Discorso di Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica di Cuba, nella chiusura dell’Incontro Internazionale di Solidarietà con Cuba e l’Antimperialismo, nel Palazzo delle Convenzioni, il 2 maggio del 2023, “65º Anno della Rivoluzione”.
Sorelle e fratelli che partecipate a questo Incontro Internazionale di solidarietà con Cuba e l’Antimperialismo;
Amiche e amici: Benvenuti tutti! Sentitevi in casa! Cuba è e sarà sempre la casa dei lavoratori, perché in Cuba i lavoratori sono al potere.
Né re, né multimilionari, né rappresentanti di un’oligarchia: i lavoratori cubani!
Vi ringraziamo, voi partecipanti, per la vostra presenza in questo incontro nel quale condividiamo lo stesso sentimento e lo stesso impegno: la solidarietà umana, la solidarietà con la Rivoluzione Cubana le cause di lotta dei popoli per la loro vera emancipazione.
Celebrare il Giorno Internazionale dei Lavoratori con i rappresentanti della classe lavoratrice, dei movimenti di solidarietà e degli amici di Cuba è un grande onore e un gesto di coraggio che il nostro eroico popolo ringrazia di cuore.
Questo costituisce un degno omaggio al legato del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, paradigma della solidarietà del popolo cubano.
Voi siete qui in uno di questi momenti che divengono comuni in un paese bloccato sempre più duramente, nel quale si vivono situazioni molto avverse, come la crisi dell’energia e mancanze di ogni tipo.
L’idea era d’incontrarci nelle nostre piazze questo Primo Maggio, di celebrare insieme il Giorno dei Lavoratori.
Il maltempo ci ha obbligato a posporlo ma, come dice il refrain, a mal tempo, buon viso.
Abituati a vedere in ogni sfida un’opportunità non ci lamentiamo per la pioggia ma celebriamo i 205 anni dalla nascita di qchi ha caratterizzato lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo come fonte del plusvalore e l’essenza del capitalismo, e chiamò all’unità di tutti i lavoratori del mondo per la loro emancipazione.
Sarà venerdì 5 che celebreremo il Giorno dei Lavoratori nelle nostre piazze con sfilate e concentrazioni. E commemoreremo anche il 205º anniversario della nascita del più grande pensatore a favore dei lavoratori, Carlos Marx. E allora: Evviva i popoli del mondo!
Cari fratelli:
In questi tempi è un’azione d’impegno genuino, di coraggio, uno sforzo straordinario visitare Cuba, lo sappiamo.
Il popolo cubano e i suoi dirigente ringraziano infinitamente.
Il mondo vive una crisi sistemica e multidimensionale del capitalismo aggravata dalla pandemia della COVID-19 e dai conflitti bellici.
Lo scorso 28 aprile si sono compiuti due secoli da quando l’allora segretario di Stato, e più tardi presidente dell’Unione, John Quincy Adams, definì per Cuba la sua teoria della “frutta matura” –e cito–: «…ci sono leggi di gravitazione politica come quelle di gravitazione fisica, e così come un frutto separato dal suo albero dalla forza del vento non può, anche se vorrebbe, non cadere al suolo, così Cuba una volta separata dalla Spagna e rotta la connessione artificiale che la lega a lei, sarà incapace di sostenersi da sola e dovrà gravitare necessariamente verso l’ Unione Nordamericana, e verso lei esclusivamente, mentre per l’Unione stessa, in virtù della stessa legge, sarà impossibile non ammetterla nel suo seno».
Come si sbagliava Adams!
Da quell’annuncio di aprile alla promulgazione della Dottrina Monroe nel dicembre del 1823 trascorsero otto mesi. “L’América per gli americani”. E oggi, quando stiamo cercando d’apprendere, quando stiamo leggendo in maniera critica quello che hanno significato questi 200 anni d’applicazione della Dottrina Monroe, molto associata a quella della “frutta matura”, dobbiamo chiederci: Di che America e di quali americani stavano parlando?
Non si cercava di trovare un’integrazione americana e che tutto il potenziale umano, di risorse, di cultura e di storia dell’America si mettesse in funzione del beneficio mutuo di tutti i nostri popoli e paesi. Stavano dicendo che l’America Latina e i Caraibi dovevano appartenere all’America del Nord.
È lì la trappola di questa dottrina e questo è quel che dobbiamo saper delimitare per poterci convocare coscientemente all’unità antimperialista e alla lotta contro l’imperialismo.
Queste idee, che sono egemoniche, che sono di dominio, che sono di prepotenza e di disprezzo verso i popoli dell’America Latina, si videro anche riflesse, nel caso di Cuba, quando negli anni sessanta un funzionario del Dipartimento di Stato nordamericano fece un memorandum nel quale consigliava al Governo USA che, dato che la maggioranza del popolo cubano appoggiava la Rivoluzione, si doveva allora asfissiarci economicamente, per far sì che da questa asfissia economica derivassero la delusione, la rottura, la mancanza d’impegno e sollevamenti sociali, che eliminassero la Rivoluzione.
Come parte della stessa dottrina egemonica, d’ingerenza, che disprezza i popoli latinoamericani e caraibici, si fondò l’Organizzazione degli Stati Americani, che il cancelliere Raúl Roa, definì come un “ministero delle colonie”.
Tutte queste sono piattaforme egemoniche, di dominio, prepotenza e disprezzo; per tanto la nostra risposta dev’essere come l’abbiamo discussa in questo evento. L’unità antimperialista!
Da allora e sino ad oggi, per 200 anni, la la politica del vicino poderoso è stata una sola: impadronirsi di Cuba, di Nuestra America e di tutte le nostre risorse naturali.
Gli Stati Uniti pretendono d’internazionalizzare la Dottrina Monroe e 200 anni dopo la rinnova con politiche di blocco, sanzioni, azioni politico-giudiziarie, muri, ingerenze, assedi mediatici e guerre.
