Per quanto riguarda le dichiarazioni di Donald Trump, alcune settimane fa, sugli obiettivi USA in Venezuela il dibattito sui fattori politici, con nazionalità venezuelana, che hanno sostenuto l’agenda dell’assedio e del blocco è andato aumentando di tono.
Persino alcuni settori dell’opposizione si sono spinti fino a proporre che coloro che aspirano alla Presidenza della Repubblica mediante elezioni non dovrebbero avere un dossier che si distingua per la consegna della sovranità nazionale agli USA.
Le misure emesse dall’amministrazione di Donald Trump hanno prodotto un quadro critico nell’economia, nella società e nella politica del Venezuela.
Nella Costituzione nazionale, l’Articolo 130 afferma chiaramente: “I venezuelani/e hanno il dovere di onorare e difendere la patria, i suoi simboli e i valori culturali; salvaguardare e proteggere la sovranità, la nazionalità, l’integrità territoriale, l’autodeterminazione e gli interessi della Nazione”.
A causa del comportamento di molti politici dell’opposizione che aspirano alla Presidenza, iscritti alle primarie che si terranno il 22 ottobre, il citato Articolo 130 è stato sistematicamente violato a sostegno di interessi stranieri. Prima che si dividesse in varie fazioni, l’opposizione venezuelana ha svolto un ruolo chiave nell’implementazione delle strategie ideate dalla Casa Bianca per raggiungere l’obiettivo di un cambio di regime.
Il piano comprendeva diversi elementi (misure coercitive unilaterali, appropriazione illegale di risorse all’estero, minacce di intervento militare e guerra multidimensionale) e si basava sul “progetto Juan Guaidó” come “presidente ad interim”, ora estinto. Sebbene sia stato errato e non abbia raggiunto i risultati politici a cui mirava, è importante evidenziare questo evento perché il semplice riconoscimento di questa struttura fabbricata implicava l’accettazione degli attacchi che l’amministrazione Trump effettuava contro il Venezuela attraverso di essa.
Si è costituita una rete venezuelana (sul suolo nazionale e dall’estero) di complici della strategia della “massima pressione” che è stata così dannosa per il Paese che la popolazione ne sta ancora subendo le conseguenze.
E’ per questo motivo per cui richiamiamo gli articoli del Codice Organico di Procedura Penale (COPP) del Venezuela che si riferiscono ai crimini di tradimento della patria, nella consapevolezza che esiste un animo nelle istituzioni venezuelane per esercitare azioni punitive contro quegli individui che hanno arrecato danni al paese attraverso diversi meccanismi, tra cui il compromesso per consegnare a discrezione le risorse naturali alle transnazionali USA e il sostegno esplicito agli interventi militari e mercenari stranieri.
Come dato complementare, ricordiamo che Juan Guaidó, attualmente latitante negli USA, è indagato dal Ministero Pubblico per tradimento della patria.
Nel “Capitolo I. Del tradimento contro la patria e altri delitti contro di essa”, dice lo strumento in questione:
Articolo 128
Chiunque, d’accordo con un paese o una repubblica straniera, nemici stranieri, gruppi o associazioni terroristiche, paramilitari, insurrezionali o sovversivi, cospiri contro l’integrità del territorio della patria o contro le sue istituzioni repubblicane, o le renda ostaggio con qualsiasi mezzo per uno qualsiasi di questi fini, sarà punito con la reclusione da venti a trenta anni.
Unico comma: Coloro che risultino implicati in qualsiasi delle fattispecie espresse, non avranno diritto di godere dei benefici processuali della legge né all’applicazione di misure alternative per scontare la pena.
Articolo 129
Chiunque all’interno o all’esterno del Venezuela, senza complicità con un’altra Nazione, attenti di persona all’indipendenza o all’integrità dello spazio geografico della Repubblica sarà punito con la reclusione da venti a ventisei anni.
Con la stessa pena sarà punito chiunque solleciti, gestisca o chieda, in qualunque modo, l’intervento di un governo straniero per rovesciare il governo venezuelano.
Articolo 130
Chiunque che, in tempo di guerra di una Nazione straniera col Venezuela, si sollevi in armi contro il governo legittimo della Repubblica, e non lo deponga alla prima intimazione della pubblica autorità, sarà punito con la reclusione da diciotto a venticinque anni.
