Geraldina Colotti – il manifesto – http://albainformazione.com
Caracas. Dal carcere, i piani di Lopez e Ceballos
Se i grandi media perseguissero seriamente la verità dei fatti, i video che provengono dal Venezuela, disponibili sulle reti sociali, basterebbero a chiarire i termini di quanto accade nel paese. Il primo è stato registrato da un detenuto eccellente, Leopoldo Lopez. Si vede il leader di Voluntad Popular, un partito di destra che partecipa al cartello di opposizione Mesa de la Unidad Democratica (Mud). Porta una camicia bianca, una grossa croce al collo. Con sguardo ieratico, si dichiara in sciopero della fame indefinito e fa appello alla piazza per nuove proteste contro il governo di Nicolas Maduro.
Quelle dell’anno scorso, promosse da lui e da altri dirigenti (ex golpisti a capo di formazioni oltranziste come Maria Corina Machado e Antonio Ledezma) hanno provocato 43 morti e oltre 800 feriti. Lopez è attualmente sotto processo come responsabile di quelle violenze e si trova nel carcere militare di Ramo Verde. Ledezma è agli arresti domiciliari in attesa di essere giudicato per il tentato colpo di stato, sventato recentemente dal governo. Machado è stata privata dell’incarico parlamentare dopo essere andata all’Organizzazione degli Stati americani (Osa) a parlare a nome (o meglio, contro) del suo paese e senza mandato.
Per Lopez si sono mobilitate le destre internazionali e anche parlamentari di centrosinistra: il “regime” del dittatore Maduro, si è detto, dopo aver represso pacifici manifestanti, ne ha incarcerato i suoi leader. Una campagna internazionale che ha spinto il presidente USA Barack Obama a un decreto di sanzioni contro funzionari del governo Maduro, nel quale il Venezuela è stato definito «una minaccia inusuale e straordinaria» per la sicurezza degli Stati uniti. Sanzioni — ha annunciato Washington — che verranno ulteriormente inasprite.
Il secondo documento audio deriva da intercettazioni ambientali in carcere. Le voci che si sentono sono quelle di Lopez e di un altro politico detenuto per le violenze dell’anno scorso, il sindaco Daniel Ceballos. I due si scambiano le informazioni su un nuovo piano destabilizzante, con tanto di nomi e cognomi e responsabili dell’organizzazione di nuove violenze. Per questo, Ceballos è stato trasferito in altra sede. Per lui, subito si son fatti sentire noti difensori dei diritti umani quali l’ineffabile direttore esecutivo per le Americhe di Human Rights Watch, Miguel Vivanco e la Sottosegretaria di stato Usa, Roberta Jacobson.
Il Difensore del Popolo, Tarek Saab, si è subito recato a trovarlo, ne ha constatato le buone condizioni di salute e ha fornito alla stampa particolari sulla situazione di Lopez: sta bene, ha ricevuto la visita dei figli e ha mangiato con loro. Che poi il detenuto, che secondo i suoi sostenitori sarebbe in isolamento e super-sorvegliato fosse in possesso di una telecamera, non ha turbato nessuno.
Nei programmi di Lopez e Ceballos, il primo referente delle nuove proteste sarebbe stato il settore universitario di classe medio alta, organizzato dalle organizzazioni fasciste. Dai quartieri bene del paese e non da quelli popolari (destinatari dei massicci investimenti sociali del governo) sono partite le «proteste dei ricchi» dello scorso anno. Nelle regioni di confine con la Colombia, dove il traffico di valuta, di benzina e di alimenti sussidiati apporta più di quello della droga, sono arrivate le mafie colombiane.
Ma per alcuni media sarebbe invece in corso un’inchiesta dell’agenzia antidroga USA, la DEA, contro Diosdado Cabello, presidente del parlamento venezuelano, accusato di essere a capo di un cartello di narcotrafficanti per portare la droga negli USA. Con quali complicità nordamericane avrebbero potuto far atterrare gli aerei? Né questa né altre domande logiche sfiorano la mente dei giornalisti che — come Roberto Saviano — hanno amplificato la presunta inchiesta.