Discurso Bruno Rodríguez Parrilla

Discorso del ministro delle Relazionei Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, nella presentazione del progetto di Risoluzione A/77/L.5, intitolato “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”, il 3.11.2022.

Esprimo la nostra più sentita solidarietà con la fraterna nazione caraibica del Belice, che oggi soffre la devastazione di un poderoso uragano.

Signor  Presidente:

Signori Rappresentanti Permanenti:

Distinti  Delegati:


Più del 80% della popolazione cubana attuale è nata sotto il blocco.
Sono trascorsi tre decenni da quando quest’Assemblea ha cominciato a domandare ogni anno  la fine di questa politica- che è un’azione di genocidio- e che ha l’effetto di una pandemia permanente, di un uragano costante e riceve una condanna universale.
È una deliberata azione di guerra economica con il proposito d’impedire entrate finanziarie nel paese, distruggere la capacità del Governo di coprire  le necessità della popolazione, far collassare l’economia e creare una situazione d’ingovernabilità. Come proponeva nel 1960 il vice segretario di Stato  Mallory, cerca di provocare scoraggiamento e  sfiducia, ridurre i salari, provocare fame, disperazione e il crollo del Governo.
Dal 2019, il Governo degli Stati Uniti ha portato l’assedio contro il nostro paese a una dimensione estrema più crudele e disumana, per infliggere deliberatamente il maggio  danno possibile alle famiglie cubane.
Nei primi 14 mesi del presidente Joseph Biden, i danni provocati dal blocco hanno raggiunto 6 mila 364 milioni di dollari, più di 15 milioni al giorno.
Tra agosto del 2021 e febbraio del 2022, hanno stabilito un record in soli sette mesi toccando 3 mila 806 milioni di dollari. Se non esistesse il blocco in questo periodo, il nostro PIL poteva crescere al 4,5%.
I danni accumulati in 60 anni raggiungono i 154 mila 217 milioni di dollari a prezzi correnti e al valore dell’oro; toccano 1 bilione 391 mila 111 milioni, cioè un milione di milioni 391 mila 111 milioni.  Come sarebbe Cuba oggi, se avesse contato con queste risorse?
Cosa avremmo potuto fare di più? Come sarebbe la nostra economia?
È impossibile quantificare la desolazione generata dagli apagones (mancanza d’elettricità) e l’instabilità del servizio elettrico, le carenze e le lunghe code per acquistare prodotto d prima necessità per gli ostacoli ai progetti di vita delle famiglie e soprattutto dei giovani.
Il blocco inoltre crea le condizioni che fomentano l’emigrazione irregolare, disordinata e insicura, la dolorosa separazione delle famiglie, costa vite di cubane e cubani e contribuisce al crimine multinazionale organizzato e alla tratta delle persone.

Signor Presidente:

Durante la pandemia della COVID-19, il Governo statunitense ha applicato esenzioni umanitarie temporanee a paesi vittime delle loro misure coercitive unilaterali e di altre sanzioni.
Perché sono stati esclusi i cubani da questo sollievo umanitario temporaneo?
E anche peggio, mentre la COVID costava milioni di vite nel pianeta e riempiva di dolore il mio paese, il blocco è stato intensificato e ha generato difficoltà e ritardi per l’arrivo di strumenti e apparecchi medici imprescindibili per affrontarla, in particolare, per l’ industrializzazione delle vaccinazioni cubane. Inoltre hanno ostacolato anche l’acquisto d’ossigeno medicinale in terzi paesi.
Quando il blocco ha impedito la consegna di ventilatori polmonari, Cuba ha sviluppato la sua produzione nazionale con prototipi propri.
Come si può spiegare che un paese piccolo come Cuba ha potuto vincere la COVID -19 con risorse e vaccini propri?
Nel momento peggiore della pandemia e nonostante le nostre risorse limitate, abbiamo collaborato con l’invio di 58 brigate mediche in 42 paesi e territori, che si sono sommate a circa 28 mila dei nostri professionisti della Salute che in quel momento prestavano servizio in 59 nazioni.
Ma il blocco danneggia la produzione nazionale di antibiotici, analgesici, ipotensivi, trattamenti contro il cancro e le cardiopatie e altri medicinali di prima necessità che prima non mancavano nei nostri ospedali e nelle nostre farmacie.
Le bambine e i bambini cubani con malattie alla retina e glaucoma non possono contare per il loro trattamento con il sistema laser dell’impresa statunitense  Iridex Corporation. I casi con evoluzione a forme severe corrono il rischio di restare ciechi.

