Andrei Fursov (misionverdad.com)
Nel cuore del nuovo ordine mondiale, così come lo vedono gli ultraglobalisti e fanno tutti gli sforzi per realizzarlo, c’è proprio il controllo sull’immateriale, sui mezzi per modificare il comportamento: sulle reti sociali, sull’informazione e sui bisogni. Il principale fattore alienato da BigTech e controllato da essa è il comportamento umano. E se il capitalismo è stato preceduto dall’accumulazione iniziale del capitale, allora alle origini, al cuore del post-capitalismo c’è “l’accumulazione del capitale comportamentale”. I prodotti di Apple, Microsoft e Amazon non sono oggetti di interscambio di valore; qui non si creano relazioni costruttive produttore-consumatore.
Come scrive l’autrice Shoshana Zuboff nel suo libro The Age of Surveillance Capitalism (L’era del capitalismo della vigilanza), qui “i nostri comportamenti, abitudini ed esperienze sono confezionati in modo tale che servano agli interessi degli altri. L’uomo si converte in materia prima”. E non come corpo, come nella schiavitù, e non come aggiunta alla terra, come nel feudalesimo, bensì come un tutto socio-spirituale, socialmente omogeneo, la persona come essere integrale nell’unità di obiettivi, valori e bisogni che siano formulati, imposti, alienati e controllati dai governanti dei nuovi “circoli di onnipotenza” comportamentali. Se il capitale industriale è fiorito a spese della natura, allora il nuovo “sistema informativo” è fiorito a spese della natura umana.
Creando “strumenti di modificazione del comportamento”, le piattaforme non impongono tanto certe norme di comportamento (sebbene anche questo) bensì lo modellano con determinati esiti commerciali e politici, sviluppano un comportamento prevedibile in una persona, cioè la addestrano. L’Internet of Things (L’internet delle cose) è l’elemento più importante di questo sistema: qui ha luogo una combinazione di ingegneria sociale, psicologia, fisica, biologia ed elettronica. Le persone si stanno convertendo in gruppi standardizzati di comportamenti consumisti, cioè in mandrie umane espropriate. Allo stesso tempo, il Big Data fornisce sorveglianza e controllo su aree e forme di comportamento che originariamente non si potevano rintracciare.
Thomas Piketty nel suo libro Capital in the 21st Century (Il Capitale nel XXI secolo) (dal 2013: lo raccomando!) ha formulato la legge generale dell’accumulazione: sotto il capitalismo, il profitto del capitale supera il tasso di crescita economica; in politica, questo porta a un sistema antidemocratico. In una tappa tardiva dello sviluppo del capitalismo, la crescita dei profitti si discosta così tanto dai tassi di crescita economica che, in primo luogo, inizia a bloccare la crescita economica stessa: infatti, cessa di essere necessario per i padroni del sistema, cioè, il calo dei tassi di crescita economica nel tardo capitalismo non è connesso tanto con la tecnologia ed il progresso scientifico in quanto tali, ma con il capitale.
In secondo luogo, da un certo momento in poi, il capitale comincia a distruggere le istituzioni della democrazia borghese e, per così dire, ritorna ai giorni della sua giovinezza cannibalistica, nel XVII e XVIII secolo, assumendo un carattere apertamente antisociale. Come ha giustamente notato la stessa Zuboff: “Il capitalismo non si può mangiare crudo; come una salsiccia, deve essere bollita, in altre parole, processata dalle istituzioni democratiche. Perché il capitalismo crudo è antisociale”.
Il grado di controllo al vertice di quello che Zuboff chiamava Capitalismo della Vigilanza (CV) sul processo produttivo e sulla popolazione non solo è decisamente maggiore rispetto, ad esempio, al capitalismo industriale, bensì qualitativamente diverso, è più ampio e profondo. Inoltre, il CV non è solo una forma incipiente del nuovo sistema, piuttosto, addirittura è la sua accumulazione iniziale. Questo è esattamente ciò che sta facendo Apple: stiamo assistendo al primitivo processo di accumulazione per il nuovo sistema, ma non accumulazione di capitale, bensì di beni immateriali in generale. E questo avviene, in generale, in modo più o meno percepibile per il grosso della popolazione, a differenza della clausura del XVI secolo, quando la gente veniva apertamente espulsa dalla terra. Oggi le persone vengono allontanate da se stesse, cosa che ha fornito loro la libertà di espressione, e questo accade, in segreto, per la stragrande maggioranza.
