Cristina, la speranza e la prospettiva

Angel Guerra Cabrera | La pupila insomne

L’ultimo e scandaloso episodio della guerra giudiziaria e mediatica contro Cristina Fernández de Kirchner sta facendo pagare un alto costo politico alla destra, incapace di calcolare le riserve di energia politica accumulate nel popolo. Non è ozioso ricordare la richiesta del PM  per l’imputata: 12 anni di reclusione e inabilitazione a vita dall’occupare cariche pubbliche.

Senza che il PM presentasse una sola prova, la destra pensava di sbarazzarsi dell’indomita dirigente popolare, ostacolo ai suoi piani di saccheggio delle risorse naturali -litio in primo luogo- e di smantellamento dei diritti politici, sociali e culturali conquistati durante i governi. Kirchneristi. Piani, va sottolineato, che sono del massimo interesse per gli USA, come è più che dimostrato, ma ancora una volta è stato chiarito nella recente dichiarazione interventista di Marc Stanley, ambasciatore di quel Paese a Buenos Aires.

La caratteristica più importante dei dirigenti della statura di Cristina è quella di far sentire rappresentati, da loro, i grandi soggetti collettivi. Quando si tratta dell’Argentina, questo fenomeno è necessariamente tinto dal peronismo, l’identità politica che -con marcate contraddizioni- ha dato il via al progresso verso obiettivi di giustizia sociale, democrazia, sovranità nazionale e unità latinoamericana e caraibica. È facile comprendere, quindi, che dal primo governo di Juan Domingo Perón il principale obiettivo politico dell’oligarchia di Buenos Aires e dell’imperialismo USA sia stato l’eliminazione del peronismo, soprattutto nei suoi aspetti più vicini ai desideri popolari. Per ottenerlo, oggi, la proscrizione politica di Cristina è un passaggio fondamentale. Ciò che non passava per la testa agli ideatori della fucilazione giudiziario-mediatica contro di lei è l’enorme solidarietà popolare che avrebbe scatenato in suo favore.

L’attacco contro Cristina ha stimolato mobilitazioni spontanee in tutto il Paese, persino in province come Córdova e Rosario, senza lignaggio peronista. Mentre, a Buenos Aires, gli autoconvocati si sono radunati all’angolo tra le vie Uruguay e Juncal, dove sorge l’edificio in cui risiede la vicepresidente. Come ha affermato Stella Calloni esaminando l’inaspettato straripamento popolare (La Jornada, Mundo, 29/8), benché possa sembrare così, la gente non ha dimenticato le conquiste dei 12 anni di governo di Néstor e Cristina.

Ma è arrivato il secondo e grave errore del macrismo. Di fronte all’energica ma gioiosa e pacifica reazione di solidarietà verso Cristina da parte di giovani, anziani, lavoratori e residenti dei quartieri disagiati, il governo di destra della città di Buenos Aires non ha trovato altra risposta che la repressione, utilizzando le sue forze di polizia. Con un’azione illegale hanno recintato il suddetto angolo all’alba tra venerdì e sabato e lo hanno circondato con un gruppo di polizia d’assalto, supportato da camion idranti, per poi prendere a manganellate, getti d’acqua e lacrimogeni i manifestanti. Il che, a sua volta, ha fatto sì che si accrescesse l’indignazione di coloro lì riuniti e che giungessero nuovi gruppi. In un atteggiamento provocatorio, agenti di polizia in borghese hanno scattato foto dei partecipanti, un altro atto illegale, e hanno molestato, spinto e insultato legislatori e funzionari del governativo Fronte di Tutti (F de T) che si erano presentati. Probabilmente è stata la loro presenza e la pressione esercitata dal governo federale che ha impedito all’incidente di degenerare ulteriormente. Non è da poco il fatto di autocarri con sassi ritrovati dai manifestanti, già utilizzati dal macrismo per armare provocatori quando occupava la Casa Rosada. In questa situazione, è emerso che l’ex presidente Macri e la presidente del suo partito PRO, Patricia Bullrich, abbiano censurato il capo del governo della capitale Horacio Rodríguez Larreta per non essere stato più duro contro i manifestanti. Non sorprende, quindi, che, come ha suggerito Cristina, la stessa Bullrich sia stata una di coloro che, allo scoppio della crisi del 2001, abbia suggerito al presidente de la Rúa di dichiarare lo stato d’assedio, che – aggiungo – ha portato all’assassinio di 39 manifestanti. Come confidato a Pagina 12 un partecipante all’ultimo pranzo dei dirigenti del PRO, Bullrich ha chiesto repressione, proiettili di gomma e ha ricordato: “Come ho fatto io durante il nostro governo”. Al di là delle ambizioni presidenziali e della competizione per mostrarsi più duro di Macri, Larreta e Bullrich, le loro parole non vanno prese alla leggera.

La mobilitazione attorno alla vicepresidente dà una svolta speranzosa all’ambiente politico. Ma manca più di un anno alle elezioni. La vittoria della F de T, con aggiustamento da parte del FMI, non sarà facile, benché possano aiutare molto misure di maggiore portata e profondità a difesa dei più vulnerabili. È essenziale preservare e potenziare l’unità e la combattività peronista sostenuta dall’amore per Cristina e dal riconoscimento della sua leadership.


