un po’ di tempo in qualche trafiletto di giornale. E con la guerra Russia-Ucraina in corso, il tema-pandemia che i media spalmavano ovunque, è evaporato per far posto a questo conflitto, liquidando le problematiche gravi del nostro paese a servizi di qualche minuto o a “panini” politici.

Cuba ci svergogna nel nostro status di occidentali, Cuba ci scandalizza, Cuba ci indica la strada. Se c’è riuscita lei, possiamo farlo pure noi, solo se riprendiamo il gusto del confronto senza pregiudizi, il gusto della politica a servizio delle persone e non dei media (la lista di proscrizione pubblicata sul Corriere della Sera mi fa vergognare come giornalista) che ascolta, che fa da ponte. Chiedo troppo?

Gianni Minà

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