Il blocco economico, finanziario e commerciale indurito costituisce il principale ostacolo per lo sviluppo economico e sociale di Cuba, e che l’imperialismo yankee usa come strumento per asfissiare il popolo cubano, spezzare la sua unità e la fiducia nella Rivoluzione, nel socialismo, nel Partito e nel Governo, e per acuirlo, e come fosse poco, ci hanno incluso ancora una volta e senza fondamenta alcuna, nella spuria lista degli Stati patrocinatori del terrorismo.
Nel 2022 stiamo stati colpiti da due forti incidente e un disastro naturale, com’è stato detto qui in varie occasioni: l’esplosione del Hotel Saratoga a L’Avana, l’incendio nella Base dei Supertanqueros di Matanzas, e il passaggio dell’uragano Ian nell’occidente del paese.
In ognuno di questi momenti, come abbiamo fatto durante lo scontro alla COVID-19, il popolo cubano ha dimostrato la sua capacità di crescere di fronte alle difficoltà che con la forza di volontà, la solidarietà e l’unità, possiamo affrontarle e andare avanti.
I risultati nei tre processi di democrazia partecipativa, realizzati negli ultimi sei mesi appena, dimostrano la fiducia del popolo nella Rivoluzione, nell’infinita opera di giustizia sociale che significa e nella direzione del processo rivoluzionario.
Il popolo lo ha manifestato così quando ha approvato il Codice delle Famiglie, le elezioni per i delegati alle assemblee municipali del Potere Popolare e, più recentemente, l’elezione dei deputati terminata con la costituzione della X Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare.
In questo contesto, cosa chiediamo a voi, i nostri amici di tutto il mondo, le persone che hanno fatto di Cuba e della causa cubana un senso nelle loro vite? Crediamo che sia una priorità rinforzare le esigenze per condannare il blocco in tutte le sue manifestazioni e continuare a dimostrare che, nonostante l’assedio e la pressione, è possibile che Cuba avanzi e si sviluppi.
Ma, come ho detto di recente nel mio discorso d’insediamento nell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, dobbiamo “vincere il blocco senza aspettare che lo tolgano!”. E voi amici che rappresentate la solidarietà internazionale con Cuba, siete ugualmente parte essenziale di questa sfida che condividiamo.
Costituisce anche un imperativo politico e etico denunciare l’inclusione di Cuba nella spuria lista degli Stati patrocinatori del terrorismo, dove non dovrebbe mai essere stata inclusa.
Oltre che arbitraria, ingiusta e immorale, ha gravi implicazioni economiche e un effetto dissuasivo e intimidatorio.
È necessario anche aumentare l’attivismo e l’articolazione nelle reti sociali e negli spazi digitali, dove si sferrano oggi importanti battaglie nello scontro alle campagne di menzogne degli empori mediatici dell’ imperialismo yanquee e dei loro operatori interni e esterni nel loro tentativo per screditare e distruggere la Rivoluzione.
Che vi riconosciamo e vogliamo ringraziarvi?
Prima di tutto, di fronte a questa politica aggressiva dell’impero, il movimento di solidarietà con il nostro paese cresce nel mezzo d’ enormi sfide e in uno scenario internazionale molto complesso.
Sono sempre piu forti e coordinate le azioni di solidarietà che sviluppano le forze politiche, i movimenti sociali, popolari, di solidarietà, pacifiste, sindacali, studentesche, di contadini, delle donne, giovanili, religiose, laureati nelle scuole cubane e associazioni di cubani residenti all’estero tra l’altro.
È anche stimolante constatare l’incremento dei viaggi a Cuba come destinazione sicura, in aperta condanna delle restrizioni imposte dal governo degli USA e le campagne mediatiche fomentate dall’Europa e altre regioni.
Riconosciamo le azioni pubbliche di protesta contro il blocco attraverso carovane e altre iniziative ispirate nel progetto Ponti d’Amore, che sono diventate quotidiane, soprattutto nei fine settimana, in tutte le parti del mondo.
Abbracciamo l’idea di celebrare il VII Incontro Continentale Africano di Solidarietà con Cuba che si realizzerà nel secondo semestre dell’anno in corso.
Sosteniamo le campagne europee Unblock Cuba e le molteplici azioni solidali che, poco a poco, diventano un ampio movimento politico contro il blocco in Europa.
Celebriamo la concertazione politica e l’articolazione solidale realizzata attraverso la Rete Continentale Latinoamericana e Caraibica di Solidarietà con Cuba e le Cause Giuste, così come nella Rete Caraibica di Solidarietà con Cuba.
Molti chiedono in tempi difficili: Perché il socialismo in Cuba? Non tutti resistono per 60 anni a un’asfissia economica che è stata approfondita in maniera opportunista più di una volta. Tutto questo danneggia molto la società e la famiglia cubana e non mancano quelli che dicono che rinunceremo al socialismo.
Perchè la Rivoluzione Cubana ha scelto il cammino del socialismo per la prosperità? Perchè è l’unica alternativa di fronte al capitalismo; perchè è il camino migliore per dare potere al popolo e alle decisioni sul paese e il futuro (Applausi prolungati).
La Rivoluzione Cubana non è solo la reazione di un popolo a un cumulo insopportabile di abusi, dopo secoli di colonialismo e 60 anni di neocolonialismo.
È la reazione di un continente e di un mondo pagata dalle ingiustizie e per questo non siamo stati soli nella nostra lotta. Voi siete un esempio!
La Rivoluzione non è stata importata a Cuba, è nata dalle sue condizioni socio-storiche concrete e si è creata in quasi cento anni di lotta contro l’ingiustizia. Dalla sua autenticità nasce la sua forza.
Quando è scomparsa di colpo la comunità socialista e con lei il CAME, e l’economia cubana cadde al 30%, la Rivoluzione crebbe politicamente e moralmente, con Fidel al fronte e un Partito d’unità cosciente della sua forza. Al paese ci sono voluti cinque anni per fermare la caduta e tornare a crescere discretamente, ma siamo cresciuti!
Questo è un socialismo autentico.
