Domenica 25 Giugno si sono svolte le elezioni in Guatemala, il più popoloso e povero tra i Paesi dell’area centroamericana. Una terra che a partire dal crudele colpo di stato contro il Presidente progressista Jacobo Arbenz organizzato nel 1954 dalla CIA e dalla tristemente celebre United Fruit Company, non ha più conosciuto pace.
Le votazioni sono state precedute da vaste mobilitazioni popolari che hanno denunciato le innumerevoli frodi e irregolarità messe in atto da istituzioni corrotte e prive di ogni credibilità, legate a triplo filo alle passate feroci dittature militari e al Dipartimento di Stato USA.
Il Governo di Washington ha messo in campo tutta la propria influenza terrorizzato dalla possibilità che un altro pezzo di ciò che veniva considerato il proprio “patio trasero”, il giardino di casa degli USA, sfuggisse al loro controllo.
Dopo aver visto il trionfo della sinistra progressista e antimperialista in buona parte dell’America Latina e del Centroamerica e aver visto importanti Paesi dell’area come Nicaragua, Messico, El Salvador, Honduras, smarcarsi dal dominio nordamericano e intraprendere politiche all’insegna della sovranità, dell’indipendenza e della giustizia sociale, non potevano permettersi di perdere anche il Guatemala.
Attraverso spudorate ingerenze, hanno colpito pesantemente la società civile con il fine di eliminare dalla cartina politica del Paese tutte le opzioni politiche sgradite.
Nel silenzio assoluto dell’opinione pubblica internazionale sono stati chiusi a forza buona parte dei giornali indipendenti e decine di giornalisti che denunciavano le ruberie del Governo sono stati incriminati e arrestati: compresa la leggenda vivente del giornalismo investigativo José Rubén Zamora Marroquín, che per i suoi reportage antigovernativi su corruzione, violazioni dei diritti umani, torture, esecuzioni e traffico di droga aveva già subito diversi attentati e rapimenti. I 24 Magistrati anti-corruzione più in vista del Paese, che indagavano sul connubio criminale di Governo e Militari sono stati costretti a riparare all’estero, in esilio.
Lo strumento per portare avanti il golpe bianco è stato il Tribunale Supremo Elettorale, accusato da più parti di essere un giocattolo nelle mani delle ristrette élites di potere legate alla Casa Bianca.
Il TSE violando apertamente la Costituzione e calpestando la Legge ha impedito pretestuosamente la candidatura di tutti coloro che avrebbero potuto dare filo da torcere alla ridotta oligarchia bianca di estrema destra che da tempo immemore governa il Paese, quella borghesia compradora legata a doppio filo agli USA e a Israele.
Il primo a farne le spese è stato il “Frente Democratico Nueva Guatemala”, una formazione politica legata apertamente alla lotta guerrigliera di liberazione nazionale attiva nel Paese fino agli inizi del 2000, precedentemente arrivata al 12,36% dei voti attestandosi come terza forza politica. Perseguitata fino alla sua cancellazione.
Tra le figure più accreditate per la vittoria finale ad essere escluse dalla contesa elettorale la più significativa è quella della leader delle lotte popolari Thelma Cabrera del “Comitè de Desarollo Campesino”, una carismatica attivista sociale di origine Maya accreditata di ottime possibilità di successo in un Paese in cui il 70% degli abitanti sono di origine indigena.
Escluso anche il Procuratore per i Diritti Umani Jordan Rodas, famoso per la sua lotta tenace contro la corruzione della casta politica e militare che governa il Paese, che ha già subito diversi attentati e che si candidava con il Movimento di Liberazione dei Popoli (MLP) un cartello elettorale che si richiama espressamente al Chavismo, al Sandinismo e al Socialismo della Pacha Mama e che tra i suoi dirigenti raccoglie diverse figure che guidarono la Resistenza alla Dittatura.
Altri candidati con un vasto seguito popolare e ottime possibilità di vittoria, cancellati inspiegabilmente a poche settimane dal voto sono Carlos Pineda del Partito “Cambio” e Roberto Arzú di “Podemos”. Tra i candidati candidamente accreditati invece figura l’atroce Zury Rios Sosa del Partito di ultradestra “Vamos”, legata agli ambienti militari che a distanza di anni esigono una copertura istituzionale per i loro crimini.
E’ la figlia del Genocida Efrain Rios Montt condannato a 50 anni di carcere per sterminio e strage. Ha potuto lottare per la Presidenza nonostante la Costituzione proibisca espressamente ai consanguinei dei Dittatori di candidarsi.
Un altro candidato a cui la Legge avrebbe dovuto impedire la candidatura è Edmondo Mulet del Partito “Cabal” un potente ex diplomatico che si richiama alla tradizionale destra affarista filoUSA.