I nostri bambini non possono utilizzare nemmeno le valvole cardiache  biologiche di fabbricazione statunitense.
Alla nascita, neonati di basso peso vengono sottoposti alla chirurgia a torace aperto, perché non disponiamo di cateteri a basso calibro, commerciati da firme statunitensi come la Boston Scientific.
Il Governo USA non ha maniera di giustificare, con nessun concetto, una politica che priva i bambini cubani con il cancro di ricevere cure chemioterapeutiche idonee.
La sfida di salvare a preservare la vita in mezzo a circostanze così difficili si può spiegare solo con lo sforzo del Governo e quello collettivo del nostro popolo, per decenni, di costruire un robusto sistema di scienza e salute con un profondo carattere umanista, e di alta qualità, accessibile a tutte le cubane e ai cubani, senza alcun costo.

Signor Presidente:

Il blocco ha anche esacerbato i limiti finanziari d’accesso a crediti per invertire, riparare e dare manutenzione agli impianti  termoelettrici del paese, e i fornitori hanno incrementato notevolmente i prezzi, per via del rischio che apporta realizzare operazioni con Cuba.
Dopo 26 anni di lavoro ininterrotto, il gruppo tedesco Continental Reifen Deutschland GmbH ha deciso di tagliare le relazioni con l’Unión Cuba Petróleo (Cupet).
I fornitore francese CNIM ha comunicato che non potrà continuare e fornire i pezzi di ricambio per la Centrale Termoelettrica Antonio Guiteras, perché non potevano vincolarsi a un paese sottoposto a sanzioni.
La persecuzione delle transazioni finanziarie commerciali e degli investimenti relazionati al nostro paese è incessante e ossessiva.
Solo tra gennaio del 2021 e febbraio del 2022, sono state registrate 642 azioni dirette di banche straniere contro il sistema bancario cubano.
Nell’ultimo anno molte banche di terzi paesi si sono rifiutate d’effettuare pagamenti a fornitori dell’impresa cubana Alimport, importatrice di alimenti.
Con permessi sottoposti a restrizioni imposte dalla legge, Cuba può acquistare per via commerciale limitati prodotti negli USA, ma è obbligata a pagare anticipatamente e senza accesso a crediti, cosa estremamente difficile, dato che nello stesso tempo si ostacolano le nostre fonti d’entrate.
Gli sforzi del nostro Governo per assicurare la canasta alimentare familiare,  sono incalcolabili.
Si nega in molte occasioni agli imprenditori cubani l’uso di piattaforme  di pagamento e commercio elettronico.
In varie nazioni si proibisce ai nostri connazionali d’aprire conti bancari personali solo per la loro condizione di cubani.
La persecuzione finanziaria si è rinforzata maggiormente con l’arbitraria e fraudolenta inclusione del nostro paese nella lista unilaterale del Dipartimento di Stato sui presunti paesi patrocinatori del terrorismo, che eleva esponenzialmente il detto Rischio Paese, e ci obbliga a pagare qualsiasi merce anche il doppio del suo prezzo nel mercato internazionale.
Queste azioni sono inammissibili contro una nazione vittima del terrorismo che ancora oggi soffre l’istigazione alla violenza e alle azioni di terrorismo dal territorio statunitense e la cui condotta di ferma condanna e persecuzione di qualsiasi forma o manifestazione di terrorismo è inattaccabile e riconosciuta.
Questa è stata una misura letale imposta dal precedente governo repubblicano, nove giorni prima di abbandonare la La Casa Binaca L’attuale Presidente la potrebbe correggere solo con una firma e sarebbe moralmente corretto e rispettoso del Diritto.

Signor Presidente:

L’impatto extraterritoriale del blocco danneggia anche la sovranità dei paesi che voi rappresentate, viola le legislazioni nazionali le sottopone alle  decisioni dei tribunali statunitensi a tenore del Titolo III della Legge Helms-Burton, sanziona i loro imprenditori e impedisce l’accesso ai loro porti delle navi di terzi che avevano attraccato a Cuba.
Proibisce alle sussidiarie d’imprese statunitensi in terzi paesi di commerciare con Cuba, impedisce l’esportazione a Cuba degli articoli prodotti da qualsiasi paese, quando hanno più del 10% di componenti statunitensi ed esclude i prodotti fabbricati in terzi paesi, se contengono materie prime cubane.
Chi potrebbe affermare senza mentire che gli USA sono un socio commerciale di Cuba?
Non attribuiamo al blocco tutte le difficoltà che il nostro paese affronta oggi, ma non dice la verità chi nega i suoi gravissimi effetti e non riconosce che e la causa principale delle privazioni, le carenze e le sofferenze delle famiglie cubane.

