I 22 Paesi partecipanti al 28° Vertice iberoamericano, tenutosi nella Repubblica Dominicana, hanno approvato sabato la Dichiarazione di Santo Domingo, che include tra i suoi punti il rifiuto delle misure coercitive unilaterali che violano il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite.
In un comunicato speciale, i capi di Stato e di governo dei Paesi iberoamericani hanno anche respinto l’applicazione della Legge Helms-Burton, l’inasprimento del blocco e la persecuzione finanziaria contro Cuba, e hanno chiesto al governo statunitense di rispettare le 30 risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che chiedono la fine di questa politica.
Nel comunicato si sono espressi contro l’ingiustificata inclusione di Cuba nella lista unilaterale di Washington dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo e hanno chiesto la sua rimozione dall’elenco.
“Rifiutiamo l’applicazione di misure coercitive unilaterali che violano il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite e che ostacolano la capacità degli Stati di affrontare le loro esigenze e priorità di sviluppo”, si legge in uno dei punti della dichiarazione finale del Vertice.
La Dichiarazione di Santo Domingo, che nel preambolo fa riferimento alla guida di Pedro Henríquez Ureña e Martí come “precursore dell’integrazione dei nostri popoli”, inizia riaffermando l’impegno ai principi e agli scopi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
Esprime inoltre “il sostegno al multilateralismo, alla solidarietà, al dialogo e alla cooperazione internazionale, sanciti dall’acquis iberoamericano, al fine di promuovere i pilastri fondamentali delle Nazioni Unite: pace e sicurezza, sviluppo e diritti umani”.
I Capi di Stato e di Governo della regione si impegnano a lavorare “per una pace globale, giusta e duratura in tutto il mondo, basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite, compresi i principi dell’uguaglianza sovrana e dell’integrità territoriale degli Stati, che contribuirà anche a porre fine agli effetti negativi delle guerre, tra cui la perdita di vite umane, le crisi di sicurezza alimentare, finanziaria, energetica e ambientale”.
Esprimono inoltre il loro sostegno al bilinguismo come “caratteristica distintiva” e “patrimonio comune dell’Iberoamerica”; riconoscono il ruolo del settore culturale nel promuovere lo sviluppo sociale ed economico delle società iberoamericane e ribadiscono la volontà di “rendere l’uguaglianza e l’equità di genere un tema trasversale in tutti i lavori della Comunità iberoamericana”.
In un altro punto della dichiarazione finale, sostengono che “l’Iberoamerica deve avanzare in modo ordinato e decisivo verso una ripresa post-COVID-19, volta a ridurre le disuguaglianze attraverso una ristrutturazione inclusiva ed equa senza ostacoli allo sviluppo delle nostre società, promuovendo i nostri impegni per l’agenda globale dello sviluppo sostenibile”.
Inoltre, riconoscono la necessità di promuovere meccanismi che rafforzino la partecipazione e l’empowerment di tutte le persone, valorizzando il contributo delle popolazioni indigene e afro-discendenti.
Affrontando la realtà del “complesso contesto internazionale”, che “impone una serie di sfide che non possono essere affrontate da nessun Paese in modo isolato” e che compromettono i risultati dello sviluppo sostenibile, il documento rileva che “è urgente dare priorità allo sviluppo attraverso la mobilitazione di nuove risorse finanziarie aggiuntive e prevedibili, l’accesso ai progressi tecnologici e il trasferimento di tecnologie”. […]
Fonte: Cubadebate
Articolo completo in lingua originale su http://www.cubadebate.cu/…/cumbre-iberoamericana…/