Blocco “interno”?

Gustavo de la Torre Morales  Antorcha encendida

Il ruolo della stampa capitalista, come affare e strumento per rafforzare gli interessi politici di dominio, è stato fondamentale per inoculare le masse con alienazione, conformismo e rassegnazione.

Per questo è stato di vitale importanza giocare con l’informazione, fino al punto di generare argomenti che facilitino l'”accettazione” di determinate matrici di opinione, secondo gli interessi in gioco.

Una delle metodologie utilizzate è la gestione della semantica, sino al punto di svuotare dei loro concetti ed accezioni originali parole ed espressioni che sono servite come espressione di lotta contro tutti gli atti di dominio e colonizzazione, con l’obiettivo di manipolare e travisare i loro significati.

Non è niente di nuovo. È una pratica che viene dai secoli passati, un’inclinazione, si può dire perversa, per ammansire le masse: o per ignoranza o per quella malata comodità di assumere tutto ciò che si dice, senza avere un accenno di sforzo per discernere le informazioni ricevute e che finisce per essere, persino senza pensare, parte di un ripetuto discorsetto.

Come ha scritto l’intellettuale messicano Fernando Buen Abad, “alcuni non si rendono conto che parliamo i linguaggi colonizzatori che ci vengono imposti; che acquistiamo compulsivamente le loro tecnologie; che raccontiamo la storia con le loro premesse logiche; che finanziamo i loro monopoli mediatici; che governiamo le nostre vite con “valori” e “cultura” che ci infiltrano”. (1)

Per concretare un po’ quanto detto sopra, vediamo come lo sfacciato uso degli eufemismi facciano leva sui soprusi della prepotenza imperialista.

Il blocco economico, finanziario e commerciale imposto a Cuba, dai governi USA negli ultimi 6 decenni, è stato destinato a generare gravi necessità, attraverso crude carenze e affettazioni, a demotivare, attraverso lo scoraggiamento, e a promuovere disgusto e indignazione.

Tuttavia, come espresso sopra, la realtà manipolata attraverso il linguaggio ha anche un dannoso effetto sulla percezione della realtà cubana.

Per mitigare l’effetto psicologico di rifiuto prodotto dalla parola “blocco”, l’imperialismo USA e la servile stampa capitalista, usano il termine “embargo”; cercando di nascondere che la reale ragione di questa politica è imporre un cambio di sistema politico a Cuba, contrariamente alla volontà del popolo cubano, e per raggiungere questo obiettivo, questo crimine viene camuffato, senza preoccuparsi delle penurie che provoca, o delle violazioni dei regolamenti internazionali e dei diritti umani che ciò implica.

Naturalmente, per giustificarlo, hanno lasciato una piccola apertura che favorisse un tenue commercio tra i due paesi; ma ben adattato a rigide condizioni commerciali, insolite nei normali accordi commerciali a livello internazionale, impercettibili dalla vita sociale quotidiana, e che solo mettessero il governo cubano nella posizione di fare difficili contorsioni, con l’obiettivo di acquisire prodotti prioritari. Certo, in quantità insufficienti per continuare a mantenere i fabbisogni e che questo servisse a demonizzare gli sforzi del governo cubano.

Sono passati più di 60 anni per Cuba, soffrendo dure condizioni e, che indubbiamente, i cubani vogliono che finisca avendo il loro effetto psicologico, principalmente sulle nuove generazioni; bombardate anche dalla “cultura” del consumismo capitalista: ancora più ora con l’ascesa delle TIC’s (nuove tecnologie informatiche ndt).

Una sfacciata manipolazione usata dal governo USA, e ripetuta dai suoi strumenti di propaganda, è affermare che l'”embargo” è una questione bilaterale. Naturalmente, è un vano tentativo di ostacolare il pronunciamento o la richiesta dell’ONU e/o delle organizzazioni internazionali sull’eliminazione di questa aberrante e genocida politica.

