Di leoni, immagini e bit

Iroel Sanchez https://lapupilainsomne.wordpress.com

70esimo vittoria

Quando il 2014 trascorreva con Israele che faceva tiro al bersaglio sugli abitanti della striscia di Gaza, il polacco Maciek Wisniewski ricordava alcune parole che – nate  della terminologia utilizzata dall’antifascismo ed antisemitismo –  sono corrette per definire l’ultimo massacro dello stato sionista contro i palestinesi, in cui più di 1900 persone sono morte, tra cui 400 bambini: genocidio, campo di concentramento, pogrom, ghetto,  fascismo.

I palestinesi sono trattati da Israele come un popolo coloniale, lo stesso che hanno fatto Europa e Nord America, per un lungo periodo di tempo, con i popoli nativi d’America, Asia e Africa; la differenza con Hitler è che egli l’ha fatto avendo  gli europei occidentali dal lato delle vittime .

Tuttavia, in alcune parti d’Europa il fascismo serve per equipararlo al comunismo. Il mese scorso la Rada ucraina (parlamento) ha vietato i simboli  comunisti e nazisti allo stesso modo, equiparando così tutti e due e criminalizzando  di fatto il Partito Comunista Ucraino. Come è noto, il furore anticomunista  negli ex paesi socialisti dell’Europa Orientale,  trasformati  negli alleati più obbedienti degli  USA, ha portato a che questi fossero le sedi delle prigioni segrete della CIA nella “guerra contro il  terrore”,  con il suo principale campo di concentramento situato a Guantànamo.

Nel frattempo, i media fanno il loro lavoro. Per la maggior parte degli europei  è stato lo sbarco delle truppe nordamericane in Normandia e non la spinta dell’Armata Rossa il fattore decisivo nella sconfitta del fascismo. La storia del soldato Ryan e film come The ‘Monuments men’ proiettano le loro ombre sui dati, schiaccianti, dell’epopea sovietica che ha liberato l’umanità dal fascismo al costo di decine di milioni di vite.

Dicono  che la storia la fanno i vincitori. Ma si sono  appena compiuti 40 anni della umiliante sconfitta di Washington in Vietnam e tutte le serie e film che guardiamo sul tema sono fatte negli  USA e in pochissime parla un vietnamita. Quanti audiovisivi sull’olocausto ebreo abbiamo visto? Molti di più che sullo sterminio dei nativi americani, la tratta degli schiavi africani, o sul punto di vista palestinese sulla sua tragedia.

logo rtLa battaglia si affronta nel campo dell’immagini, il Segretario di Stato John Kerry ha recentemente espresso il suo allarme nel corso di un’audizione del Congresso degli USA perché ‘Russia Today’ è il secondo media straniero più visto negli USA.

Il governo russo ha dedicato – nel bel mezzo della crisi economica per le  sanzioni occidentali e il calo del prezzo del petrolio –  un grande sforzo  per commemorare il 70° anniversario della vittoria sul fascismo e ‘Russia Today’ trasmetterà in diretta la celebrazione principale  dalla  Piazza Rossa, lo scenario  che  70 anni fa ospitò la “Sfilata della vittoria”.

Quando il 17 dicembre 2014 il Presidente USA ha riconosciuto il fallimento del blocco contro Cuba e ha accettato  la proposta cubana d’uno scambio di prigionieri che ha coinvolto la liberazione dei Cinque cubani condannati a Miami per vigilare le attività di gruppi violenti associati al terrorismo, ci sono stati  cubani che rimproveravano chi  ha proclamato che Cuba vinse.