Articolo 131
Chiunque, all’interno o all’esterno del territorio nazionale, e mentre il Venezuela si trovi minacciato da guerra straniera, favorisca, faciliti o aiuti direttamente o indirettamente con rivolte intestine o attraverso atti di turbamento dell’ordine pubblico, gli scopi, i piani o i propositi dei nemici stranieri e non si allontani da quelle rivolte, né si ritiri da detti atti alla prima intimazione della autorità pubblica o per propria o spontanea deliberazione, sarà punito con la reclusione da dodici a ventiquattro anni.
Articolo 132
Chiunque, all’interno o all’esterno del territorio io nazionale, cospira per distruggere la forma politica repubblicana che la Nazione si è data sarà punito con la reclusione da otto a sedici anni.
Alla stessa pena incorrerà il venezuelano che chieda l’intervento straniero negli affari della politica interna venezuelana, o ne chieda l’assistenza per turbare la quiete della Repubblica o che, davanti ai suoi funzionari, o attraverso pubblicazioni fatte sulla stampa estera, inciti alla guerra civile nella Repubblica o diffamare il suo Presidente o insultare il rappresentante diplomatico o i funzionari consolari del Venezuela, in ragione delle loro funzioni, nel Paese in cui l’atto è stato commesso.
Articolo 133
Chiunque, nei modi espressi dall’articolo 128, ostacoli o impedisca, indebolisca o diminuisca l’azione del governo nazionale o degli Stati per la difesa nazionale, senza attendere né rispettare le intimazioni della autorità pubblica, sarà punito con la reclusione da cinque a dieci anni.
Se già esiste a disposizione uno strumento giuridico per ottenere giustizia relativa a crimini commessi da politici (non importa il segno o il colore), sarebbe imperativo prendere le opportune iniziative affinché coloro che hanno operato per anni per la destabilizzazione del Venezuela siano puniti e interdetti per esercitare qualsiasi incarico pubblico.
Frontalmente: qualsiasi venezuelano che abbia partecipato direttamente o indirettamente alla politica di “massima pressione” che gli USA hanno imposto al Paese non può avere diritti politici.
EL PESO DE LOS ACTOS: QUÉ DICE EL COPP SOBRE LA TRAICIÓN A LA PATRIA
A propósito de las declaraciones de Donald Trump sobre los objetivos estadounidenses en Venezuela hace unas pocas semanas, el debate en torno a los factores políticos con nacionalidad venezolana que apoyaron la agenda de asedio y bloqueo ha venido subiendo de tono.
Incluso, en algunos sectores de oposición, han llegado a proponer que quienes aspiren a la Presidencia de la República mediante elecciones no debieran tener un prontuario que se destaca por la entrega de la soberanía nacional a Estados Unidos.
Las medidas que emitió la administración de Donald Trump produjeron un cuadro crítico en la economía, la sociedad y la política de Venezuela.
En la Constitución nacional, el Artículo 130 dice con claridad: “Los venezolanos y venezolanas tienen el deber de honrar y defender a la patria, sus símbolos y, valores culturales; resguardar y proteger la soberanía, la nacionalidad, la integridad territorial, la autodeterminación y los intereses de la Nación”.
Por el comportamiento de muchos políticos opositores que aspiran a la Presidencia, inscritos de cara a la primaria que se celebrá el próximo 22 de octubre, el mencionado Artículo 130 ha sido violado sistemáticamente en apoyo a intereses foráneos. Antes de que se dividiera en varias facciones, la oposición venezolana tuvo un papel clave en la implementación de estrategias diseñadas por la Casa Blanca para alcanzar el objetivo de un cambio de régimen.
El plan englobaba distintos elementos (medidas coercitivas unilaterales, apropiación ilegal de recursos en el exterior, amenazas de intervención militar y guerra multidimensional) y se basaba en el “proyecto Juan Guaidó” como “presidente interino”, ya extinto. Aunque fue errático y no logró los resultados políticos que tenía como objetivo, es importante resaltar este evento porque el simple reconocimiento de esta estructura fabricada implicaba aceptar los ataques que la administración Trump ejecutó contra Venezuela a través de ella.
