Salim Lamrari https://lapupilainsomne.wordpress.com
Traduzione di Alessandro Pagani
Uno sguardo alla “Nostra America”, la “Seconda Dichiarazione dell’Avana” e la “Dichiarazione dell’ALBA”
In occasione del Decimo anniversario della fondazione dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nostra America nel 2004 e a 120 anni dalla caduta in combattimento di José Martì, è necessario analizzare tre testi fondamentali per l’integrazione latinoamericana.
2- L’unione necessaria
In “Nostra America”, importante documento a favore dell’Unione dei Popoli dell’America Latina, José Martì, con il suo consueto tono persuasivo e pedagogico, si appella alle coscienze illuminate del continente affinché si “sollevino”. Il Sud non può ignorare la gravità della situazione. Deve fare uso delle armi del giudizio, che prevalgono sulle “altre” e serrare le file in una congiuntura di gravi pericoli per i popoli del continente, in particolare di fronte ai “giganti che portano le sette leghe sotto gli stivali”, Per poter finalizzare questa lotta per la sopravvivenza e la salvaguardia dell’identità e la sovranità latinoamericana, sono necessarie “le armi del giudizio”, giacché “trincee di idee valgono di più di quella fatte di pietra”. La federazione delle forze patriottiche è imprescindibile dato che la battaglia si svolgerà a livello continentale e i popoli “lotteranno ad unisono”. L’unità è la parola chiave del messagio di Martì, che sollecita a porre da parte i particolarismi, le divisioni e i conflitti fratricidi che possono creare conseguenze imprevedibili. “Gli alberi devono mettersi in fila, affinché non passi il gigante delle sette leghe, è giunto il momento di contarci e di marciare tutti uniti”. Dinanzi ad un potere dominante così temibile, non vi è altra alternativa se non quella di “marciare in compartimenti stagni, come l’argento che si trova nelle radici delle Ande”. Martì catalizzava tutte le sue energie alla ricerca dell’unione di tutti i patrioti cubani per lanciare contro il colonialismo spagnolo la “guerra necessaria” che sarebbe iniziata – poi – nel 1895, consapevole che la grande battaglia decisiva per la conquista dell’indipendenza si sarebbe sviluppata contro l’imperialismo statunitense. E l’unione di tutti, pertanto, l’unica possibilità che avrebbe reso fattibile la vittoria.
“Nessun popolo dell’America Latina è debole, poiché forma parte di una famiglia di 200 milioni di fratelli”. Forse questa è la frase che rappresenta al meglio l’essenza principale della “Seconda Dichiarazione dell’Avana” e che sembra scritta da José Martì. Di fronte alla vergognosa sottomissione ai dettami di Washington nel 1962 da parte di tutti i governi del continente americano, che accettarono docilmente di espellere Cuba dall’Organizzazione degli Stati Americani – eccetto Messico e Canada – l’Avana rispose con siffatta Dichiarazione appellandosi alle forze patriottiche dell’America Latina a ricercare l’Unione e la Resistenza. Dal momento che le miserie, i sentimenti, come il nemico e le prospettive future sono comuni, anche la lotta non può che essere comune. Il testo si dirige “alla generazione di latinoamericani del presente” che devono far proprio l’esempio di Bolivar e Martì, prendere tra le mani le redini del proprio destino e dare inizio alla battaglia decisiva contro “la metropoli imperialista più potente del mondo”. Washington non rinuncerà mai ai suoi obiettivi di sottomissione del continente, come del resto è evidente se svolgiamo la nostra attenzione allo stato d’assedio che ha imposto all’isola di Cuba. Gli attori di queste gesta liberatrici saranno invero le “masse”, i “popoli”, quelli che stanno all’ultimo gradino della scala sociale; gli umili – tanto quelli della città che quelli delle campagne – là dove all’interno di un movimento collettivo di insurrezione daranno inizio al combattimento per l’emancipazione. Fedele alla tradizione martiana, la “Seconda Dichiarazione dell’Avana” sottolinea il fatto che questa dovrà riflettere anche una battaglia delle idee contro l’imperialismo, e più precisamente contro il “capitale monopolista yankee” e i suoi lacchè: le élite politiche locali. Sarà il movimento di “quest’America di colore”, accomunata dalla “stessa tristezza e inganno”, che invero riuscirà a edificare la società del domani.