Signor Presidente:

Gli Stati Uniti controllano i più poderosi media della stampa e le piattaforme tecnologiche digitali egemoniche e li usa in una virulenta campagna di comunicazioni per disinformare e screditare su Cuba.
Ricorre ai più diversi metodi di guerra non convenzionali e colloca i nostri bambini, i giovani e gli artisti nel bersaglio del bombardamento politico e mediatico.
Il Governo statunitense destina milioni di dollari, decine di milioni di dollari del bilancio federale e fondi segreti, e recluta istituzioni governative per finanziare gli operatori politici che eseguono campagne di disinformazione, odio e destabilizzazione nelle reti digitali contro Cuba.
Il 24 ottobre, le multinazionali statunitensi Twitter e Meta (Facebook),che hanno adesso tra i principali dirigenti quella che è stata a capo della campagna di un senatore repubblicano anticubano, hanno spiegato simultaneamente azioni di censura contro media pubblici e clienti cubani.
Hanno etichettato pubblicazioni che hanno avuto limitazioni nelle loro reti, ed hanno eliminato accounts critici delle operazioni di destabilizzazione contro il nostro paese.
È stata un’azione selettiva, coordinata, che viola il diritto alla libera espressione dei cubani e che esprime la subordinazione di queste imprese agli arbitrii dei politici statunitensi.

Signor Presidente:

Il Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez ha affermato lo scorso 22 luglio, nella Chiusura del Nono Periodo Ordinario delle Sessioni dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare nella sua IX Legislatura: “La traiettoria di Cuba nello sviluppo delle sue relazioni estere dimostra che il fomento della pace, la cooperazione e la solidarietà sono caratteristiche che definiscono la nostra regione latinoamericana e caraibica, e anche in altre latitudini».
L’attuale Governo statunitense non ha una politica propria verso Cuba. Agisce per inerzia e dà continuità alla politica disumana di “massima pressione” instaurata durante la Presidenza di Donald Trump.
Negli ultimi mesi ha fatto qualche passo per aggiustare alcune delle irrazionali restrizioni ai voli statunitensi a Cuba, all’invio delle rimesse e alle documentazioni consolari.
Sono azioni positive, ma molto limitate nella loro portata e applicazione.
Non modificano, in alcun modo la politica, nè le misure economiche,
commerciali e finanziarie.

Il blocco indurito all’estremo continua ad essere l’elemento centrale che definisce la politica degli Stati Uniti verso Cuba.
Il Governo cubano è disposto ad avanzare verso una migliore intesa con quello degli USA e sviluppare relazioni civili e di cooperazione sulla base del rispetto reciproco e senza aggressioni alla nostra sovranità.
Reitero il richiamo fatto dal Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, nel 2017, al Governo degli Stati Uniti “per far sì che rimuovessero gli ostacoli che impediscono o restringono i vincoli tra i nostri popoli, le famiglie e i cittadini dei due paesi. Dobbiamo apprendere l’arte di convivere in forma civile, con le nostre differenze”, aveva concluso.
Nel mezzo dei disumani limiti che c’impone il blocco, Cuba non rinuncerà mai al suo sistema socialista di giustizia sociale, confermato nel libero e universale Referendum Costituzionale, nel 2019.
Difenderemo sempre il pieno esercizio di tutti i diritti umani per tutti i nostri cittadini.
Non accetteremo mai i tentativi d’imporci pretesi  paradigmi di democrazia nè un’altra cultura estranea a quella cubana.
Con la stessa energia difendiamo il diritto inalienabile di ogni paese di decidere il suo sistema politico, economico e sociale, reclamiamo rispetto per il nostro.
Fedeli al legato del Comandante in Capo  Fidel Castro Ruz, in Cuba ci sarà sempre e cito: « Un Governo del popolo, per tutto il popolo», e
«una Rivoluzione degli umili,  con gli umili e per gli umili».
Serva da indiscutibile evidenza la più recente mostra dell’esercizio di democrazia reale, partecipativa e inclusiva nel nostro paese.
In un referendum popolare, il popolo cubano ha votato a favore del Nuovo Codice delle Famiglie, moderno e progressista, dei più avanzati nel mondo, indiscutibile prova della vocazione di ascoltare tutti i cubani e le cubane senza alcun tipo di discriminazione.
Il nostra paese non smette di rinnovarsi, sulla base del principio di “cambiare tutto quello che dev’essere cambiato”, nella costruzione di una nazione sovrana, indipendente, socialista, democratica, prospera e sostenibile; nello  sviluppo del nostro “Stato socialista, di diritto e giustizia sociale, democratico, indipendente e sovrano”.
Promuoviamo la crescente partecipazione dei nostri giovani e di tutti i cittadini ai processi politici, economici, sociali e culturali della nazione.