Il presunto “satellite sovietico dei Caraibi” è sopravvissuto alla scomparsa non solo economica e politica del blocco socialista europeo; è sopravvissuto allo smantellamento ideologico e al crollo morale di partiti e organizzazioni politiche che supponevano un riferimento.
Nn siamo mai stati satelliti!
Tutto questo è avvenuto in un contesto marcato dall’euforia del neoliberalismo in America Latina: sono stati venduti persino i cimiteri e i parchi, ed è stato armato il progetto del ALCA.
Dato che Cuba non si è lasciata affascinare da quei canti di sirena che presto dimostrarono di servire solo per indebitare di più i popoli, le azioni di guerra divennero leggi.
Negli anni novanta, quando crollò il socialismo in Europa e non cadde la Rivoluzione, si promossero e si approvarono nel Congresso degli Stati Uniti due leggi: la Torricelli, nel 1992, e la Helms Burton, nel 1996. Furono prima un repubblicano, George Bush padre, e poi un democratico, Bill Clinton, che firmarono rispettivamente le leggi per ottenere i voti e il denaro della destra della Florida. Incredibilmente, così seppellirono quello che sino a quai momento era una prerogativa dei presidenti, secondo gli esperti.
L’incredibile è che le nostre possibilità di sviluppo sono vincolate a due leggi di un altro paese.
Cercate le statistiche e vedrete come si vincolano i dati dei più alti flussi migratori con quelli di maggiore pressione e viceversa, come ci furono periodi nei quali si invertì il flusso migratorio, quando si apersero gli scambi.
Quel che ci hanno confermato la resistenza e la volontà è che la giustizia per tutti si ottiene solo con il socialismo, la società per la quale lottiamo e continuiamo a lottare!
Il capitalismo, e maggiormente il capitalismo dipendente, governò per 60 anni in Cuba e ci ha lasciato un grado tanto profondo d’ingiustizia che la risposta è stata la Rivoluzione più radicale dell’emisfero.
Rinunciare al socialismo con questo apprendistato storico non è l’opzione, perché non lo abbiamo scelto per azzardo, lo abbiamo eletto responsabilmente come espressione del pensiero universale più avanzato in quanto alla giustizia sociale.
È tanto e realmente efficace il socialismo in questo oggetto nobile e umanista, che, anche se vincolati, assediati e perseguitati dal più poderoso impero della storia, non hanno potuto asfissiarci né farci arrendere.
È così vero che solo il socialismo offre futuro come sistema di giustizia sociale, che siamo convinti che questa è la prima causa del blocco: impedire che trionfi un sistema anticapitalista, socialista a novanta miglia dall’ impero!
Sorelle e fratelli:
in un momento come questo, cosa ratifichiamo: Vi possiamo ratificar che nel complesso contesto internazionale attuale Cuba mantiene la sua politica estera di principi, di solidarietà e di difesa delle cause giuste.
E voglio ratificare alcune idee che sono state espresse precedentemente nell’inaugurazione di questa sessione di oggi dalla Viceministro delle Relazioni Estere del nostro paese:
Ratifichiamo il nostro permanente sostegno alla Rivoluzione Bolivariana e Chavista del Venezuela, all’unione civico-militare del suo eroico popolo e al suo legittimo presidente, il compagno Nicolás Maduro Moros.
Reiteriamo la nostra solidarietà con il Nicaragua sandinista, con il suo popolo e con il presidente Comandante Daniel Ortega Saavedra (Applausi prolungati e esclamazioni); la nostra solidarietà con lo Stato Plurinazionale della Bolivia; con il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, in Brasile, leader del Partito dei Lavoratori del Brasil (Applausi); il nostro invariabile appoggio agli sforzi della Repubblica Argentina per recuperare la sovranità sulle isole Malvine, Georgia del Sud, Sandwich del Sud e gli spazi marittimi circostanti; il nostro impegno con il Governo del presidente Luis Arce, del MAS, in Bolivia, per il suo lavoro nel recupero del paese e la lotta contro il golpismo; appoggiamo anche la causa del popolo peruviano e sosteniamo il Governo di Honduras e la sua presidente Xiomara Castro.
Continueremo a difendere i legittimi interessi delle nazioni caraibiche e appoggiamo il loro reclamo di ricevere compensi per le conseguenze della schiavitù e il colonialismo.
Specialmente riaffermiamo il nostro impegno con il fraterno popolo di Haiti, e il nostro totale appoggio alla autodeterminazione e indipendenza di Puerto Rico.
Ringraziamo l’amico Andrés Manuel López Obrador, presidente del Messico, per il suo fermo appoggio e la solidarietà con la Rivoluzione Cubana (Applausi).
Manteniamo la nostra più ferma posizione per una soluzione ampia, giusta e duratura del conflitto israeliano-palestinese, appoggiando la ricerca di una soluzione politica negoziata giusta e definitiva che garantisca l’esercizio del legittimo diritto del popolo palestinese alla libera determinazione e a esistere come Stato sovrano e indipendente con le frontiere precedenti al 1967 con Gerusalemme Orientale come sua capitale.
Manterremo la solidarietà senza condizioni con il fraterno popolo saharaui e il suo diritto all’autodeterminazione.
Operiamo per continuare a sviluppare e rinforzare gli stretti e amichevoli vincoli con la Siria, basati nel rispetto e l’autodeterminazione, l’integrità territoriale e la condanna del terrorismo e dell’imposizione di sanzioni economiche da parte di potenze straniere e organismi internazionali.
Salutiamo i lavoratori dei fraterni paesi socialisti.
Cuba lotta per la pace, la cooperazione, la solidarietà, il multilateralismo e il dialogo, come premesse per la soluzione dei conflitti, e difende un nuovo ordine economico internazionale.
Mentre si svolge questo Incontro Internazionale di Solidarietà, si sta realizzando a L’Avana il terzo ciclo di dialogo tra il Governo della Colombia e l’ Esercito di Liberazione Nazionale.