L’Alleanza Bolivariana per i Popoli di “Nostra America” si propone anch’essa di costruire un futuro migliore per tutti, creando le basi per l’unione necessaria tra di loro. Lo stabilirsi di relazioni strette, quasi simbiotiche, tra Venezuela e Cuba, tra la patria di Bolivar e Martì, tra chi si rivendica l’essere figlio spirituale di entrambi i predecessori, dall’arrivo di Hugo Chavez al potere nel 1999 – al di là dell’aspetto simbolico – diede passo alle basi del processo di integrazione latinoamericana. Dato che il progetto dell’ALCA porta solo “all’aumentare della divisione tra i paesi latinoamericani”, la proposta dell’ALBA apre una porta verso la salvezza. La parola chiave è l’integrazione delle nazioni dell’America Latina e dei Caraibi e, pertanto, è necessario “lottare tutti assieme” per raggiungere siffatto obiettivo. L’ALBA considera come “principio cardinale “ la solidarietà sostanziale tra i popoli e rivendica il pensiero e le ambizioni delle principali figure dell’emancipazione dell’America Latina, da Bolivar e Martì, dissociandosi dai “nazionalismi egoisti” che possono pregiudicare la realizzazione della Patria Grande. L’ALBA si basa in “una visione latinoamericana” e nella cooperazione che unisce tutte le categorie delle società del Sud, che renderanno possibile la resistenza all’espansionismo e agli “appetiti imperialisti” dell’altra America, e soprattutto l’edificazione della patria di tutti, attraverso il concetto di “tutte le nazioni”.
L’unione delle forze vive e progressiste del continente renderà possibile l’edificazione della Patria Grande – di tutti – per collocare, infine, l’essere umano al centro della società, realizzando così gli obiettivi di Bolivar e Martì.
3 – La Patria Grande di tutti
Il progetto di José Martì si riflette nel titolo della sua opera principale: “Nostra America”, che sintetizza le sue aspirazioni di unione. Immenso ammiratore del Libertador Simon Bolivar, il Maestro ha cercato di proseguire la sua missione di edificazione della Patria Grande, vale a dire dell’unione delle nazioni latinoamericane sulla base del rispetto mutuo, della solidarietà e della reciprocità nelle relazioni; tenendo conto delle specificità, delle tradizioni e consuetudini di ogni popolo. Per questo è necessario isolare i conflitti fratricidi cha indeboliscono il continente e sono fonti di disgrazia, morte e miseria; di unirsi come fratelli accomunati da un destino comune. “Restituisci le proprie terre a tuo fratello”, esorta il rivoluzionario cubano, alludendo – forse – alla guerra tra Cile e Bolivia. America Latina, nonostante la sua storia e i processi differenti, “è una sola anima con una sola prospettiva” ed è dovere di tutti costruire questa unione e stabilire così una società migliore in cui la prima legge della Repubblica sia “il culto alla dignità assoluta dell’uomo”. Martì confida nelle virtù dell’essere umano e nella generosità delle donne che devono essere onorate e degli uomini decorosi dell’America Latina. La Patria Grande – di tutti – deve collocarsi al centro dei futuri progetti di quei settori più fragili della famiglia latinoamericana, a vantaggio dell’orfano, della vedova, dell’anziano. Solo così si potrà ottenere la libertà assoluta, l’eguaglianza sovrana e la giustizia sociale tra i popoli del Nuovo Mondo.