Avanziamo nel decentramento dell’economia e nel potenziamento dell’impresa statale socialista; sono state create migliaia di piccole e medie imprese private e statali; si potenziano la scienza, la tecnologia e l’innovazione, l’informatizzazione della società e della comunicazione sociale come pilastri della gestione del Governo; si offrono maggiori opportunità all’investimento straniero nella nostra politica di sviluppo.
Cuba si rinnova tutto il tempo. Quello che rimane inamovibile, ancorato al passato e isolato, è il blocco.
Valutiamo con forza l’appoggio di numerosi governi, personalità, movimenti di solidarietà, organizzazioni politiche, sociali e popolari nel mondo intero di fronte all’ingiustizia che si commette contro Cuba.

Signor Presidente:

Apprezziamo profondamente l’impegno e le espressioni dei cubani e discendenti di cubani in tutte  le latitudini, includendo gli Stati Uniti, le cui voci si alzano in difesa dei diritti sovrani di Cuba e di condanna di questa politica.
Ringraziamo anche tutti coloro che hanno espresso il loro appoggio al nostro paese nella difficile congiuntura del recupero dai gravi danni che ha provocato l’uragano Ian nelle province occidentali, nel mese di settembre scorso.
Centinaia di migliaia di nostri compatrioti hanno sofferto il suo impatto; 119.48 case sono state danneggiate, grandi aree di coltivazioni sono state distrutte e sono stati registrati danni severi all’infrastruttura elettrica e delle comunicazioni, tra le varie devastazioni.
Continueremo ad accettare con gratitudine gli aiuti d’emergenza che si offrono senza condizioni al nostro popolo.
Ringraziamo i nobili sforzi umanitari delle organizzazioni, dei movimenti e dei gruppi statunitensi, dei congressisti e delle personalità, del movimento di solidarietà e organizzazione della società civile, che di fronte all’importanza dei danni provocati dall’uragano Ian, hanno sollecitato al governo del presidente Joseph Biden la cancellazione temporanea delle misure coercitive unilaterali contro il nostro paese, l’autorizzazione del processo delle donazioni in denaro in banche statunitensi e l’acquisto di materiali per ricostruire le zone devastate.

Signor Presidente:

Signori Rappresentanti Permanenti:

Distinti  delegati:

Milioni di cubani stanno guardando quello che avviene in questa sala. Hanno ascoltato i vostri interventi e sono attenti al vostro voto.
A loro nome ringrazio per le dichiarazioni di condanna del blocco realizzate da decine di capi di Stato e di Governo e da altri dignitari nel dibattito generale di questo periodo di sessioni e anche degli oratori delle sessioni di ieri e di stamattina.
Esercitando tra poco il vostro voto, voi non solo deciderete su un tema d’interesse vitale per Cuba e per i cubani. Voterete a favore della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Vi pronuncerete in appoggio alla ragione e alla giustizia.

Lasciate vivere in pace Cuba!
Cuba starebbe meglio senza il blocco!

Ogni famiglia cubana vivrebbe meglio senza il blocco!
Gli statunitensi starebbero meglio senza il blocco a Cuba!

Chiedo rispettosamente di votare a favore del progetto di risoluzione a/77/l.5, intitolato «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba». Lo faccio in nome del coraggioso, nobile e degno popolo di Cuba, che nonostante le avversità non è stato né sarà sconfitto; in nome delle nostre bambine, dei bambini e dei giovani che si oppongono alle politiche di odio ma soffrono i loro crudeli effetti; in nome delle generazioni di cubane e cubani che sono nati e di quelli che nasceranno sotto il sistema di misure coercitive più crudele e prolungato mai applicato prima contro nessun paese e che dev’essere abolito per il bene di tutti.