“Abbiamo già avviato una conversazione su ciò che accade quando due individualisti liberi si uniscono per reciproco vantaggio e danno alla luce un bambino. Attraverso di loro nasce un bimbo di un mondo piatto, un mondo senza gerarchia e senza una corona, un figlio del micelio. Da genitori che hanno consumato i benefici sociali di tutta la loro vita, o risolto compiti prettamente domestici/lavorativi/sociali, emergono figli che si convertono in membri ideali del rizoma globale, che possono essere controllati semplicemente creando oscillazioni puntuali della rete.
Oscilleranno con i movimenti della rete degli individualisti atomizzati e cercheranno loro stessi come realizzarsi in questa rete ed essere utili. E se non lo ottengono, li si genererà”.
Dobbiamo tutti capire che in strutture come “Apple” c’è una reciproca dissoluzione di potere e proprietà. Il controllo sul comportamento delle persone viene utilizzato a scopo di lucro, ma questo controllo in sé non è più proprietà, bensì, di fatto, puro potere. C’è una dissoluzione della proprietà nel potere (proprietà del potere), caratteristica delle società pre-capitaliste, ma a un livello tecnico e di produzione fondamentalmente diverso, non solo nella società preindustriale, bensì anche nella industriale.
Con i loro schemi, i digitalizzatori globali programmano sia la coscienza pubblica che la ricerca scientifica, che dovrebbero dimostrare la loro correttezza, l’inevitabilità del loro mondo. L’ideologia dell’inevitabilità (inevitabilismo), che Zuboff considera uno degli strumenti mentali e cognitivi dei digitalizzatori, progettata per convincere tutti che non ci sono futuri alternativi. Il libero arbitrio delle persone, anche di una singola persona, è ciò che distrugge il loro mondo, che interpretano come una realtà sovrumana autonoma che presumibilmente controllerà una persona. “Presumibilmente”, perché la Matrix stessa continuerà ad essere controllata da persone che la usano come copertura, proprio come i sacerdoti egizi, babilonesi e altri hanno usato gli dei, la cui volontà presumibilmente hanno solo interpretato e riportato.
“Nelle serie televisive distopiche del nostro tempo, la programmazione principale non è la descrizione stessa di un futuro oscuro: con un’apocalisse zombi, virus mutageni, un’invasione di alieni o il dominio dei robot. Tutto questo è solo un riflesso dell’attuale realtà degli stessi cineasti, solo un’iterazione dopo, e c’è una certa onestà da parte degli autori in questo, prevedendo un inevitabile esito distopico pur mantenendo il vettore attuale. Il suggerimento principale formulato e promosso lì è il momento in cui gli oppositori di questo vettore, avvertendo sui pericoli di un progresso incontrollato, prevedendo un tragico esito e offrendo di frenare il movimento verso di esso, sono percepiti e presentati allo spettatore come emarginati assoluti, il male assoluto… Inoltre, gli zombi si stanno già profilando all’orizzonte! Cioè, c’è un impianto straordinario: gente, se ignoriamo questa condizione, questa ipnosi che ci viene imposta da una trama catastrofica che si sviluppa dinamicamente, allora ci renderemo conto che sono proprio queste personalità, questi profeti, che sono i più interessanti di tutta la trama, sono loro che (completamente demonetizzati) meritano la massima attenzione”: A.G. Dugin.
Gli storici sanno che le utopie non sono state solo un fatto della vita letteraria, bensì anche un’arma nella lotta psicostorica. Hanno svolto una funzione di psicoingegneria e socioingegneria, stabilendo il tipo e il “percorso” della previsione, determinando la direzione del disegno sociale (geostorico) e delle attività di sviluppo. Uno dei compiti delle utopie e, nella stessa misura, delle distopie non era solo quello di rappresentare un’immagine ideale di un futuro desiderabile e sempre nell’interesse di un determinato gruppo, bensì anche presentara come inevitabile.
Sono d’accordo con coloro che credono che molti degli schemi attuali dei digitalizzatori e degli ultra-globalisti (lo stesso Schwab) siano utopie (per la maggior parte dell’umanità, distopie), progettate per convincere tutti dell’inevitabilità del loro nuovo mondo normale transumanista, dell’insensatezza e inutilità di resistergli, si tratta di sopprimere la volontà delle persone di resistere al “nuovo mondo felice”. Ecco perché un’analisi critica di queste opere utopistiche, una dura e intransigente opposizione ad esse è una nuova forma estremamente necessaria di lotta ideologica, sociale, civilizzatrice e, se necessario, sociobiologica della specie.
Andrei Fursov è uno storico e pubblicista russo, direttore dell’Institute for Systemic-Strategic Analysis. Laureato all’Università Statale di Mosca, è a capo del Dipartimento di Studi Asiatici e Africani e dell’Istituto di Informazione Scientifica per le Scienze Sociali (INION) dell’Accademia Russa delle Scienze. Ha pubblicato diversi libri su temi storici legati all’Unione Sovietica, Russia e cambiamenti sistemici avvenuti dal secondo decennio del XX secolo ad oggi.
