In un periodo di intensificazione dei conflitti in varie regioni, la pace rimane l’aspirazione suprema di milioni di persone in tutto il mondo.
Per alcuni sembra un’utopia, partendo dal presupposto che gli scontri per cause diverse hanno segnato la storia del mondo.
La perdita di vite umane ogni anno (molte delle quali civili) è un ricordo permanente degli orrori della guerra.
Ma in definitiva si tratta di un’industria lucrativa e multimiliardaria.
Se anche solo una frazione dei bilanci militari delle maggiori potenze fosse utilizzata per mitigare alcune delle principali crisi umanitarie del mondo, i benefici sarebbero immediatamente evidenti.
L’aspetto significativo è che molte di queste crisi sono causate da guerre.
Lo sfondo può essere politico, religioso o economico… ma le conseguenze si ripercuotono su tutti gli ambiti della vita di intere società.
La pace è diventata uno slogan o una pretesa di correttezza politica per molti di coloro che la promuovono, in risposta a interessi più o meno espliciti.
Sono coloro che considerano il pianeta come una grande scacchiera. Le vittime sono pedine. Spesso si tratta di “danni collaterali”. Cifre.
La guerra non deve essere “normalizzata”, intesa come un effetto della natura umana.
La ricerca permanente della pace deve essere una priorità per tutti i governi del mondo. Questo è l’impegno permanente di Cuba.
Tuttavia, è ipocrita vantarsi di una presunta difesa della pace quando si stimolano i conflitti interni, si demonizzano i modelli alternativi o si esaltano i nazionalismi estremi.
Ogni 21 settembre, le Nazioni Unite celebrano la Giornata internazionale della pace.
L’Assemblea Generale ha dichiarato questa data come giorno dedicato al rafforzamento di questo ideale, attraverso l’osservanza di 24 ore di non violenza e di cessate il fuoco.
È una richiesta simbolica, che non viene ascoltata da tutti.
Ma è chiaro che il raggiungimento di una vera pace comporta molto di più che deporre le armi per un giorno, e le Nazioni Unite lo riconoscono.
Secondo i suoi postulati, richiede la costruzione di società in cui tutti i membri sentano di potersi sviluppare. E questo significa creare un mondo in cui tutte le persone siano trattate allo stesso modo.
Finché persisteranno grandi disuguaglianze, non ci sarà una vera pace. Senza giustizia non ci sarà pace.
Sembra un’equazione semplice, ma in realtà si tratta di una sfida molto complessa. È, infatti, la grande sfida dell’umanità.