Il Brasile si avvia verso le urne. Finalmente torna in campo, con i favori del pronostico, l’ex presidente Lula che cercherà di spodestare il fascio-liberista Jair Bolsonaro.
I sondaggi danno Lula al primo posto, seguito dall’attuale presidente Jair Bolsonaro, poi più staccati l’ex ministro Ciro Gomes e la senatrice Simone Tebet
Secondo le inchieste tuttavia Lula potrebbe non superare il 50% dei voti al primo turno e quindi gli oltre 156 milioni di elettori brasiliani, in questo caso, dovrebbero tornare alle urne per il ballottaggio il prossimo 30 di ottobre. Con ogni probabilità l’altro sfidante sarà l’attuale presidente Bolsonaro.
La sfida elettorale di domani 2 ottobre in Brasile è decisiva tanto per il gigante latinamericano quanto per l’intera regione che anche alla luce delle ultime vittorie di Boric in Cile e Petro in Colombia ha compiuto una nuova svolta a sinistra. Con il ritorno di Lula al potere in Brasile il progetto di integrazione regionale su basi solidali e cooperative troverà un nuovo impulso.
Sul fronte interno che cosa ha costruito in Brasile la politica di governo e il progetto politico di Jair Bolsonaro, esponente del Partito Liberale? Le possibilità di un ritorno di Inacio Lula da Silva al governo sono buone, ma dovrà fare grandi sforzi per invertire quattro anni di un governo che ha piantato in Brasile la bandiera della destra più stantia dell’America Latina.
Dal punto di vista economico quello di Bolsonaro è un governo di destra liberista alla Thatcher o Pinochet. Il governo brasiliano sta portando avanti un piano incentrato sulla privatizzazione delle industrie nazionali, su ‘riforme’ che hanno un impatto diretto sull’economia delle classi popolari, sulla militarizzazione della popolazione, sulla presenza delle forze armate, degli imprenditori e della chiesa evangelica negli organi di governo, sulla persecuzione e sulla violenza politica, un programma ultraconservatore e ultraliberista che ha i suoi seguaci in tutto il Paese. Questo programma ha portato a un aumento delle disuguaglianze e ha fatto sì che il 5% più ricco della popolazione guadagnasse lo stesso reddito del restante 95%.
Lo stesso programma che vediamo attuato in Europa da 30 anni circa e che ha ormai trascinato il vecchio continente sul baratro del fallimento economico e politico.
Lula Da Silva ripropone invece un progetto basato in primis sulle esigenze delle classi popolari. L’ex presidente ha comunque dovuto allargare la sua base di alleanze, cosa che ovviamente imporrà delle condizioni quando si tratterà di esercitare il potere. Dunque il compito più arduo per Lula in caso di vittoria sarà quello di creare le condizioni per governare pensando alle grandi maggioranze e non condizionati dai settori più avanzati dell’economia.
Tutti i candidati
Se i principali candidati alla presidenza sono Lula e Bolsonaro, questi non sono gli unici. Andiamo quindi a realizzare una panoramica completa che comprende tutti i candidati in corsa:
1 – Jair Bolsonaro (Partito Liberale)
Il 67enne leader di estrema destra è in corsa per la rielezione, anche se i sondaggi lo danno lontano da questa possibilità. Il capitano dell’esercito in pensione è stato consigliere comunale a Rio de Janeiro e deputato federale per 28 anni.
Nel corso della sua carriera politica ha aderito a dieci partiti.
Candidato alla vicepresidenza: il generale in pensione Walter Braga Netto.
2- Luiz Inácio Lula da Silva (Partido dos Trabalhadores)
È il favorito. Sarà la sesta volta che si presenta alle elezioni presidenziali. Il 76enne ex tornitore meccanico ha ottenuto la vittoria per due volte, nel 2002 e nel 2006, entrambe le volte al secondo turno.
Per queste elezioni ha incassato il sostegno di dieci partiti. Ha trascorso 580 giorni in carcere tra il 2018 e il 2019 per due condanne per corruzione annullate nel 2021 dai tribunali.
Candidato alla vicepresidenza: il liberale ed ex governatore di San Paolo, Geraldo Alckmin.