Se estableció una red venezolana (en suelo nacional y desde el extranjero) de cómplices de la estrategia de “máxima presión” que fue tan lesiva para el país que aún la población experimenta sus consecuencias.
Es por ello que traemos a colación los artículos del Código Órganico Procesal Penal (COPP) de Venezuela referidos a los crímenes de traición a la patria, en el entendido de que existe un ánimo en las instituciones venezolanas de ejercer acciones punitivas sobre aquellos individuos que han hecho daño al país bajo distintos mecanismos, entre ellos la componenda para entregar a discreción los recursos naturales a transnacionales estadounidenses y el apoyo explícito a intervenciones militares y mercenarias extranjeras.
Como dato complementario recordemos que Juan Guaidó, en estos momentos prófugo en Estados Unidos, está siendo investigado por el Ministerio Público por traición a la patria.
En el “Capítulo I. De la traición a la patria y otros delitos contra esta”, dice el instrumento en cuestión:
Artículo 128
Cualquiera que, de acuerdo con país o república extranjera, enemigos exteriores, grupos o asociaciones terroristas, paramilitares, insurgentes o subversivos, conspire contra la integridad del territorio de la patria o contra sus instituciones republicanas, o las hostilice por cualquier medio para alguno de estos fines, será castigado con la pena de presidio de veinte a treinta años.
Parágrafo único: Quienes resulten implicados en cualquiera de los supuestos expresados, no tendrán derecho a gozar de los beneficios procesales de ley ni a la aplicación de medidas alternativas del cumplimiento de la pena.
Artículo 129
El que dentro o fuera de Venezuela, sin complicidad con otra Nación, atente por sí solo contra la independencia o la integridad del espacio geográfico de la República será castigado con la pena de presidio de veinte a veintiséis años.
Con la misma pena será castigado quien solicite, gestione o impetre, en cualquier forma, la intervención de un gobierno extranjero para derrocar el gobierno venezolano.
Artículo 130
Cualquiera que, en tiempo de guerra de alguna Nación extranjera con Venezuela, aparezca sublevado en armas contra el gobierno legítimo de la República, y no las deponga a la primera intimación de la autoridad pública, será castigado con la pena de presidio de dieciocho a veinticinco años.
Artículo 131
Cualquiera que, dentro o fuera del territorio nacional, y a tiempo que Venezuela se halle amenazada de guerra extranjera, favorezca, facilite o ayude directa o indirectamente con revueltas intestinas o por medio de actos de perturbación del orden público, las miras, planes o propósitos de los enemigos extraños y no se aparte de aquellas revueltas, ni se retraiga de dichos actos a la primera intimación de la autoridad pública o por propia o espontánea deliberación, será castigado con presidio de doce a veinticuatro años.
Artículo 132
Cualquiera que, dentro o fuera del territor io nacional, conspire para destruir la forma política republicana que se ha dado la Nación será castigado con presidio de ocho a dieciséis años.
En la misma pena incurrirá el venezolano que solicitare la intervención extranjera en los asuntos de la política interior de Venezuela, o pidiere su concurso para trastornar la paz de la República o que ante sus funcionarios, o por publicaciones hechas en la prensa extranjera, incitare a la guerra civil en la República o difamare a su Presidente o ultrajare al representante diplomático o a los funcionarios consulares de Venezuela, por razón de sus funciones, en el país donde se cometiere el hecho.
Artículo 133
Cualquiera que de la manera expresada en el artículo 128 estorbe o impida, enerve o disminuya la acción del gobierno nacional o de los Estados para la defensa nacional, sin atender ni respetar las intimaciones de la autoridad pública, será castigado con presidio de cinco a diez años.
Si ya existe a disposición un instrumento jurídica en aras de conseguir justicia relacionada a crímenes cometidos por políticos (no importa el signo o color), sería perentorio hacer las diligencias pertinentes para que quienes han estado durante años trabajando por la desestabilización de Venezuela sean castigados e inhabilitados para ejercer cargo público alguno.
De manera frontal: todo venezolano que haya participado directa o indirectamente en la política de “máxima presión” que Estados Unidos le impuso al país no puede tener derechos políticos.