La permanente solidarietà verso Cuba del reverendo Lucius Walker è stata un simbolo di coraggio, sfidando il Governo USA con la sua domanda inflessibile di porre fine al criminale blocco economico, commerciale e finanziario contro l’Isola, e difendere il diritto di autodeterminazione del popolo dell’arcipelago per costruire un progetto sociale sovrano.
Era nato in Nuova Jersey, nell’agosto del 1930 e si era laureato nell’Università Shaw, a Raleigh, in Carolina del Nord, nel 1954. Poi ottenne una maestria in Lavoro Sociale nell’Università del Wisconsin.
Fondò l’organizzazione Pastori per la Pace, con l’obiettivo di offrire aiuti umanitari ai popoli che li necessitavano.
È scomparso il 7 settembre del 2010 vittima di un infarto.
Sua figlia Gail Walker, nel suo ultimo viaggio a L’Avana, nel luglio scorso assieme alla 32ª Carovana dei Pastori per la pace, ha parlato di suo padre con i giornalisti locali ed ha assicurato che amava Cuba perché la vedeva come l’opportunità per quelle persone che lottano per un mondo migliore.
«Quando mio papà volle venire qui e organizzare le carovane, la nostra famiglia lo aiutò perché significava appoggiare i negri, le donne e le persone vulnerabili».
Lucius ha lavorato contro il razzismo, il sessismo, la transfobia e trasmise a coloro che lo circondavano che Cuba è una luce per le persone che desiderano la giustizia sociale.
«Mio papà sentiva molto rispetto e amore per Fidel Castro, per la sua dedizione per le giuste cause dei popoli del mondo e per le persone che lottano per conquistare il progresso per i loro paesi», ha affermato Gail Walker, che ha provato una forte emozione ricordando l’organizzazione della prima carovana dei Pastori per la Pace, nel 1992, per il significato di superare frontiere e unire i popoli.
Ha aggiunto che suo padre ha avuto cinque figli e che lei è la minore, e che ha lavorato con lui direttamente in tutti i progetti realizzati dall’organizzazione Fondazione Inter Religiosa per l’Organizzazione Comunitaria (IFCO/Pastori per la Pace).
Lucius aveva sempre avvisato che questo lavoro sarebbe stato duro e difficile perché si trattava di sfidare il Governo della Casa Bianca, e per questo potevano ricevere attacchi e rappresaglie personali o verso il gruppo, cosa che è accaduta.
Nei telefoni del nostro ufficio si ricevono messaggi orribili di persone che ci odiano. Inoltre la stampa parla molto male di noi e utilizza frasi molto offensive.
«Noi comprendiamo che il nostro lavoro è molto importante perché lo realizziamo con il cuore e con molto amore.
Per questo è cresciuta la quantità di persone che ci appoggiano e non di quelli che ci respingono. Sono di più quelli che vogliono visitare, capire e avere maggiori relazioni con Cuba», ha sostenuto Gail Walker.