La falsa lista USA disconosce che Cuba ha sottoscritto 19 accordi internazionali per combattere il terrorismo; che mai ha utilizzato il proprio territorio per organizzare azioni di questo tipo, e mai le ha finanziate. Disconosce anche che è stata vittima di quel flagello
Ho un amico che, per il suo lavoro di agente di protezione, approfitta del mio arrivo, nelle prime ore del mattino, dopo il lavoro al giornale, per affrontare i più disparati temi dello spettro informativo. Gustavo ha un cognome anglosassone (Fischer) e di un campione mondiale di scacchi, benché non abbia niente a che fare con nessuno dei due.
“Vuoi dirmi come digerire che il Paese che ci accusa di sponsorizzare il terrorismo sieda allo stesso tavolo con noi per combattere quel flagello?” Così, nella più chiara espressione del linguaggio popolare, ha mostrato, senza dissimulazione, la sua incredulità, che io ho inteso come anticonformismo.
Aveva letto la nota che dava conto di una riunione tecnica sulla cooperazione per combattere il terrorismo, compreso il sequestro di aerei e imbarcazioni marittime e l’uso di reti digitali per scopi violenti, svoltasi all’Avana tra il 27 e il 28 aprile scorso. In essa, da parte USA, hanno partecipato funzionari dei Dipartimenti di Giustizia, Stato, Sicurezza Interna e dell’Ambasciata a Cuba, e per la Maggiore delle Antille, rappresentanti dei Ministeri dell’Interno e delle Relazioni Estere, nonché della Procura Generale della Repubblica e della Dogana Generale della Repubblica.
Gli ho detto che la “storia” di paese che sponsorizza il terrorismo è molto più lunga, che ha motivazioni politiche, o che è la stessa cosa: s’include come pietra angolare degli attacchi di quel Governo contro il popolo cubano e la sua Rivoluzione.
Secondo la Sezione 2656f (a) del Titolo 22 del Codice degli USA, il documento ha tra i suoi obiettivi la determinazione degli Stati che sponsorizzano il terrorismo, sui quali ricadono quattro tipi di sanzioni: divieto di esportazione e vendita di armi; controlli sulle esportazioni di articoli a duplice uso, che richiedono una notifica al Congresso di 30 giorni per beni o servizi che potrebbero migliorare la capacità militare del paese o la capacità di sostenere il terrorismo; e, leggasi bene: divieti di assistenza economica e restrizione finanziaria.
L’arbitraria, falsa e unilaterale lista è stata pubblicata per la prima volta con James Carter alla Casa Bianca, nel 1979. Allora sono apparsi relazionati Libia, Iraq, Yemen del Sud e Siria, e da allora – guarda caso o curiosamente? – gli USA hanno invaso o sostenuto conflitti interni in Libia, Iraq, Yemen del Sud, Siria e Afghanistan, quest’ultimo paese anche se non è stato nel catalogo terrorista perché l’amministrazione che l’ha generata non riconosce i talebani come un governo legittimo e sovrano.
Cuba è apparsa nell’illegittima lista imperiale nel 1982, all’epoca di Ronald Reagan, proprio quando si intensificavano l’ostilità e le ansie di sottomettere la Maggiore delle Antille con ogni mezzo, compresa l’aggressione. Questa è una delle conseguenze, si potrebbe affermare la più intenzionale, dell’informe su tale “lista”, poiché comporta la creazione di un consenso, nell’opinione pubblica, per attuare sanzioni che possono arrivare fino all’intervento militare.
La maggior isola dei Caraibi, che non sponsorizza nessun tipo di terrorismo, ma anzi lo combatte, da qualunque parte provenga, e ne è stata vittima, incluso quello sponsorizzato e sostenuto dagli USA, non è più uscita da quel rapporto fino a quando Barack Obama, nel suo secondo mandato presidenziale, l’ha esclusa, nel 2015, non prima però di aver espresso che «Cuba ha preso le distanze dal terrorismo internazionale; Cuba ha rafforzato la sua legge antiterrorismo, in particolare per quanto riguarda il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo; Cuba ha facilitato i negoziati tra le FARC e il Governo della Colombia; i membri dell’ETA continuano a risiedere a Cuba, ma non gli è stato permesso di partecipare ad attività terroristiche; fuggiaschi dalla giustizia USA risiedono a Cuba, ma sebbene neghi di restituirne diversi, negli ultimi anni è stata più collaborativa con gli USA».