Molte grazie.


Discurso del ministro de Relaciones Exteriores, Bruno Rodríguez Parrilla, en la presentación del proyecto de Resolución A/77/L.5, titulado “Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos de América contra Cuba”, el 3 de noviembre de 2022.

Expreso nuestra sentida solidaridad con la hermana nación caribeña de Belice que sufre hoy los estragos de un poderoso huracán.

Señor Presidente:

Señores Representantes Permanentes:

Distinguidos Delegados:

Más del 80 % de la población cubana actual ha nacido bajo el bloqueo.

Tres décadas han transcurrido desde que esta Asamblea comenzara a demandar, cada año, el cese de esa política, tipificada como un acto de genocidio y que tiene el efecto “de una pandemia permanente, de un huracán constante” y recibe un rechazo universal.

Es un acto deliberado de guerra económica con el propósito de impedir los ingresos financieros al país, destruir la capacidad del gobierno para atender las necesidades de la población, hacer colapsar la economía y crear una situación de ingobernabilidad. Como proponía en 1960 el subsecretario de Estado Mallory, busca “provocar el desengaño y el desaliento.., reducir los salarios.., provocar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno”.

Desde 2019, el gobierno de los Estados Unidos escaló el cerco contra nuestro país a una dimensión extrema, más cruel e inhumana, para infligir deliberadamente el mayor daño posible a las familias cubanas.

En los primeros 14 meses del presidente Joseph Biden, los perjuicios ocasionados por el bloqueo alcanzaron los 6 364 millones de dólares, más de 15 millones diarios.

Entre agosto de 2021 y febrero de 2022, establecieron un récord, para sólo siete meses, de 3 806 millones de dólares. De no existir el bloqueo, en ese período nuestro PIB pudo haber crecido un 4,5%.

Los daños acumulados en más de 60 años, alcanzan los 154 217 millones de dólares, a precios corrientes; y, al valor del oro, ascienden a 1 391 111 millones, un millón de millones 391 mil 111 millones. ¿Cómo sería Cuba hoy, de haber contado con esos recursos? ¿Qué más podríamos haber hecho? ¿Cómo sería nuestra economía?

Es imposible cuantificar la angustia generada por los apagones y la inestabilidad del servicio eléctrico, el desabastecimiento y largas colas para adquirir productos de primera necesidad, por los obstáculos a los proyectos de vida de las familias y, especialmente, de los jóvenes.

El bloqueo, además, crea las condiciones que alientan la migración irregular, desordenada e insegura; la dolorosa separación de familias; cuesta vidas de cubanas y cubanos; y contribuye al crimen transnacional organizado y la trata de personas.

Señor Presidente:

Durante la pandemia de covid-19, el gobierno estadounidense aplicó exenciones humanitarias temporales a países víctimas de sus medidas coercitivas unilaterales y otras sanciones.

¿Por qué se excluyó a los cubanos de ese alivio humanitario temporal?

Aun peor, mientras la Covid cobraba millones de vidas en el planeta y llenaba de dolor a mi país, el bloqueo se intensificó y generó dificultades y demoras para el arribo de insumos y equipamientos médicos imprescindibles para enfrentarla, en particular, para la industrialización de las vacunas cubanas. Se obstaculizó, incluso, la adquisición de oxígeno medicinal en terceros países.

Cuando el bloqueo impidió el suministro de ventiladores pulmonares, Cuba desarrolló su producción nacional con prototipos propios.

¿Cómo podría explicarse que un pequeño país como Cuba haya podido vencer la covid-19 con recursos y vacunas propias?

En el peor momento de la pandemia y a pesar de nuestros limitados recursos, colaboramos con el envío de 58 brigadas médicas a 42 países y territorios, que se sumaron a los más de 28 000 de nuestros profesionales de la salud que en ese momento prestaban servicios en 59 naciones.

Pero el bloqueo afecta la producción nacional de antibióticos, analgésicos, hipotensores, tratamientos contra el cáncer y las cardiopatías y otros medicamentos de primera necesidad, que antes no faltaron a tal escala en nuestros hospitales y farmacias.

Las niñas y niños cubanos con afecciones de retina y glaucoma no pueden contar en sus tratamientos con el sistema láser de la empresa estadounidense IRIDEX CORPORATION. Los casos que evolucionan a formas más severas corren el riesgo de quedar ciegos.