Cristina, la esperanza y la perspectiva

Por Ángel Guerra Cabrera

El último y descocado episodio de guerra judicial y mediática contra Cristina Fernández de Kirchner le está haciendo pagar un costo político alto a la  derecha, incapaz de calcular las reservas de energía política acumuladas en el pueblo. No  es ocioso recordar la petición fiscal  a la acusada: 12 años de prisión e inhabilitación vitalicia para ocupar cargos públicos.   Sin  que el fiscal presentara una sola prueba la derecha pensaba sacarse de encima a la indomable lideresa popular,  valladar ante sus planes de saqueo de los recursos naturales –el litio en primer lugar-  y de desmantelamiento de  los derechos políticos, sociales y culturales ganados durante los gobiernos kirchneristas. Planes, debe  subrayarse, que son del  mayor interés de Estados Unidos, como está más que demostrado, pero quedó otra vez manifiesto en la reciente declaración injerencista de Marc Stanley, embajador de  ese país en Buenos Aires.

La característica más importante de los líderes de la talla de Cristina es la de hacer sentirse representados por ellos a grandes sujetos colectivos. Cuando se trata de Argentina este fenómeno es teñido necesariamente por el peronismo, la identidad política que –con marcadas contradicciones- ha dado cauce al avance hacia objetivos de justicia social, democracia, soberanía nacional  y unidad latinoamericana y caribeña.  Es fácil de comprender, por eso, que desde el primer gobierno de Juan Domingo Perón el objetivo político principal de la oligarquía porteña y del imperialismo estadunidense ha sido la eliminación del peronismo, sobre todo en sus vertientes más cercanas a los anhelos populares. Para lograrlo hoy, la proscripción política de Cristina es un paso fundamental.  Lo que no pasaba por la mente a los diseñadores del fusilamiento judicial-mediático contra  ella es  la enorme solidaridad popular que desencadenaría a su favor.

La arremetida contra Cristina estimuló movilizaciones espontáneas en  todo el país, incluso en  provincias como Córdova  y Rosario, sin linaje peronista. Mientras, en Buenos Aires, los autoconvocados se reunieron en la esquina de las calles Uruguay y Juncal, donde se  levanta el edificio en que reside la vicepresidenta. Como afirmó Stella Calloni al reseñar el inesperado desbordamiento popular(La Jornada, Mundo,  29/8) , aunque lo pareciera, la gente no ha olvidado las conquistas de los 12 años de gobierno de Néstor y Cristina.

Pero vino el segundo y grave error del  macrismo. Ante la enérgica pero alegre y pacífica reacción solidaria hacia Cristina de jóvenes, ancianos, trabajadores y habitantes de los barrios desfavorecidos, el gobierno de derecha de la ciudad de Buenos Aires no encontró otra respuesta que la represión, valiéndose de su cuerpo policial. En una acción ilegal, vallaron la mencionada esquina en la madrugada de viernes a  sábado y la rodearon de un grupo policial de choque, apoyado por camiones hidrantes para luego emprenderla a  palos, chorros de agua y granadas de gas  contra los movilizados. Lo que, a su vez, hizo que  se incrementara la indignación de los allí reunidos y que vinieran nuevos grupos. En actitud provocadora, policías de civil tomaron fotos a los asistentes, otro acto ilegal, y hostigaron, empujaron e insultaron a legisladores y funcionarios del gobernante Frente de Todos(F de T) que se habían hecho presentes. Fue probablemente su presencia y la presión ejercida por el gobierno federal lo que impidió que escalara más el incidente. No es menor el dato de los volquetes con piedras encontrados por los manifestantes, ya usados por el macrismo para armar a provocadores cuando ocupaba la Casa Rosada.  En esa tesitura, trascendió que el ex presidente Macri y la presidenta de su partido PRO, Patricia Bullrich, censuraron al jefe de gobierno de la capital Horacio Rodríguez Larreta por no haber sido más duro contra los manifestantes.  No ha  de extrañar entonces, que, como sugirió Cristina, fuera la misma Bullrich una de  quienes, al estallar la crisis de 2001, sugiriera al presidente de la Rúa declarar el estado de sitio, que –añado- llevó al asesinato de 39 manifestantes. Según confió a Página 12 un asistente al último almuerzo de los líderes del PRO, Bullrich pidió represión, corchazos de bala de goma, y recordó: “Como hice yo durante nuestro gobierno”. Más allá de las ambiciones presidenciales y competencia por mostrarse el más duro de Macri, Larreta y Bullrich, sus palabras no deben ser tomadas a la ligera.

La movilización en torno a la vicepresidenta le da un giro esperanzador al ambiente político. Pero falta más de un año para las elecciones. No será fácil la victoria del F de T con ajuste del FMI aunque puedan ayudar mucho medidas de mayor alcance y calado en defensa de los más vulnerables.  Es indispensable conservar y potenciar la unidad y combatividad peronista impulsada por el cariño a Cristina y el reconocimiento a su liderazgo.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.