Fu coinvolto in una turpe vicenda di traffico di bambini e arrestato per le adozioni illegali che mettevano gli orfani e i figli delle famiglie povere e bisognose del Guatemala nelle mani di trafficanti senza scrupoli.
Questa è la situazione estrema e quotidiana in un Paese dove, in onore alla dottrina liberista a stelle e strisce, tutto è stato privatizzato e dove 6 persone su 10 vivono sotto la soglia di povertà
Alle urne oltre il 40% degli iscritti alle liste elettorali non si è neppure presentato. Un dato emblematico della sfiducia in cui versa questo strano modello di “democrazia liberale”.
Mentre il Partito più votato è stato quello del “Voto Nullo”: oltre il 17% degli elettori infatti hanno invalidato la scheda scrivendo il nome dei Candidati esclusi in modo fraudolento o vergando insulti irripetibili nei confronti del Governo e del Tribunale Supremo Elettorale.
Al ballottaggio con meno del 15% dei voti è arrivata l’ex First Lady Sandra Torres Casanova di “Unidad Nacional de la Esperanza”, già arrestata nel 2019 per Associazione Criminale e corruzione. La sua coalizione è stata indagata per vincoli diretti con il narcotraffico ed è accusata di farsi finanziare la campagna elettorale dai potenti cartelli malavitosi.
E’ alla sua terza avventura elettorale e durante la campagna elettorale ha fatto molto discutere il suo candidato alla vicepresidenza, un pastore evangelico fanatico ed esaltato che ha minacciato “castighi divini” contro i “comunisti” promettendo che la “collera divina” colpirà duramente tutte le organizzazioni della sinistra, i sindacati e le organizzazione operaie e contadine.
Anche la sua candidatura viola apertamente l’articolo della Costituzione Guatemalteca che prevede l’impossibilità di candidarsi per “i ministri di qualsiasi religione o culto”.
A sorpresa a sfidare la Torres sarà con oltre il 13% dei voti raccolti Bernardo Arevalo de León, leader del partito “Semilla”, l’unico candidato di sinistra ammesso alle Elezioni. E’ la vera e proprio sorpresa del giorno, sottovalutato da tutti gli osservatori che lo presentavano come un outsider e dai sondaggi che lo accreditavano di un risicato 0,5%.
Bernardo è un Sociologo di 64 anni, figlio dell’amatissimo Juan José Arévalo, primo Presidente progressista eletto dal popolo in Guatemala dopo la Rivoluzione del 1944. Arévalo è un uomo di pensiero appartenente alla sinistra moderata, un tranquillo intellettuale che ha visto aumentare esponenzialmente i propri consensi proprio in seguito all’esclusione di tutti gli atri leader socialisti. I principali sostenitori del suo movimento sono tra i giovani, i movimenti studenteschi e le aree urbane come la capitale.
Una delle principali bandiere di Arévalo è stata la lotta alla corruzione e la richiesta di una svolta sociale per il Guatemala con un piano pubblico che generi occupazione attraverso la costruzione di strade e infrastrutture attraverso investimenti pubblici, la concessione di borse di studio per studenti provenienti da famiglie povere e l’avvio di 400 nuovi presidi sanitari pubblici in un Paese dove la sanità è del tutto in mano ai privati.
Sono tante le speranze che questa inedita sfida alimenta nel Paese. Il secondo turno sarà tra un paio di mesi, il 20 agosto, e in gioco forse per la prima volta dal nefasto colpo di Stato del 1954 ci sono due idee radicalmente differenti di società.
Il Guatemala svolta a sinistra? Risultati sorprendenti dalle urne
Il deputato progressista Bernardo Arévalo è diventato la sorpresa delle elezioni presidenziali in Guatemala, riuscendo ad arrivare al ballottaggio contro ogni previsione. Al prossimo turno affronterà l’ex first lady Sandra Torres.
Torres ha ottenuto il 15,78% dei voti, seguito da Arévalo, che ha ottenuto l’11,8%, tra 22 candidati e un numero di voti nulli superiore al 17%.
I sondaggi indicavano che Arevalo e il suo gruppo, Semilla, nato dalla lotta alla corruzione in Guatemala nel 2015, sarebbero arrivati al settimo o all’ottavo posto, ma il sostegno ottenuto nelle aree urbane è stato fondamentale per raggiungere l ballottaggio. Il vincitore del ballottaggio del 20 agosto sostituirà il presidente di destra Alejandro Giammattei, che giunge alla fine del suo mandato con un indice di disapprovazione del 76%, secondo ProDatos.
Una svolta a sinistra?
“La nostra profonda e totale gratitudine alle persone che ci hanno dato il loro voto di fiducia. Grazie per il vostro coraggio e per esservi fatti avanti”, ha dichiarato Arévalo, figlio del presidente riformista Juan José Arévalo (1945-1951). “Non siamo qui per vincere i sondaggi. Siamo qui per vincere le elezioni. Stiamo facendo bene”, ha aggiunto il sociologo 64enne.
