Venezuela: il potere morbido europeo ci riprova

misionverdad.com

Davanti all’aumento di fondi che l’amministrazione Joe Biden invia alle organizzazioni non governative (ONG) che si occupano del “rafforzamento della democrazia” in Venezuela, è importante rivedere non solo l’agenda diretta di Washington ma anche quella dei suoi satelliti europei.

Allo stesso modo, è rilevante considerare che le strategie politiche comprendono un raggio che supera gli aspetti democratici in sé e raggiungono la sfera culturale nelle sue dimensioni apparentemente più innocue. Non è una novità, dal momento che queste pratiche possono essere inquadrate nel concetto di potere morbido (soft power) coniato negli anni ’90 dall’accademico USA Joseph Nye: “Il potere morbido è la capacità di influire sugli altri per ottenere i risultati che uno vuole attraverso l’attrazione piuttosto che con la coercizione o il pagamento (…) il potere morbido di un paese si basa principalmente sulla sua cultura, sui suoi valori politici e sulle sue politiche estere”.

In un’indagine sull’evoluzione di questo concetto, Nye indica che il potere morbido, quando si basa sulla fascinazione volontaria, sfrutta l’attrazione della cultura per promuovere gli interessi di un determinato paese. Quindi, sotto questo ombrello, emerge la diplomazia culturale come metodo di relazione fondamentale per influire sulle società mediante l’applicazione di diversi strumenti, sia per mezzo di iniziative accademiche, eventi artistici o altre manifestazioni.

Un rapporto, del 2005, del Comitato Consultivo per la Diplomazia Culturale del Dipartimento di Stato intitolato “Diplomazia Culturale: l’asse della Diplomazia Pubblica”, descrive il ruolo della diplomazia culturale come “piantare semi: idee e ideali, argomenti politici, percezioni spirituali, che possano fiorire in terreni stranieri”. Per quel Comitato, questo dispositivo era essenziale affinché perdurasse una struttura che promuovesse visioni politiche che contribuissero agli interessi e agli obiettivi politici degli USA oltre i propri confini.

A quel tempo, raccomandavano creare “un’infrastruttura e una politica di diplomazia culturale per il XXI secolo”, e prendevano il British Council come riferimento in termini di promozione dell’interesse nazionale con spazi fisici separati dalle ambasciate in modo che “gli eventi culturali possano attrarre pubblici più ampi”. Anche Portland Communications, società di consulenza britannica vicina ai circoli del potere londinesi, ha ribadito, nel 2018, che in termini di indice annuale di potere morbido il Regno Unito è la nazione guida nella sua applicazione.

Sulla base di ciò, il conglomerato di paesi europei dà priorità alla diplomazia culturale attraverso le sue ambasciate nel mondo, la cui punta di diamante è il Regno Unito.

Intorno al 1943 Winston Churchill disse all’Università di Harvard che “gli imperi del futuro saranno gli imperi della mente”. Circa 10 anni prima di fare questa affermazione, il governo britannico creò il British Council come organo collegiale per diffondere all’estero l’assiologia anglosassone attraverso la promozione di scambi culturali ed educativi e si erige, quindi, come la più antica organizzazione di relazioni culturali sorta in Europa dal periodo tra le due guerre.

Churchill, ben consapevole di cosa ciò significasse a causa dell’ampia tabella di marcia che stava costruendo, promuoveva l’emissione di una Royal Charter fondativa del British Council per legittimarne la sua formazione, attraverso l’allora monarca Giorgio VI, che generò maggiore peso politico per una tale struttura nella politica estera britannica e stabilì la sua missione, sponsorizzata dal Foreign, Commonwealth and Development Office (FCDO): “Promuovere una più ampia conoscenza del Regno Unito e della lingua inglese all’estero e sviluppare relazioni culturali più strette tra il Regno Unito e altri paesi”.

L’articolo “Churchill, cultura e potere morbido” afferma che il British Council, da allora, è stato importante per la politica estera del Regno Unito, sostenendo che le arti sono l’ideale per influire, su larga scala, sulle persone a un livello emotivo profondo e che “lo fanno oltre la portata delle élite politiche”.

Questo articolo, pubblicato sul suo sito web nel 2015, indica alcune considerazioni sul suo ruolo nella politica estera e sul perché è importante investire in essa:

#Il potere di modellare con interazioni che avvengono da persona a persona e la capacità degli individui di influire nella cultura e della cultura per influire sugli individui non è mai stata così grande.

#Ogni cultura, in un modo o nell’altro, si occupa di cosa significa l’essere umano. Ecco perché ha così tanto potere di incidere e cambiare le percezioni che le persone hanno di se stesse e degli altri.

#I formulatori delle politiche devono investire nelle arti come risorse vitali di potere morbido in una cassetta di strumenti per l’influenza britannica.