Si è anche gestito il tema che l'”embargo” riguarda il “governo” cubano e non il popolo; ma tutte quelle misure restrittive che sono dirette ad ostacolare e impedire il normale sviluppo di Cuba colpiscono, direttamente e proporzionalmente, la famiglia cubana lasciandola incompiuta o rendendo impossibile il raggiungimento delle aspirazioni personali e collettive all’interno della società, causando la morte di persone, compresi bambini/e,  a causa della mancanza di medicinali o reagenti necessari per curare le malattie.

Come si può dire che l’”embargo” sia contro il governo cubano, se Cuba non ha potuto acquistare ventilatori polmonari, durante la pandemia COVID-19, perché i fabbricanti IMT Medical AG e Acutronic erano stati acquisiti dalla società USA Vyaire Medical Inc., con sede in Illinois, e hanno comunicato che “la direttiva aziendale che abbiamo oggi è di sospendere tutti i rapporti commerciali con Medicuba, entità esportatrice e importatrice del Ministero della Salute Pubblica di Cuba?

Come si può dire che l'”embargo” è contro il governo cubano, quando i governi USA hanno regolamentato, fino al punto di impedire, che ai cittadini cubani giungano le rimesse dai loro parenti residenti all’estero?

Va detto che negli ultimi anni è comparso un nuovo termine: “blocco interno”, che è stato accompagnato, in molte occasioni, da quello di “Stato fallito”, per assumere come dato di fatto, che tutta la colpa della situazione economica del Paese sia responsabilità, unicamente e semplicemente, del governo cubano e dell’“ostinato” sistema politico al quale la “cupola castrista” “si aggrappa”, volendo lasciare fuori dall’equazione, le conseguenze del criminale blocco economico USA; oltre a cercare di oscurare che il popolo cubano continua a decidere la propria strada con libero arbitrio e che questa presunta “cupola” non sono altro che persone che hanno attraversato l’intero processo elettorale in vigore e sostenuto dalla Costituzione approvata nel 2019; incluso, quello di essere eletti/e, ad ogni livello, dalle votazioni di quartiere a quella generale e parlamentare.

Tuttavia, si esacerba la situazione a Cuba, ignorando le realtà catastrofiche che esistono nei paesi capitalisti, compresi quelli sviluppati: manifestazioni di protesta sociale, spoliazione dei diritti, corruzione politica e un lungo eccetera.

Uno Stato fallito è quello in cui le politiche governative sono volte a favorire una minoritaria classe sociale privilegiata, continuando a generare benefici per i grandi investitori e finanzieri a scapito dei diritti della maggioranza, applicando profondi tagli alle politiche sociali per rafforzare l’impresa privata, socializzando i debiti privati a scapito dei bilanci pubblici, dove è conveniente la presenza del caos e delle controllate esplosioni sociali per poterle  placare con le briciole e dare così ossigeno all’ impoverito sistema capitalista. Uno Stato fallito è quello che, anche senza risolvere i propri problemi interni, destina milioni a campagne belliche contro altri popoli.

La stampa capitalista e i suoi complici spazi alternativi su Internet sono rampe di manipolazione e riescono a abbindolare e confondere con le loro manipolazioni, travisamenti della realtà cubana e persino con le migliaia di notizie false che vengono diffuse quotidianamente in totale impunità.

Burocrazia, corruzione, spreco, uso inadeguato delle risorse materiali, umane ed economiche e demagogia non possono essere né giustificate né mascherate con l’eufemismo di “blocco interno”; perché ciò che realmente comporta è mascherare il blocco economico imperialista che costa tanto al Paese e al popolo. Questi flagelli, in realtà, sono comportamenti illegali che vanno combattuti; ma che il disgusto a distanza e l’apatia a emergere di pari passo, non siano scuse per ripetere, come pappagalli, il travestimento che l’imperialismo stende sulla sua criminale politica di genocidio contro Cuba.