La “Seconda Dichiarazione dell’Avana” ha l’ambizione di costruire “uno destino migliore in comune” a vantaggio dei popoli dell’America Latina. La Rivoluzione cubana, “degli umili, con gli umili e per gli umili”, ha rappresentato la trasformazione sociale più radicale della storia dell’intero continente, con risultati al dir poco eccezionali nel campo della salute, dell’educazione e della lotta contro la povertà. Il testo afferma che i popoli non si trovano a patire la fame, la miseria, la sottomissione e l’umiliazione perpetua ma che un altro mondo è possibile nel quale tutti avranno accesso al pane, alla salute, all’educazione e alla cultura. Tutto il continente si solleverà contro “l’imperialismo yankee”, conquisterà i propri diritti, “che per oltre 500 anni sono rimasti inattesi” e scriverà la propria storia. La Rivoluzione cubana si presenta come l’avanguardia dei movimenti progressisti del continente e indica con il suo esempio la via da seguire per conquistare l’indipendenza totale, la sovranità assoluta e l’emancipazione definitiva. Non c’è nulla di fantasioso, ed è fattibile il sogno di Bolivar e Martì di costruire una società differente da quella del Nord, che opprime ai più deboli, espropria alle classi subalterne e saccheggia le risorse delle nazioni più piccole per soddisfare i propri interessi personali ed egoisti. La rassegnazione non può diventare l’opzione per gli epigoni di coloro che lottarono contro il colonialismo spagnolo, giacché esiste un’alternativa bolivariana e martiana per i popoli del Sud.
L’Alternativa Bolivariana per le Americhe – oggi Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nostra America – si presenta come l’inizio della consacrazione dei sogni di Bolivar e Martì. Vuole realizzare una “integrazione basata nella cooperazione, la solidarietà e la volontà comune” per “soddisfare le necessità e le richieste dei paesi latinoamericani e caraibici e, nel frattempo, salvaguardare la propria indipendenza, sovranità e identità”. L’edificazione della Patria Grande è l’unica strada per salvare l’America Latina. La Giustizia Sociale e la solidarietà devono forgiare siffatta alleanza tra i popoli del Sud e le leggi del mercato non possono prevalere sul benessere delle popolazioni. La visione deve essere latinoamericana e non nazionalista. Concentrandosi nella filosofia di Rousseau, l’ALBA pone l’accento sul fatto che, per ottenere una vera democrazia, è necessario eliminare le disuguaglianze sociali che colpiscono in maniera drammatica la vita dei settori più fragili. Senza eguaglianza non è possibile la libertà. I dodici principi fondamentali dell’ALBA aprono la via per il modello d’integrazione. Lo Stato ha un ruolo partecipativo e pianifica l’economia, là dove cercherà di tener conto sulle specificità di ogni paese affinché il progresso sia soddisfacente per tutti i popoli. Il modello d’integrazione rifiuta la competenza a vantaggio della cooperazione e reciprocità, con l’obiettivo di ridurre la povertà, senza danneggiare l’identità di ogni nazione. Rivendicando il concetto martiano di “essere colti per essere liberi”, l’ALBA fa propria una campagna continentale di alfabetizzazione che è iniziata nel 2004 grazie al programma cubano con vocazione internazionalista “Io, si posso”, che ha permesso l’alfabetizzazione di otto milioni di persone nel mondo. Anche la salute ha un ruolo importante e l’Operazione Miracolo lanciata nel 2005, che consiste nel curare quelle popolazioni del continente vittime di cataratta e altre malattie oculari, si colloca in questo processo di integrazione e i risultati sono formidabili, con Cinque milioni di persone che hanno ottenuto di nuovo la vista senza dover pagare un centesimo. Il Fondo di Emergenza Sociale permetterà di far fronte alle richieste in caso di catastrofi naturali o umanitarie. Inoltre è all’ordine del giorno la volontà di sviluppare quelle tecnologie di comunicazione che permetteranno di combattere il sottosviluppo, e le reti in fibra ottica costruiti tra il Venezuela e Cuba sono un esempio di siffatta realtà. La Patria Grande può esistere solo attraverso la difesa della Madre Terra e l’ALBA è un forte detonatore per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia della natura. La creazione di Petrocaribe nel 2005, che permette a tredici paesi della regione di ricevere le somministrazioni energetiche necessarie, è rappresentativa di questo nuovo modello di sviluppo solidario. Nello stesso tempo, la creazione del Banco del Sud riduce l’indipendenza finanziaria dell’America Latina rispetto alle grandi istituzioni bancarie del Primo Mondo. Telesur, il canale televisivo latinoamericano più importante, si presenta come alternativa al potere informatico egemonico della CNN, il canale del vicino del Nord, ed è il riflesso della nuova epoca che vive l’America Latina che non tollera più l’oscurantismo statunitense. Nel divenire dei secoli, dalla pubblicazione di “Nostra America”, è venuto edificandosi il sogno di un continente unito e basato sull’integrazione. La “Seconda Dichiarazione dell’Avana” ha dimostrato che è possibile creare una società differente al modello neo-liberale “sotto le proprie narici degli Stati Uniti”. La creazione dell’ALBA ha l’ambizione di rivendicare suddetto sogno di emancipazione bolivariano e martiano.