IL POTERE MORBIDO EUROPEO IN VENEZUELA

 

Sotto questi obiettivi, il British Council ha una filiale in Venezuela che, oltre ad offrire corsi e strumenti per l’apprendimento della lingua inglese in vari formati, fornisce supporto e coordina attività culturali nel paese. Senza troppi giri, ciò corrisponde al meccanismo di potere morbido di un’agenda politica, che possa mostrare risultati a lungo termine.

Non per niente l’incaricata d’affari britannico in Venezuela ed ex funzionaria del ministero della Difesa britannico, Becks Buckingham, appena sbarcata a Maiquetía, nel 2021, ha fatto visita alla sede del British Council a Caracas, ciò che ha dato segnali dell’importanza di questo braccio culturale per la sua ambasciata.

Il professor Nye distingueva il potere morbido dal potere acuto spiegando che il primo dipende da una scelta volontaria da parte dell’obiettivo (target) per, alla fine, persuaderlo nelle sue decisioni. “È potere morbido quando si basa sull’attrazione volontaria”, sottolinea.

A questo proposito, il British Council crea le condizioni di apertura e captazione, ha un Fondo di Protezione Culturale per finanziare i progetti e il programma Cultura Circolare che crea reti di scambio tra un determinato paese e il Regno Unito. Entrambi i dispositivi di articolazione si basano su un’applicazione volontaria, ovvero un determinato gruppo o organizzazione civile richiede il supporto del British Council e questo seleziona.

Oltre a ciò, il British Council in Brasile ha tenuto una conferenza, nel 2022, sulla diplomazia culturale in cui ha spiegato che questa istanza realmente si concentra sull’area della cultura del potere morbido per attirare altri e che, in generale, la chiamerebbero relazioni culturali, con il che si aggiudica questo metodo di influenza in altri paesi.

Un altro esempio di applicazione volontaria sono le borse di studio Chevening, che fungono anche da margine di influenza, a cui Buckingham attribuisce importanza stabilendo contatti permanenti con ex studenti e realizzando tour negli spazi universitari per promuovere tali benefici.

Robin Hart, funzionario dell’agenzia della FCDO, ha spiegato che le borse di studio sono strumenti efficaci per promuovere potere morbido in un paese perché è un investimento nei futuri dirigenti e il paese anfitrione guadagna “amici” a lungo termine. In breve, queste sarebbero le cellule dormienti in certe sfere decisionali che metterebbero al primo posto gli interessi britannici o, in termini più “potabili”, servono da ambasciatori informali per questo paese.

D’altra parte, non solo i britannici promuovono queste agende culturali, ma anche la delegazione dell’Unione Europea (UE) in Venezuela fa lo stesso poiché fa parte della Strategia Globale dell’UE, della Commissione Europea e del Servizio per l’Azione Esterna approvato nel 2017.

Secondo il portale web dell’UE in Venezuela, uno delle sue competenze è realizzare attività culturali, di stampa e di diplomazia pubblica, con la consapevolezza che la diplomazia culturale è un pilastro della diplomazia pubblica.

Ad esempio, l’anno scorso l’UE ha lanciato l’invito a ricevere e finanziare progetti in vista della partecipazione e inclusione di giovani nei processi elettorali, il cui budget era di 4,8 milioni di euro.

Allo stesso modo, Rafael Dochao, capo di quella delegazione, mostra la sua agenda pubblica su Twitter, in cui la maggior parte delle sue attività e dei suoi approcci sono rivolti al settore culturale del paese, partecipando o sostenendo eventi come festival cinematografici, festival jazz e di danza.

A questo si aggiunga che uno degli ambasciatori europei in Venezuela che più promuove le attività culturali ed educative sul territorio è il francese Romain Nadal, che è stato a lungo ambasciatore a Caracas ed è ricordato per essere stato uno di quelli che hanno atteso, col tappeto rosso, Juan Guaidó all’aeroporto, quel 2019. Nadal, nelle sue reti sociali, informa apertamente dei suoi legami con le ONG, finanziamento di progetti e le sue visite alla parrocchia Petare, con l’agenda culturale del discorso politico parziale.

In vista delle Olimpiadi del 2024 a Parigi, con terreno fertile ed elezioni all’orizzonte, Nadal continuerà a rafforzare l’agenda del potere morbido nel Paese.

Le relazioni di attrazione e di impegno di un'”idea” che crea la cultura per ottenere benefici politici esterni non possono essere presi alla leggera, tanto meno se provengono dal Regno Unito, che è il fulcro del potere morbido in Europa.