L’impegno di Cuba con la pace in Colombia è inalterabile e faremo tutto quello che potremo per conquistare questo desiderato proposito del popolo colombiano e della nostra regione (Applausi). Siamo impegnati perché si realizzi il Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, così come lo approvò il Vertice della CELAC nel 2014.
Sappiamo che in molti dei paesi di Asia e Oceania, Africa e Medio Oriente, Europa, America del Nord, America Latina e Caraibi, i lavoratori organizzano manifestazioni di massa per affrontare le politiche neoliberali che non garantiscono loro né lavoro né sicurezza sociale. A tutti loro inviamo il messaggio solidale del movimento sindacale e della Rivoluzione Cubana per le giuste lotte che sferrano oggi.
Vogliamo dirvi che siamo convinti che i grandi problema che l’umanità affronta oggi e quelli che affronterà in futuro si possono risolvere solo per la via della cooperazione e la solidarietà e non del confronto.
La vittoria della Rivoluzione Cubana è prima di tutto una vittoria del nostro popolo e anche dei popoli rappresentanti dai delegati internazionali e di tutti i popoli amici di Cuba (Applausi).
La forza del processo rivoluzionario nella società cubana non si potrebbe spiegare senza questa volontà popolare e senza il ruolo meritevole della solidarietà internazionale che voi ci offrite.
Compagne e compagni:
chi di voi rimarrà sino a venerdì- chiediamo troppo? – sarà testimone di come i lavoratori e il popolo di Cuba, nonostante i limiti, festeggeremo con allegria e unità il Giorno Internazionale dei Lavoratori, in questa occasione in maniera differente, ma con lo steso spirito, entusiasmo e fede indistruttibile nella vittoria (Applausi).
Vi giunga la gratitudine eterna e sincera di tutto il nostro popolo per accompagnarci nella nostra lotta irrinunciabile contro il blocco.
In nome del nostro popolo, Partito e Governo ratifico la continuità del legato rivoluzionario di Fidel, Raúl e di tante generazioni di patrioti cubani che lottarono per la patria sovrana, indipendente, solidale, democratica, socialista e degna, che abbiamo la responsabilità di difendere al prezzo che sia necessario.
Questo è il messaggio che inviamo a voi e a tutti gli amici e popoli del mondo con amore e fermezza.
L’incerto e pericoloso panorama che si vive a livello mondiale e i brutali estremi ai quali ci hanno portato i nemici della Rivoluzione per farci arrendere per fame e carenze di ogni tipo, fanno sì che molti dubitino della possibilità reale della vittoria che ci aspetta.
Nella storia di Cuba ci sono stati molti momenti come questi che viviamo, ma forse quelli con meno speranze li vissero per diversi giorni i sopravvissuti dello sbarco del Granma.
Tredici giorni dopo la loro dispersione, dopo il battesimo del fuoco di Alegría de Pío, Fidel incontra suo fratello Raúl e altri quattro compagni, di notte, in un luogo remoto conosciuto come Cinco Palmas. Si abbracciano.
Fidel chiede quanti fucili hanno. Raúl risponde che ne hanno cinque, e Fidel dice: «Più due che ho io, sette. Adesso sì che vinciamo la guerra!» Raúl racconta che in quel momento aveva pensato che suo fratello sragionava, sino a quando vinsero la guerra!
Molti anni dopo, con tanti momenti come quelli, Cuba perse i suoi mercati e la solidarietà socialista, l’impero e gli ex socialisti si allearono per imporre un doppio blocco.
Un’atra volta, come nel carro armato di Girón, Fidel guidò l’epica resistenza per Cuba e per il socialismo.
Raúl, al fronte di un esercito che senza lasciare le armi si è dedicato a produrre alimenti e medicine, ha dimostrato e ha detto che:« Sì si può!»
La generazione che ora occupa le principali responsabilità nel Partito, lo Stato e il Governo cubano viene da questa scuola, e siamo convinti che sì si può e che sì vinceremo la guerra!
E come allora, anche adesso e come sempre, contiamo con la vostra solidarietà.
L’unità e la speranza sono il nostro presente e futuro, e la vostra solidarietà rinforza l’unità e accresce la speranza!
La solidarietà umana non si può bloccare, continuerà ad essere un’arma indistruttibile di lotta e di combattimento e nello stesso tempo un messaggio
permanente e infinito di pace, che è impossibile far tacere.
Patria è umanità! Un’umanità sostenuta dai lavoratori!
Solidarietà per sempre!
Andiamo a vincere!
Certo che vinceremo!
Hasta la Victoria Siempre!
Discurso de Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba y Presidente de la República de Cuba, en la clausura del Encuentro Internacional de Solidaridad con Cuba y el Antimperialismo, en el Palacio de Convenciones, el 2 de mayo de 2023, “Año 65 de la Revolución”
Hermanas y hermanos participantes en este Encuentro Internacional de Solidaridad con Cuba y el Antimperialismo;
Amigas y amigos:
¡Bienvenidos todos! ¡Siéntanse en casa! Cuba es y será siempre la casa de los trabajadores, porque en Cuba los trabajadores están en el poder. Ni reyes ni multimillonarios ni representantes de una oligarquía: ¡los trabajadores cubanos!
Agradecemos a ustedes, los asistentes, por su participación en este encuentro, en el que compartimos un mismo sentimiento y un mismo compromiso: la solidaridad humana, la solidaridad con la Revolución Cubana y las causas de lucha de los pueblos por su verdadera emancipación.
Celebrar el Día Internacional de los Trabajadores junto a representantes de la clase trabajadora de los movimientos de solidaridad y amigos de Cuba es un gran honor y un gesto de valentía que nuestro heroico pueblo les agradece de corazón. Constituye ese un digno homenaje al legado del Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz, paradigma de la solidaridad del pueblo cubano.
Ustedes llegan en uno de esos momentos que se vuelven comunes en un país bloqueado de manera recrudecida en que se viven situaciones muy adversas como la crisis de la energía y desabastecimientos de todo tipo.
La idea era encontrarnos en nuestras plazas este Primero de Mayo, celebrar juntos el Día de los Trabajadores. El mal tiempo nos obligó a posponerlo; pero, como dice el dicho o el refrán, a mal tiempo, buena cara.