Obama, pur togliendo Cuba dalla lista, ha ripetuto la stessa matrice dei suoi predecessori, pur usando un linguaggio meno aggressivo. Poi alla Casa Bianca è arrivato Donald Trump, disposto a cancellare ogni relazione con l’Isola, ed ha pian piano intrecciato la sua rete di ostilità e odio. Nel 2017 è apparso il Memorandum Presidenziale per la Sicurezza Nazionale sul Rafforzamento della Politica USA verso Cuba, che limitava all’estremo l’ingresso di valuta estera per ottenere il soffocamento economico. Alla 72a sessione delle Nazioni Unite, ha qualificato Cuba come un “regime corrotto e destabilizzatore”.
Non gli è bastata l’arbitraria postura e, nel 2019, ha affermato che la Maggiore delle Antille “mantiene una stretta collaborazione con Stati sponsor del terrorismo”, pur non includendola nella lista. Ma i colloqui di pace tra il governo colombiano e l’ELN sono stati annullati, a cui si è aggiunto l’attentato contro la Scuola cadetti di Santander in Bogotá, e l’esecutivo guidato da Iván Duque ha rotto l’accordo e ha richiesto l’estradizione di quelli dell’ELN che permanevano a Cuba. L’isola ha agito secondo i protocolli.
A solo nove giorni dalla fine del suo mandato, l’11 gennaio 2021, Trump ha deciso di incorporare il nostro Paese nell’ingiusta relazione, sulla base del pretesto delle reclamazioni della Colombia.
Biden ha sostenuto quanto fatto dal repubblicano, con la stessa argomentazione, e ha ignorato che l’attuale presidente colombiano, Gustavo Petro, ha ripreso i negoziati di pace con l’ELN, e disattivato il processo di estradizione per favorire quell’istanza di dialogo.
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Un semplice sguardo alle sanzioni che le amministrazioni USA impongono ai paesi che si trovano in quel documento è un quadro dell’aggressività che oggi Cuba sta subendo: blocco dei crediti della Banca Mondiale e istituzioni simili; consentire azioni legali contro di loro nei tribunali USA per danni civili alle famiglie di vittime del terrorismo; negazione delle detrazioni fiscali per gli stipendi guadagnati in quei Paesi; eliminazione del duty-free per le importazioni da quei paesi; possibilità di vietare ai cittadini USA di intavolare rapporti finanziari con quei paesi…
«Allora, come possono accusatore e accusato condividere un tavolo?» ha osservato di nuovo Fischer, come farebbe qualsiasi cubano.
E’ proprio la realizzazione di questo scambio una delle espressioni più chiare dell’impegno del governo cubano nella lotta contro questo flagello e della determinazione a prendere tutte le misure necessarie per combattere i suoi autori. Gli ho ricordato che la stessa nota che ha letto chiarisce che ciò non “contraddice il rifiuto più assoluto della lista emessa dal Dipartimento di Stato su questo tema”.
La presenza di Cuba come paese che sponsorizza il terrorismo disconosce i 19 accordi internazionali da essa sottoscritti relativi alla lotta contro questo flagello; che il territorio nazionale non è mai stato utilizzato per organizzare azioni terroristiche contro alcun Paese; che non ha partecipato al finanziamento di questo tipo di azioni, che ha un fascicolo di cooperazione bilaterale che include l’estradizione di terroristi, anche negli ultimi anni. Inoltre, a causa di questa assurda qualificazione della nazione caraibica, gli USA vietano ai cubani l’accesso al Sistema Elettronico di Autorizzazione ai Viaggi (ESTA).
Ciò che si persegue con quell’etichetta è intensificare ulteriormente la guerra economica contro Cuba, e ingrassare l’altrettanto falso scopo di bollarla come uno Stato fallito. Ma il mondo non si lascia ingannare facilmente, e reclama l’esclusione della Maggiore delle Antille da quella mostruosità, in base al modo in cui si è data da fare per la pace nel mondo.
Per Cuba c’è una sola posizione, ed è stata espressa dal Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, nel dicembre 2022, nello stesso luogo in cui la Patria è stata ferita dagli artigli terroristi dell’impero, alle Barbados. Lì, dove è stato registrato il primo atto di questo tipo contro un aereo civile in volo, in cui sono morte 73 persone, ha detto: “ratifico la più ferma condanna di Cuba del terrorismo di cui siamo stati vittime (…). Denunciamo, in ogni sede aperta alla nostra denuncia, che lo stesso odio di coloro che hanno garantito l’impunità ai terroristi, muove coloro che, in un’inaccettabile offesa alle vittime, continuano a causare dolore a Cuba, mettendo il suo nome in una falsa lista di sponsor del terrorismo».