Quelle organizzazioni con attività nelle comunità venezuelane, come fondazioni, media e ONG finanziate con capitale britannico, che ingenuamente o no, aprono le loro porte affinché le braccia del potere morbido europeo incidano nelle località, devono ricordare che è il Regno Unito che mantiene il sequestro dell’oro venezuelano nei caveau della Banca d’Inghilterra a Londra e il suo governo ha accompagnato le strategie di cambio di regime degli USA in Venezuela.


EL PODER BLANDO EUROPEO LO VUELVE A INTENTAR EN VENEZUELA

 

Ante el incremento de fondos que la administración de Joe Biden envía a las organizaciones no gubernamentales (ONG) que están involucradas para el “reforzamiento de la democracia” en Venezuela, resulta importante repasar no sólo la agenda directa de Washington sino también la de sus satélites europeos.

Asimismo, es relevante considerar que las estrategias políticas abarcan un rango que excede los aspectos democráticos per se y llegan a la esfera cultural en sus dimensiones aparentemente más inocuas. Esto no es nuevo, pues estas prácticas se pueden enmarcar en el concepto de poder blando que acuñó en los años 90 el académico estadounidense Joseph Nye: “El poder blando es la capacidad de influir a otros para obtener los resultados que uno quiere a través de la atracción en lugar de la coerción o el pago (…) el poder blando de un país descansa principalmente en su cultura, sus valores políticos y sus políticas exteriores”.

En una investigación sobre la evolución de ese concepto Nye indica que el poder blando, cuando se basa en la fascinación voluntaria, aprovecha el atractivo de la cultura para potenciar los intereses de un determinado país. Así que bajo este paraguas surge la diplomacia cultural como método de relacionamiento fundamental para influir en las sociedades mediante la aplicación de distintas herramientas, sea por medio de iniciativas académicas, eventos artísticos u otras manifestaciones.

Un informe del Comité Asesor de Diplomacia Cultural del Departamento de Estado titulado “Diplomacia cultural: El eje de la diplomacia pública”, año 2005, describe que el papel de la diplomacia cultural es “plantar semillas: Ideas e ideales, argumentos políticos, percepciones espirituales, que puedan florecer en suelos extranjeros”. Para ese Comité, ese dispositivo era fundamental de cara a que perdurara una estructura que impulsara visiones políticas contributivas a los intereses y objetivos políticos de Estados Unidos más allá de sus fronteras.

Para ese entonces recomendaban crear “una infraestructura y una política de diplomacia cultural para el siglo XXI”, y tomaban como referencia al British Council en cuanto a la promoción del interés nacional con espacios físicos separados de las embajadas para que “los eventos culturales puedan atraer audiencias más amplias”. Incluso, Portland Communications, consultora británica cercana a los círculos de poder de Londres, en 2018 reafirmó que en cuanto al índice anual de poder blando el Reino Unido es la nación líder en su aplicación.

Basado en esto, el conglomerado de países europeos prioriza la diplomacia cultural por medio de sus embajadas en el mundo, cuya punta de lanza la lleva Reino Unido.

Hacia 1943 Winston Churchill dijo en la Universidad de Harvard que “los imperios del futuro serán los imperios de la mente”. Unos 10 años antes de expresar este alegato, el gobierno británico creó el British Council como órgano colegiado para expandir en el extranjero la axiología anglosajona mediante el fomento de los intercambios culturales y educativos, y así se erige como la organización de relaciones culturales más antigua surgida en Europa desde el periodo de entreguerras.

Churchill, muy consciente de lo que eso significaba debido a la hoja de ruta expansiva que estaba construyendo, impulsaba la emisión de una Carta Real fundacional al British Council para legitimar su formación por medio del entonces monarca Jorge VI, lo que generó mayor peso político a tal estructura en la política exterior británica y estableció su misión, patrocinada por la Oficina de Relaciones Exteriores, Commonwealth y Desarrollo (FCDO, por sus siglas en inglés): “Promover un conocimiento más amplio del Reino Unido y el idioma inglés en el extranjero y desarrollar relaciones culturales más estrechas entre el Reino Unido y otros países”.

En el artículo “Churchill, cultura y poder blando” se afirma que el British Council desde entonces ha sido importante para la política exterior del Reino Unido, y se argumenta que las artes son ideales para influir a gran escala en las personas a un nivel emocional profundo y que “lo hacen más allá del alcance de las élites políticas”.

Este artículo, publicado en su web en 2015, indica ciertas consideraciones sobre su rol en la política exterior y por qué es importante invertir en ellas:

El poder de moldear con interacciones que ocurren de persona a persona, y la capacidad de los individuos para influir en la cultura y de la cultura para influir sobre los individuos nunca ha sido mayor.

Toda cultura, de una forma u otra, aborda lo que significa el ser humano. Por eso tiene tanto poder para incidir y cambiar las percepciones que las personas tienen de sí mismas y de los demás.