Conclusioni
Questi tre testi, “Nostra America”, la “Seconda Dichiarazione dell’Avana” e la “Dichiarazione dell’ALBA”, sintetizzano l’evoluzione del progetto di emancipazione elaborato da Simon Bolivar e José Martì nel XIX secolo. Per resistere agli appetiti imperialisti del potere egemonico statunitense, deciso a impossessarsi del continente, i popoli latinoamericani devono cimentare la propria unione in torno a valori e interessi comuni per poter salvaguardare, così, l’indipendenza, la sovranità e l’identità dell’America Latina. Solo la Federazione di tutte le forze progressiste permetterà lo stabilire di un piano d’integrazione regionale basato nella solidarietà, la reciprocità, la giustizia sociale e la protezione della cultura.
Dalla fine del XIX secolo fino agli inizi del XXI, il sogno bolivariano e martiano è sopravvissuto, nonostante le vicissitudini della storia, dei progetti frustrati dall’interventismo di Washington nelle questioni interne dei popoli di “Nostra America”; della sconfitta temporanea dei progetti progressisti sviluppati durante la Guerra Fredda. La necessita dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di “Nostra America” nel 2004 illustra, finanche, l’importanza del pensiero martiano e bolivariano, nonché la Resistenza dei popoli del Sud all’invasione e alla sottomissione.
Per questo che la lotta per l’indipendenza, la sovranità, la giustizia sociale e la salvaguardia delle differenze culturali continua ad avere un ruolo importante, dal momento che il “Colosso del Nord” – per dirlo con le parole del rivoluzionario Martì – non si è rassegnato, e mai si rassegnerà alla propria decadenza e proseguirà nel tentativo di annichilire i processi progressisti latinoamericani, come si evince – del resto – dalle manovre continue che costoro continuano a orchestrare nel continente. Dal tentativo di colpo di Stato contro Hugo Chávez nel 2002, tassello fondamentale delle gesta di integrazione del XXI Secolo, fino al colpo di Stato consumato in Honduras nel 2009 contro il Presidente democratico Manuel Zelaya, “colpevole” di essersi unito all’ALBA, Washington ha dimostrato che non rinuncerà facilmente a perdere quello che una volta era, e tuttora considerano, il proprio “giardino di casa”.
*Dottore in Studi Iberici e Latinoamericani dell’Università di Parigi Sorbonne- Parigi IV, Salim Larari è professore titolare dell’Università della Reunion e giornalista, specialista delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti. Il suo ultimo libro si intitola The Economic War Against Cuba- A Historical and Legal Perspective on the U.S. Blockade, New York, Monthly Review Press, 2013, con un introduzione di Wayne S. Smith e una prefazione di Paul Estrade.
La gesta emancipadora hacia la integración de América Latina (2/2)
Una mirada a “Nuestra América”, la “Segunda Declaración de La Habana” y la “Declaración del ALBA” (2/2)
Salim Lamrani
En ocasión del décimo aniversario de la fundación de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América en 2004 y a 120 años de la caída en combate de José Martí, conviene echar una mirada a tres textos fundadores de la integración latinoamericana.