Quando Silvio Rodriguez ha detto, nel suo blog, in merito alla riunione dei Presidenti al Vertice delle Americhe a Panama: “Sottoscrivo il discorso di Raul, non solo per rispetto al compagno ottantenne che si è messo in gioco per il suo popolo da quando era un adolescente. E’ che ha detto solo verità. Cosi lo ratificherà la Storia, come hanno fatto diversi presidenti, tra cui Cristina, che mi ha fatto piangere  quando ha detto: … Cuba è qui, perché ha combattuto per oltre 60 anni con una dignità senza precedenti, con un popolo,  che come ha detto Raul, il 77% è nato  sotto il blocco, che ha sofferto e soffre ancora molte difficoltà, e perché quel popolo fu  guidato e diretto da dirigenti che non  hanno tradito la loro lotta, ma che hanno fatto parte di essa”.

yoani sanchez _tania bruguerasSono apparsi anche rimbrottatori, casualmente ubicati tra  coloro che hanno difeso,  alla fine del 2014, il tentativo di conversione della Piazza della Rivoluzione José Martí in una  Maidàn, la piazza ucraina da cui è nato il colpo di stato che ora è uguaglia – per legge – comunisti e fascisti. Ora, a seguito delle provocazioni  importate da Miami e Panama, c’è stato il tentativo di fare lo stesso con i cubani presenti ai Forum Paralleli del Vertice delle Americhe, equiparando terroristi e loro complici con coloro che sono stati costretti a rispondere alla loro provocazioni.

E’ vero che Cuba ha vinto,  ma affinché quella vittoria  rimanga  nella storia è necessario  proclamarla e raccontarla  come tale. Altrimenti, sarà descritto come affermò  il quotidiano spagnolo El Pais – appartenenti alle banche che finanziano i film e le serie che vediamo in America Latina -, senza che nessuno lo rimproverasse:  “Per la prima volta dopo anni, questo incontro è servito per mostrare il ruolo dominante degli USA nell’emisfero e anche in un modo che, anche per la prima volta, non risveglia un coro di proteste e avvertimenti contro.”

Ed è che, come recita un proverbio africano che Eduardo Galeano trovò a Chicago dopo l’infruttuosa ricerca di qualcosa che ricordasse, in quella città, i lavoratori  impiccati nella piazza Hymarket dal capitalismo USA nel 1886: “Fino a che i leoni non avranno  i loro propri storici, i racconti sulla caccia continueranno  glorificando il cacciatore”.

CEfIbT3WEAAKFgOE le storie in questi giorni non si fanno solo con carta e inchiostro, ma soprattutto, con immagini e bit  come quelle che sicuramente ‘Russia  Today’  manderà in onda questo 9 maggio dalla Piazza Rossa di Mosca, o la nuova superproduzione  sui difensori della Fortezza di Brest che  pochi anni fa, è stata mostrata a Cuba.

De leones, imágenes y bits

Cuando el 2014 transcurría con Israel haciendo tiro al blanco sobre los habitantes de la franja de Gaza, el polaco Maciek Wisniewski recordaba algunas palabras que -nacidas de la terminología empleada por el antifascismo y el antisemitismo- son correctas para definir la más reciente masacre del estado sonista contra los palestinos en la que murieron más de 1900 personas, incluyendo 400 niños: genocidio, campo de concentración, progromo, gueto, fascismo.

Los palestinos son tratados por Israel como un pueblo colonial, lo mismo que han hecho Europa y Norteamérica por largo tiempo con pueblos originarios de América, Asia y África, la diferencia con Hitler es que aquel lo hizo teniendo a europeos occidentales del lado de las  víctimas.

No obstante, en algunos lugares de Europa el fascismo sirve para igualarlo al comunismo. El mes pasado la Rada de Ucrania (parlamento) prohibió los símbolos comunistas y nazis por igual, equiparando así a ambos e ilegalizando de hecho el Partido Comunista Ucraniano. Como es sabido, el furor anticomunista en los países ex socialistas del Este de Europa, convertidos en los más obedientes aliados de Estados Unidos, ha llevado a que estos fueran las sedes de las cárceles secretas de la CIA en la “guerra contra el terror”,  con su campo de concentración principal ubicado en Guantánamo.

Mientras tanto, los medios hacen su trabajo. Para la mayor parte de los europeos  fue el desembarco de las tropas estadounidenses en Normandía  y no el empuje del Ejército Rojo el factor decisivo en la derrota del fascismo. El cuento del soldado Ryan y películas como The monuments men proyectan su sombra sobre los datos abrumadores de la epopeya soviética que liberó a la humanidad del fascismo al costo de decenas de millones de vidas.