La lista de Cuba es la de la paz, no la del terrorismo
La espuria lista de Estados Unidos desconoce que Cuba ha suscrito 19 convenios internacionales para enfrentar el terrorismo; que jamás ha usado su territorio para organizar acciones de este tipo, y nunca las ha financiado. Desconoce también que ha sido víctima de ese flagelo
Autor: Oscar Sánchez Serra
Tengo un amigo que, por su trabajo como agente de protección, aprovecha mi llegada, en las primeras horas de la madrugada, tras la labor del diario, para abordar los más disímiles temas del espectro informativo. Gustavo tiene apellido (Fischer) anglosajón y de campeón mundial de ajedrez, aunque no tiene nada que ver con ninguna de las dos cosas.
«¿Me quieres decir cómo se mastica eso de que el país que nos acusa de patrocinar el terrorismo se siente a la misma mesa con nosotros para combatir ese flagelo?». Así, en la más nítida expresión del habla popular, mostró, sin disimulo, su incredulidad, que yo entendí como inconformismo.
Había leído la nota que daba cuenta de una reunión técnica sobre cooperación para el enfrentamiento al terrorismo, incluido el secuestro de aeronaves y embarcaciones marítimas y el empleo de redes digitales con fines violentos, que se desarrolló en La Habana entre el 27 y 28 de abril, últimos. En ella, por la parte estadounidense, participaron funcionarios de los departamentos de Justicia, Estado, Seguridad Interna y la Embajada en Cuba, y por la Mayor de las Antillas acudieron representantes de los ministerios del Interior y de Relaciones Exteriores, así como de la Fiscalía General de la República y de la Aduana General de la República.
Le dije que el «cuento» de país patrocinador del terrorismo es mucho más largo, que está políticamente motivado, o lo que es lo mismo: se incluye como piedra angular de los ataques de ese Gobierno contra el pueblo cubano y su Revolución.
Según la Sección 2656f (a) del Título 22 del Código de Estados Unidos, el documento tiene entre sus objetivos la determinación de los Estados patrocinadores del terrorismo, sobre los que recaen cuatro tipos de sanciones: prohibición de las exportaciones y ventas de armas; controles sobre las exportaciones de artículos de doble uso, que requieren notificación al Congreso de 30 días para bienes o servicios que podrían mejorar la capacidad militar del país o la capacidad para apoyar el terrorismo; y, léase bien: prohibiciones de asistencia económica y restricción financiera.
La arbitraria, espuria y unilateral lista se publicó por primera vez con James Carter en la Casa Blanca, en 1979. Entonces aparecieron relacionados Libia, Irak, Yemen del Sur y Siria, y desde entonces –¿casual o curiosamente?– Estados Unidos invadió o apoyó conflictos internos en Libia, Irak, Yemen del Sur, Siria y Afganistán, este último país aun cuando no ha estado en el catálogo terrorista porque la administración que lo engendró no reconoce al talibán como un gobierno legítimo y soberano.
Cuba apareció en el ilegítimo listado imperial en 1982, en época de Ronald Reagan, justo cuando se intensificaron la hostilidad y las ansias de someter a la Mayor de las Antillas por cualquier vía, incluyendo la de la agresión. Esa es una de las consecuencias, podría afirmarse que la más intencional de ellas, del informe sobre la tal «listica», pues pasa por crear un consenso en la opinión pública para implementar sanciones que pueden llegar hasta la intervención militar.
La mayor Isla del Caribe, que no patrocina ningún tipo de terrorismo, sino que lo combate, venga de donde venga, y ha sido víctima de este, incluso del auspiciado y aupado por Estados Unidos, no salió más de esa relación hasta que Barack Obama, en su segundo mandato presidencial, la excluyó, en 2015, no sin antes expresar que «Cuba se ha distanciado del terrorismo internacional; Cuba ha fortalecido su ley antiterrorista, especialmente en lo concerniente al lavado de dinero y financiación del terrorismo; Cuba ha facilitado negociaciones entre las farc y el Gobierno de Colombia; en Cuba continúan residiendo miembros de eta, pero no les han permitido participar en actividades terroristas; en Cuba residen fugitivos de la justicia estadounidense, pero aunque niega devolver a varios de ellos, ha sido de mayor cooperación con los Estados Unidos en los últimos años».