Nuestros niños tampoco pueden utilizar las válvulas cardíacas biológicas de fabricación estadounidense.

Al nacer, bebés de bajo peso tienen que ser sometidos a cirugías a tórax abierto, pues no se dispone de catéteres de bajo calibre, comercializados por firmas estadounidenses, como BOSTON SCIENTIFIC.

El gobierno de los Estados Unidos no tiene manera de justificar, bajo ningún concepto, una política que priva a los niños cubanos con cáncer de recibir el tratamiento quimioterapéutico idóneo.

La hazaña de salvar y preservar la vida en medio de tan difíciles circunstancias sólo puede explicarse desde el esfuerzo gubernamental y colectivo de nuestro pueblo, durante décadas, para construir un robusto sistema de ciencia y salud, de profundo carácter humanista y de alta calidad, accesible a todas las cubanas y cubanos, sin costo alguno.

Señor Presidente:

El bloqueo ha exacerbado, también, las limitaciones financieras y de acceso a créditos para invertir, reparar y dar mantenimiento a las plantas termoeléctricas del país y los proveedores han incrementado los precios considerablemente, alegando el riesgo de realizar operaciones con Cuba.

Después de 26 años de trabajo ininterrumpidos, el grupo alemán Continental Reifen Deutschland GmbH decidió cortar las relaciones con la Unión Cuba Petróleo (CUPET).

El suministrador francés CNIM comunicó que no podría continuar los suministros de piezas de repuesto para la Central Termoeléctrica Antonio Guiteras, pues se veían imposibilitados de vincularse con un país sometido a sanciones.

Es también incesante y obsesiva la persecución de las transacciones financieras, comerciales e inversiones relacionadas con nuestro país.

Sólo entre enero de 2021 y febrero de 2022, se registraron 642 acciones directas de bancos extranjeros contra el sistema bancario cubano.

En el último año, un grupo considerable de bancos de terceros países se negó a tramitar pagos a proveedores de la empresa cubana ALIMPORT, importadora de alimentos.

Bajo permisos sujetos a restricciones impuestas por ley, Cuba puede adquirir por vía comercial limitados productos agrícolas en este país, pero está obligada a pagar por adelantado, y sin acceso a créditos, lo cual además resulta en extremo difícil cuando, al mismo tiempo, se obstaculizan nuestras fuentes de ingreso.

Bajo estas circunstancias de acoso financiero, son incalculables los esfuerzos de nuestro gobierno para asegurar la canasta alimenticia familiar normada.

A los emprendedores cubanos se les niega, en muchas ocasiones, el uso de plataformas de pago y comercio electrónico.

En varias latitudes, a nuestros nacionales se les impide incluso abrir cuentas bancarias personales, sólo por su condición de cubanos.

La persecución financiera se ha reforzado aún más con la arbitraria y fraudulenta inclusión de nuestro país en la lista unilateral del Departamento de Estado sobre supuestos países patrocinadores del terrorismo, que eleva exponencialmente el llamado Riesgo País y nos obliga a pagar cualquier mercancía incluso al doble de su precio en el mercado internacional.

Es inadmisible tal acción contra una nación víctima del terrorismo, que aún hoy sufre la instigación a la violencia y a actos terroristas desde territorio estadounidense; y cuya conducta de firme rechazo y persecución de cualquier forma o manifestación de terrorismo, es intachable y reconocida.

Fue una medida letal impuesta por el anterior gobierno republicano, a sólo nueve días de abandonar la Casa Blanca. El actual presidente pudiera corregirlo con sólo una firma. Sería lo moralmente correcto y apegado al Derecho.

Señor Presidente:

El impacto extraterritorial del bloqueo lesiona también la soberanía de los países que Ustedes representan; infringe sus legislaciones nacionales, los somete a las decisiones de tribunales estadounidenses a tenor del Título III de la Ley Helms-Burton, sanciona a sus empresarios e impide el acceso a sus puertos de los barcos de terceros que atracaron en Cuba.

También prohíbe a las subsidiarias de empresas estadounidenses en terceros países que comercien con Cuba; impide la exportación a Cuba de artículos producidos en cualquier país, cuando tengan 10% o más de componentes estadounidenses; y excluye los productos fabricados en terceros países, si estos contienen materias primas cubanas.

¿Quién podría afirmar sin mentir que Estados Unidos es un socio comercial de Cuba?