2. La unión necesaria
En “Nuestra América”, vibrante alegato a favor de la unión de los pueblos de América Latina, José Martí, con el tono persuasivoy pedagógico que lo caracteriza, llama a las conciencias iluminadas del continente a “despertar”. El Sur no puede ignorar la gravedad de la situación. Debe hacer uso de “las armas del juicio, que vencen a las otras” y apretar filas pues el momento es grave y múltiples peligros acechan a los pueblos del continente, particularmente “los gigantes que llevan siete leguas en las botas”. Para llevar a cabo esta lucha por la supervivencia y la preservación de la identidad y la soberanía latinoamericanas, son necesarias “las armas del juicio” pues “trincheras de ideas valen más que trincheras de piedra”. La federación de las fuerzas patrióticas es imprescindible pues la batalla se hará a escala continental y los pueblos “van a pelear juntos”. La unidad es la palabra clave del mensaje de Martí, que llama a dejar de lado los localismos, las divisiones y los conflictos fratricidas que pueden tener consecuencias funestas. Al revés, Martí llama al internacionalismo solidario, a la amistad entre los pueblos: “¡Los árboles se han de poner en fila, para que no pase el gigante de las siete leguas! Es la hora del recuento y de la marcha unida”. Frente a un poder dominador tan temible, no hay otra alternativa que “andar en cuadro apretado, como la plata en las raíces de los Andes”. Martí dedicaba entonces todos sus esfuerzos a la unión de todos los patriotas cubanos para librar contra el colonialismo español la “guerra necesaria” que comenzaría en 1895 y entendía que la gran batalla decisiva tras conquistar la independencia se libraría contra el imperialismo estadounidense. Y la unión de todos era la única posibilidad de conseguir la victoria.
“Ningún pueblo de América Latina es débil, porque forma parte de una familia de 200 millones de hermanos”. Quizás ésta sea la frase esencial de la Segunda Declaración de La Habana y podría haber sido escrita por José Martí. A la vergonzosa sumisión a los dictados de Washington en 1962 de todos los gobiernos del continente americano, que aceptaron dócilmente expulsar a Cuba de la Organización de los Estados Americanos –con las notables excepciones de México y Canadá- La Habana replicó con esta proclama llamando a las fuerzas patrióticas de América Latina a la unión y a la resistencia. Dado que las miserias, los sentimientos, el enemigo y el destino son comunes, la lucha sólo puede ser común. El texto se dirige “a la generación de latinoamericanos de hoy” que debe seguir el ejemplo de Bolívar y Martí, tomar las riendas de su propio destino y librar la batalla decisiva contra “la metrópoli imperial más poderosa del mundo”. Washington nunca renunciará a sus objetivos de someter el continente, como lo ilustra el estado de sitio que ha impuesto a la isla de Cuba. Los actores de esta gesta libertadora serán “las masas”, “los pueblos”, los de abajo, los humildes, tanto de la ciudad como del campo, quienes en un movimiento colectivo de insurrección librarán el combate por la emancipación. Fiel a la tradición martiana, la Segunda Declaración de La Habana enfatiza el hecho de que será también una batalla de ideas contra el imperialismo, y más precisamente contra “el capital monopolista yanqui” y sus lacayos, las elites políticas locales. El movimiento de “esta América de color”, que comparte “la misma tristeza y desengaño”, logrará edificar la sociedad de mañana.
La Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América también se propone construir un porvenir más luminoso para todos y sienta las bases de la unión necesaria para ello. El establecimiento de relaciones estrechas, simbióticas entre Venezuela y Cuba, entre las patrias de Bolívar y Martí, entre quienes se reivindican hijos espirituales de ambos próceres, desde la llegada de Hugo Chávez al poder en 1999, más allá del aspecto simbólico, echó los fundamentos del proceso integrador latinoamericano. Dado que el proyecto del ALCA sólo llevará a “la desunión aún mayor de los países latinoamericanos”, la propuesta del ALBA abre una puerta de salvación. La palabra clave es la integración de las naciones de América Latina y el Caribe y conviene “luchar juntos” para alcanzar dicho objetivo. El ALBA considera como “principio cardinal” la solidaridad cabal entre los pueblos y reivindica los idearios y las aspiraciones de las grandes figuras de la emancipación de América Latina, empezando por Bolívar y Martí, rechazando los “nacionalismos egoístas” que pueden perjudicar el proyecto de la realización de la Patria Grande. El ALBA se basa en “una visión latinoamericanista” y en la cooperación que abarca a todas las categorías de las sociedades del Sur, lo que le permitirá resistir al expansionismo y a “los apetitos imperiales” de la otra América, y sobre todo edificar la Patria de todos, con la implicación de “todas las naciones”.
La unión de las fuerzas vivas y progresistas del continente permitirá edificar la Patria Grande de todos y ubicar al ser humano en el centro de sociedad, realizando así los anhelos de Bolívar y Martí.