Obama, aunque sacó a Cuba de la lista, repitió la misma matriz de sus antecesores, pese a usar un lenguaje menos agresivo. Luego llegó a la Casa Blanca Donald Trump, dispuesto a barrer cualquier relación con la Isla, y fue eslabonando su tejido de hostilidad y de odio. En 2017 apareció el Memorándum Presidencial de Seguridad Nacional sobre el Fortalecimiento de la Política de los Estados Unidos hacia Cuba, que limitó al extremo la entrada de divisas para lograr la asfixia económica. En el 72 periodo de sesiones de Naciones Unidas calificó a Cuba de «régimen corrupto y desestabilizador».
No le bastó la arbitraria postura, y en 2019 afirmó que la Mayor de las Antillas «mantien e una estrecha colaboración con Estados patrocinadores del terrorismo», aunque no la incluyó en la lista. Pero se cancelaron las conversaciones de paz entre el Gobierno colombiano y el eln, a lo cual se unió el atentado contra la Escuela de Cadetes Santander, en Bogotá, y el ejecutivo que comandaba Iván Duque rompió el acuerdo y reclamó a los del eln que permanecían en Cuba. La Isla actuó de acuerdo con los protocolos.
A solo nueve días de concluir su mandato, el 11 de enero de 2021, Trump decidió incorporar a nuestro país a la injusta relación, a partir del pretexto de las reclamaciones de Colombia.
Biden sostuvo lo que hizo el republicano, con idéntico argumento, y desconoció que el actual presidente colombiano, Gustavo Petro, reanudó las negociaciones de paz con el eln, y desactivó el proceso de extradición para favorecer esa instancia de diálogo.
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Una simple ojeada a las sanciones que imponen las administraciones estadounidenses a los países que están en ese documento es un retrato de la agresividad que sufre hoy Cuba: bloqueo de créditos en el Banco Mundial e instituciones similares; permitir denuncias contra ellos en tribunales estadounidenses por daños civiles a las familias de víctimas del terrorismo; denegación de deducciones fiscales para sueldos cobrados en esos países; eliminación del duty-free a importaciones de esos países; posibilidad de prohibir a ciudadanos estadounidenses entablar relaciones financieras con esos países…
«Entonces, ¿de qué manera pueden compartir mesa acusador y acusado?», volvió a increpar Fischer, como lo haría cualquier cubano.
Es justamente la realización de este intercambio una de las expresiones más claras del compromiso del Gobierno cubano en la lucha contra ese flagelo, y del empeño en dar todos los pasos necesarios para combatir a sus perpetradores. Le recordé que la propia nota que leyó deja claro que con ello no se «contradice el más absoluto rechazo a la lista que emite el Departamento de Estado sobre este tema».
La presencia de Cuba como país patrocinador del terrorismo desconoce los 19 convenios internacionales suscritos por ella relacionados con el enfrentamiento a ese flagelo; que el territorio nacional jamás se ha utilizado para organizar acciones terroristas contra cualquier país; que no ha tenido participación ninguna en financiamiento de este tipo de acciones, que posee un expediente de cooperación bilateral que incluye devolución de terroristas, incluso en años recientes. Además, por esa absurda calificación de la nación caribeña, Estados Unidos prohíbe a los cubanos acceder al Sistema Electrónico de Autorización de Viaje (ESTA).
Lo que se persigue con esa etiqueta es recrudecer más la guerra económica contra Cuba, y engordar el también espurio propósito de tildarla como un Estado fallido. Pero al mundo no se engaña fácilmente, y pide a gritos la exclusión de la Mayor de las Antillas de ese engendro, en base a la manera en que ella se ha entregado por la paz mundial.
Para Cuba hay una sola posición, y la expresó el Primer Secretario del Partido Comunista de Cuba y Presidente de la República, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, en diciembre de 2022, en el mismo sitio en que la Patria fue herida por las garras terroristas del imperio, en Barbados. Allí, donde se registró el primer acto de ese tipo contra un avión civil en pleno vuelo, en el cual murieron 73 personas, dijo: «ratifico la más firme condena de Cuba al terrorismo del que hemos sido víctimas (…). Denunciamos, en cuanta tribuna se abra a nuestra denuncia, que el mismo odio de los que garantizaron impunidad a los terroristas, mueve a quienes, en inaceptable ofensa a las víctimas, siguen causando dolor a Cuba, al poner su nombre en una espuria lista de auspiciadores del terrorismo».