Dicen que la historia la hacen los vencedores. Pero se acaban de cumplir 40 años de la humillante derrota de Washington en Vietnam y todas las series y películas que vemos sobre el tema están hechas en EE.UU. y en muy pocas habla un vietnamita. ¿Cuántos audiovisuales sobre el holacausto judío hemos visto? Muchos más que sobre el exterminio de los aborígenes americanos, la trata de los esclavos africanos, o con el punto de vista palestino sobre su tragedia.

La batalla se dirime en el campo de las imágenes, el Secretario de Estado John Kerry expresó recientemente su alarma en una audiencia del Congreso de su país porque Russia Today es el segundo medio de comunicación extranjero más visto en EE.UU.

El gobierno ruso ha dedicado -en medio de la crisis económica por las sanciones occidentales y la baja del precio del petróleo- un importante esfuezo a conmemorar los 70 años de la victoria sobre el fascismo y Russia Today transmitirá en vivo la celebración principal desde la Plaza Roja, el escenario que hace 70 años acogió el “Desfile de la victoria”.

Cuando el 17 de diciembre de 2014 el Presidente de los Estados Unidos reconoció el fracaso del bloqueo contra Cuba y aceptó la propuesta cubana de un canje de prisioneros que implicó la libertad de los Cinco cubanos condenados en Miami por vigilar las actividades de grupos violentos asociados al terrorismo, hubo cubanos que regañaron a quienes proclamamos que Cuba triunfó. Cuando Silvio Rodríguez dijo en su blog sobre la reunión de Presidentes en la Cumbre de las Américas en Panamá: “Suscribo el discurso de Raúl, no sólo por respeto al compañero octogenario que se ha jugado por su pueblo desde que era un adolescente. Es que sólo dijo verdades. Así lo ratificará la Historia, como lo hicieron varios presidentes, entre ellos Cristina, que me aguó los ojos cuando dijo:. Cuba está aquí, porque luchó por más de 60 años con una dignidad sin precedentes, con un pueblo, que como recién lo indicaba Raúl, el 77 por ciento nació bajo el bloqueo, que sufrió y sufre aún muchísimas penurias, y porque ese pueblo fue conducido y dirigido por líderes que no traicionaron su lucha, sino que fueron parte de ella.”

también aparecieron regañadores, casualmente ubicados entre los que defendieron, a fines del 2014, el intento de conversión de la Plaza de la Revolución José Martí en un Maidán, la plaza ucraniana desde donde nació el golpe de estado que ahora iguala -por ley- a comunistas y fascistas. Ya, a raíz de de las provaciones importadas desde Miami a Panamá, hubo el intento de hacer lo mismo con los cubanos presentes en los Foros Paralelos de la Cumbre de las Américas, igualando terroristas y sus cómplices con quienes se vieron obligados a responder a sus provocaciones.

Cierto que Cuba triunfó pero para que ese triunfo permanezca en la Historia depende de que lo proclamemos y contemos como tal. Sino quedará descrito como editorializó el diario español El País -perteneciente a los bancos que financian las películas y las series que vemos en Latinoamérica- , sin que nadie lo regañara:  “Por primera vez desde hace años, este encuentro ha servido para mostrar el papel predominante de Estados Unidos en el hemisferio y además de una manera que, también por vez primera, no despierta un coro de protestas y advertencias en contra.”

Y es que como dice un proverbio africano que Eduardo Galeano encontró en Chicago tras la infructuosa búsqueda de algo que recordara en esa ciudad a los obreros ahorcados en la plaza de Hymarket por el capitalismo estadounidense en 1886:  “Hasta que los leones tengan sus propios historiadores, las historias de cacería seguirán glorificando al cazador.”

Y las historias en estos tiempos no se hacen solo con tinta y papel, sino, y sobre todo, con imágenes y bits, como las que seguramente Russia today transmitirá este 9 de mayo desde la Plaza Roja de Moscú, o la nueva superproducción sobre los defensores de la Fortaleza de Brest que hace pocos años se exhibió en Cuba.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.