3. La Patria Grande de todos
El anhelo de José Martí se refleja en el título de su obra más transcendente: “Nuestra América”, que sintetiza sus aspiraciones unificadoras. Gran admirador del Libertador Simón Bolívar, el Maestro intentó continuar su misión de edificar la Patria Grande, o sea una unión de las naciones latinoamericanas que basarían sus relaciones en el respeto mutuo, la solidaridad y la reciprocidad, tomando en cuenta las especificidades, tradiciones y costumbres de cada pueblo. Para eso hay que proscribir los conflictos fratricidas que desangran al continente y son fuente de desgracia, muertes y miseria y juntarse como hermanos que comparten un destino común. “Devuélvanle sus tierras al hermano”, exhorta el revolucionario cubano, aludiendo quizás a la guerra entre Chile y Bolivia. América Latina, a pesar de su historia y procesos distintos, “es, una en alma e intento” y es el deber de todos construir esa unión y establecer una sociedad mejor en la que la primera ley de la República sea “el culto a la plena dignidad del hombre”. Martí tiene fe en las virtudes del ser humano y en la generosidad de las mujeres honradas y los hombres decorosos de América Latina. La Patria Grande de todos debe ubicar en el centro de su proyecto futuro a los sectores más frágiles de la familia latinoamericana, al huérfano, a la viuda, al anciano. Sólo así se podrá alcanzar la libertad plena, la igualdad soberana y la justicia social entre los pueblos del Nuevo Mundo.
La Segunda Declaración de La Habana tiene la vocación de construir “un mismo mejor destino” para todos los pueblos de América Latina. La Revolución Cubana, “de los humildes, por los humildes y para los humildes”, ha engendrado la transformación social más radical de la historia del continente, con resultados excepcionales en los campos de la salud, la educación y la lucha contra la extrema pobreza. El texto afirma que los pueblos no se encuentran condenados al hambre, a la miseria, a la sumisión, ni a la humillación perpetua. Otro mundo es posible en el cual todos tendrán pan, salud, educación y cultura. Todo el continente se librará del “imperialismo yanqui”, conquistará sus derechos “casi 500 años burlados por unos y por otros”, y escribirá su propia historia. La Revolución Cubana se presenta como la vanguardia de los movimientos progresistas del continente e indica con su ejemplo la vía a seguir para conquistar la independencia total, la soberanía plena y la emancipación definitiva. No hay ninguna fatalidad y es factible el sueño de Bolívar y Martí de construir una sociedad distinta de la del Norte que oprime a los más vulnerables, explota a los más necesitados y saquea los recursos de las naciones más pequeñas para satisfacer sus intereses personales y egoístas. La resignación no puede ser una opción para los descendientes de quienes lucharon contra el colonialismo español y existe una alternativa bolivariana y martiana para los pueblos del Sur.
La Alternativa Bolivariana para las Américas –ahora Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América– se presenta como el inicio de la consagración de los sueños de Bolívar y Martí. Ambiciona realizar una “integración basada en la cooperación, la solidaridad y la voluntad común” para “satisfacer las necesidades y los anhelos de los países latinoamericanos y caribeños y, a la par, preservar su independencia, soberanía e identidad”. La edificación de la Patria Grande es la única puerta de salvación para América Latina. La justicia social y la solidaridad deben cimentar esta alianza entre los pueblos del Sur y las leyes del mercado no pueden prevalecer sobre el bienestar de las poblaciones. La visión deber ser latinoamericanista y no nacionalista. Basándose en la filosofía de Rousseau, el ALBA enfatiza que para alcanzar la democracia plena conviene eliminar las desigualdades sociales que afectan de modo dramático la vida de los sectores más frágiles. Sin igualdad no hay libertad posible. Los doce principios rectores del ALBA echan las bases del modelo integrador. El Estado tiene un papel participativo y planifica la economía y se toman en cuenta las especificidades de cada país para que el progreso sea provechoso para todos los pueblos. El modelo integrador rechaza la competencia para privilegiar la cooperación y la reciprocidad con el objetivo de reducir la pobreza sin atentar contra la identidad peculiar de cada nación. Reivindicando el adagio martiano “ser culto para ser libre”, el ALBA preconiza una campaña