Le/gli scienziate/i cubani ritengono che i progressi compiuti nei settori della salute e della tecnologia dovrebbero essere utilizzati per salvare e migliorare la qualità della vita al di là dei confini del paese. Per questo motivo, l’isola ha stabilito alleanze scientifiche e mediche con organizzazioni e governi di tutto il mondo, tra cui Messico, Palestina, Angola, Colombia, Iran e Brasile. Tuttavia, il blocco imposto a Cuba dagli USA, da sei decenni rende difficili questi scambi.
Nell’incontro Costruire il nostro futuro, che ha riunito, lo scorso novembre, i giovani dell’isola e degli USA all’Avana, gli scienziati del Centro Cubano di Immunologia Molecolare (CIM) hanno spiegato che il blocco danneggia anche il popolo statunitense. Con la revoca delle sanzioni contro Cuba, sostenevano gli scienziati, il popolo degli USA potrebbe avere accesso a cure salvavita che si stanno sviluppando sull’isola, in particolare per malattie come il diabete.
Inoltre, le/gli scienziate/i cubani hanno sviluppato un vaccino contro il cancro ai polmoni e un trattamento innovativo contro il diabete (Heberprot-P, creato dal Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologia (CIGB) di Cuba) in grado di ridurre di oltre quattro volte l’amputazione delle gambe di persone con ulcere del piede diabetico. Il farmaco contiene un fattore di crescita epidermico umano ricombinante che, quando iniettato in un’ulcera del piede, accelera il suo processo di guarigione, riducendo le amputazioni correlate a questa condizione. Tuttavia – nonostante il medicamento sia registrato a Cuba e in altri paesi dal 2006 – gli statunitensi non possono accedervi.
Secondo il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie il diabete è stata l’ottava principale causa di morte negli USA nel 2020, causando la morte di oltre 100000 pazienti quell’anno. Le ulcere del piede sono tra le complicanze più comuni nei pazienti con diabete e possono portare a mutilazioni degli arti inferiori, secondo un rapporto del Centro Nazionale d’Informazione Biotecnologico. Ogni anno, negli USA, vengono eseguite circa 73000 amputazioni non traumatiche degli arti. Queste si verificano a un ritmo sproporzionato in base al colore della pelle dei pazienti, essendo più frequenti tra le persone nere e marroni, a causa delle disparità economiche e al razzismo medico sistemico.
“Se vai nei quartieri afroamericani a basso reddito, è una zona di guerra… vedi persone che vanno in giro su sedie a rotelle”, ha detto, a KHN, Dean Schillinger, professore di medicina all’Università della California-San Francisco. Secondo l’articolo, “le amputazioni sono considerate una ‘mega-disparità’ ed eclissano quasi ogni altra differenza sanitaria di razza ed etnia”.
In vari rapporti viene spiegato che l’aspettativa di vita di un paziente con amputazione di un arto inferiore, a causa del diabete, è notevolmente ridotta. Ha un alto rischio di mortalità, con un tasso di sopravvivenza a cinque anni del 40-48%, indipendentemente dall’eziologia dell’amputazione. Heberprot-P potrebbe aiutare decine di migliaia di pazienti USA ad evitare queste mutilazioni; tuttavia, a causa del blocco all’isola, non possono accedere alle cure. In effetti, la popolazione USA ha un grande interesse a smantellare il blocco.
Quindi dopo cinque anni [dopo un’amputazione], è il massimo che si puoi vivere, e stiamo impedendo che ciò accada, ha detto Rydell Álvarez Arzola, un ricercatore del CIM.
“E questo è anche qualcosa che potrebbe unire i nostri due popoli [Cuba e USA] per lottare… per eliminare [il blocco]”.
Forse uno dei risultati di cui l’isola si sente più orgogliosa è di avere un sistema sanitario di fama mondiale che ha prosperato nonostante la devastazione economica di un assedio di 60 anni.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991 – il principale socio commerciale dell’isola – Cuba ha subito un calo del 35% del PIL, in tre anni, blackout e un calo in picchiata dell’apporto calorico. Eppure, nonostante queste sfide scoraggianti, non ha mai vacillato nel suo impegno di fornire assistenza sanitaria universale. Questa o l’accesso a un’assistenza sanitaria gratuita e di qualità per tutti è una rivendicazione di lunga data dei movimenti popolari negli USA, che non si è mai concretizzata a causa, in gran parte, del modello a scopo di lucro dell’industria sanitaria e degli enormi interessi aziendali nel settore.