Questo articolo è stato pubblicato in inglese sul Telegraph il 2 maggio 2023
CÓMO LOS DIGITALIZADORES HACKEAN NUESTRA CONCIENCIA
Andrei Fursov
En el corazón del nuevo orden mundial, tal como los ultraglobalistas lo ven y hacen su mejor esfuerzo para implementarlo, está el control precisamente sobre lo inmaterial, sobre los medios para modificar el comportamiento: sobre las redes sociales, la información y las necesidades. El principal factor alienado por BigTech y controlado por ella es el comportamiento humano. Y si el capitalismo fue precedido por la acumulación inicial de capital, entonces en los orígenes, en el corazón del poscapitalismo está “la acumulación de capital conductual”. Los productos de Apple, Microsoft y Amazon no son objetos de intercambio de valor; aquí no se crean relaciones constructivas productor-consumidor.
Como escribe la autora Shoshana Zuboff en su libro titulado La era del capitalismo de la vigilancia, aquí “nuestros comportamientos, hábitos y experiencias están empaquetados de tal manera que sirven a los intereses de los demás. El hombre se convierte en materia prima”. Y no como cuerpo, como en la esclavitud, y no como un aditamento de la tierra, como en el feudalismo, sino como un todo socio-espiritual, socialmente homogéneo, la persona como ser integral en la unidad de objetivos, valores y necesidades que son formulados, impuestos, alienados y controlados por los gobernantes de los nuevos “círculos de omnipotencia” conductuales. Si el capital industrial floreció a expensas de la naturaleza, entonces el nuevo “sistema de información” floreció a costa de la naturaleza humana.
Al crear “herramientas de modificación conductual”, las plataformas no imponen tanto ciertas normas de comportamiento (aunque esto también) sino que lo moldean con determinados resultados comerciales y políticos, desarrollan un comportamiento predecible en una persona, es decir, lo entrenan. El Internet de las Cosas es el elemento más importante de este sistema: aquí tiene lugar una combinación de ingeniería social, psicología, física, biología y electrónica. Las personas se están convirtiendo en grupos estandarizados de comportamientos consumistas, es decir, en rebaños humanos desposeídos. Al mismo tiempo, Big Data proporciona vigilancia y control sobre zonas y formas de comportamiento que no se podían rastrear en un principio.
Thomas Piketty en su libro titulado El capital en el siglo XXI (de 2013: ¡lo recomiendo!) formuló la ley general de la acumulación: bajo el capitalismo, la ganancia del capital supera la tasa de crecimiento económico; en política, esto lleva a un sistema antidemocrático. En una etapa tardía del desarrollo del capitalismo, el crecimiento de las ganancias se aleja tanto de las tasas de crecimiento económico que, en primer lugar, comienza a bloquear el crecimiento económico mismo: de hecho, deja de ser necesario para los dueños del sistema, es decir, la caída de las tasas de crecimiento económico en el capitalismo tardío no está conectada tanto con la tecnología y el progreso científico como tal, como con el capital.
En segundo lugar, a partir de cierto momento, el capital empieza a destruir las instituciones de la democracia burguesa y, por así decirlo, regresa a los días de su juventud caníbal, en los siglos XVII y XVIII, adquiriendo un carácter abiertamente antisocial. Como la mismo Zuboff señaló acertadamente: “El capitalismo no se puede comer crudo; como una salchicha, debe ser hervida, en otras palabras, procesada por instituciones democráticas. Porque el capitalismo crudo es antisocial”.
El grado de control en la cima de lo que Zuboff llamó el Capitalismo de Vigilancia (CV) sobre el proceso de producción y sobre la población no solo es mayor en gran medida que, digamos, bajo el capitalismo industrial, sino cualitativamente diferente, es más amplio y profundo. Además, el CV no es solo una forma temprana del nuevo sistema, más bien, incluso es su acumulación inicial. Eso es exactamente lo que está haciendo Apple: estamos asistiendo al proceso de acumulación primitiva para el nuevo sistema, pero no acumulación de capital, sino de activos intangibles en general. Y esto ocurre, en general, de forma más o menos perceptible para el grueso de la población, a diferencia de los cercamientos del siglo XVI, cuando se expulsaba abiertamente a la gente de las tierras. Hoy en día, las personas están siendo alejadas de sí mismas, lo que les proporcionó libertad de expresión, y esto está sucediendo en secreto para la gran mayoría.