Torres, da parte sua, si è dichiarata sicura di vincere al secondo turno, anche se ha perso i ballottaggi del 2015 e del 2019. “Contro chiunque vinceremo, siamo avanti con oltre il 15% in questo momento”, ha detto la 67enne ex first lady. “Siamo pronti, preparati e desiderosi di vincere”, ha dichiarato la candidata di Unità Nazionale della Speranza (UNE).
Chiunque vinca il secondo turno segnerà un cambiamento ideologico nel Paese dopo tre presidenti di destra: Otto Pérez (2012-2015), Jimmy Morales (2016-2020) e Giammattei, che lascerà il suo incarico nel gennaio 2024. Tuttavia, il partito Vamos di Giammattei sarebbe il partito di maggioranza nel Congresso di 160 seggi, conquistando 40 deputati, secondo una proiezione del quotidiano Prensa Libre. Il partito di Torres avrebbe 27 deputati e quello di Arévalo 24.
Uno dei principali protagonisti della giornata elettorale è stato il voto nullo: il 17,39% della popolazione ha annullato il proprio voto, una cifra superiore al numero di schede votate per qualsiasi candidato. Il numero è anche quattro volte superiore a quello del 2019 e riflette il disinteresse e la sfiducia nel processo elettorale.
I sondaggi diffusi nelle ultime settimane e giorni prevedevano una lotta per il secondo posto tra l’ex diplomatico Edmond Mulet e la figlia del dittatore golpista Efraín Ríos Montt, Zury Ríos Sosa. Tuttavia, Ríos Sosa e Mulet sono rispettivamente al quarto e quinto posto, con il 7,84 e il 7,28% dei voti. L’affluenza alle urne ha raggiunto il 60% in un Paese in cui il voto non è obbligatorio.
Nessuno dei sondaggi diffusi durante la campagna elettorale dava Bernardo Arévalo, noto come “zio Bernie” nella politica guatemalteca per la sua somiglianza con il politico statunitense Bernie Sanders, come secondo classificato. Sulle sue spalle poggia l’eredità del padre Juan José Arévalo Bermejo, che divenne il primo presidente democratico dopo decenni di dittatura e pose fine ai 13 anni di governo del caudillo Jorge Ubico, un ammiratore di Hitler che sottopose i Maya ai lavori forzati.
Arévalo è nato a Montevideo, in Uruguay, nel 1958 a causa dell’esilio del padre in Sud America e in Francia dopo che Jacobo Árbenz era stato rovesciato nel 1954 da un’invasione guidata dagli Stati Uniti. Durante la campagna elettorale come candidato del movimento Semilla, ha promesso di seguire le orme del padre per migliorare l’istruzione, ridurre la violenza e ridurre la povertà che colpisce il 59% dei 17,6 milioni di abitanti del Guatemala.
La sua rivale Sandra Torres è l’ex moglie del defunto presidente socialdemocratico Álvaro Colom (2008-2012), che ha appoggiato la CICIG, un organismo sostenuto dalle Nazioni Unite che ha operato come una procura parallela e ha portato alla luce importanti casi di corruzione tra il 2007 e il 2019.
Laureata in comunicazione e imprenditrice tessile, nel 2002 ha divorziato dal primo marito, da cui ha avuto quattro figli, prima di aderire all’Unità Nazionale della Speranza (UNE), il partito socialdemocratico che ha portato Colom al potere e che attualmente guida.
Torres è stata arrestata nel 2019 per presunti finanziamenti irregolari all’UNE, ma il caso è stato chiuso nel 2022. “Ricordate che noi donne siamo buone amministratrici. Tiriamo fuori i soldi per arrivare a fine mese a casa e io li tirerò fuori per arrivare a fine mese al governo”, ha dichiarato la 67enne ex first lady.
La protesta
Il Tribunale Supremo Elettorale ha annunciato lunedì in una conferenza stampa che le tendenze erano definitive, anche se i risultati saranno resi ufficiali solo martedì. Il voto di ballottaggio si svolgerà il 20 agosto in un clima di incertezza, poiché per ora non è possibile individuare un chiaro favorito.
Il vincitore del secondo turno riceverà la fascia presidenziale il 14 gennaio da Alejandro Giammattei, che come abbiamo visto ha un decisamente basso indice di popolarità, ed è stato coinvolto in numerosi scandali durante il suo mandato.
I guatemaltechi hanno mostrato tutta la loro stanchezza, quasi un esaurimento, nei confronti di un sistema politico che non è riuscito a migliorare le condizioni di vita della popolazione, che continua ad avere alti livelli di povertà e che ha generato leadership autoritarie segnate dalla corruzione.
Per questo motivo, migliaia di cittadini hanno deciso di barrare le loro schede elettorali con le parole “nullo”, “ladro”, “corrotto” e altri insulti, come modo per dimostrare la loro sfiducia.