Los formuladores de políticas deben invertir en las artes como activos vitales de poder blando en una caja de herramientas para la influencia británica.

EL PODER BLANDO EUROPEO EN VENEZUELA

Bajo estos objetivos, el British Council tiene una sucursal en Venezuela que, aparte de ofrecer cursos y herramientas de aprendizaje del idioma inglés en formatos variados, brinda apoyo y coordina actividades culturales en el país. Sin tanto rodeo, esto corresponde con el mecanismo de poder blando de una agenda política, que pudiera mostrar resultados a largo plazo.

No por nada la encargada de negocios del Reino Unido en Venezuela y exfuncionaria del Ministerio de Defensa británico, Becks Buckingham, recién aterrizando en Maiquetía en 2021 hizo su visita a la sede del British Council en Caracas, lo que dio señales de la importancia de este brazo cultural para su embajada.

El profesor Nye distinguía el poder blando del poder agudo explicando que el primero depende de una elección voluntaria por parte del objetivo (target) para finalmente persuadir en sus decisiones. “Es poder blando cuando se basa en la atracción voluntaria”, enfatiza.

Al respecto, el British Council crea las condiciones de apertura y captación, cuenta con un Fondo de Protección Cultural para la financiación de proyectos y el programa de Cultura Circular que crea redes de intercambio entre un determinado país y el Reino Unido. Ambos dispositivos de articulación se basan en la aplicación voluntaria, es decir, un determinado grupo u organización civil solicita apoyo por parte del British Council y este selecciona.

Aunado a ello, el British Council en Brasil hizo una conferencia en 2022 sobre la diplomacia cultural en la que explicaban que esa instancia realmente sí se enfoca en el área de la cultura del poder blando para atraer a otros y que, a grandes rasgos, lo llamarían relaciones culturales, con lo cual se adjudica ese método de influencia en otros países.

Otro ejemplo de aplicación voluntaria son las becas Chevening, que también fungen como arista de influencia, a la que Buckingham les presta importancia al establecer contacto permanente con exbecarios y realizar recorridos en espacios universitarios para promocionar tales beneficios.

Robin Hart, funcionario de una agencia del FCDO, explicaba que las becas son herramientas eficaces para impulsar el poder blando en un país porque se trata de una inversión a futuros líderes y el país anfitrión gana “amigos” a largo plazo. En resumen, estos serían las células durmientes en ciertas esferas de toma de decisiones que priorizarían los intereses británicos o, en términos más “potables”, sirven como embajadores informales para este país.

Por otro lado, no sólo los británicos impulsan estas agendas culturales, también la delegación de la Unión Europea (UE) en Venezuela hace lo propio puesto que forma parte de la Estrategia Global de la UE, la Comisión Europea y el Servicio de Acción Exterior aprobado en 2017.

Según el portal web de la UE en Venezuela, una de sus competencias es realizar actividades culturales, de prensa y de diplomacia pública, en el entendido de que la diplomacia cultural es un pilar de la diplomacia pública.

Por ejemplo, el año pasado la UE hacía la convocatoria para recibir y financiar proyectos con vistas a la participación e inclusión de jóvenes en procesos electorales, cuyo presupuesto era de 4,8 millones de euros.

Asimismo Rafael Dochao, jefe de esa delegación, muestra su agenda pública en Twitter, en la que la mayoría de sus actividades y acercamientos está dirigida al sector cultural del país, participando o apoyando eventos como festivales de cine, festivales de jazz y danza.

Sumado a ello, uno de los embajadores europeos en Venezuela que más actividades culturales y educativas impulsa en el territorio es el francés Romain Nadal, que tiene larga data como embajador en Caracas y se recuerda por ser uno de quienes esperaron, con alfombra roja, a Juan Guaidó en el aeropuerto aquel 2019. Nadal en sus redes sociales informa abiertamente sobre sus nexos con ONG, financiamiento a proyectos y sus visitas a la parroquia Petare, con la agenda cultural de discurso político parcial.

De cara a las Olimpiadas en París 2024, con terreno abonado y elecciones en puerta, Nadal continuará reforzando la agenda de poder blando en el país.

Las relaciones de atracción y de compromiso de una “idea” que crea la cultura para obtener beneficios políticos externos no pueden tomarse a la ligera y mucho menos si vienen del Reino Unido, que es el pivote del poder blando en Europa.

Aquellas organizaciones con actividades en las comunidades venezolanas, como fundaciones, medios y ONG financiadas con capital británico, que de una forma ingenua, o no, abren sus puertas para que los brazos del poder blando europeo incidan en las localidades, deben recordar que es el Reino Unido el que mantiene el secuestro del oro venezolano en las bóvedas del Banco de Inglaterra en Londres y su gobierno ha acompañado las estrategias de cambio de régimen de Estados Unidos en Venezuela.

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