continental de alfabetización que se ha llevado a cabo desde 2004 gracias el programa cubano de vocación internacionalista “Yo, sí puedo”, que ha permitido alfabetizar a ocho millones de personas en el mundo. La salud también resulta es una prioridad y la Operación Milagro lanzada el 2005, que consiste en operar a las poblaciones del continente víctimas de cataratas y otras enfermedades oculares, se enmarca en este proceso integrador y los resultados son espectaculares, con 5 millones de personas que han recobrado la vista sin pagar un centavo. El Fondo de Emergencia social permitirá hacer frente a las necesidades en caso de catástrofe natural o humanitaria. También se prevé desarrollar las tecnologías de comunicación para permitir a los ciudadanos salir del subdesarrollo y el cable de fibra óptica construido entre Venezuela y Cuba es un ejemplo de esta voluntad. La Patria Grande sólo puede existir con la protección de la Madre Tierra y el ALBA propicia el desarrollo sostenible que preserva la naturaleza. La creación de Petrocaribe en 2005, que permite a 13 países de la región recibir suministros energéticos subvencionados, es ilustrativa de ese nuevo modelo solidario. Del mismo modo, la creación del Banco del Sur reduce la dependencia financiera de América Latina respecto a las grandes instituciones bancarias del Primer Mundo. Telesur, el canal hispanoamericano más importante, que se presenta como alternativa al poder informativo hegemónico de CNN, el canal del vecino del Norte, es también revelador de la nueva época que vive América Latina que ya no acepta la sombra tutelar de Estados Unidos.
A lo largo de los siglos, desde la publicación de “Nuestra América”, se ha ido edificando el sueño de un continente unido e integrado. La Segunda Declaración de La Habana demostró que era posible crear una sociedad distinta al modelo neoliberal “ante las propias narices de Estados Unidos”. La creación del ALBA se reivindica como la consagración del sueño emancipador de Bolívar y Martí.
Conclusión
Estos tres textos, “Nuestra América”, la “Segunda Declaración de La Habana” y la “Declaración del ALBA” sintetizan la evolución del proyecto emancipador elaborado por Simón Bolívar y José Martí en el siglo XIX. Para resistir a los apetitos imperiales del poder hegemónico estadounidense, decidido a apoderarse del continente, los pueblos latinoamericanos han de cimentar su unión en torno a valores e intereses comunes para poder preservar la independencia, la soberanía y la identidad de América Latina. Sólo la federación de todas las fuerzas progresistas permitirá establecer un plan de integración regional basado en la solidaridad, la reciprocidad, la justicia social y la preservación de la cultura.
Desde finales del siglo XIX hasta principios del siglo XXI, el anhelo bolivariano y martiano ha sobrevivido, a pesar de las vicisitudes de la historia, de los sueños frustrados por el intervencionismo de Washington en los asuntos internos de los pueblos de Nuestra América, de las derrotas momentáneas del progresismo durante la Guerra Fría. La emergencia de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América en 2004 ilustra la vigencia del pensamiento martiano y bolivariano y la resistencia de los pueblos del Sur a la invasión y la subyugación.
No obstante, la lucha por la independencia, la soberanía, la justicia social y la diversidad cultural sigue vigente ya que el “Coloso del Norte”, para decirlo con palabras del revolucionario Martí, nunca se resignará a su decadencia y persistirá en socavar los procesos progresistas latinoamericanos como lo ilustran las maniobras que orquesta Washington en el continente. Desde el intento de golpe de Estado contra Hugo Chávezen 2002, pilar fundamental de la gesta integradora del siglo XXI, hasta el golpe consumado en Honduras en 2009 contra el Presidente democrático Manuel Zelaya, por haberse integrado en el ALBA, Washington ha demostrado que no renunciaría fácilmente a perder lo que algún día fue su patio trasero.
*Doctor en Estudios Ibéricos y Latinoamericanos de la Universidad Paris Sorbonne-Paris IV, Salim Lamrani es profesor titular de la Universidad de La Reunión y periodista, especialista de las relaciones entre Cuba y Estados Unidos. Su último libro se titula The Economic War Against Cuba. A Historical and Legal Perspective on the U.S. Blockade, New York, Monthly Review Press, 2013, con un prólogo de Wayne S. Smith y un prefacio de Paul Estrade.
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