Randy Alonso Falcon www.cubadebate.cu
“Stava nel posto sbagliato al momento sbagliato”, avrebbe detto, con sorprendente tranquillità, l’assassino Luis Posada Carriles a un giornalista qualche tempo dopo l’atto criminale.
25 anni fa, il giovane italiano Fabio Di Celmo moriva all’Avana, vittima di uno dei numerosi atti terroristici che Bamby e altri famigerati assassini, basati per lo più in Florida e addestrati dalla CIA, hanno realizzato, fino alla sua morte, contro Cuba e contro chiunque mantenesse rapporti con il Paese in cui “erroneamente” sono nati.
Di Celmo è stata la conseguenza più dolorosa della catena di attentati che la Fondazione Nazionale Cubano-Americana ha finanziato, e Posada Carriles ha organizzato, per cercare di fermare il flusso di turisti verso Cuba, quando il Paese iniziava a trovare il modo di uscire dagli abissi del Periodo Speciale, a cui era stato condannato a seguito della caduta dell’URSS e del campo socialista.
Insieme al blocco, il terrorismo è stata l’arma più usata dalla controrivoluzione e dai suoi mentori a Washington, per tentare di affrontare la Rivoluzione cubana. Se il soffocamento economico e finanziario non faceva saltare in aria il governo della nazione caraibica, il terrorismo poteva dare la spinta finale per completare i piani imperiali.
Migliaia di atti sono stati compiuti in questi 63 anni: bombardamenti, bombe, bombe molotov, incendi, virus, attentati. Non è mancato nulla nella lunga agenda terroristica anticubana. I batistiani, gli addestrati dalla CIA, la mafia, la CIA stessa, i mercenari stranieri; Washington è ricorsa a tutti i tipi di esecutori o li ha adottati per cercare di ottenere i propri obiettivi. Tutta Cuba, Miami, New York, Kingston, Madrid, Caracas, Barbados, Portogallo, aerei, hotel, agenzie di viaggio, ambasciate, organizzazioni di solidarietà e molti altri luoghi sono stati testimoni di letali atti di odio contro questa nazione, quando i “guerrieri anti- comunisti” hanno deciso di agire.
Posada è morto, Bosch è morto, sono morti decine di mercenari di Girón; ma la maledetta eredità del terrorismo continua ad alimentarsi nel covo anticubano di Miami.
Ora i piani non sono più tanto segreti come prima, bensì sono incoraggiati e blasonati dalle reti sociali. Ma si incita, lo stesso, a incendiare luoghi, lanciare bombe molotov, aggredire autorità e diplomatici, distruggere archivi, negozi e persino scuole, e si offre denaro ai vili autori di tali atti. Si attaccano anche, nei loro paesi, coloro che mostrano la loro solidarietà con Cuba, come hanno appena fatto con il collettivo di Cubainformacion nei Paesi Baschi. Ultrack, Yamila, Otaola si nominano i nuovi capi del terrorismo anticubano, anche se convocano e pagano solo da molto lontano da Cuba, come veri chiacchieroni delle reti sociali digitali.
I terroristi di prima e di oggi sono uniti dall’odio, dalla viltà, dal disprezzo per un intero popolo e dalla tolleranza e dall’incoraggiamento del governo imperiale. Sono uniti anche dalla condanna della Storia.
La giovane vita spezzata dal terrore
Una corona di fiori del Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha accompagnato domenica 4 l’omaggio , a L’Avana, al giovane italiano Fabio Di Celmo, nel 25º anniversario della sua morte, provocata in un attentato con una bomba.
Il Capo di Stato ha ricordato in Twitter quella irreparabile perdita: «Ricordiamo Fabio Di Celmo, il giovane italiano che 25 anni fa è stato vittima del terrorismo promosso dagli USA contro Cuba. era nel fiore della vita quando l’odio e la crudele intenzione di seminare terrore in questa terra posero fine ai suoi progetti.
Altre offerte di fiori, a nome di lavoratori del Hotel Copacabana sono state poste dove Di Celmo, perse la vita a 32 anni, ha informato Canale Caribe.
«La storia della Rivoluzione è stata marcata da innumerevoli azioni di terrorismo disegnate da gruppi nemici di Cuba, che operano impunemente a Miami da più di sei decenni» ha detto nell’omaggio Fernando González Llort, presidente dell’ICAP.