3 – Ciro Gomes (Partito Laburista Democratico)
Avvocato 64enne ha fatto quasi tutto in politica: da sindaco a ministro, da governatore a deputato.
Cercherà di diventare presidente per la quarta volta, anche se i sondaggi gli danno solo il 10% dei consensi. Punto di riferimento per il centro-sinistra, è stato un ex alleato di Lula, con il quale ha poi litigato.
Candidato alla vicepresidenza: il vicesindaco di Salvador, Ana Paula Matos.
4 – Simone Tebet (Movimento Democratico Brasiliano)
È la prima volta che la senatrice di centro-destra, 52 anni, si candida alla presidenza, anche se i sondaggi le attribuiscono solo il 2% dei voti.
Ha iniziato la sua carriera politica nel 2002 nel Mato Grosso do Sul, una regione fortemente legata al settore agricolo, di cui difende regolarmente gli interessi al Congresso.
Candidato alla vicepresidenza: la senatrice Mara Gabrilli.
5 – Vera Lúcia Salgado (Partido Socialista dos Trabalhadores Unificado)
Laureata in scienze sociali, è stata direttrice della Central Única dos Trabalhadores (CUT) e della Federazione nazionale dei lavoratori tessili. Già candidata sindaco per la città di San Paolo.
Candidato alla vicepresidenza: la leader indigena Raquel Tremembé.
6 – Felipe D’Avila (Nuevo)
Imprenditore, politologo e ingegnere di formazione, è la prima volta che si candida a una carica elettiva. Ha 58 anni. Nel 2008 ha fondato il Centro de Liderazgo Publico, una piattaforma no-profit dedicata alla formazione di leader politici.
Di tendenza liberale, è favorevole alla privatizzazione di tutte le aziende pubbliche.
Candidato alla vicepresidenza: il deputato federale Tiago Mitraud.
7 – Soraya Thronicke (Unión Brasil)
Senatore di 49 anni. Questa avvocatessa e imprenditrice è entrata in politica nel 2013 con le proteste contro l’ex presidente Dilma Rousseff (2011-2016). Lei e la sua famiglia possiedono una rete di motel nella città di Campo Grande.
Propone di eliminare i privilegi dei membri del Congresso e di creare un tribunale anticorruzione.
Candidato alla vicepresidenza: l’economista Marcos Cintra.
8 – José María Eymael (Democrazia Cristiana)
A 82 anni, è il candidato più anziano. Come Lula, lotterà per la presidenza per la sesta volta. È un avvocato ed è stato deputato federale per tre mandati.
Nel primo di questi, ha partecipato alla stesura della Costituzione del 1988. Tra i suoi impegni c’è quello di “proteggere i valori etici della famiglia”.
Candidato alla vicepresidenza: l’economista Joao Barbosa.
9 – Léo Péricles (Unità Popolare)
La sua candidatura è l’unica composta interamente da afroamericani. Ha 40 anni e di professione fa il meccanico. Vive in uno squat alla periferia di Belo Horizonte ed è entrato in politica attraverso il movimento studentesco.
Recentemente ha denunciato di aver ricevuto gravi attacchi razzisti sui social network.
Candidato alla vicepresidenza: la dentista Samara Martins.
10 – Sofia Manzano (Partito Comunista Brasiliano)
Economista 51enne ha già partecipato alle elezioni del 2014, quando era candidata alla vicepresidenza. Ha guidato l’Unione della Gioventù Comunista e insegna in un’università di Bahia. È favorevole a una settimana lavorativa di 30 ore.
Candidato alla vicepresidenza: il giornalista Antonio Alves.
11 – Roberto Jefferson (Partito Laburista Brasiliano)
Alleato di Bolsonaro. Fu anche un alleato di Lula. A 69 anni, è agli arresti domiciliari nel procedimento che indaga sull’esistenza di “milizie digitali” dedite a minare la credibilità delle istituzioni.
Nel 2012, l’avvocato è stato condannato per il suo coinvolgimento in uno schema di corruzione in parlamento. È stato deputato federale per sei mandati consecutivi.
Candidato alla vicepresidenza: il religioso ortodosso Kelmon Luís da Silva.