No atribuimos al bloqueo todas las dificultades que enfrenta hoy nuestro país; pero faltaría a la verdad quien niegue sus gravísimos efectos y no reconozca que es la causa principal de las privaciones, carencias y sufrimientos de las familias cubanas.

Señor Presidente:

Estados Unidos controla los más poderosos medios de prensa y plataformas tecnológicas digitales hegemónicas, y los usa en una virulenta campaña comunicacional de desinformación y descrédito contra Cuba.

Recurre a los más diversos métodos de guerra no convencional y coloca a nuestros niños, jóvenes y artistas en el blanco del bombardeo político y mediático.

El gobierno estadounidense destina millones de dólares, decenas de millones de dólares del presupuesto federal y fondos encubiertos y recluta a instituciones gubernamentales y empresas privadas para financiar a los operadores políticos que ejecutan campañas de desinformación, odio y desestabilización en las redes digitales contra Cuba.

El pasado 24 de octubre, las transnacionales estadounidenses Twitter y Meta (Facebook), que ahora tiene entre sus principales directivos a quien fuera jefe de campaña de un senador republicano anticubano; desplegaron, en simultáneo, acciones de censura contra medios públicos y usuarios cubanos. Etiquetaron a publicaciones que han visto limitados sus alcances en las redes y eliminaron cuentas críticas de las operaciones desestabilizadoras contra nuestro país. Fue una acción selectiva, coordinada, que viola el derecho a la libre expresión de los cubanos y que expresa la subordinación de estas empresas a los arbitrios de los políticos estadounidenses.

Señor Presidente:

El Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez afirmó el pasado 22 de julio, en la Clausura del Noveno Período de Ordinario de Sesiones de la Asamblea Nacional del Poder Popular en su IX Legislatura, y cito: “La trayectoria de Cuba en el desarrollo de sus relaciones exteriores demuestra que el fomento de la paz, la cooperación y la solidaridad son características definitorias de nuestra proyección internacional. Lo hemos demostrado en nuestra región latinoamericana y caribeña, y también en otras latitudes”. Fin de la cita.

El actual gobierno estadounidense no tiene una política propia hacia Cuba. Actúa por inercia y da continuidad a la política inhumana de “máxima presión” instaurada durante la Presidencia de Donald Trump.

En los últimos meses, ha dado pasos para ajustar algunas de las irracionales restricciones a los vuelos estadounidenses a Cuba, el envío de remesas y a los trámites consulares.

Son acciones positivas, pero muy limitadas en su alcance y aplicación. No modifican, en modo alguno, la política ni las medidas económicas, comerciales, ni financieras.

El bloqueo recrudecido en extremo continúa siendo el elemento central que define la política de los Estados Unidos hacia Cuba.

El gobierno cubano está dispuesto a avanzar hacia un mejor entendimiento con el de los Estados Unidos y a desarrollar relaciones civilizadas y de cooperación, sobre la base del respeto mutuo y sin menoscabo a nuestra soberanía.

Reitero el llamado que hiciera el General de Ejército Raúl Castro Ruz, en 2017, al gobierno de los Estados Unidos, para que remueva y cito “los obstáculos que impiden o restringen los vínculos entre nuestros pueblos, las familias y los ciudadanos de ambos países. Debemos aprender el arte de convivir de forma civilizada, con nuestras diferencias”, concluyó.

Aún en medio de las inhumanas limitaciones que nos impone el bloqueo, Cuba nunca renunciará a su sistema socialista de justicia social, confirmado en libre y universal Referendo Constitucional en 2019.

Defenderemos siempre el pleno ejercicio de todos los derechos humanos por todos nuestros ciudadanos.

No aceptaremos jamás los intentos de imponernos pretendidos paradigmas de democracia ni otra cultura extraña a la cubana.

Con la misma energía que defendemos el derecho inalienable de cada país a decidir su sistema político, económico y social, reclamamos respeto para el nuestro.

Fieles al legado del Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz, en Cuba siempre habrá y cito: un “gobierno del pueblo, para todo el pueblo” y “una Revolución de los humildes, con los humildes y para los humildes”.

Sirva de innegable evidencia la más reciente muestra de ejercicio de democracia real, participativa e inclusiva en nuestro país.

En referendo popular, el pueblo cubano votó a favor de un nuevo Código de las Familias moderno y progresista, de los más avanzados en el mundo, irrefutable prueba de la vocación de escuchar a todas las cubanas y cubanos, sin ningún tipo de discriminación.