Acostumbrados a ver en cada desafío una oportunidad, no vamos a lamentarnos por la lluvia, vamos a celebrar los 205 años del nacimiento de aquel que caracterizó la explotación del hombre por el hombre como fuente de la plusvalía y esencia del capitalismo, y clamó por la unidad de todos los trabajadores del mundo en pos de su emancipación.
Será el viernes 5 de mayo cuando estemos celebrando el Día de los Trabajadores en nuestras plazas, con desfiles y con concentraciones. Y estaremos conmemorando también el aniversario 205 del nacimiento del más grande pensador a favor de los trabajadores, Carlos Marx. Entonces, ¡arriba los pobres del mundo!
Queridos hermanos:
En estos tiempos es un acto de genuino compromiso, valentía y un esfuerzo extraordinario visitar a Cuba, lo sabemos. El pueblo cubano y sus dirigentes lo agradecen infinitamente.
El mundo vive una crisis sistémica y multidimensional del capitalismo agravada por la pandemia de la COVID-19 y por los conflictos bélicos.
El pasado 28 de abril se cumplieron dos siglos de que el entonces secretario de Estado, y más tarde presidente de la Unión, John Quincy Adams, dejara definida para Cuba su teoría de la “fruta madura” –y cito–:
“… hay leyes de gravitación política como las hay de gravitación física, y así como una fruta separada de su árbol por la fuerza del viento no puede, aunque quiera, dejar de caer en el suelo, así Cuba una vez separada de España y rota la conexión artificial que la liga con ella, es incapaz de sostenerse por sí sola, tiene que gravitar necesariamente hacia la Unión Norteamericana, y hacia ella exclusivamente, mientras que a la Unión misma, en virtud de la propia ley, le será imposible dejar de admitirla en su seno”.
¡Qué equivocado estaba Adams!
Desde aquel anuncio de abril hasta la promulgación de la Doctrina Monroe en diciembre de 1823 transcurrieron ocho meses. “América para los americanos”. Y hoy, cuando estamos buscando aprendizaje, cuando estamos leyendo de manera crítica lo que han significado estos 200 años de aplicación de la Doctrina Monroe, muy asociada a la de la “fruta madura”, tenemos que preguntarnos: ¿De qué América y para qué americanos estaban hablando? No se trataba de buscar una integración americana y que todo el potencial humano, de recursos, de cultura y de historia de América se pusiera en función del beneficio mutuo de todos nuestros pueblos y países. Estaban hablando de que América Latina y el Caribe tenían que pertenecer a Norteamérica. Ahí está la trampa de esta doctrina, y eso es lo que tenemos que saber deslindar para poder entonces convocarnos conscientemente a la unidad antimperialista y a la lucha contra el imperialismo.
Esas ideas, que son hegemónicas, que son de dominación, que son de prepotencia y de desprecio hacia los pueblos de la América Latina, también se vieron reflejadas, en el caso de Cuba, cuando en los años sesenta un funcionario del Departamento de Estado norteamericano hizo un memorando en el que aconsejaba al Gobierno de los Estados Unidos que, como la mayoría del pueblo cubano apoyaba a la Revolución, había entonces que asfixiarnos económicamente para que, de esa asfixia económica, se produjera el desencanto, la ruptura, la falta de compromiso y estallidos sociales que acabaran con la Revolución.
Como parte de esa misma doctrina hegemónica, injerencista, que desprecia a los pueblos latinoamericanos y caribeños, se fundó la Organización de Estados Americanos, como la definió el canciller Raúl Roa, como un “ministerio de colonias”.
Todas estas son plataformas hegemónicas, de dominación, prepotencia y desprecio; por lo tanto, nuestra respuesta tiene que ser, como la hemos discutido en este evento, ¡la unidad antimperialista!
Desde entonces hasta los días de hoy, durante 200 años, la política del vecino poderoso ha sido una sola: apoderarse de Cuba, de nuestra América y de todos nuestros recursos naturales.
Estados Unidos pretende internacionalizar la Doctrina Monroe y 200 años después la renueva bajo políticas de bloqueo, sanciones, acciones político-judiciales, muros, injerencias, cercos mediáticos y guerras.
El bloqueo económico, financiero y comercial recrudecido constituye el principal obstáculo para el desarrollo económico y social de Cuba, y que el imperialismo yanqui usa como herramienta para asfixiar al pueblo cubano, quebrar su unidad y confianza en la Revolución, en el socialismo, en el Partido y en el Gobierno, y para agudizarlo, como si esto fuera poco, nos han incluido una vez más, y sin fundamento alguno, en la espuria lista de Estados patrocinadores del terrorismo.
Durante el año 2022 fuimos golpeados por dos fuertes accidentes y un desastre natural, como se ha mencionado aquí en varias ocasiones: la explosión del Hotel Saratoga en La Habana, el incendio en la Base de Supertanqueros de Matanzas, y el azote del huracán Ian en el occidente del país. En cada uno de estos momentos, como lo hicimos durante el enfrentamiento a la COVID-19, el pueblo cubano demostró su capacidad de crecerse ante las dificultades y a fuerza de voluntad, solidaridad y unidad pudimos enfrentarlos y salir adelante.
Los resultados en los tres procesos de democracia participativa, realizados en apenas los últimos seis meses, demuestran la confianza del pueblo en la Revolución, en la infinita obra de justicia social que significa y en la dirección del proceso revolucionario. Así lo manifestó el pueblo cuando aprobó el Código de las Familias, las elecciones para los delegados a las asambleas municipales del Poder Popular y, más recientemente, la elección de diputados que culminó con la constitución de la X Legislatura de la Asamblea Nacional del Poder Popular.
