lo slogan pionieristico che appartiene a un intero popolo
Per diverse generazioni di cubani, lo slogan Seremos como el Che (Saremo come il Che), che da sempre accompagna il saluto dei pionieri, è un omaggio e un impegno nei confronti dell’Eroico Guerrigliero Ernesto Guevara de la Serna, ma forse molti non sanno che è nato il 18 ottobre 1967, in occasione di un’imponente manifestazione nella Plaza de la Revolución.
Cinquantasei anni fa, in occasione della solenne serata di omaggio postumo al Comandante Ernesto Che Guevara, assassinato in Bolivia dopo aver combattuto ferito fino all’ultimo proiettile, il Comandante in capo Fidel Castro Ruz rese immortale quella frase nel suo elogio.
“Se vogliamo esprimere come vogliamo che siano i nostri combattenti rivoluzionari, i nostri militanti, i nostri uomini, dobbiamo dire senza esitazione alcuna: Che siano come il Che! Se vogliamo esprimere come vogliamo che siano gli uomini delle generazioni future, dobbiamo dire: Che siano come il Che! Se vogliamo dire come vogliamo che siano educati i nostri figli, dobbiamo dire senza esitazione: Vogliamo che siano educati nello spirito del Che! Se vogliamo un modello di uomo, un modello di uomo che non appartenga a questo tempo, un modello di uomo che appartenga al futuro, dico con tutto il cuore che quel modello senza una sola macchia nella sua condotta, senza una sola macchia nel suo atteggiamento, senza una sola macchia nelle sue azioni, quel modello è il Che! Se vogliamo esprimere come vogliamo che siano i nostri figli, dobbiamo dire con tutto il cuore di veementi rivoluzionari: Vogliamo che siano come il Che!”, sottolineò Fidel.
In quel momento emozionante, quasi un milione di cubani presenti in Plaza de la Revolución, con gli occhi umidi, gridarono: Saremo come il Che, un impegno patriottico che da quel momento sarebbe diventato parte del saluto alla bandiera e dell’inno nazionale dei pionieri cubani.
Fidel ha delineato i tratti principali della personalità del Che e della sua impressionante carriera da quando divenne, insieme a lui e a Raúl, il terzo combattente della spedizione sullo yacht Granma, e poi nella guerra di liberazione nella Sierra Maestra e alla testa della colonna d’invasione.
“Una delle sue caratteristiche essenziali era la disponibilità immediata, istantanea, a offrirsi per portare a termine la missione più pericolosa. E questo naturalmente suscitava ammirazione, doppia ammirazione per quel compagno che combatteva al nostro fianco, che non era nato in questa terra, che era un uomo di idee profonde, che era un uomo la cui mente era piena di sogni di combattere in altre parti del continente, e tuttavia il cui altruismo, l’altruismo e la disponibilità a fare sempre le cose più difficili, a rischiare costantemente la vita”, ha detto Fidel.
“Fu così che si guadagnò i gradi di Comandante e capo della seconda colonna organizzata nella Sierra Maestra; fu così che il suo prestigio cominciò a crescere, che iniziò ad acquisire la sua fama di magnifico combattente che dovette portare ai più alti gradi nel corso della guerra”.
“Il Che era un soldato insuperabile; il Che era un leader insuperabile; il Che era, dal punto di vista militare, un uomo straordinariamente capace, straordinariamente coraggioso, straordinariamente aggressivo. Se aveva un tallone d’Achille come guerrigliero, quel tallone d’Achille era la sua eccessiva aggressività, il suo assoluto disprezzo del pericolo”, ha sottolineato.
“I nemici vogliono trarre conclusioni dalla sua morte”, ha avvertito Fidel.
“Il Che era un maestro della guerra, il Che era un artista della guerriglia! E lo dimostrò innumerevoli volte, ma lo dimostrò soprattutto in due imprese straordinarie, una delle quali fu l’invasione (nel centro di Cuba) alla testa di una colonna, inseguita da migliaia di soldati attraverso un territorio assolutamente pianeggiante e sconosciuto, compiendo – insieme a Camilo (Cienfuegos, comandante) – una formidabile impresa militare. Ma lo dimostrò anche nella campagna di Las Villas.
Lo dimostrò soprattutto nell’audace attacco alla città di Santa Clara, penetrando con una colonna di appena 300 uomini in una città difesa da carri armati, artiglieria e diverse migliaia di fanti”, ha detto.
“Queste due imprese lo consacrano come leader straordinariamente capace, come maestro, come artista della guerra rivoluzionaria”, ha sottolineato Fidel.
“La morte del Che – come abbiamo detto qualche giorno fa – è un duro colpo, è un colpo tremendo per il movimento rivoluzionario, in quanto lo priva senza alcun dubbio del suo leader più esperto e capace”, ha detto il leader storico della Rivoluzione cubana.
“Ma coloro che rivendicano la vittoria si sbagliano. Coloro che credono che la sua morte sia la sconfitta delle sue idee, la sconfitta della sua tattica, la sconfitta delle sue concezioni guerrigliere, la sconfitta delle sue tesi, si sbagliano. Perché quell’uomo che è caduto come un uomo mortale, come un uomo che si è esposto molte volte alle pallottole, come un militare, come un leader, è mille volte più capace di coloro che lo hanno ucciso con un colpo di fortuna”.
E Fidel ha ricordato alle generazioni attuali e future di cubani, latinoamericani e combattenti per la giustizia di tutto il mondo che il Che “ci ha lasciato il suo pensiero rivoluzionario, ci ha lasciato le sue virtù rivoluzionarie, ci ha lasciato il suo carattere, la sua volontà, la sua tenacia, il suo spirito di lavoro, in una parola, ci ha lasciato il suo esempio. In una parola, ci ha lasciato il suo esempio! E l’esempio del Che dovrebbe essere un modello per il nostro popolo, l’esempio del Che dovrebbe essere il modello ideale per il nostro popolo!
“Emergeranno nuovi leader. E gli uomini, con orecchie ricettive e mani tese, avranno bisogno di leader che emergeranno dalle file del popolo, come sono emersi i leader in tutte le rivoluzioni. Il Che ha lasciato al mondo un’eredità, una grande eredità, e da questa eredità noi – che lo abbiamo conosciuto così da vicino – possiamo essere in misura considerevole i suoi eredi”, ha sottolineato il Comandante in capo Fidel Castro Ruz, anticipando ciò che è accaduto da allora, ciò che sta accadendo oggi e che accadrà sempre in milioni di combattenti a Cuba e, in tutto il mondo, in coloro che si sentono eredi del Che.
Fonte: Granma
Traduzione: italiacuba.it