L’Eroe della Repubblica di Cuba ha affermato che questi piani violenti sono perpetrati nei più diversi ambiti: militare, economico, biologico, diplomatico, psicologico, mediatico, di spionaggio, sabotaggio e che includono anche tentativi d’assassinio contro leaders, e hanno provocato la morte di 3478 persone, ha informato PL.
L’omaggio a Fabio Di Celmo é stato esteso a suo padre Giustino Di Celmo, indimenticabile amico di Cuba e della sua Rivoluzione, morto il 1 settembre del 2015.
FABIO DI CELMO:
NOI NON DIMENTICHIAMO!
25 anni fa moriva a La Havana a causa di un attentato, il giovane italiano Fabio Di Celmo, vittima dell’esplosione di una bomba collocata nell’Hotel Copacabana da un mercenario salvadoregno pagato dal terrorista anticastrista Luis Posada Carriles.
Il Bin Laden dell’America latina, reoconfesso, al libro paga della CIA, per questo attentato non ha mai scontato un giorno di carcere e ha vissuto libero a Miami fino all’ultimo dei suoi giorni.
Fabio Di Celmo (Genova, 1º giugno 1965 – L’Avana, 4 settembre 1997) è stato un imprenditore italiano, ucciso a Cuba il 4 settembre 1997 dall’esplosione di una bomba, il cui mandante fu il terrorista anticastrista Luis Posada Carriles, nel bar dell’Hotel Copacabana a l’Avana
L’attentato
All’età di 22 anni, terminato il servizio militare e dopo aver viaggiato per alcuni paesi europei ed americani, Fabio si trasferì in Canada. Poi nel 1993, insieme al padre Giustino, si recò per la prima volta a Cuba al fine di avviare un’attività commerciale di forniture alberghiere. Successivamente si recò diverse volte all’Avana, dove frequentava il bar dell’Hotel Copacabana nella zona residenziale di Miramar.
In quel periodo, dopo il crollo del Comecon e dell’Unione Sovietica, Cuba era entrata in un periodo di forte recessione, il cosiddetto Periodo Especial. Nella seconda metà degli anni novanta l’economia cubana stava cominciando a riprendersi grazie agli ingenti investimenti nel settore turistico, tramite numerose società miste, prevalentemente con imprenditori provenienti dal Canada, come appunto Fabio Di Celmo. In questo contesto, nel 1997, vari attentati terroristici furono effettuati contro le più importanti mete turistiche cubane, da parte di alcuni anticastristi: l’obiettivo era di portare al collasso l’economia di Cuba, al fine di rovesciare il governo socialista presieduto da Fidel Castro.
Il 4 settembre 1997, il terrorista salvadoregno Raúl Cruz León, piazzò una carica di esplosivo C-4 nel bar dell’Hotel Copacabana: nell’esplosione morì Fabio Di Celmo.
I mandanti
Immediatamente dopo l’esplosione, Raúl Cruz León fu catturato dalla polizia cubana. Il terrorista dichiarò di aver agito alle dipendenze di Luis Posada Carriles, esule cubano e membro della “Fundación Nacional Cubano-Americana”, associazione neofascista statunitense che si propone di “riportare la democrazia e la libertà a Cuba”. Posada Carriles, circa un anno dopo, rilasciò un’intervista al New York Times con cui si attribuì la paternità degli attentati, ammettendo i suoi legami con la CIA e l’FBI, affermando: «Quando posso aiutarli, lo faccio». Egli giustificò gli attacchi terroristici a Cuba come «atti di guerra», e la morte di Fabio Di Celmo come «un incidente».
Posada Carriles nel 2018 è morto con la sua famiglia, libero, all’età di 90 anni. Fu arrestato nel 2005 per il semplice reato di immigrazione clandestina, e rilasciato nel 2007. I governi di Cuba e Venezuela ne hanno chiesto l’estradizione, ma i suoi avvocati pagati dalla CIA gli hanno fatto ottenere l’asilo politico, sostenendo che egli «ha sostenuto gli interessi degli Stati Uniti per 40 anni». Sia a Cuba che in Venezuela, Posada Carriles doveva essere processato per terrorismo, strage ed omicidio, essendo colpevole anche di altri gravi attentati, tra cui quello a un volo civile della Cubana de Aviación nel 1976 che costò la vita a 73 persone.
Il 21 giugno 2007 il parlamento italiano ha approvato un ordine del giorno con cui impegna il governo «ad adoperarsi con sollecitudine per la richiesta di estradizione in Italia di Posada Carriles nel caso in cui il procedimento penale all’epoca in corso presso la Procura della Repubblica di Roma portasse ad un’incriminazione nei suoi confronti per l’attentato terroristico a L’Avana in cui perse la vita il giovane Fabio Di Celmo».