Mentre altre nazioni adottavano misure neoliberali di austerità – che tagliarono drasticamente i servizi sociali negli anni ’80-’90 – la spesa pubblica cubana per la sanità è cresciuta del 13% tra il 1990 e il 1994. A metà degli anni ’90, Cuba è riuscita ad aumentare la proporzione di medici per paziente a uno medico ogni 202 cubani, statistica molto più alta di quella USA, con un medico ogni 300 persone, secondo il censimento del 2004.
All’inizio del settimo decennio di assedio, Cuba non solo mantiene la salute universale, bensì è anche all’avanguardia nei progressi scientifici su scala mondiale.
Questo è diventato evidente durante la crisi del covid. Di fronte all’impossibilità di acquisire vaccini sviluppati dalle aziende farmaceutiche USA, a causa del blocco, Cuba ha sviluppato cinque antigeni e non solo è riuscita a crearne uno dei più efficaci, ma ha anche lanciato, nel settembre 2021, un vaccino per binbi/e dai 2 ai 18 anni
Nonostante i suoi successi, l’assistenza sanitaria cubana continua ad affrontare gravi limitazioni che pongono in pericolo la vita a causa del blocco economico. Il CIM, ad esempio, ha avuto difficoltà a trovare aziende internazionali disposte a svolgere servizi vitali. Claudia Plasencia, ricercatrice del centro, ha spiegato che il CIM aveva firmato un contratto con un’azienda tedesca di sintesi genetica che in seguito si è tirata indietro perché aveva accettato un nuovo contratto con un’azienda USA. Non potevano continuare a processare i nostri campioni, non potevano continuare a fare affari con Cuba, ha segnalato.
Arzola ha spiegato che è praticamente impossibile acquistare apparecchiature di fascia alta a causa delle restrizioni commerciali. “Un citometro a flusso è una macchina che costa $ 250.000… benché il mio laboratorio ha i soldi, non posso comprare la migliore macchina del mondo, che viene dagli USA”. Anche se il CIM l’acquistasse da terzi, non potrebbe utilizzare i servizi di riparazione USA. Non puoi comprare una nuova macchina ogni sei mesi.
Quando ho chiesto a Marianniz Díaz, giovane scienziata del CIM. cosa potevamo fare negli USA per aiutare gli scienziati del CIM, la sua risposta fu diretta: far pressione affinché si elimini il blocco.
Vorrei che avessimo un’interazione senza restrizioni, in modo che “Cuba e gli USA possano condividere la nostra scienza, i nostri prodotti, [e] le nostre conoscenze, mi ha detto.
Fonte: Globetrotter
* Redattrice di Peoples Dispatch
Bloqueo contra Cuba y pacientes médicos
Natalia Marques*
Las y los científicos cubanos creen que los avances logrados en los sectores de salud y tecnología deben utilizarse para salvar y mejorar la calidad de vida más allá de las fronteras del país. Por ello, la isla ha establecido alianzas científicas y médicas con organizaciones y gobiernos de todo el mundo, incluidos México, Palestina, Angola, Colombia, Irán y Brasil. Sin embargo, el bloqueo impuesto a Cuba por Estados Unidos (EU) desde hace seis décadas, dificulta estos intercambios.
En el encuentro Construyendo nuestro futuro, que reunió en en noviembre pasado en La Habana a jóvenes de la isla y de EU, los científicos del Centro Cubano de Inmunología Molecular (CIM) expusieron que el bloqueo también perjudica al pueblo estadunidense. Con el levantamiento de las sanciones contra Cuba, argumentaron los científicos, el pueblo de EU podría tener acceso a tratamientos que salvan vidas y que se están desarrollando en la isla, especialmente contra enfermedades como la diabetes.
Además, las y los científicos cubanos han desarrollado una vacuna contra el cáncer de pulmón y un tratamiento innovador contra la diabetes (el Heberprot-P, creado por el Centro de Ingeniería Genética y Biotecnología (CIGB) de Cuba) que puede reducir en más de cuatro veces la amputación de piernas de personas con úlceras de pie diabético. El medicamento contiene un factor de crecimiento epidérmico humano recombinante que, cuando se inyecta en una úlcera del pie, acelera su proceso de cicatrización, reduciéndose las amputaciones relacionadas con esta condición. Sin embargo –pese a que el medicamento está registrado en Cuba y en otros países desde 2006– los estadunidenses no pueden acceder a él.
Según el Centro para el Control y la Prevención de Enfermedades, la diabetes fue la octava causa de muerte en EU en 2020, cobrándose la vida de más de 100 mil pacientes en ese año. Las úlceras en los pies se hallan entre las complicaciones más comunes de pacientes con diabetes, pudiendo conllevar mutilaciones de miembros inferiores, según un informe del Centro Nacional de Información Biotecnológica. Cada año se practican en EU unas 73 mil amputaciones no traumáticas de extremidades. Éstas se producen a un ritmo desproporcionado en función del color de piel de los pacientes, siendo más frecuentes entre personas negras y marrones, debido a las disparidades económicas y al racismo médico sistémico.