En este contexto, ¿qué les pedimos a ustedes, nuestros amigos de todo el mundo, las personas que han hecho de Cuba y de la causa cubana un sentido de sus vidas? Creemos que resulta una prioridad reforzar las exigencias para condenar el bloqueo en todas sus manifestaciones y seguir demostrando que, pese al cerco y la presión, es posible que Cuba avance y se desarrolle. Pero, como expresé recientemente en mi discurso de toma de posesión ante la Asamblea Nacional del Poder Popular, debemos “¡vencer al bloqueo sin esperar que lo levanten!”. Y ustedes, amigos, que representan la solidaridad internacional con Cuba, también son parte esencial de ese desafío que compartimos.
Constituye, además, un imperativo político y ético denunciar la inclusión de Cuba en la espuria lista de Estados patrocinadores del terrorismo, donde nunca debía haber estado. Además de arbitraria, injusta e inmoral, tiene graves implicaciones económicas y un efecto disuasivo e intimidatorio.
Es necesario también aumentar el activismo y la articulación en las redes sociales y espacios digitales, donde se libran hoy importantes batallas en el enfrentamiento a las campañas de mentiras de los emporios mediáticos del imperialismo yanqui y sus operadores internos y externos en su intento por desacreditar y destruir a la Revolución.
¿Qué reconocemos y qué queremos agradecerles? En primer lugar, que frente a esta política agresiva del imperio el movimiento de solidaridad con nuestro país crece en medio de enormes desafíos y en un escenario internacional extremadamente complejo. Que cada vez son más fuertes y coordinadas las acciones de solidaridad que desarrollan las fuerzas políticas, los movimientos sociales, populares, de solidaridad, pacifistas, sindicales, estudiantiles, campesinos, de mujeres, juveniles, religiosos, egresados de escuelas cubanas y asociaciones de cubanos residentes en el exterior, entre otros.
Resulta también estimulante constatar el incremento de los viajes a Cuba como destino seguro, en abierto rechazo a las restricciones que impone el Gobierno de Estados Unidos y las campañas mediáticas que se impulsan desde Europa y otras regiones.
Reconocemos las acciones públicas de protesta contra el bloqueo a través de caravanas y otras iniciativas inspiradas en el proyecto Puentes de Amor, que se han hecho cotidianas, fundamentalmente los fines de semana, en todas partes del mundo.
Abrazamos la idea de celebrar el VII Encuentro Continental Africano de Solidaridad con Cuba a desarrollarse en Sudáfrica en el segundo semestre del año en curso.
Respaldamos las campañas europeas Unblock Cuba y las múltiples acciones solidarias que, poco a poco, se convierten en un amplio movimiento político en contra del bloqueo en Europa.
Celebramos la concertación política y articulación solidaria que se ha logrado a través de la Red Continental Latinoamericana y Caribeña de Solidaridad con Cuba y las Causas Justas, así como en la Red Caribeña de Solidaridad con Cuba.
En tiempos difíciles muchos preguntan: ¿Por qué el socialismo en Cuba? No todos resisten 60 años de una asfixia económica que se ha profundizado de manera oportunista más de una vez. Todo eso daña de tal modo a la sociedad y a la familia cubana que no faltan los que dicen que renunciemos al socialismo.
¿Por qué la Revolución Cubana escogió el camino del socialismo para la prosperidad? Porque es la única alternativa frente al capitalismo; porque es el mejor camino para darle el poder al pueblo y las decisiones sobre el país y el futuro.
La Revolución Cubana no es solo la reacción de un pueblo a un acumulado insoportable de abusos, después de siglos de colonialismo y 60 años de neocolonialismo. Es la reacción de un continente y de un mundo plagado de injusticias, por eso nunca hemos estado solos en nuestra lucha. ¡Ustedes son un ejemplo!
La Revolución no llegó a Cuba importada, nació de sus condiciones socio-históricas concretas y se gestó en casi cien años de lucha contra la injusticia. De su autenticidad nace su fuerza.
Cuando desapareció de golpe la comunidad socialista, y con ella el CAME, y la economía cubana cayó más del 30%, la Revolución creció política y moralmente, con Fidel al frente y un Partido de unidad consciente de su fuerza. Al país le tomó cinco años detener la caída y volver a crecer discretamente, ¡pero crecimos! Eso es un socialismo auténtico.
El supuesto “satélite soviético del Caribe” sobrevivió a la desaparición no solo económica y política del bloque socialista europeo; sobrevivió al desmontaje ideológico y al desplome moral de partidos y organizaciones políticas que suponían un referente. ¡Nunca fuimos satélites!
Todo eso ocurrió en un contexto marcado por la euforia del neoliberalismo en América Latina: hasta los cementerios y los parques fueron vendidos, y se armó el proyecto del ALCA.
Como Cuba no se dejó llevar por aquellos cantos de sirenas que muy pronto demostraron servir solo para endeudar más a los pueblos; las acciones de guerras económicas se convirtieron en leyes.
En los años noventa, cuando se desmoronó el socialismo en Europa y no cayó la Revolución, se promovieron y aprobaron en el Congreso de Estados Unidos dos leyes: la Torricelli, en 1992, y la Helms Burton, en 1996. Fueron un republicano primero, George Bush, padre, y un demócrata después, Bill Clinton, quienes firmaron respectivamente las leyes para ganar los votos y el dinero de la derecha de la Florida. Increíblemente, así enterraron lo que hasta esos momentos era una prerrogativa de los presidentes, según los expertos.
Lo increíble es que nuestras posibilidades de desarrollo estén atadas a dos leyes de otro país. Busquen las estadísticas y verán cómo se conectan los datos de los más altos flujos migratorios con los momentos de mayor presión y cierre, y viceversa, cómo hubo periodos en que se invirtió el flujo migratorio cuando se abrieron los intercambios.
Lo que nos han confirmado la resistencia y la voluntad es que la justicia para todos solo se consigue con socialismo, ¡la sociedad por la que seguimos y seguiremos luchando!
El capitalismo, más aún el capitalismo dependiente, gobernó por 60 años en Cuba y nos dejó un grado tan profundo de injusticia que la respuesta fue la Revolución más radical del hemisferio.