“Ya hemos iniciado una conversación sobre qué sucede cuando dos individualistas libres se unen en beneficio mutuo y dan a luz a un niño. A través de ellos nace un niño de un mundo plano, un mundo sin jerarquía y sin una corona, un niño del micelio. De padres que han estado consumiendo los beneficios sociales de toda su vida, o la solución de tareas puramente domésticas/laborales/sociales, aparecen niños que se convierten en miembros ideales del rizoma global, que pueden ser controlados simplemente creando oscilaciones puntuales de la red.
Se balancearán con los movimientos de la red de individualistas atomizados y buscarán ellos mismos cómo pueden realizarse en esta red y ser útiles. Y si no lo consiguen, se les generará”.
Todos debemos entender que en estructuras como “Apple” hay una disolución mutua de poder y propiedad. El control sobre el comportamiento de las personas se utiliza con fines de lucro, pero este control en sí mismo ya no es propiedad, sino, de hecho, poder puro. Hay una disolución de la propiedad en el poder (propiedad del poder), característica de las sociedades precapitalistas, pero a un nivel técnico y de producción fundamentalmente diferente, no solo en la sociedad preindustrial, sino también en la industrial.
Con sus esquemas, los digitalizadores globales programan tanto la conciencia pública como la investigación científica, que deberían probar su corrección, la inevitabilidad de su mundo. La ideología de la inevitabilidad (inevitabilismo), que Zuboff considera una de las herramientas mentales y cognitivas de los digitalizadores, diseñada para convencer a todos de que no hay futuros alternativos. El libre albedrío de las personas, incluso de una persona individual, es lo que destruye su mundo, que interpretan como una realidad sobrehumana autónoma que supuestamente controlará a una persona. “Supuestamente”, porque la Matrix en sí misma seguirá siendo controlada por personas que la usan como tapadera, tal como los sacerdotes egipcios, babilónicos y otros usaron a los dioses, cuya voluntad presuntamente solo interpretaron e informaron.
“En las series de televisión distópicas de nuestro tiempo, la programación principal no es la descripción misma de un futuro oscuro: con un apocalipsis zombi, virus mutagénicos, una invasión de extraterrestres o el dominio de los robots. Todo esto es solo un reflejo de la realidad actual de los propios cineastas, solo una iteración después, y hay cierta honestidad de los autores en esto, prediciendo un resultado distópico inevitable mientras mantienen el vector actual. La sugerencia principal formulada y promovida allí es el momento en que los oponentes de este vector, advirtiendo sobre los peligros del progreso descontrolado, prediciendo un desenlace trágico y ofreciendo frenar el movimiento hacia aquél, son percibidos y presentados al espectador como marginados absolutos, el mal absoluto. Además, los zombis ya se avecinan por el horizonte (!). Es decir, hay un aparejo asombroso: gente, si ignoramos esta afección, esta hipnosis que nos impone una trama catastrófica que se desarrolla dinámicamente, entonces nos daremos cuenta de que son precisamente estas personalidades, estos profetas, los más interesantes en toda la trama, son ellos quienes (completamente desmonetizados) merecen la mayor atención”: A.G. Dugin.
Los historiadores saben que las utopías no fueron solo un hecho de la vida literaria, sino también un arma en la lucha psicohistórica. Desempeñaron una función de psicoingeniería y socioingeniería, estableciendo el tipo y la “vía” de pronóstico, determinando la dirección del diseño social (geohistórico) y las actividades de desarrollo. Una de las tareas de las utopías y, en igual medida, de las distopías era no solo representar una imagen ideal de un futuro deseable y siempre en interés de un determinado grupo, sino igualmente presentarla como inevitable.
Estoy de acuerdo con quienes creen que muchos de los esquemas actuales de los digitalizadores y ultraglobalistas (el mismo Schwab) son utopías (para la mayor parte de la humanidad, distopías), diseñadas para convencer a todos de la inevitabilidad de su nuevo mundo normal transhumanista, de la insensatez y la inutilidad de resistirlo, se trata de suprimir la voluntad de las personas a resistirse al “nuevo mundo feliz”. Es por eso que un análisis crítico de estas obras utópicas, una oposición dura e intransigente a ellas es una nueva forma extremadamente necesaria de lucha ideológica, social, civilizatoria y, si es requerida, sociobiológica de la especie.
Andrei Fursov es un historiador y publicista ruso, director del Instituto de Análisis Sistémico-Estratégico. Graduado de la Universidad Estatal de Moscú, es jefe del Departamento de Estudios Asiáticos y Africanos y del Instituto de Información Científica para las Ciencias Sociales (INION) de la Academia Rusa de Ciencias. Ha publicado varios libros sobre temas históricos relacionados con la Unión Soviética, Rusia y los cambios sistémicos acontecidos desde la segunda década del siglo XX hasta el presente.
Este artículo fue publicado en inglés en Telegraph el 2 de mayo de 2023