(1) https://rebelion.org/guerra-mediatica-una-guerra-que-no-hemos-entendido/


¿Bloqueo “interno”?

Gustavo de la Torre Morales – Antorcha encendida

El rol de la prensa capitalista, como negocio e instrumento de reforzamiento a intereses políticos de dominación, ha sido fundamental para inocular las masas con enajenación, conformismo y resignación.

Para ello fue de vital importancia jugar con la información, hasta el punto de generar tópicos que faciliten la “aceptación” de determinadas matrices de opinión, según los intereses en juego.

Una de las metodologías usadas, es el manejo de la semántica, hasta el punto de vaciar de sus conceptos y acepciones originales a palabras y expresiones que han servido de expresión de lucha contra todo acto de dominación y coloniaje, con el objetivo de manipular y tergiversar sus significados.

No es nada nuevo. Es una práctica que viene de siglos pasados, una inclinación, se puede decir perversa, para amansar a las masas: sea por ignorancia o por esa enfermiza comodidad de asumir todo lo que se diga, sin tener un atisbo de esfuerzos para discernir la información recibida y que termina siendo, incluso sin pensar, parte de un rayado discursillo.

Como escribió el intelectual mejicano, Fernando Buen Abad, “algunos no se percatan de que hablamos los lenguajes colonizadores que nos imponen; que compramos compulsivamente sus tecnologías; que relatamos la historia con las premisas lógicas de ellos; que financiamos sus monopolios mediáticos; que regimos nuestras vidas con “valores” y “cultura” que nos infiltran.” (1)

Para aterrizar un poco lo expresado anteriormente, veamos como el descarado uso de los eufemismos apalancan las tropelías de la prepotencia imperialista.

El bloqueo económico, financiero y comercial impuesto a Cuba, por los gobiernos de EEUU durante las últimas 6 décadas, ha estado destinado a generar severas necesidades a través de crudas carencias y afectaciones, a desmotivar por medio del desaliento y a promover el disgusto e indignación.

Sin embargo, como se expresa más arriba, la realidad manipulada por medio del lenguaje, provoca también un dañino efecto en la percepción de la realidad cubana.

Para atenuar el efecto psicológico de rechazo que produce la palabra “bloqueo”, el imperialismo estadounidense y la prensa servil capitalista, usan el término “embargo”; tratando de esconder que la real razón de esta política es imponer un cambio de sistema político en Cuba, contraviniendo la voluntad del pueblo cubano, y para alcanzar dicho objetivo, se disfraza este crimen, sin importarles las penurias que ocasiona, o las violaciones de regulaciones internacionales y de derechos humanos que ello acarrea.

Por supuesto, para justificarlo, dejaron una pequeña abertura que propiciara un tenue comercio entre ambos países; pero bien ajustado a estrictas condiciones comerciales, inusuales en los normales tratados comerciales a nivel internacional, imperceptibles por la cotidianidad social, y que solo pusiera al gobierno cubano en la tesitura de hacer difíciles malabares, con el objetivo de adquirir productos de prioridad. Eso sí, en insuficientes cantidades para seguir manteniendo las necesidades y ello sirviera para demonizar las gestiones del gobierno cubano.

Son más de 60 años para Cuba, sufriendo duras condiciones y, que indudablemente, buscan que termine teniendo su efecto psicológico, principalmente, en las nuevas generaciones; también bombardeadas por la “cultura” del consumismo capitalista: más ahora con el auge de las TIC’s.

Una descarada manipulación usada por el gobierno de EEUU y repetida por sus instrumentos de propaganda, es plantear que el “embargo” es un asunto bilateral. Por supuesto, es un vano intento de obstaculizar el pronunciamiento o la demanda de la ONU y/u organizaciones internacionales sobre la eliminación de esa aberrante y genocida política.

