Una nuova ingerenza imperialista mascherata da intervento pseudo umanitario? Gli USA e il Canada hanno inviato veicoli blindati ad Haiti dopo che le autorità del Paese, il contestatissimo governo di Ariel Henry, hanno richiesto il dispiegamento di forze straniere per affrontare la crisi politica e di insicurezza, secondo quanto si apprende in un comunicato di cui riferisce l’agenzia Presa Latina.
Nel testo, un portavoce del Dipartimento di Stato ha dichiarato che un aereo congiunto è arrivato a Port-au-Prince, la capitale haitiana, con attrezzature che comprendono veicoli tattici e blindati e altre forniture.
“Questo equipaggiamento aiuterà (la Polizia Nazionale di Haiti) nella lotta contro gli attori criminali che fomentano la violenza e interrompono il flusso di assistenza umanitaria, di cui c’è bisogno, ostacolando gli sforzi per fermare la diffusione del colera”, ha dichiarato.
Questo avviene circa un mesa da quando la federazione di bande nota come G9 ha chiesto le dimissioni del primo ministro haitiano Ariel Henry, in seguito alle crescenti proteste per l’aumento del prezzo del carburante.
Domenica, Henry ha accolto l’arrivo del primo lotto di materiali e attrezzature dal Canada per consentire alla polizia di combattere le bande.
Security Council: US-Mexico draft resolution “would authorize a non-UN international security mission” to intervene in Haiti against the desires of the Haitian people. pic.twitter.com/DJRE7meQ9q
— Kawsachun News (@KawsachunNews) October 17, 2022
La banda del G9 ha bloccato la distribuzione del carburante per un mese, mettendo a rischio il funzionamento degli ospedali e dei servizi vitali come la produzione di energia e la purificazione dell’acqua.
I leader di questi gruppi hanno chiesto l’amnistia, la partecipazione al governo e la revoca dei mandati di perquisizione contro di loro, come condizione per consentire l’accesso agli idrocarburi.
Oltre al carburante, l’uscita sud della capitale è controllata dalle bande da più di un anno e a giugno hanno occupato la sede giudiziaria dove si trovano il Tribunale di prima istanza e la Procura di Port-au-Prince.
La polizia ha ripetutamente ammesso la propria incapacità di contenere i gruppi armati per mancanza di equipaggiamento e preparazione, e il governo ha chiesto l’intervento immediato di truppe straniere.
Questa decisione è stata accolta con favore dagli Stati Uniti e dal Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, ma è stata ampiamente respinta dalla società.
Haiti si sta ancora riprendendo dall’assassinio del presidente Jovenel Moïse nel luglio 2021 e dal devastante terremoto che ha colpito l’isola poco dopo.
Migliaia di haitiani sono fuggiti dal Paese per chiedere asilo negli Stati Uniti a causa dell’aumento della criminalità e della povertà.
Scoppia la protesta
Migliaia di haitiani sono scesi in piazza a Port-au-Prince e in altre parti del Paese per protestare contro il possibile dispiegamento militare di truppe straniere, che comprenderebbe forze statunitensi e canadesi.
I manifestanti chiedono anche le dimissioni del primo ministro Ariel Henry, il cui governo ha chiesto un intervento militare straniero, secondo quanto riportato dal sito web Gazette Haiti.
I cittadini hanno risposto all’appello del leader del partito di sinistra Petit Desalin a scendere in piazza per protestare contro l’ingerenza straniera. A Port-au-Prince, la manifestazione iniziale si è svolta al Champ de Mars, il più grande parco pubblico del centro della capitale, prima di spostarsi nella zona dell’aeroporto.
Si sono recati anche all’ambasciata statunitense di Tabarre, un sobborgo alla periferia di Port-au-Prince.
I manifestanti hanno eretto barricate, bruciando anche pneumatici in alcune strade. I piccoli negozianti sono stati costretti a chiudere.
Oltre a Port-au-Prince, mobilitazioni anche a Pétion Ville, Carrefour, Jacmel, Cité Soleil, Cap-Haïtien e Jeanne Mendez (Wannament).