“Si vas a los barrios afroestadunidenses de bajos ingresos, es una zona de guerra… ves a gente que se desplaza en silla de ruedas”, expresó Dean Schillinger, profesor de medicina de la Universidad de California-San Francisco, a KHN. Según el artículo, “las amputaciones se consideran una ‘megadisparidad’ y eclipsan casi cualquier otra diferencia sanitaria por raza y etnia”.
En diversos informes, se explica que la esperanza de vida de un paciente con amputación de un miembro inferior por diabetes se reduce considerablemente. Tienen un alto riesgo de mortalidad, con una tasa de supervivencia a cinco años de 40-48 por ciento, independientemente de la etiología de la amputación. Heberprot-P podría ayudar a decenas de miles de pacientes estadunidenses a evitar esas mutilaciones; sin embargo, por el bloqueo a la isla, no pueden acceder al tratamiento. De hecho, la población de EU tiene gran interés en desmantelar el bloqueo.
Así que después de cinco años [después de una amputación], eso es lo máximo que se puede vivir, y estamos impidiendo que eso suceda, indicó Rydell Álvarez Arzola, investigador del CIM.
“Y eso también es algo que podría unir a nuestros dos pueblos [Cuba y EU] para luchar… para eliminar [el bloqueo]”.
Quizás uno de los logros de los que la isla se siente más orgullosa es de tener un sistema sanitario de renombre mundial que ha prosperado pese a la devastación económica por 60 años de asedio.
Tras la caída de la Unión Soviética en 1991 –el principal socio comercial de la isla– Cuba sufrió un descenso del PIB de 35 por ciento en tres años, apagones y una caída en picada de la ingesta calórica. Sin embargo, a pesar de estos desafíos abrumadores, nunca vaciló en su compromiso de proporcionar asistencia sanitaria universal. Ésta o el acceso a una asistencia sanitaria gratuita y de calidad para todos es una antigua reivindicación de los movimientos populares estadunidenses, que nunca se ha concretado debido, en gran medida, al modelo con ánimo de lucro de la industria sanitaria y a los enormes intereses corporativos en el sector.
Mientras otras naciones promulgaban medidas neoliberales de austeridad –que recortaron drásticamente los servicios sociales en las décadas de 80-90– el gasto público en salud de Cuba creció 13 por ciento entre 1990 y 1994. A mediados de los 90, Cuba logró elevar la proporción de médicos por paciente a un galeno por cada 202 cubanos, estadística muy superior a la de EU, con un médico por cada 300 personas, según el censo de 2004.
Comenzando la séptima década de cerco, Cuba no sólo mantiene la salud universal, sino que está a la vanguardia en avances científicos a escala mundial.
Esto quedó patente durante la crisis del covid. Ante la imposibilidad de adquirir vacunas desarrolladas por farmacéuticas de EU debido al bloqueo, Cuba desarrolló cinco antígenos y no sólo logró crear uno de los más eficaces, sino que también lanzó, en septiembre de 2021, una vacuna para niños y niñas de dos a 18 años.
A pesar de sus logros, la salud cubana sigue enfrentándose a graves limitaciones que ponen en peligro la vida debido al bloqueo económico. El CIM, por ejemplo, ha tenido dificultades para hallar empresas internacionales dispuestas a llevar a cabo servicios vitales. Claudia Plasencia, investigadora del centro, explicó que el CIM había firmado un contrato con una empresa alemana de síntesis genética que luego se echó atrás porque había acordado un nuevo contrato con una firma de EU. No podían seguir procesando nuestras muestras, no podían seguir haciendo negocios con Cuba, señaló.
Arzola explicó que es prácticamente imposible adquirir equipos de alta gama debido a las restricciones comerciales. “Un citómetro de flujo es una máquina que cuesta 250 mil dólares… aunque mi laboratorio tenga el dinero, no puedo adquirir la mejor máquina del mundo, que es de EU”. Incluso si el CIM la comprara a un tercero no podría utilizar los servicios de reparación de EU. No puedes comprar un equipo nuevo cada seis meses.
Cuando le pregunté a Marianniz Díaz, joven científica del CIM. qué podíamos hacer en EU para ayudar a los científicos del CIM, su respuesta fue directa: presionar para que se elimine el bloqueo.
Me gustaría que tuviéramos una interacción sin restricciones, para que [Cuba y EU podamos compartir nuestra ciencia, nuestros productos, [y] nuestros conocimientos, me manifestó.
Fuente: Globetrotter.
* Redactora en Peoples Dispatch