También se ha manejado el tópico de que el “embargo” se aplica al “gobierno” cubano y no al pueblo; pero todas esas medidas restrictivas que están dirigidas a entorpecer e impedir el normal desarrollo de Cuba, inciden directa y proporcionalmente en la familia cubana, dejando inconclusa o imposibilitando el alcance de aspiraciones personales y colectivas dentro de la sociedad, provocando que personas, incluyendo niñas y niños, fallezcan por falta de medicamentos o reactivos que son necesarios para tratar enfermedades.

¿Cómo se puede decir que el “embargo” es contra el gobierno cubano, si Cuba no pudo adquirir ventiladores pulmonares durante la pandemia de la COBVID-19, porque los fabricantes IMT Medical AG y Acutronic habían sido adquiridas por la empresa estadounidense, Vyaire Medical Inc. con sede en Illinois, y comunicaron que “la directriz corporativa que tenemos hoy día es suspender toda relación comercial con Medicuba, entidad exportadora e importadora del Ministerio de Salud Pública de Cuba?

¿Cómo se puede decir que el “embargo” es contra el gobierno cubano, cuando los gobiernos de EE.UU han regulado, incluso hasta el punto de impedir, que a nacionales en Cuba, les lleguen remesas de sus familiares residentes en el extranjero?

Se debe mencionar, que en los últimos años ha aparecido un nuevo término: “bloqueo interno”, el cual ha sido acompañado, en muchas ocasiones, por el de “Estado fallido”, para dar por sentado como hecho tajante, que toda culpa de la situación económica del país es responsabilidad, única y llanamente, del gobierno cubano y el “empecinado” sistema político al que se “aferra” la “cúpula castrista”, queriéndose dejar fuera de la ecuación, las consecuencias del criminal bloqueo económico de EE.UU; como también, se intenta obnubilar que el pueblo cubano sigue decidiendo con libre voluntad su camino y que esa supuesta “cúpula”, no son más que personas que pasaron por todo el proceso electoral vigente y respaldado por la Constitución aprobada en 2019; incluso, el de ser elegidas y elegidos en cada nivel, desde las votaciones en el barrio hasta la general y parlamentaria.

Sin embargo, se exacerba la situación de Cuba, pasando por alto las realidades catastróficas que se vive en países capitalistas, inclusos aquellos desarrollados: manifestaciones sociales de protestas, expolio de derechos, corruptela política y un largo etcétera.

Un Estado fallido es aquel donde las políticas gubernamentales están dirigidas a favorecer a una minoritaria clase social privilegiada, a seguir generando beneficios a grandes inversores y financistas en detrimento de los derechos de la mayoría, aplicándose profundos tijeretazos a políticas sociales para fortalecer el negocio privado, socializándose las deudas privadas en detrimento de presupuestos públicos, donde es conveniente la presencia del caos y las controladas explosiones sociales para poderlas apaciguar con migajas y así darle oxígeno al depauperado sistema capitalista. Un Estado fallido es aquel que aún sin resolver sus problemas internos, destina millones a campañas bélicas contra otros pueblos.

La prensa capitalista y sus espacios alternativos cómplices en internet son rampas de manipulación, y logran engatusar y confundir con sus manipulaciones, tergiversación de la realidad cubana e, incluso, con las miles de fake news que se propagan a diario con total impunidad.

La burocracia, la corrupción, el despilfarro, el inadecuado uso de los recursos materiales, humanos y económicos y la demagogia no se pueden ni justificar ni encubrir con el eufemismo de “Bloqueo interno”; porque realmente lo que conlleva es a enmascarar el bloqueo económico imperialista que le cuesta tanto al país y al pueblo. Estos flagelos, realmente, son conductas ilícitas que hay que combatir; pero que el disgusto desde la distancia y la apatía a salirle al paso, no sean excusas para repetir, como papagayos, el disfraz que el imperialismo tiende sobre su criminal política de genocidio contra Cuba.

(1) https://rebelion.org/guerra-mediatica-una-guerra-que-no-hemos-entendido/

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