La salute pubblica e l’esperienza di Cuba

medicoL’esperienza di Cuba è passata da una tappa pre – rivoluzionaria nella quale si creò la Segreteria della Sanità e Beneficenza in maniera antesignana nel 1909, per fa sì che lo Stato presumibilmente garantisse l’assistenza ai problemi di salute della popolazione, ma quello che realmente caratterizzò quel periodo neocoloniale – repubblicano furono azioni di sanità fondamentalmente private, curative, isolate e non sistematiche, di una cupola e al di fuori del contesto della realtà socio – economica imperante.

In quella tappa l’accesso universale alla salute era inesistente.

Quella realtà al principio del secolo scorso era molto lontana dal pensiero del Nostro Eroe   Nazionale José Martí, che analizzò i settori dell’igiene e in senso generale della salute pubblica.

Il suo apporto divenne più brillante quando analizzò qual’era la vera medicina, che chiamò igiene e dichiarò: “[…] La vera medicina non è quella che cura, ma quella che previene […]” e “[…] L’igiene è una vera medicina […]”.

La piattaforma del sistema di salute cubano orientata verso la vera copertura sanitaria, fu descritta per la prima volta nello storico allegato “La storia mi assolverà” nel 1953, quando il nostro Comandante in capo Fidel Castro Ruz, denunciò le prepotenze e la tragica situazione sanitaria che si viveva nella repubblica neocoloniale e identificò come cause fondamentali, la miseria, il difficile accesso agli ospedali, la mancanza di assistenza odontoiatrica, la mancanza di assistenza medica ai bambini, abitazioni gremite, entrate scarse e l dipendenza del agricoltura dove la povertà era un denominatore comune.

Il cambio della salute pubblica in Cuba avviene in un momento storico concreto ed è parte della trasformazione politica, economica e sociale portata avanti nel paese.

Al trionfo della Rivoluzione, era analfabeta il 40 per cento della popolazione, c’erano solo tre università, una scuola di medicina e 6. 286 medici, concentrati nelle grandi città, dei quali più del 50% per cento emigrò, principalmente negli Stati Uniti.

La mortalità infantile superava i 60 per ogni mille nati vivi, l’aspettativa di vita era inferiore ai l60 anni, l’immunizzazione infantile era limitata, gli scarsi centri d’investigazione che esistevano non avevano finanziamenti e nel quadro della sanità predominavano le malattie infettive.

Nel decennio degli anni ’60 si costituì il Sistema Nazionale di Salute cubano, caratterizzato dalla sua unicità, integrale, basato nei principi di una salute pubblica con carattere statale e sociale della medicina, con accessibilità e gratuità dei servizi, un orientamento profilattico e l’applicazione dei passi avanti fatti dalla scienza e la tecnica, la partecipazione della comunità, la messa a fuoco intersettoriale, universale, regionalizzata e con un profondo concetto internazionalista e solidale.

Organizzato in maniera flessibile, il Sistema ha percorso varie tappe e trasformazioni su che fare e come farlo meglio, sempre per migliorare la salute del nostro popolo.

La capacità di risposta del Sistema e l’adeguamento alle situazioni epidemiologiche, ha fatto sì che la strategia della sanità ha raggiunto indici paragonabili a quelli dei paesi più sviluppati.

Nella Costituzione della Repubblica di Cuba del 1976, dibattuta e approvata in un referendum dai cubani, si stabiliscono i principi umanisti e di solidarietà che hanno caratterizzato la salute pubblica cubana. Il suo Articolo 50 dice: “Tutti hanno diritto ad essere curati e che si protegga la loro salute. Lo Stato garantisce questo diritto”.

Questa è la massima espressione di copertura universale in Cuba, materializzata nella Legge No. 41 della Salute Pubblica del 1983.

La collaborazione internazionale

Una brigata di medici cubani presente in Nepal, formata da 49 collaboratori, dei quali 25 medici di diverse specialità, prosegue attualmente il suo lavoro in quella nazione che lo scorso 25 aprile ha sofferto un forte terremoto che ha provocato più di 8000 morti. Alcune foto del loro lavoro si possono vedere in Facebook.

La collaborazione internazionale con l’ispirazione dell’esempio pratico del comandante Ernesto Che Guevara e con la premessa di non dare quello che avanza, ma condividere quello che si ha, si sviluppa in 67 paesi con circa 5100 collaboratori.

Questo ha permesso d’assistere più di 206 milioni di persone.

Nella collaborazione, in maniera significativa, ci sono L’Operazione Miracolo, presente in 14 paesi, con circa 2 milioni 600.000 pazienti che hanno recuperato o migliorato la propria vista, lo studio delle invalidità realizzato in sei paesi, con un milione 200.000 casi e il Contingente Internazionale di medici specialisti nell’affrontare i disastri e le grandi Epidemie “Henry Reeve”, che con 40 brigate è stato presente in situazioni d’emergenza in 24 paesi, con una presenza straordinaria in Haiti e di recente con 256 collaboratori che hanno combattuto l’epidemia di Ebola, in Africa occidentale, come risposta al richiamo internazionale, per aiutare questi popoli fratelli, mettendo in pericolo la propria vita e come la più alta espressione de solidarietà umana.

Dagli inizi della collaborazione e sino ad oggi, più di 235.000 lavoratori della sanità hanno prestato i loro servizi in 158 paesi e un gran numero di loro è stato in tre o più missioni, permettendo la realizzazione di 595.400 missioni, seguendo il principio dell’ internazionalismo e la solidarietà che caratterizza il popolo di Cuba.

Per l’esportazione dei servizi medici è stata elaborata una strategia per elaborare la promozione e il commercio dentro e fuori del paese, che include l’assistenza medica, i servizi accademici e altri servizi di salute.

Dottor Roberto Morales Ojeda, Master in Scienze della Salute e Ministro di Salute Pubblica di Cuba – frammento dalla Conferenza offerta in Cuba Salute 2015

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