Renunciar al socialismo con estos aprendizajes históricos no es la opción, porque no lo escogimos al azar, lo elegimos responsablemente como expresión de lo más avanzado del pensamiento universal en cuanto a la justicia social.
Es tan realmente eficaz el socialismo en ese objeto noble y humanista, que aun atados, cercados, perseguidos por el más poderoso imperio de la historia no han podido asfixiarnos ni rendirnos.
Es tan cierto que solo el socialismo ofrece futuro como sistema de justicia social, que estamos convencidos de que esa es la primera causa del bloqueo: ¡impedir que triunfe un sistema anticapitalista, socialista a noventa millas del imperio!
Hermanas y hermanos:
En un momento como este, qué les ratificamos: Les podemos ratificar que en el complejo contexto internacional actual Cuba mantiene su política exterior de principios, de solidaridad y de defensa de las causas justas.
Y voy a ratificar algunas ideas que fueron expresadas anteriormente en la inauguración de esta sesión de hoy por la Viceministra de Relaciones Exteriores de nuestro país:
Ratificamos nuestro permanente respaldo a la Revolución Bolivariana y Chavista de Venezuela, a la unión cívico-militar de su heroico pueblo y a su legítimo presidente, el compañero Nicolás Maduro Moros.
Reiteramos nuestra solidaridad con Nicaragua sandinista, con su pueblo y con el presidente Comandante Daniel Ortega Saavedra (Aplausos prolongados y exclamaciones); también nuestra solidaridad con el Estado Plurinacional de Bolivia; con el presidente Luiz Inácio Lula da Silva, en Brasil, líder del Partido de los Trabajadores de Brasil; y nuestro invariable apoyo a los esfuerzos de la República Argentina para recuperar la soberanía sobre las islas Malvinas, Georgias del Sur, Sandwich del Sur y los espacios marítimos circundantes; nuestro compromiso con el Gobierno del presidente Luis Arce, del MAS, en Bolivia, por su trabajo en la recuperación del país y la lucha contra el golpismo; apoyamos también la causa del pueblo peruano y respaldamos al Gobierno de Honduras y a su presidenta Xiomara Castro.
Seguiremos defendiendo los legítimos intereses de las naciones caribeñas y apoyamos su reclamo de recibir compensación por las consecuencias de la esclavitud y el colonialismo.
Especialmente, reafirmamos nuestro compromiso con el hermano pueblo de Haití, y nuestro total respaldo a la autodeterminación e independencia de Puerto Rico.
Agradecemos al amigo Andrés Manuel López Obrador, presidente de México, por su firme apoyo y solidaridad con la Revolución Cubana (Aplausos).
Mantenemos nuestra irrestricta posición sobre una solución amplia, justa y duradera del conflicto israelo-palestino, apoyando la búsqueda de una solución política negociada, justa y definitiva que garantice el ejercicio del legítimo derecho del pueblo palestino a la libre determinación y a existir como Estado soberano e independiente en las fronteras anteriores a 1967 con Jerusalén Oriental como su capital.
Mantendremos la solidaridad incondicional con el hermano pueblo saharaui y su derecho a la autodeterminación.
Abogamos por continuar desarrollando y fortaleciendo los estrechos y amistosos lazos con Siria, basados en el respeto a la autodeterminación, la integridad territorial y el rechazo al terrorismo y a la imposición de sanciones económicas por parte de potencias extranjeras y organismos internacionales (Aplausos).
Saludamos a los trabajadores de los hermanos países socialistas.
Cuba aboga por la paz, la cooperación, la solidaridad, el multilateralismo y el diálogo, como premisas para la solución de los conflictos, y defiende un nuevo orden económico internacional.
Mientras tiene lugar este Encuentro Internacional de Solidaridad, se está celebrando en La Habana el tercer ciclo de la mesa de diálogo entre el Gobierno de Colombia y el Ejército de Liberación Nacional. El compromiso de Cuba con la paz en Colombia es inalterable y haremos todo lo que esté a nuestro alcance para el logro de este anhelado propósito del pueblo colombiano y de nuestra región. Estamos comprometidos porque se cumpla la Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz, tal como la aprobó la Cumbre de la CELAC en 2014.
Sabemos que en muchos de los países de Asia y Oceanía, África y Medio Oriente, Europa, América del Norte, América Latina y el Caribe los trabajadores salen en masivas manifestaciones a enfrentar las políticas neoliberales que no les garantizan ni empleo ni seguridad social. A todos ellos les hacemos llegar el mensaje solidario del movimiento sindical y de la Revolución Cubana por las justas luchas que hoy libran.
Queremos expresarles el convencimiento que tenemos de que los grandes problemas que hoy enfrenta la humanidad y los que encarará en el futuro solo pueden resolverse por la vía de la cooperación, la solidaridad y no de la confrontación.
La victoria de la Revolución Cubana es, ante todo, una victoria de nuestro pueblo y también de los pueblos que representan los delegados internacionales y de todos los pueblos amigos de Cuba.
La fortaleza del proceso revolucionario en la sociedad cubana no podría explicarse sin esa voluntad popular y sin el meritorio papel de la solidaridad internacional que ustedes nos brindan.
Compañeras y compañeros:
Quienes se queden hasta el viernes –¿es mucho pedir?– serán testigos de cómo los trabajadores y el pueblo de Cuba, a pesar de las limitaciones, festejaremos con alegría y unidad el Día Internacional de los Trabajadores, en esta ocasión de manera diferente, pero con el mismo espíritu, entusiasmo y fe inquebrantable en la victoria.
Llegue a ustedes el agradecimiento eterno y sincero de todo nuestro pueblo por acompañarnos en nuestra irrenunciable lucha contra el bloqueo.
En nombre de nuestro pueblo, Partido y Gobierno les ratifico la continuidad del legado revolucionario de Fidel, Raúl y de tantas generaciones de patriotas cubanos que lucharon por la patria soberana, independiente, solidaria, democrática, socialista y digna que tenemos la responsabilidad de defender al precio que sea necesario. Ese es el mensaje que con mucho amor y firmeza les hacemos llegar a ustedes y a todos los amigos y pueblos del mundo.