Meno di un anno dopo, nel luogo in cui Di Celmo morì, venne posto un bassorilievo in bronzo con la sua immagine. A Bayamo, una sezione del locale museo delle cere dedicata alle vittime del terrorismo espone una statua dedicata a Di Celmo. A Cuba ogni anno si svolgono alcune iniziative sportivo-culturali, per ricordare la data della sua nascita e della sua morte.
Il padre di Fabio, Giustino Di Celmo, è morto quasi centenario il 1º settembre 2015 all’Avana, dove ha vissuto da quando è morto il figlio. La madre, Ora Bassi, è deceduta a Bologna nel 2012.
Alla storia di Fabio di Celmo è dedicato il film “La sottile linea della verità”, una produzione Italia-Cuba-Spagna del 2006, del regista Angelo Rizzo. L’attore e cantante italiano Michel Altieri fu chiamato ad interpretare la figura di Fabio, e con la partecipazione di Fidel Castro nei panni di se stesso. La pellicola, presentata al Festival di Berlino nel 2008, ripercorre gli ultimi giorni di vita del giovane italiano. Michel Altieri fu premiato in Campidoglio come “Attore rivelazione”
Terrorismo in ritorno
Por: Randy Alonso Falcón
“Estaba en el lugar equivocado, en el momento equivocado”, diría con pasmosa tranquilidad el asesino Luis Posada Carriles a una periodista tiempo después del criminal hecho.
Hace 25 años moría en La Habana el joven italiano Fabio Di Celmo, como víctima de uno de los numerosos actos terroristas que el Bamby y otros connotados asesinos, asentados mayormente en la Florida y entrenados por la CIA, ejecutaron hasta su muerte contra Cuba y contra cualquiera que mantuviera relaciones con el país donde “equivocadamente” nacieron.
Di Celmo fue la consecuencia más dolorosa de la cadena de atentados que la Fundación Nacional Cubano-Americana financió, y Posada Carriles organizó, para intentar detener el flujo de turistas hacia Cuba, cuando el país comenzaba a encontrar caminos para salir de lo profundo del Periodo Especial, al que se había abocado como resultado de la caída de la URSS y el campo socialista.
Junto al bloqueo, el terrorismo ha sido el arma más socorrida de la contrarrevolución y de sus mentores de Washington, para intentar enfrentar a la Revolución Cubana. Si la asfixia económica y financiera no hacía estallar al gobierno de la nación caribeña, el terrorismo podía dar el empujón definitivo para completar los planes imperiales.
Mile de actos se han ejecutado en estos 63 años: bombardeos, bombas, cocteles molotov, incendios, virus, atentados. Nada ha faltado en la prolija agenda terrorista anticubana. Los batistianos, los entrenados por la CIA, la mafia, la propia CIA, mercenarios extranjeros; a todo tipo de ejecutores ha acudido Washington o los ha prohijado para intentar consumar sus objetivos. Toda Cuba, Miami, Nueva York, Kingston, Madrid, Caracas, Barbados, Portugal, aviones, hoteles, agencias de viajes, embajadas, organizaciones solidarias y otros muchos lugares han sido testigos de letales actos de odio contra esta nación, cuando los “guerreros anticomunistas” decidieron salir a .
Murió Posada, murió Bosch, murieron decenas de los mercenarios de Girón; pero la herencia maldita del terrorismo se sigue alimentado en el cubil anticubano de Miami.
Ahora los planes no son mayormente tan secretos como antes, sino que se alientan y blasonan desde las redes sociales. Pero se llama igual a incendiar lugares, tirar cocteles molotov, agredir autoridades y diplomáticos, destruir archivos, tiendas y hasta escuelas, y se les ofrece dinero a los viles autores de tales actos. Se ataca también en sus países a quienes muestren su solidaridad con Cuba, como acaban de hacer con el colectivo de Cubainformación en el País Vasco. Ultrack, Yamila, Otaola se nombran los nuevos capos del terrorismo anticubano, aunque estos sólo convocan y pagan desde bien lejos de la candela, como verdaderos vocingleros de las redes sociales digitales,.
A los terroristas de antes y de ahora, los une el odio, la vileza, el desprecio a todo un pueblo, y la tolerancia y el aliento del gobierno imperial. A ellos los une también la condena de la Historia.