Nuestro país no deja de renovarse, sobre la base del principio de “cambiar todo lo que deba ser cambiado”, en la construcción de una Nación soberana, independiente, socialista, democrática, próspera y sostenible; en el desarrollo de nuestro “Estado socialista, de derecho y justicia social, democrático, independiente y soberano”.

Abogamos por la creciente participación de nuestros jóvenes y de todos los ciudadanos en los procesos políticos, económicos, sociales y culturales de la nación.

Avanzamos en la descentralización de la economía y el empoderamiento de la empresa estatal socialista; se han creado miles de pequeñas y medianas empresas privadas y estatales; se potencian la ciencia, la tecnología y la innovación, la informatización de la sociedad y la comunicación social como pilares de la gestión del gobierno; se brindan mayores oportunidades a la inversión extranjera, dentro de nuestra política de desarrollo.

Cuba se renueva todo el tiempo. Lo que permanece inamovible, anclado en el pasado y aislado, es el bloqueo.

Valoramos altamente el respaldo de numerosos gobiernos, personalidades, movimientos de solidaridad, organizaciones políticas, sociales y populares del mundo entero, ante la injusticia que se comete contra Cuba.

Señor Presidente:

Apreciamos profundamente el compromiso y las expresiones de los cubanos y descendientes de cubanos en todas las latitudes, incluso en los Estados Unidos, cuyas voces se alzan en defensa de los derechos soberanos de Cuba y en rechazo a la aplicación de esta política.

Agradecemos, también, a todos los que han manifestado su respaldo a nuestro país en la difícil coyuntura de la recuperación por los graves daños que dejó el huracán “Ian” en las provincias occidentales, el pasado mes de septiembre.

Cientos de miles de nuestros compatriotas sufrieron su impacto. 119 mil 48 viviendas fueron dañadas, grandes áreas de cultivo quedaron destruidas y se registraron severos daños a la infraestructura eléctrica y de comunicaciones, entre otros estragos.

Seguiremos aceptando con gratitud la ayuda de emergencia que se ofrezca, sin condicionamientos, a nuestro pueblo.

Agradecemos los nobles esfuerzos humanitarios de organizaciones, movimientos y grupos estadounidenses; de congresistas y personalidades, del movimiento de solidaridad y organizaciones de la sociedad civil, quienes, ante la magnitud de las secuelas del huracán, han solicitado al gobierno del Presidente Joseph Biden el levantamiento temporal de las medidas coercitivas unilaterales contra nuestro país, la autorización del procesamiento de donaciones por bancos estadounidenses y la compra de materiales para reconstruir las zonas afectadas.

Señor Presidente:

Señores Representantes Permanentes:

Distinguidos delegados:

Millones de cubanos están viendo ahora mismo lo que acontece en esta sala. Han escuchado sus intervenciones y están atentos a sus votos.

En su nombre, debo agradecer las declaraciones de rechazo al bloqueo realizadas por decenas de Jefes de Estado y Gobierno y otros Dignatarios, en el debate general de este período de sesiones y también de los oradores en las sesiones de ayer y de esta mañana.

Al ejercer en breve su voto, ustedes no solo estarán decidiendo sobre un asunto de interés vital para Cuba y para los cubanos.

Estarán ustedes también votando a favor de la Carta de las Naciones Unidas y del Derecho Internacional. Estarán pronunciándose en apoyo a la razón y la justicia.

¡Dejen a Cuba vivir en paz!

¡Cuba estaría mejor sin bloqueo!

¡Cada familia cubana viviría mejor sin bloqueo!

¡Los estadounidenses estarían mejor sin el bloqueo a Cuba!

¡Estados Unidos sería un mejor país sin el bloqueo a Cuba!

¡El mundo sería mejor sin bloqueo!

Les solicito respetuosamente que voten a favor del proyecto de resolución A/77/L.5, titulado “Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos de América contra Cuba”. Lo hago en nombre del valiente, noble y digno pueblo de Cuba, que a pesar de las adversidades no ha sido ni será derrotado; en nombre de nuestras niñas, niños y jóvenes, que se oponen a las políticas de odio, pero sufren sus crueles efectos; en nombre de las generaciones de cubanas y cubanos que han nacido y de los que van a nacer bajo el sistema de medidas coercitivas más cruel y prolongado que se haya aplicado jamás contra país alguno y que debe ser abolido por el bien de todos.

Muchas gracias.

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