El incierto y peligroso panorama que se vive a nivel mundial y los brutales extremos a los que nos han llevado los enemigos de la Revolución para rendirnos por hambre y carencias de todo tipo, hacen dudar a muchos de la posibilidad real de la victoria que nos espera.
En la historia de Cuba ha habido muchos momentos como estos que vivimos, pero quizás el de menos esperanzas lo vivieron durante varios días los sobrevivientes del desembarco del Granma. Trece días después de dispersarse, tras el bautizo de fuego de Alegría de Pío, Fidel se reencuentra con su hermano Raúl y otros cuatro compañeros en medio de la noche y en un lugar remoto conocido como Cinco Palmas. Se abrazan. Fidel pregunta cuántos fusiles traen y Raúl responde que cinco, y dice Fidel: “Más dos que tengo yo, siete. ¡Ahora sí ganamos la guerra!” (Aplausos.) Según cuenta Raúl, en ese momento él creyó que su hermano había enloquecido, ¡hasta que ganaron la guerra!
Muchos años después de tantos momentos como aquel, Cuba perdió sus mercados y la solidaridad socialista, el imperio y los exsocialistas se aliaron para imponernos un doble bloqueo. Otra vez, como en el tanque de Girón, Fidel encabezó la épica resistencia por Cuba y por el socialismo.
Raúl, al frente de un ejército que sin dejar las armas se dedicó a producir alimentos y medicinas, demostró y dijo: “¡Sí se puede!”.
La generación que ahora ocupa las principales responsabilidades en el Partido, el Estado y el Gobierno cubano viene de esa escuela, y estamos convencidos de que ¡sí se puede y de que sí ganamos la guerra! (Aplausos.)
Y como entonces, también ahora, y como siempre, contamos con la solidaridad de ustedes.
¡La unidad y la esperanza son nuestro presente y futuro, y la solidaridad de ustedes fortalece la unidad y acrecienta la esperanza!
La solidaridad humana no se puede bloquear, seguirá siendo un arma indestructible de lucha y de combate y, al propio tiempo, un mensaje permanente e inagotable de paz imposible de acallar.
¡Patria es humanidad! ¡Una humanidad que sostienen los trabajadores!
¡Solidaridad por siempre!
¡Vamos a vencer! ¡Seguro que venceremos!
¡Hasta la Victoria Siempre!
Díaz-Canel ribadisce la sua fiducia nella vittoria della solidarietà
La fede nella vittoria di Cuba è possibile solo grazie alla solidarietà del mondo e alla resistenza del popolo, ha detto oggi il presidente Miguel Díaz-Canel all’Incontro Internazionale di Solidarietà con Cuba e Anti-Imperialismo a 200 anni dalla Dottrina Monroe, che si è svolto in questa capitale.
Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica ha ratificato lo storico impegno per le cause difese dalla nazione caraibica e per non venir meno all’eredità di coloro che hanno costruito la patria cubana a qualsiasi costo necessario.
Díaz-Canel ha difeso che la giustizia per tutti può essere raggiunta solo con il socialismo, un progetto perseguito dalla leadership politica del Paese per dare ai lavoratori un ruolo maggiore nella costruzione di un futuro migliore.
Per quanto riguarda il tema dell’evento, ha insistito sulle affermazioni errate della Dottrina Monroe, a due secoli dalla sua creazione, che pone l’accento sul dominio invece che sulla cooperazione e sul progresso congiunto nella ricerca dello sviluppo.
In un momento in cui gli Stati Uniti cercano di rinnovare questa politica attraverso azioni unilaterali, sanzioni e ricatti per ripristinare le loro posizioni egemoniche nel continente, gli amici di Cuba stanno dando ampia dimostrazione di come si possa superare l’assedio senza aspettare che venga tolto, perché la solidarietà umana non può essere bloccata, ha sottolineato.
Tra le priorità, il Capo di Stato ha sottolineato l’importanza di aumentare l’attivismo e l’articolazione negli spazi di rete, dove si combatte contro il bombardamento di informazioni promosso dalle grandi reti di informazione, e di rendere visibile il lavoro di gruppi e piattaforme che dall’estero chiedono la fine dell’ostilità.
Ha ricordato che, nonostante i tentativi di disinformare o di far dimenticare la storia, il modello del capitalismo dipendente ha governato Cuba nei primi decenni del XX secolo e ha lasciato un insieme di disuguaglianze così marcate da provocare la rivoluzione più radicale del continente.
La motivazione principale che spinge l’amministrazione statunitense a mantenere il blocco è quella di impedire il trionfo di una nazione antimperialista e socialista a sole 90 miglia dalle sue coste, ha dichiarato il Presidente cubano.
Ha chiarito che Cuba si impegna per la pace, il multilateralismo, il rispetto della sovranità e il dialogo per la risoluzione dei conflitti e, a riprova di questa volontà, ha annunciato l’apertura all’Avana del terzo ciclo di colloqui di pace tra l’amministrazione colombiana e l’Esercito di Liberazione Nazionale.
Gli amici presenti il 5 maggio assisteranno alla celebrazione dei lavoratori cubani con entusiasmo e fede incrollabile nella vittoria, così come all’appoggio maggioritario del popolo al processo rivoluzionario, ha affermato.
In chiusura dell’evento è intervenuto Fernando González Llort, presidente dell’Istituto cubano di amicizia con i popoli, ed è stata presentata la Dichiarazione finale, con posizioni che coincidono nel ruolo cruciale dell’appoggio degli amici stranieri per la sopravvivenza della patria cubana in tempi complessi, e l’identificazione con altre cause giuste del pianeta come la Palestina, il Sahara occidentale e Porto Rico.
Si è svolta anche la presentazione di un libro biografico sulla figura del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva da parte del suo autore Fernando Moraes, e la consegna della Medaglia dell’Amicizia, in conformità con il Decreto presidenziale 605, a tre leader sindacali della Repubblica Dominicana, della Francia e dell’Argentina e alla Federazione Rotativista di Parigi.